Salerno

Storia di Salerno

 

Situata a cavallo di due incantevoli coste, Salerno è la seconda città della Campania. Dal clima mite tutto l’anno, vanta di una storia di oltre due millenni, che parte dalla sua fondazione romana. Tra il 197 e il 194 a.C. divenne colonia romana assumendo il nome di Salernum. Inizialmente il centro nacque come un castrum, ovvero come accampamento militare necessario per sorvegliare le popolazioni picentine che avevano patteggiato a favore di Annibale durante la seconda guerra punica.  Il vasto territorio su cui domina oggi la città venne sfruttato intensamente, sia dal punto di vista militare sia da quello agricolo, marittimo e commerciale, grazie alla presenza del mare e del fiume Irno, favorendo così i contatti e i collegamenti sia con l’entroterra che con il versante costiero. Fu così che, ben presto, l’antica Salernum divenne uno degli avamposti strategico-commerciali più importanti di tutta la Campania.

La Salerno romana si estendeva su parte di quello che oggi è l’attuale centro storico, dove recenti scavi hanno permesso di delineare l’antico perimetro cittadino e la necropoli antica. Lo sviluppo urbano si estendeva sino ai piedi della collina Bonadies, punto più alto della città e luogo ideale per costruire una fortificazione. Nel 538 d.C., durante la campagna contro gli Ostrogoti, il castrum romano presente sul monte Bonadies, primo nucleo del Castello di Arechi, venne restaurato ed ampliato, assumendo una notevole importanza strategica. Nel 774 Arechi II e sua moglie la Principessa Adelperga si trasferì da Benevento a Salerno e Nell'839, sotto il Re longobardo Siconolfo, divenne la nuova capitale della Longobardia minor. Nella prima metà dell'anno 1000, il dominio longobardo annesse anche Amalfi, Sorrento, Gaeta ed il Ducato di Puglia e Calabria, cominciando in tal modo ad ipotizzare un regno che comprendesse tutta l'Italia meridionale. A testimonianza del momento di particolare splendore sulle monete che erano battute dalla città per i suoi traffici nel X e XI secolo, fu coniata la dizione Opulenta Salernum. È a cavallo di questi anni che prende forma anche la prima università di tutto l’Occidente Europeo, la Scuola Medica Salernitana, fondamentale per lo studio della medicina e del benessere psico-fisico del corpo e della mente.

La scuola ebbe un notevole incremento grazie anche all’arrivo del monaco cartaginese Costantino l’Africano che, per la prima volta, introdusse a Salerno le traduzioni latine dai testi di medicina greci ed arabi, riportando in Occidente quelle conoscenze antiche che si erano perdute a seguito della caduta dell’Impero romano. I dottori salernitani ripresero le teorie dei medici Ippocrate e Galeno studiando i fenomeni legati alla teoria dei quattro umori. Questo antico sistema dottrinale delineava le peculiarità delle varie malattie; quando vi era un disequilibrio di uno degli “umori” (ossia dei fluidi) presenti all’interno del corpo umano, esso poteva essere ripristinato solo attraverso la somministrazione di erbe mediche, singole o combinate tra loro. I semplici e i composti avevano, così, delle proprietà curative specifiche, riuscendo ad anticipare la moderna scienza erboristica che contribuisce alla cura delle infermità attraverso metodi naturali. Le varie specie vegetali, grazie alla particolare orografia del territorio salernitano, venivano prodotte e coltivate nei molteplici orti e giardini terrazzati dislocati lungo la parte alta della città.

Il periodo d’oro della scuola si ebbe a cavallo tra la dominazione longobarda e quella normanna. A partire dal 1077 la città fu conquistata dal principe normanno Roberto il Guiscardo, che contribuì all’edificazione del maestoso Duomo (fortemente voluto dal Guiscardo per celebrare la propria potenza), consacrato nel 1084 dal papa Gregorio VII che risiedeva in esilio a Salerno. E’ in questa sede che furono traslate le sante reliquie dell’evangelista Matteo, che tutt’ora riposano nella solenne cripta.

