La dignità umana alla base del percorso letterario di Mario Farina
Nel suo scrivere la necessità di porre l’uomo con i suoi bisogni al centro di ogni problema sociale
Anna De Rosa 19/09/2023 0
Mario Farina è uno scrittore salernitano che fa un lavoro immenso nel tradurre in vernacolo napoletano opere come Il Vangelo e la poesia di Dante Alighieri. E’ membro di varie associazioni culturali e sociali, tra cui l'Auser Salerno Centro, ha pubblicato numerosi libri di vario interesse, presentandoli in location istituzionali.
Dove sei nato?
Nel centro storico di Salerno il 7 dicembre 1945, a pochi metri dalla Chiesa di Maria Santissima delle Grazie. Ricordo con nostalgia la mia fanciullezza, nonostante la povertà e l’abbandono di quel triste e doloroso periodo del dopoguerra. Famiglie numerosissime vivevano nei bassi, nei sottoscala e nei sottotetti. Soffrivano malattie, fame, miseria e mancanza d'aria. La mia casa, piccolissima, era immersa nel verde, sempre accarezzata dai raggi del sole. Affacciava sul Giardino della Minerva e sul Golfo. Eravamo in 9 con mamma e papà, vivevamo nel bisogno: ricordo che andavo scalzo o con gli zoccoli anche d’inverno, quando pioveva i piedi s’impregnavano tanto.
Dove vivi?
Vivo a Salerno, nel quartiere Torrione. Maestro elementare in pensione, sono sposato dal 1965 ed ho quattro figli e sette nipoti. Dei quattro figli, la maggiore, laureata in pedagogia, insegna Religione nella scuola elementare, gli altri sono docenti di ruolo nelle scuole statali ad indirizzo musicale. Sono stato autodidatta: da sposato, ho conseguito l’abilitazione magistrale e successivamente l’idoneità alla professione docente.
Perché la voglia di scrivere? Cosa cerchi di comunicare?
Per il desiderio di esprimere il mio pensiero sui molteplici problemi esistenziali. Mi porto nel cuore, fin da piccolo, le sofferenze della mia gente (quella dei miei vicoli) e le folle di mendicanti che nel dopoguerra si recavano all’Ospizio della Pia Casa di ricovero (annesso alla chiesa della Madonna delle Grazie) per ricevere nelle loro gavette un po’ di pasta, un secondo e un tozzo di pane.
Mi porto addosso, con orgoglio, il retaggio d’una vita vissuta intensamente e non priva di tantissimi ostacoli ed amarezze, che hanno temprato il mio carattere fin da quando, a dieci anni, andavo a vendere ghiaccioli nelle campagne e nei vicoletti della zona orientale di Salerno. Una vita da guerriero, la mia, che benedico dal profondo del cuore, perché mi ha permesso d’essere un buon educatore in famiglia e nella scuola.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Negli anni novanta, quando sentii l’esigenza di soddisfare il vivo e antico bisogno del mio spirito: riaffermare il rispetto della dignità di ogni creatura umana. Cominciai il mio percorso, letterario e umano, cercando una soluzione cristiana ai problemi sociali che affliggono quotidianamente le coscienze di folle di cittadini (lavoro, casa, previdenza, sanità, sicurezza sociale), ribadendo la necessità di porre l’uomo con i suoi bisogni al centro di ogni problema sociale.
Questa attenzione per “l’altro” è la “conditio sine qua non” per creare una pacifica e prosperosa convivenza umana e per consentire un pieno benessere fisico e spirituale della persona. Alla luce di questi principi, nel 1997 diedi alla stampa il mio primo libro “Dignità umana e sicurezza sociale”: in questo lavoro vi è l’espressione più profonda della mia anima, certamente inquieta, che freme davanti alle brutture della vita e alle innumerevoli contraddizioni della società.
Come nasce una tua opera?
