La dignità umana alla base del percorso letterario di Mario Farina
Nel suo scrivere la necessità di porre l’uomo con i suoi bisogni al centro di ogni problema sociale
Anna De Rosa 19/09/2023 0
Mario Farina è uno scrittore salernitano che fa un lavoro immenso nel tradurre in vernacolo napoletano opere come Il Vangelo e la poesia di Dante Alighieri. E’ membro di varie associazioni culturali e sociali, tra cui l'Auser Salerno Centro, ha pubblicato numerosi libri di vario interesse, presentandoli in location istituzionali.
Dove sei nato?
Nel centro storico di Salerno il 7 dicembre 1945, a pochi metri dalla Chiesa di Maria Santissima delle Grazie. Ricordo con nostalgia la mia fanciullezza, nonostante la povertà e l’abbandono di quel triste e doloroso periodo del dopoguerra. Famiglie numerosissime vivevano nei bassi, nei sottoscala e nei sottotetti. Soffrivano malattie, fame, miseria e mancanza d'aria. La mia casa, piccolissima, era immersa nel verde, sempre accarezzata dai raggi del sole. Affacciava sul Giardino della Minerva e sul Golfo. Eravamo in 9 con mamma e papà, vivevamo nel bisogno: ricordo che andavo scalzo o con gli zoccoli anche d’inverno, quando pioveva i piedi s’impregnavano tanto.
Dove vivi?
Vivo a Salerno, nel quartiere Torrione. Maestro elementare in pensione, sono sposato dal 1965 ed ho quattro figli e sette nipoti. Dei quattro figli, la maggiore, laureata in pedagogia, insegna Religione nella scuola elementare, gli altri sono docenti di ruolo nelle scuole statali ad indirizzo musicale. Sono stato autodidatta: da sposato, ho conseguito l’abilitazione magistrale e successivamente l’idoneità alla professione docente.
Perché la voglia di scrivere? Cosa cerchi di comunicare?
Per il desiderio di esprimere il mio pensiero sui molteplici problemi esistenziali. Mi porto nel cuore, fin da piccolo, le sofferenze della mia gente (quella dei miei vicoli) e le folle di mendicanti che nel dopoguerra si recavano all’Ospizio della Pia Casa di ricovero (annesso alla chiesa della Madonna delle Grazie) per ricevere nelle loro gavette un po’ di pasta, un secondo e un tozzo di pane.
Mi porto addosso, con orgoglio, il retaggio d’una vita vissuta intensamente e non priva di tantissimi ostacoli ed amarezze, che hanno temprato il mio carattere fin da quando, a dieci anni, andavo a vendere ghiaccioli nelle campagne e nei vicoletti della zona orientale di Salerno. Una vita da guerriero, la mia, che benedico dal profondo del cuore, perché mi ha permesso d’essere un buon educatore in famiglia e nella scuola.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Negli anni novanta, quando sentii l’esigenza di soddisfare il vivo e antico bisogno del mio spirito: riaffermare il rispetto della dignità di ogni creatura umana. Cominciai il mio percorso, letterario e umano, cercando una soluzione cristiana ai problemi sociali che affliggono quotidianamente le coscienze di folle di cittadini (lavoro, casa, previdenza, sanità, sicurezza sociale), ribadendo la necessità di porre l’uomo con i suoi bisogni al centro di ogni problema sociale.
Questa attenzione per “l’altro” è la “conditio sine qua non” per creare una pacifica e prosperosa convivenza umana e per consentire un pieno benessere fisico e spirituale della persona. Alla luce di questi principi, nel 1997 diedi alla stampa il mio primo libro “Dignità umana e sicurezza sociale”: in questo lavoro vi è l’espressione più profonda della mia anima, certamente inquieta, che freme davanti alle brutture della vita e alle innumerevoli contraddizioni della società.
Come nasce una tua opera?
Una mia lirica può nascere da una semplice idea, che piglia, alle volte, uno sviluppo creativo inaspettato: parto da un’idea e ne trovo altre. La lirica è da me particolarmente apprezzata, perché riesce in pochi versi a cogliere l’atmosfera musicale delle cose, a riprodurre il mondo favoloso e suggestivo della mia infanzia. La mia anima si perde nella bellezza dei ricordi più dolci e puri: “E ssonno, mente vaco sulo sulo / pe ‘sti viche sulagne, / ‘ddó nce passava mamma, / addó jévo vulanno / criaturo cu ‘e cumpagne / comm’auciéllo libbero ncampagna”. La lirica riesce con pochi versi a descrivere e immortalare l’insicurezza e l’angoscia esistenziale.
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Spontaneamente o dopo lunga meditazione. Vari sono i temi trattati nelle mie liriche: l’amore, gli affetti, i ricordi, la nostalgia, l’umorismo, l’allegoria. Numerosi quelli a carattere sociale e umano: la condanna della guerra, il degrado ambientale, l’ingiustizia, la fede in Dio Padre, alle volte vacillante, ma sempre presente, la violenza di un mondo, che non rispetta la vita e i bisogni della persona, la brama di possesso, vista come la causa prima di quasi tutto il male che affligge le nostre società, il desiderio struggente di un mondo migliore per dare un senso alla vita.
Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?
Chi intende pubblicare un libro s’imbatte in tantissime difficoltà. I costi sono altissimi, sia che ci si rivolga a case editrici locali che a quelle di altre regioni. Le piccole case editrici, o anche solo le tipografie, si preoccupano solo di ricavare da una pubblicazione un lauto profitto. Alle grandi case editrici non interessano i piccoli e sconosciuti scrittori. Esse investono quasi sempre su personaggi già noti.
Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Solitudine, angoscia e senso di abbandono. Ci ha annientato tantissime certezze! Ciò che più mi ha amareggiato è stata la lontananza dagli altri. E poi quella brutta museruola, che tutti chiamiamo mascherina! Da questa esperienza abbiamo imparato, e toccato con mano, che ognuno di noi non è nessuno senza gli altri. Saremo, spero, un po’ migliori nei pensieri e nel cuore.
Potrebbero interessarti anche...
Anna De Rosa 02/06/2023
Ida Baldassarri: disegno astratto e colori forti per comunicare tramite l'arte
Ho conosciuto Ida Baldassarri presso l’Auser Salerno Centro (associazione nazionale per l'invecchiamento attivo), notando subito la sua pittura, una capacità pittorica empirica, un impulso a delineare forme visibili col disegno spontaneo, volgendole con intento narrativo, presto giungendo anche a valore simbolico con l’astrattismo. Il colore è mezzo psicologico per rendere vivente il disegno, renderlo corporeo.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata e vivo a Salerno.
Ci racconti un po' di te?
Ho conseguito la maturità magistrale ed ho frequentato il corso di laurea in Pedagogia. Ho vinto il concorso di abilitazione all'insegnamento presto, ed a 21 anni ero titolare di cattedra. Ho insegnato per 40 anni con molto impegno e dedizione, perché amavo trasmettere il sapere a quelle piccole menti desiderose di apprendere. Sono socievole e preferisco stare in compagnia di buoni amici, piuttosto che sola. Ora do priorità alle mie due nipotine, con le quali c'è una particolare empatia.
Come nasce una tua opera? Cos’è per te l’ispirazione?
Mi è sempre piaciuto disegnare, ma poi, nel corso della vita, distratta da altri interessi, non ci ho più pensato. Andata in pensione, dopo un lungo periodo buio e triste, ho iniziato a dipingere, perché mi rilassavo e mi estraniavo dalla realtà. Ho seguito un corso di pittura presso l'Auser Salerno Centro, di cui sono socia, e poi dipingevo spesso a casa, perché lo trovo terapeutico come pure terapeutico è stato per me il gioco del burraco.
Oltre a essere un gioco di carte molto divertente, è anche un'attività sportiva dai molteplici benefici a livello terapeutico. Richiede impegno ed attenzione, fa aumentare la concentrazione e stimola la memoria. È un passatempo che permette di socializzare e di allenare la mente per molte persone di mezza età e più. Curo un corso di burraco presso la sede dell’Auser tutti i lunedì e organizzo tornei. Mi sento utile!
Anche quando dipingo, dopo mi sento gratificata, perché spesso mi piace l'opera che ho creato. Mi ispirano diversi soggetti, che di volta in volta cambiano secondo il mio umore. Preferisco il disegno astratto, che si deve interpretare, e amo i colori forti, definiti. Ho iniziato a partecipare a collettive di pittura e ho avuto riscontro che la mia pittura piace.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Attraverso i miei quadri voglio trasmettere emozioni e comunicazioni.
I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato nel tempo?
Ho provato interesse per Van Gogh, mi piace la forza del suo colore e perché la sua opera è volta all'espressione dei sentimenti. Per Van Gogh pittura e vita sono tutt'uno.
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Penso che nella nostra città bisogna ancora impegnarsi molto, anche se ora vedo che c'è un maggior coinvolgimento nel valorizzare le iniziative inerenti la pittura.
Anna De Rosa 20/06/2022
Donatella Fenio, voce e sensazioni di chi viene lasciato indietro
“Il segreto di Gabrielle Ross” di Donatella Fenio è una storia di amore e di passione: il riscatto di una donna che sceglie di essere fuori da una relazione difficile. E’ un vero e proprio thriller con tanto di colpi di scena. Donatella Fenio in questo suo lavoro editoriale vuole dar voce anche a quanto ancora c’è da dire sulla violenza sulle donne, in particolar modo sull’amore deviato che crea illusioni e false attese.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata ed abito a Salerno.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico? Perché la voglia di scrivere?
La voglia di scrivere è sempre stata innata in me. Ma la mia prima possibilità si è presentata nel 1995; partecipai per gioco ad un concorso di poesia, e con mia grande sorpresa mi classificai seconda. Il concorso era per ricordare il grande Alfonso Gatto ed il titolo della mia poesia era "L'inverno".