Dopo la gloriosa parentesi longobardo-normanna, Salerno visse un periodo di relativa agiatezza con gli Svevi, in particolare con il successore di Federico II di Svevia, suo figlio Manfredi.  Il sovrano intendeva estendere le rotte commerciali marittime e fu così che il porto della città venne ampliato, con un'ulteriore banchina che fu realizzata interrando una parte del mare. In questo modo anche le imbarcazioni più grandi potevano attraccare in città e, soprattutto, caricare o scaricare grandi quantitativi di merci che partivano e arrivavano in e da tutta l'area del Mediterraneo. Un'opera ingegneristica così importante e consistente fu finanziata da un fedelissimo membro della corte reale, il medico e illustre cittadino Giovanni da Procida. Signore dell'omonima isola, famoso consigliere degli Svevi, Giovanni possedeva un ingente patrimonio monetario che decise di investire per lanciare la città in una rete commerciale. Tutto ciò gli permise di favorire di sostanziosi proventi economici, attestati anche dal famoso mosaico dedicato a San Matteo che egli commissionò all'interno della cappella dei Crociati del Duomo. Sotto la corte Manfrediana, inoltre, Salerno divenne meta della famosissima fiera annuale che si teneva a ridosso delle mura orientali della città. Un vero e proprio “expo” moderno, annoverato e segnalato da molteplici cronache letterarie come uno degli eventi più attesi ed ambiti di quel tempo. Animali, stoffe, spezie, ori e mercanzie di tutti i tipi si esponevano sui vari banchi, sollecitando un richiamo di interesse da parte di mercanti e commercianti di tutta Europa.

Dal XIV secolo in poi, gran parte della provincia di Salerno diventò territorio dei Principi di Sanseverino.  La città subì un lento declino a causa del forte accentramento della città di Napoli, capitale del Regno. Nel corso della storia i Sanseverino entrarono in conflitto più volte con i sovrani di Napoli, sia con gli Aragonesi che con i successivi vicerè spagnoli, fino ad arrivare ad ordire alcune pesanti congiure; la più celebre è quella dei baroni del 1485, ideata da Antonello Sanseverino nei confronti del re Ferdinando d'Aragona.

Nel Seicento la città visse un periodo fortemente tumultuoso, a seguito di una serie di scontri politici ed eventi catastrofici che trascinarono Salerno in un periodo di forte crisi, acuita con l'insorgere della peste (nel 1656) e di un violento terremoto (1688) che distrusse gran parte degli edifici civili e religiosi. E' a partire da questo momento che nascono dei veri e propri cantieri di restauro, in particolare chiese e monasteri vengono ricostruiti seguendo le linee artistiche del barocco napoletano, rispecchiando il gusto e la moda del momento. Le strutture antiche e medioevali vennero sostituite da stucchi, decorazioni e marmi raffinati, come attestano i numerosi altari presenti nelle numerose chiese del territorio.

Dopo la prima parentesi borbonica (1737-1806), Salerno venne investita da una serie di cambiamenti dettati dalle esigenze riformative dei napoleonidi: a Napoli vige il cosiddetto periodo “francese”; il re Ferdinando IV è costretto a fuggire in Sicilia, ed il regno viene gestito in un primo momento da Giuseppe Bonaparte, e, successivamente, da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone. I primi decenni dell'Ottocento videro un incremento dello sviluppo tessile ed industriale, sfruttando le ampie zone interne della valle dell'Irno. L'introduzione del codice napoleonico ed i vari decreti murattiani provvidero a scardinare l'antico sistema feudale, smontando il plurisecolare sistema di privilegi e concessioni nobiliari ed ecclesiastiche. Numerosi monasteri ed ordini religiosi vennero soppressi e la stimatissima scuola medica Salernitana venne abolita, trasferendo la sede universitaria nella capitale Napoli.