Una mia lirica può nascere da una semplice idea, che piglia, alle volte, uno sviluppo creativo inaspettato: parto da un’idea e ne trovo altre. La lirica è da me particolarmente apprezzata, perché riesce in pochi versi a cogliere l’atmosfera musicale delle cose, a riprodurre il mondo favoloso e suggestivo della mia infanzia. La mia anima si perde nella bellezza dei ricordi più dolci e puri: “E ssonno, mente vaco sulo sulo / pe ‘sti viche sulagne, / ‘ddó nce passava mamma, / addó jévo vulanno / criaturo cu ‘e cumpagne / comm’auciéllo libbero ncampagna”. La lirica riesce con pochi versi a descrivere e immortalare l’insicurezza e l’angoscia esistenziale.
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Spontaneamente o dopo lunga meditazione. Vari sono i temi trattati nelle mie liriche: l’amore, gli affetti, i ricordi, la nostalgia, l’umorismo, l’allegoria. Numerosi quelli a carattere sociale e umano: la condanna della guerra, il degrado ambientale, l’ingiustizia, la fede in Dio Padre, alle volte vacillante, ma sempre presente, la violenza di un mondo, che non rispetta la vita e i bisogni della persona, la brama di possesso, vista come la causa prima di quasi tutto il male che affligge le nostre società, il desiderio struggente di un mondo migliore per dare un senso alla vita.
Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?
Chi intende pubblicare un libro s’imbatte in tantissime difficoltà. I costi sono altissimi, sia che ci si rivolga a case editrici locali che a quelle di altre regioni. Le piccole case editrici, o anche solo le tipografie, si preoccupano solo di ricavare da una pubblicazione un lauto profitto. Alle grandi case editrici non interessano i piccoli e sconosciuti scrittori. Esse investono quasi sempre su personaggi già noti.
Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Solitudine, angoscia e senso di abbandono. Ci ha annientato tantissime certezze! Ciò che più mi ha amareggiato è stata la lontananza dagli altri. E poi quella brutta museruola, che tutti chiamiamo mascherina! Da questa esperienza abbiamo imparato, e toccato con mano, che ognuno di noi non è nessuno senza gli altri. Saremo, spero, un po’ migliori nei pensieri e nel cuore.
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Anna De Rosa 05/03/2023
Gioia e ricerca del bello nell'attività artistica di Jole Mustaro
Jole Mustaro è nata a Napoli, ma ha origini salernitane, attualmente vive a Salerno nel quartiere Fratte. Fin da piccola, esprime attraverso il disegno l’estro artistico e crea bracciali orientali per le amiche; in seguito, la vena creativa emergerà in maniera preponderante quando realizzerà borse e accessori sia di stoffa che ricamati. Ideatrice di costumi di carnevale e corredi ricamati, ha frequentato, su consiglio del padre, l’Istituto d’Arte ed ha conseguito il diploma di “Maestro d’Arte nel campo della ceramica”.
Vincitrice di numerosi premi di poesia e pittura, ha partecipato a mostre d’arte con successo, presentando quadri e ceramica modellata a mano su tornietta. E’ inserita in diverse antologie d’arte e di poesia. Ha lavorato come educatrice per il recupero di ragazzi con disagi mentali presso una Onlus. Attualmente dipinge su commissione. “Arte passione infinita - dice Jole - che fiorisce ogni giorno nel mio cuore”.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata a Napoli perchè la famiglia da Salerno ci si trasferì per motivi di lavoro, per poi ritornare a Salerno per la forte nostalgia di mio padre, anche per la sua fede calcistica. Attualmente vivo Salerno, ma ho vissuto la mia infanzia felice a Napoli.
Quando e come è iniziato il tuo percorso artistico?
A scuola si facevano le cornicette alla prima pagina dei quaderni, io ero brava a realizzarle e mio padre, ammirandole, mi disse "Da grande ti farò frequentare la scuola d’Arte". Orgoglioso di me e dei miei disegni. Infatti, ho frequentato l’Istituto Statale d’Arte con indirizzo ceramica, però la mia intenzione era di frequentare il Liceo Artistico, ma quando mio padre mi accompagnò per fare l’iscrizione vide un viavai di studenti nell’androne, forse era il cambio di aule o forse un'assemblea, e lo interpretò come confusione e poco studio e mi portò via.