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare attraverso il tuo scrivere?
Le mie opere nascono da domande che mi pongo. Se al telegiornale si parla del referendum per decidere se persone dello stesso sesso possano adottare bambini, la mia domanda è perché si debbano fare referendum per questo, perché due persone che si amano debbano lottare per poter essere riconosciuti come famiglia. Cerco sempre di mettermi nei panni di chi non ha voce, i giudizi li lascio agli ignoranti, io nel mio piccolo cerco di capire come si sente chi viene lasciato indietro. Provo a dare voce a chi non ne ha.
Case editrici, critici, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?
Purtroppo ho rinunciato a diversi concorsi, perché quasi tutti richiedono soldi per poter partecipare. C’è poca meritocrazia in questo settore e le case editrici non premiano più gli autori emergenti, ma si buttano più su facili guadagni. Detto questo però io non mi arrendo e vado avanti per la mia strada. Il mio primo romanzo “Il Segreto di Gabrielle Ross”, pur essendo un libro finito, ha altri due capitoli scritti ma non ancora pubblicati.
Progetti futuri? Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Sicuramente ci sono altri libri che sono pronta a scrivere, ho da raccontare tante storie ancora. Riuscire a farmi conoscere e vivere della mia arte è ancora un sogno, ma io non sono una che si arrende facilmente. Un mio progetto è sceneggiare il mio romanzo, farne un copione e farlo diventare un film. Forse volo alto ma nella vita mai dire mai. La pandemia mi ha ricordato di vivere oggi perché domani è sempre incerto.
Anna De Rosa 24/10/2022
I valori universali nelle "fiabastrocche" di Maria Pia Busiello
Maria Pia Busiello, docente specializzata nell'insegnamento di sostegno per gli alunni portatori di disabilità, nonchè Presidente dell'Associazione "Le Strade per il futuro", è appassionata scrittrice di pensieri con poche rime e filastrocche, ispirati da situazioni, cose e persone.
Attraverso il “gioco letterario”, offerto dal magico mondo della letteratura d’infanzia, l’autrice riesce a suggerire un’importante riflessione sui valori universali della famiglia, dell’amore, del diritto alla fanciullezza e alla realizzazione dei propri sogni, troppo spesso occultati e relegati nell’angolo dell’oblio.
Componente del gruppo teatrale "La Messainscena", che con spettacoli di beneficenza raccoglie contributi per finanziare progetti a favore di alunni con disabilità, è promotrice del riciclo creativo, che ha come obiettivo la trasformazione di materiali vari, che altrimenti andrebbero destinati alla pattumiera, in oggetti simpatici e a volte anche utili.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata nella provincia di Napoli ma vivo a Salerno.
Quando e come è cominciato il tuo percorso creativo? Perché la voglia di scrivere?
E’ nato con me, fin da piccola ho avuto la passione per l'arte e la scrittura creativa.
Come nasce una tua opera? Cos’è per te l’ispirazione?
Nasce dal quotidiano; cose, persone, situazioni particolari sono la mia fonte di ispirazione, sono una osservatrice.
Cosa cerchi di comunicare attraverso il tuo scrivere? Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Il quotidiano mi ispira tantissimo, virtù e - ahimè - vizi del genere umano; io comunico sdrammatizzando, attraverso uno stile semplice e divertente come quello delle mie “fiabastrocche”: la fusione del nucleo narrativo della fiaba con assonanze, rime e allitterazioni tipiche delle filastrocche.
Case editrici, critici, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?
La mia opinione non è molto felice, in quanto considero questo settore come una giungla, sono poche le case editrici che valutano obiettivamente il valore di un testo; diversamente, la maggioranza delle case editrici sono solo degli specchietti per le allodole, con l'intento unico di un proprio tornaconto, limitandosi ad un'azione unitamente di stampa e non di vera valorizzazione degli autori e delle loro opere.
Progetti futuri?
Una nuova edizione della mia prima pubblicazione dal titolo "Una piccola e semplice storia d'amore", una nuova raccolta di fiabastrocche ed una silloge a tema amoroso.
Usi i social per promuovere la tua arte?
Si. in modo particolare Facebook.
Come hai vissuto il periodo della pandemia? cosa ti ha lasciato?
Sicuramente non è stato un periodo semplice, però grazie alla scrittura ed alla mia creatività tutto è stato meno pesante. Mi sono adoperata inoltre ad intrattenere online con dirette Facebook, rallegrando con le mie fiabastrocche grandi e piccini. Inoltre, questo periodo di "cattività" mi ha dato la possibilità di perfezionare la tecnica del riciclo creativo.
Se potessi disporre di una bacchetta magica, quale problema al mondo risolveresti e perché?
Senza ombra di dubbio, la guerra; con la mia bacchetta magica vorrei illuminare le menti dei potenti ad agire per la pace e non per sete di potere.