A seguito della Restaurazione Borbonica (1715) ed il ritorno di Ferdinando, la città continuò a mantenersi stabilmente nella produzione industriale, soprattutto tessile. Nel 1877 risultavano sul territorio 21 fabbriche tessili gestiti da molti imprenditori svizzeri, che contavano circa 10.000 operai.

Dal giugno al settembre del 1943, Salerno fu bombardata dalle forze aeree anglo-americane. La notte successiva l'8 settembre, giorno dell'armistizio, gli Alleati diedero inizio all'Operazione Avalanche, diretta dai generali Clark ed Alexander: centinaia di navi da guerra effettuarono lo sbarco nel golfo di Salerno. Dal 12 febbraio al 17 luglio 1944 fu proclamata capitale d’Italia, ospitando il Governo Badoglio.

Nel secondo dopoguerra, con l’avvento del boom economico, Salerno visse un periodo di forte espansione urbanistica, che sviluppò gran parte dell’abitato nella zona cosiddetta “orientale” della città, con la creazione dei quartieri Torrione, Pastena e Mercatello, aree a precedente vocazione rurale e che oggi concentrano la maggior parte dei residenti della città.

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Luoghi da vedere a Salerno

 

La Cattedrale di Salerno

La Cattedrale della città è dedicata a San Matteo e fu voluta fortemente dal normanno Roberto il Guiscardo, che conquistò la città di Salerno nel 1079, durante l’Arcivescovato di Alfano I. L’intento del principe era sicuramente quello di omaggiare il santo patrono, finanziando un maestoso edificio che fosse in grado di ospitare degnamente le reliquie dell’evangelista, che si trovava a Salerno già nel 954. Di notevole impatto è l’atrio costruito su modello delle prime basiliche cristiane. È uno spazio quadrangolare che precede l’ingresso alla chiesa costituito da colonne e materiali di spoglio di origine greco-romana ed elementi stilistici di tradizione arabo-normanna. Il bellissimo campanile, addossato sul lato meridionale dell’atrio, è di stile arabo-normanno e risale al XII secolo. Di grande fattura è Il portale in bronzo (cosiddetto del “paradiso”) che fu fatto fondere a Costantinopoli nel 1099 e che reca la firma e l’immagine di Landolfo Butromile, suo committente. L’interno della chiesa è prevalentemente di forme barocche, frutto di un restauro seicentesco avvenuto a seguito di un violento terremoto che distrusse gran parte della struttura originaria romanica, che un recente restauro del secolo scorso ha cercato di riportare alla luce. All’interno della Cattedrale spiccano i bellissimi pulpiti di matrice bizantina, il pulpito D’Ajello e quello Guarna e la cappella dei crociati, dove giace il sepolcro del papa e santo Gregorio VII, che morì in esilio a Salerno nel 1085.

Vero e proprio fiore all’occhiello del Duomo è sicuramente la Cripta, che contiene le reliquie dell’Evangelista, affrescata progettata da Domenico Fontana ed affrescata superbamente da Belisario Corenzio, pittore attivissimo in tutto il regno di Napoli. Dotata di un altare bifronte adornato con due statue gemelle di San Matteo dal peso di circa 800 kg, la Cripta conserva anche le urne dei protomartiri salernitani, Gaio, Ante, Fortunato e Felice, considerati copatroni di Salerno e che vengono celebrati nello stesso giorno della festa patronale, ovvero il 21 di Settembre.

 

Castello di Arechi

Il Castello di Arechi, situato sul monte Bonadies, domina, ad un’altezza di 300 mt. sul mare, la città di Salerno ed il suo golfo.