Mi portò di corsa a fare l’iscrizione a Mercatello, dove c'era l’Istituto d’Arte. E lì c'era silenzio, coi ragazzi in aula a fare lezione, e mi iscrisse. Io volevo disegnare, dipingere e mi sono ritrovata a fare ceramica, MAESTRO D’ARTE nel campo della CERAMICA applicata, sul mio diploma c’è scritto così! Ma ho sempre realizzato quadri senza tralasciare la ceramica.
Poi nel tempo ho iniziato a frequentare associazioni artistiche e socio culturali, come poetessa, declamando i miei versi, poi ho cominciato a portare anche i miei quadri. Uno dei miei primi quadri, nel 2004, lo dedicai a mio figlio, fu esposto presso il Comune di Bellizzi, durante un evento organizzato dall’associazione "Bellizzi Arte e Società" in cui rivestivo il ruolo di socia/segretaria.
Quella sera, tra i relatori, c’era la critica d’Arte Maria Pina Cirillo, che mi incoraggiò parlando della mia opera e da allora ho continuato con passione a partecipare a collettive d’arte. Poi ho incontrato la curatrice di eventi Anna De Rosa e partecipo con i miei quadri a ogni suo evento in luoghi storici della città: Palazzo Genovese, Arco Catalano, Palazzo della Provincia.
Cosa ti caratterizza, quali sono i tuoi valori e le tue priorità?
Sono una persona che ama fare tutte le cose normali di questo mondo: gioisco quando viaggio, quando cucino, quando creo un nuovo quadro, una nuova poesia! Sono serena, vivere in una famiglia numerosa è allegria ogni giorno. Ho avuto un bravo padre lavoratore, intelligente, che ci aiutava a fare i compiti. Trascorrevamo l’estate al mare ed io sono rimasta solare, come l’estate nelle pubblicità. CERCO SEMPRE IL BELLO IN TUTTO.
La timidezza di quando ero bambina mi è servita per osservare, mi ha fatto sviluppare l’empatia, la sensibilità; cerco sempre di sdrammatizzare, ma sono determinata nell’affrontare le difficoltà. La mia priorità è mio figlio, a cui ho dedicato il mio primo quadro, poi le persone a me care e poi l’Arte.
Come nasce una tua opera?
Dal vissuto della mia infanzia e adolescenza felice, prendo materiale nel mio bagaglio interiore. Dipingo la sera e mi capita di fare le ore piccole, mi immergo nella pittura, nel mio mondo, io e la pittura, è puro relax, dipingo 6/7 ore di seguito. Dipingere per me è una forma sublime per esprimere il mio stato d’animo, una vera coccola a me stessa.
Cos'è per te l’ispirazione? Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
L’ispirazione di un’opera nasce dalla bellezza che ci circonda, dai colori della bouganville che crescevano nel parco dove vivevo, insieme alle ortensie, il verde dei prati; il soggetto è l’ispirazione del momento.
I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Sono legati allo studio dei grandi maestri del passato, ma poi predomina il proprio estro, la propria visione, la propria esperienza pittorica. Leggo le biografie dei grandi artisti, amo Leonardo, Raffaello, Hayez, Cezanne, Renoir, Kandisky, Frida, Artemisia, ma soprattutto Caravaggio.
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Per quanto riguarda i colleghi e colleghe artisti, vedo in tutti entusiasmo, impegno, dipingono da anni. Nota dolente è che per partecipare alle Biennali, ai concorsi, alle gallerie, ci sono spese esose che non possiamo permetterci. Riconosco che è il loro mestiere, ma poi il guadagno è solo loro, noi artisti difficilmente riusciamo a vendere. Sarà forse il nostro territorio?