Recenti indagini archeologiche hanno portato alla luce resti di alcune monete risalenti al III – II secolo a.C., che attestano già una frequentazione del sito già a partire dall’età Repubblicana, sebbene le prime notizie certe risalgano al periodo bizantino (VI secolo), all’epoca della guerra Greco-Gotica. E’ nel periodo longobardo, però, che il castello raggiunse la sua piena attività, in particolare sotto il regno del principe Arechi II, quando egli trasferì la sua corte nella città, unico sbocco sul mare del principato di Benevento, la capitale della “Langobardia minor”

In tale panoramica, fu molto utile munirsi di una fortificazione che potesse difendere il territorio da possibili attacchi esterni, soprattutto quelli saraceni, che da secoli martoriavano la città con le loro numerose incursioni.

Il castello, così, divenne un solido strumento di difesa, grazie anche alla sua cinta muraria che si prolungava fino al mare, proteggendo anche il vero e proprio nucleo cittadino. La città, difatti, non fu mai espugnata e lo stesso Gisulfo II, ultimo re dei Longobardi, riuscì a rifugiarsi all’interno del castello durante l’assedio dei Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, nel 1076, resistendo fino al maggio dell’anno successivo, quando il castello cedette per mancanza di viveri. Fu allora che il principato cadde sotto le mani dei Normanni che, durante il loro regno, apportarono ingenti modifiche al castello,

La fase normanna, documentata dagli scavi, previde un ampliamento della struttura a sud con la costruzione di un loggiato e la costruzione della piccola torre a Nord del castello, la “Bastiglia”, come ulteriore punto di difesa e avvistamento del territorio circostante.

Piuttosto scarsa è, invece, la frequentazione del luogo in epoca sveva, come attestano le poche monete e l’esiguità di materiali ritrovati durante le campagne di scavo.

È a partire dall’epoca angioina che si notano gli interventi più importanti, con un consistente ampliamento del fabbricato, l’aggiunta di cortine, cisterne ed un vero e proprio balneum. Tali elementi, insieme alla presenza di piatti, stoviglie e bicchieri in vetro e ceramica di elevata fattura, dimostrano che il castello doveva essere molto frequentato assumendo un aspetto molto più simile ad una reggia o ad un palazzo, piuttosto che ad una struttura difensiva.

 

Il Giardino della Minerva

Il Giardino della Minerva è la riproduzione di un tipico orto medioevale. Situato nel quartiere alto della città, il “Plaium Montis”, è un tipico orto medioevale a terrazzamenti che fu utilizzato come giardino dei semplici a fini didattici per gli studenti della scuola medica salernitana, che dovevano essere in grado di riconoscere le varie piante e le loro caratteristiche mediche. Il giardino fu creato, nel XIII secolo, da Matteo Silvatico, medico della scuola, su alcune sue proprietà, realizzando un vero e proprio spazio botanico, raccogliendo specie di tutti i tipi, anche di natura esotica che riuscì a scoprire nel corso dei suoi innumerevoli viaggi.  Il frutto del suo lavoro fu raccolto in un’opera denominata “Opus pandectarum medicinae” , dove sono descritti ed elencati i vari “semplici”, le loro caratteristiche e le varie proprietà curative. Il sito, ancora oggi, è dotato di un particolare microclima, che evita l’arrivo dei venti di tramontana e gode di una favorevole esposizione, che, ancora oggi, consente la coltivazione di numerosissime specie vegetali e floreali. Il giardino offre anche una vista impagabile di Salerno, dove è possibile sorseggiare una tisana preparata con le erbe coltivate sul posto sul bel terrazzo, ammirando il fantastico panorama del golfo.

 

Museo Diocesano di Salerno

Museo che raccoglie l’intero patrimonio artistico della città, spaziando in un periodo storico che parte dal Medioevo fino ad arrivare al XX secolo.

Capolavoro indiscusso della collezione è rappresentato da circa 70 tavolette d’avorio risalenti al XII secolo, di pregiatissima fattura ed uniche al mondo. Si tratta della più vasta e completa raccolta di tavolette eburne istoriate. Le tavolette mostrano scene dell’antico e del nuovo testamento e probabilmente rivestivano una cassetta reliquiario o un paliotto d’altare. Tra le collezioni spiccano anche gli undici fogli di pergamena costituenti l’Exultet, con illustrazioni legate al preconio pasquale e il crocifisso ligneo (detto di Roberto il Guiscardo) attribuito al senese Tondino del Guerrino (1326-1328);

Al secondo piano del museo vi è un’ampia pinacoteca con opere che spaziano dal Rinascimento fino all’Ottocento, in cui è da segnalare la presenza delle tele di Andrea Sabatini, allievo di Raffaello Sanzio e principale esponente del suo stile in tutta l’Italia meridionale.

 

Complesso monumentale di San Pietro a Corte

Il complesso monumentale di San Pietro a Corte, contiene i resti di quello che, una volta, era il palazzo nobiliare del principe Longobardo Arechi. L’edificio si articola su due piani: l’ipogeo e l’aula superiore, oggi Chiesa di San Pietro a Corte. Nell’ipogeo abbiamo testimonianze archeologiche di quattro periodi storici, a partire dal I secolo d.C. Al primo periodo risalgono le terme romane. Durante gli scavi archeologici condotti negli anni ’80, sono state trovate tracce archeologiche di un impianto termale risalente all’età medio imperiale (cioè fine del I secolo e inizi del II secolo d.C.). Le terme, dopo il loro abbandono, furono utilizzate almeno a partire dalla fine del V secolo e fino al VII, da una comunità cristiana come ecclesia e cemeterium. In questo spazio venivano sepolti molti personaggi illustri del tempo. Uno dei tanti era un certo Socrates, vissuto 48 anni.  Egli era una persona molto importante, al punto da essere definito “vir spectabilis”. Per realizzare la sua tomba viene addirittura modificata la struttura dell’edificio. Il suo sepolcro si trova sotto uno degli archi di ingresso del frigidarium, nella forma di arcosolio, secondo la tradizione paleocristiana.

Nel 758 Desiderio, re dei Longobardi, che viveva a Pavia, nominò Arechi II duca di Benevento. Arechi decise di costruire a Salerno un meraviglioso palazzo, proprio sul luogo stesso del cemeterium. Nel costruire il palazzo, i longobardi non distrussero le strutture romane, ma le usarono come fondamenta per il nuovo edificio. Tra i secoli XII e XIII questo luogo venne utilizzato per tenere le riunioni del parlamento cittadino e, probabilmente, divenne anche una delle sedi della Scuola Medica Salernitana. Gli affreschi che ricoprono il pilastro e alcune pareti sono in stile bizantino, caratterizzato dalla mancanza di prospettiva, dall’appiattimento e dalla stilizzazione delle figure. Si può notare un affresco recante l’immagine della Vergine con bambino e Santa Caterina D’Alessandria, protettrice della Scuola medica salernitana. A destra vi è una teoria di santi.

 

Museo archeologico provinciale Salerno

Il complesso che ospita questo museo, inaugurato nel 1927, è un edificio architettonico di grande importanza, che risale all’epoca longobarda. Tale edificio era parte di un prestigioso monastero salernitano, il Monastero di San Benedetto, a cui si ricollegava la chiesa che si trova di fronte.

Nel corso del 1400 il monastero subì diversi interventi di restauro, fino alla sua soppressione voluta a seguito di alcune leggi napoleoniche. Fu allora che la chiesa fu utilizzata come Real Teatro e, nel tardo 800, come deposito militare, per poi essere restituita alla Curia.

La visita del museo ha inizio con il giardino, che ospita un importante lapidario con reperti di epoca romana, in particolare statue e rilevi che furono trovati in città già alla fine del 600, quando incominciava a farsi strada il concetto di archeologia e l’interesse per il passato.

Degna di nota è una statua acefala di Venere, una copia romana del II secolo a.C.  da un originale greco.