Annamaria Parlato 28/03/2020
Tempi bui per la ristorazione italiana
La pandemia da Coronoravirus ha messo a dura prova il comporto agricolo ed enogastronomico italiano, il più importante traino per la cultura e il turismo. In ogni angolo del Paese chef, pizzaioli, pasticcieri e produttori stanno facendo sentire la loro voce per esprimere la propria riluttanza alle drastiche misure di prevenzione che il Governo ha messo in atto per contrastare il diffondersi incontrastato del virus.
Il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, attraverso misure ancora più restrittive, con l’ordinanza 13 del 12/03/2020 ha chiesto la chiusura totale e il divieto assoluto dell’asporto da parte di tutte le attività ristorative sino a data da destinarsi. Da tutte le regioni italiane, le Associazioni di categoria e i singoli privati si stanno mobilitando per chiedere al Presidente del Consiglio Conte di provvedere con l’emendamento di appositi decreti al sostentamento di tutte le aziende coinvolte nella terribile crisi finanziaria che sta collassando l’intera filiera dell’agroalimentare.
Iginio Massari, noto pasticciere e volto televisivo, si è fatto portavoce di tutti i pasticcieri italiani inviando una lettera a Conte; nell’Alto Casertano e nel Sannio i ristoratori hanno lanciato l’hasttag #iononresisto in cui l’appello è quello di “ricostruzione del futuro” rivolto alle istituzioni locali, ai sindaci, al sindaco di Benevento Mastella, al Governatore De Luca e al Presidente del Consiglio. Molti giornalisti enogastronomici, influencer, foodblogger dai propri profili social hanno chiesto a De Luca l’immediato ripristino del servizio di asporto per salvaguardare, anche se di poco, l’economia di ristoranti e pizzerie.
Questo il pensiero del giornalista de "Il Mattino" di Salerno Mario Amodio: “È come un granello questa pandemia. Un granello che ha inceppato il motore delle nostre certezze generando prima paura, poi ansia e angoscia. E non solo per questo isolamento forzato ma soprattutto per quel greve distacco dalle persone care e dagli amici. Già, perché in tutto questo la rinuncia ai nostri riti quotidiani, ridotti allo stretto necessario, passa in secondo piano.
Ora sta a noi trasformare tutto ciò in quella che gli psicoterapeuti definiscono paura consapevole. Quella che ci conferisce lucidità, contezza delle cose. Solo così si spalancheranno le porte al piano B del cervello, trasformando lo svantaggio in vantaggio. Il vantaggio di riprogrammare la vita. Perché la paura consapevole, oggi più che mai, è un flusso di idee che può diventare energia”.
Il protrarsi del lockdown porterà maggiori problemi per tutti: una cosa sarebbe tornare al lavoro all’inizio di maggio, altra se tutto si dovesse prolungare ancora. Ma come affrontare il presente e soprattutto come si potrà ripartire dopo con stipendi da pagare, fornitori da saldare, merce andata a male, aziende chiuse, export bloccato e turismo assente? A tutti questi interrogativi l’unica risposta è quella di riformulare i ristoranti come delle start-up, progettando nuove strategie, fare appunto dello svantaggio un vantaggio.
Investire in marketing e comunicazione, riorganizzarsi a livello familiare, prestare maggiore attenzione alla clientela italiana a dispetto di quella straniera, che inevitabilmente mancherà dopo questo periodo "post bellico", puntare al territorio e all’agricoltura certificata, prezzi bassi, rafforzamento dei servizi di delivery in previsione dell’incremento dello smart working, creare rete con altri ristoratori, fidelizzazione dei clienti, queste le carte vincenti.
Nel salernitano, alcuni chef e pizzaioli si sono riuniti in una community “Cucina Continua”, una piattaforma, totalmente gratuita, per le attività che vogliono promuoversi e re-incontrarsi con i propri clienti. Gli imprenditori del settore, attraverso un sito internet, hanno l’opportunità di raccogliere fondi attraverso la promozione di pacchetti a prezzo scontato, da poter richiedere a fine emergenza. Il cliente ci guadagna perché acquista un pacchetto a lui dedicato (dining bond) ad un prezzo di favore e il ristoratore acquisisce un po’ di liquidità per poter ripartire una volta che tutto questo sarà passato.