Il percorso interno si suddivide in due piani. Al primo sono conservati resti risalenti alle prime civiltà preistoriche insidiatesi in Campania, a partire dal IX secolo a. C. (Età del ferro). Nell’ala destra del museo sono presenti, invece, materiali e reperti databili al V ed al IV secolo a. C. Questi reperti sono stati ritrovati prevalentemente ad Atena Lucana,  Buccino e Roscigno. L’esposizione al primo piano ospita i reperti provenienti dal sito etrusco- sannita (VI –III sec a.C.) del quartiere Fratte, a nord della città. Si tratta di un insediamento anteriore alla fondazione della Salernum romana, che è del 197 a.C.

Dai reperti ritrovati nelle tombe (che sono più di 400) si nota una fusione di elementi tipici del mondo greco ed etrusco, segno di una forte multi etnicità del centro.

Uno dei reperti più importanti del museo è sicuramente la Testa di Apollo, una testa bronzea, attribuita all’artista greco Pasiteles, databile tra il I sec. a.C ed il I sec. d. C. Questa testa è diventata un po’ il simbolo del museo archeologico di Salerno, sia per la sua bellezza, sia per il modo in cui essa fu trovata. Fu rinvenuta, infatti, nel 1930, nelle acque del golfo di Salerno da alcuni pescatori, che la ritrovarono impigliata tra le loro reti. Anche Giuseppe Ungaretti, durante un suo viaggio nel sud Italia, rimase molto colpito da questa testa, tanto da scrivere una bella poesia.

 

Museo “Roberto Papi”

Ospita una collezione di oggetti appartenenti a quasi tutti i settori della scienza medica. Istituito nel 2009 nello storico palazzo Galdi, il museo raccoglie una serie di strumenti medico – chirurgici connessi a quasi tutte le branche della medicina, databili tra il XVII e il XX secolo. Tale collezione, unica nel suo genere, costituisce uno dei musei più importanti dal punto di vista scientifico. 

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Eventi di rilievo a Salerno

 

Luci d’artista

Le luci d’artista sono il festival delle luminarie che rende Salerno protagonista del Natale e non solo. L’evento più importante della città che da molti anni attira migliaia di visitatori, curiosi di scoprire le luminose installazioni che decorano l’intera città come una grande festa che anima il centro storico, le piazze ed i monumenti da novembre a gennaio. Luoghi “clou” della città sono la villa comunale, che spesso ospita delle vere e proprie installazioni giganti ed alcune piazze, come ad esempio piazza Portanova, famosa per il grandissimo albero di Natale che, a partire dall’8 dicembre, domina indiscusso la scena, richiamando l’attenzione e lo stupore dei tanti visitatori.

 

Festa di San Matteo

È la festa di tutti i salernitani, devotissimi al loro santo patrono. Il giorno della festività è il 21 Settembre, sebbene si inizi già esattamente un mese prima, con la famosa “alzata del panno”, un bellissimo momento di devozione popolare, in cui nell’atrio del Duomo viene innalzato un drappo (il “panno”), con l’immagine di San Matteo e sullo sfondo la città di Salerno che egli protegge dall’alto. Successivamente, il giorno tradizionale di celebrazione prevede momenti di forte solennità religiosa, con la celebrazione liturgica, la benedizione dell’arcivescovo e la processione del Santo e dei copatroni, che vengono portati in spalla in processione per tutta la città, tra un vero e proprio bagno di folla.  Alla sera, la città si anima con festeggiamenti, fuochi pirotecnici e cibo da strada, per ricordare e celebrare la tradizione che qui si mantiene sempre viva.

 

Linea d’Ombra Festival

Nato nel 1996 e dedicato al Cinema. Il festival conserva la sua identità di promuovere una programmazione attenta alle opere innovative di respiro nazionale ed internazionale, riproponendo e indagando le opere della creatività dei nostri anni, non solo attraverso il cinema, ma anche con le arti audiovisive.