Quattro ristoratori della Valle dell’Irno dei comuni di Baronissi, Fisciano, Calvanico e Mercato San Severino hanno riportato nell’intervista le loro opinioni su come affrontare l’emergenza.
Rocco Napoli, general manager dell’Hotel Dei Principati con annesso ristorante La Sfera, noto per la buona cucina e la valorizzazione dei prodotti campani d’eccellenza attraverso cene a tema ed esperienza sensoriali, così si è espresso: “Questo è un momento di crisi ed è difficile ancora oggi immaginare cosa accadrà nei prossimi mesi. Il turismo in genere e la ristorazione sono stati fortemente compromessi da ciò che è avvenuto ed è un momento fatto di timori, ansie ed attese.
Ci sono decreti che si susseguono ma ogni volta è un’incognita per riuscire a decifrarli e a capire quali attività possano restare aperte o meno. Il picco del contagio anche dagli studiosi viene spostato sempre più in là nel tempo ed è tutto molto incerto. Credo che la stagione estiva ormai sia fortemente compressa e sarà difficile tornare ad una pseudo-normalità. Stiamo attendendo le procedure attuative per accedere agli ammortizzatori sociali e al contempo si cerca di guardare nei decreti alle liquidità per le imprese per cercare un paracadute per risollevarci da questa bufera.
Si potrà inoltre pensare ad un turismo di prossimità nel periodo autunnale e come Ristorante La Sfera cercheremo di riformulare le nostre proposte di “food and wine experience” e per quanto riguarda la cucina creeremo delle sinergie con i nostri partner-produttori. Abbiamo puntato alla territorialità da sempre e adesso più che mai sarà la nostra strategia”.
Lo chef Salvatore Donatantonio, contitolare con la moglie del Ristorante-Pizzeria-Braceria Belvedere in località Lancusi di Fisciano, presente da tre generazioni sul territorio, ha dichiarato: “Da titolare di una piccola azienda di ristorazione ci troviamo come tutti di fronte ad un evento ahimè negativo. Da giorni siamo chiusi in casa non potendo svolgere la nostra passione che ci lega al territorio, essendo in un posto per niente turistico ma collegato all’ambito universitario, questa situazione in questa zona si evidenzia fortemente.
Spero in una ripresa veloce per far si che l'economia territoriale possa portare benefici a tutte le attività che progettavano la bella stagione estiva lavorativa. Nel frattempo facciamo sentire la nostra presenza a chi ci conosce anche attraverso i social mantenendo alta la convivialità che si trovava nel nostro ristorante e del resto la parola ristorante deriva proprio da ristoro".
Michele Sica della Residenza Rurale Incartata a Calvanico, grande conoscitore della materia prima, nonchè produttore, formatore, allevatore e ristoratore, ha pensato ad un’interessante iniziativa in cui viene fuori anche qualche riflessione: “Stiamo tutti vivendo un momento di grande trasformazione. La quarantena, un evento epocale per questa generazione, sta coincidendo con la Quaresima. Un momento liturgico che ormai sembra appartenere al nostro passato carico di significati legati alla privazione dei piaceri superflui, della meditazione, del digiuno e dell’astinenza.
Un periodo ciclico dell’anno in preparazione dell’evento più importante per la tradizione cristiana: la Pasqua di Resurrezione, il giorno della Rinascita. E’ in questo contesto e in questo momento storico che la nostra azione di Residenza rurale assume su di sé oggi anche la responsabilità della Resistenza (alle avversità del momento storico), della Resilienza (nella capacità di saper trasformare le avversità in un’opportunità), della Restanza (nella continuità del nostro lavoro in questi luoghi) e della Relazione (con la grande comunità che siamo grazie a tutti voi che in questi anni avete alimentato questa storia).
In segno di buon auspicio e di speranza per il futuro, nella continuità di una tradizione millenaria, dedicheremo le prossime settimane alla preparazione della pastiera di grano pasquale, unione indissolubile dei simboli della terra che da sempre rappresentano il ciclo della vita, morte e rinascita. Condivideremo la preparazione di questo dolce e di altre pietanze tipiche di Calvanico con chi avrà voglia di seguirci, attraverso video, foto, immagini e racconti. Possiamo solo trasmettere positività, speranza e fiducia restando a casa in questo momento ma rendendoci utili per il territorio”.
Lo chef Gaetano Morese dell’omonimo Ristorante e Bistrot a Mercato San Severino, coadiuvato dalla moglie Marianna Saggese, è un eccellente maestro e ricercatore in cucina. I suoi piatti ancorati alla tradizione ma rinnovati nel tempo sino a seguire le ultime tendenze in cucina, hanno fatto scuola a molti ragazzi che hanno intrapreso il percorso di formazione per diventare chef. Così racconta:
"Già dai primi di Marzo avevamo notato un cambiamento nell'affluenza dei due locali, ma speravamo che la situazione migliorasse. Da subito siamo stati favorevoli al decreto che prevedeva la chiusura dei ristoranti, per diminuire i contagi. In seguito all'emanazione di quest’ultimo, abbiamo disposto immediatamente la chiusura sia del 'Ristorante Morese' (Piazza Del Galdo) sia del 'Bistrot', nonostante le disposizioni ci permettessero di restare aperti fino alle 18:00.
Decisione presa per la salvaguardia dei nostri clienti, di noi stessi e del nostro personale. Pensiamo che una volta finita la quarantena, i ristoranti non avranno la stessa affluenza di prima poiché la gente avrà timore nell'uscire e perché le conseguenze economiche della quarantena non lo permetteranno. Per aprire siamo fiduciosi nell'autorità, e confidiamo nel loro aiuto e supporto. Sicuramente apriremo le porte dei nostri ristoranti con la stessa forza, fiducia e professionalità di prima, se non di più. Il nostro obiettivo è quello di ripartire più forti di prima".
Redazione Irno24 14/04/2020
Crisi economica da Covid-19, così la affrontano a Salerno e nella Valle dell'Irno
Crisi sanitaria, sociale, ma anche economica. Purtroppo, la pandemia da Covid-19, oltre a sconvolgere l'Italia sotto il profilo puramente sanitario, mietendo vittime e portando al collasso gli ospedali, ha ridisegnato lo scenario delle nostre abitudini quotidiane e l'intero panorama commerciale e imprenditoriale.
Abbiamo raccolto la testimonianza di 5 imprenditori del salernitano per comprendere meglio cosa significhi gestire un'attività in tempo di Coronavirus. L'ordine degli interventi è puramente alfabetico.
Queste le 3 domande: 1) Come hai affrontato l'emergenza? 2) Hai rimodulato i tuoi canali di vendita? 3) Quali sono le tue aspettative per il dopo?
CFA - centro di formazione di Via Guercio a Salerno
- Nei primi giorni di allarme abbiamo scelto di tutelare allievi e docenti, spostando tutte le attività didattiche sulla piattaforma e-learning. Le lezioni si sono svolte regolarmente online anche in questo periodo di quarantena
- La segreteria della scuola è rimasta ovviamente chiusa, ma in smartworking si è proseguito ad assicurare la continuità del servizio attraverso il web ed i canali social
- Speriamo tutto si risolva il prima possibile e si torni ad una vita normale; ci auguriamo di abbandonare paura, mascherine e guanti in fondo ad un cassetto per rituffarci nella solita routine, intensificando il nostro lavoro e cercando di recuperare il tempo perso guardando avanti con ottimismo
Deterplast SRLS - azienda di distribuzione di prodotti monouso a Mercato San Severino
- La nostra attività abitualmente svolge il lavoro di distribuzione, andiamo dai clienti a prendere gli ordini e poi consegnamo la merce a domicilio. Abbiamo dovuto limitare sia le uscite per far visita ai clienti (facendo tutto telefonicamente) che le consegne, organizzandole solo in giorni stabiliti e dotandoci di guanti e mascherine
- Poichè il settore della ristorazione - cui noi forniamo i prodotti - ora è in forte calo, ci siamo concentrati sui detersivi. Abbiamo poi spinto maggiormente l’utilizzo del nostro sito, pubblicizzandolo tramite i social
- Speriamo si ritorni alla normalità quanto prima, perché abbiamo ottimi rapporti con i clienti e abbiamo piacere di consegnargli i prodotti e trascorrere un po' di tempo con loro
Divina calzature - negozio del quartiere Pastena a Salerno
- Ho rispettato le regole, prima di tutto restando a casa il più possibile, a parte i motivi urgenti. E poi ho rispettato il distanziamento sociale, utilizzando sempre mascherina e guanti ogni volta che uscivo
- Ho utilizzato Facebook per effettuare vendite online
- Mi auguro il meglio ovviamente! Però temo che il post-Covid non sarà economicamente facile, vista già la situazione attuale che lascia molto a desiderare
Net Uno Informatica - software house del quartiere Torrione a Salerno
- La mia condizione di piccolo imprenditore nel settore delle telecomunicazioni non mi ha costretto ad una interruzione totale dell’attività, così come previsto dal Decreto Conte. Cosicché le difficoltà di spostamento e la riduzione delle ore di lavoro hanno determinato una situazione difficile per chi come me ha dovuto gestire, all’improvviso ed in modo totalmente diverso, i vari impegni, lavorativi e familiari. Inoltre, la condizione permanentemente precaria, soprattutto al Sud, delle piccole Partita Iva, è aggravata da una riduzione sostanziale degli incassi, talvolta addirittura azzerati, non ancora alleviata da aiuti statali o regionali. Quindi immagino che in questo momento ogni imprenditore stia approfittando del tempo disponibile per programmare una ripartenza con un utilizzo maggiore e più sapiente delle tecnologie a disposizione
- Nel mio settore l’uso della tecnologia informatica e telematica è una condizione che ha agevolato la continuità operativa nei rapporti con i clienti e questo ha rappresentato sicuramente un vantaggio rispetto ad altri settori. I canali di vendita online sono sicuramente quelli che continuano a dare il miglior risultato e gli sforzi per incrementare questo tipo di soluzioni dovranno ancora aumentare per favorire la promozione di prodotti e servizi
- Questa emergenza ha fatto affiorare tutta la fragilità di un mercato che si regge principalmente sugli enormi sforzi della piccola impresa. La ripresa economica ed il recupero di quanto perso in così poco tempo sarà davvero la sfida più importante che ci troveremo ad affrontare a breve per evitare una crisi sociale di dimensioni enormi. La politica deve farsi carico di aiutare imprese e famiglie nel più breve tempo possibile
Starnetwork - creazione siti web e agenzia di comunicazione del rione Carmine a Salerno
- Come azienda usiamo il telelavoro ma, purtroppo, la domanda si è disintegrata; si naviga a vista e si studiano nuove strategie in vista della ripresa, che sarà molto lenta con un impatto sulla vita economica molto grave. Gli aiuti statali sono non soddisfacenti anche considerando che ci sarà un'onda lunga della crisi. Stiamo cercando di cogliere nuove occasioni e pianificare nuovi modelli di business. Insomma non ci fermiamo, anche se in 26 anni di attività non abbiamo mai visto nulla del genere
- La nostra attività si occupa anche di marketing ed è rivolta in particolar modo al turismo, che sta soffrendo in maniera seria. Quindi se non vi è domanda, qualunque canale di vendita è perdente, bisogna aspettare le direttive del Governo e sperare che il mondo del turismo possa ripartire almeno da metà Giugno, anche se si lavorerà con un turista di prossimità
- Dopo ogni crisi ci dovrebbe essere la ripresa, ma nulla sarà come prima; dobbiamo capire come muoverci e come si muoverà il mondo economico. Avremo cambiamenti anche nel sociale e spero in meglio. Siamo fiduciosi