Resto a casa? Ma no, dai, due passi che male faranno?

L'editoriale del Direttore, Annamaria Parlato

Annamaria Parlato 14/03/2020 0

Giacomo Leopardi nel 1824 scrisse il saggio “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”, lasciandolo incompiuto. Mise in evidenza il carattere degli italiani e il loro individualismo, che non esitò a definire cinico: “Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci. [la nazione italiana] unisce la vivacità naturale (…) all’indifferenza acquisita verso ogni cosa e al poco riguardo verso gli altri cagionato dalla mancanza di società, che non li fa curar gran fatto della stima e de’ riguardi altrui...”.

Ma il buon visionario Leopardi non poteva sapere che quelle parole, oggi più che mai attualissime, sarebbero state ancor più efficaci ai tempi del Coronavirus, quando anziché “restare chiusi in casa”, nella totale indifferenza si esce per strada a fare la “passeggiatina”. In Inghilterra vige la teoria dell’immunità di gregge e infatti gli inglesi come pecore si infetteranno prima o poi e nemmeno il tempo di uscire fuori dall’UE, che solo la fredda e nera terra potrà trasmettergli il ritrovato senso di fratellanza europea, pace all’anima loro. Questo è un virus che non fa sconti a nessuno, né a bambini né ad anziani, si combatte solo rispettando le regole.

Ma agli italiani le regole si sa non sono mai piaciute ed è bastato il sole di questi ultimi giorni a farli uscire nei parchi, nelle ville comunali, in spiaggia, sul lungomare e a fare delle vere e proprie gite fuori porta. Le sceriffate del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca non sono servite a nulla, così come l’hashtag #iorestoacasa, i video-appelli dei vip e dei politici, i video-corsi di cucina improvvisati da chef e pizzaioli e le varie iniziative di sostenibilità digitale.

Intanto la situazione diventa sempre più critica giorno dopo giorno, il sistema sanitario è al collasso, i medici sono disperati e sono costretti a fare delle scelte su chi curare prima poiché i posti in terapia intensiva vanno diminuendo sempre più. L’Europa nel frattempo non ha mosso un dito, non è arrivato un aiuto, né un carico di merci di prima necessità, tra cui le mascherine.

Ma il virus nero di morte ormai si è esteso a macchia d’olio e sta mietendo vittime in tutti i continenti. Le saracinesche si sono abbassate, la maggior parte delle attività commerciali ha dovuto alzare bandiera bianca nonostante tasse, stipendi, fornitori e utenze di varia natura da pagare. La gente è disperata non sa che fare, le partite iva sono prive di tutela, i piccoli artigiani sono allo sbando completo e i migliaia di italiani incoscienti che fanno? Vanno in montagna a sciare, prendono il primo treno che dal Nord li porti al Sud con la scusa della residenza, organizzano festini a base di droghe e alcol, vanno a prostitute, svaligiano i supermercati, organizzano compleanni a casa, escono per strada senza motivazioni valide pur di prendere la boccata d’aria.

E’ stata chiesta una prova di maturità alle persone, la popolazione ha avuto abbondantemente modo di comprendere e abituarsi gradualmente alla situazione, ma non l’ha fatto. Troppi hanno dimostrato di non avere senso di responsabilità e questo a Milano, come a Napoli, a Salerno, Bari, Palermo, dovunque. “Ma sì tanto che me ne frega di te che rispetti le regole, che sei chiuso in casa da giorni senza poter godere della bellezza del creato, che hai chiuso il tuo negozio, che hai le scadenze da saldare, che rischi la vita in un ospedale per salvare vite umane, che con una telecamera sei costretto a sottoporti a dei rischi per tenere alta l’informazione”.

In un paese privo di coscienza sociale, si è reso necessario imporre la legge e a breve arriveranno anche i presidi militari in ogni angolo delle strade. Ma neanche questo servirà perché sì tanto che fa, esco a far due passi.

In fede
Annamaria Parlato
Giornalista pubblicista - Direttore Responsabile Irno24.it

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Annamaria Parlato 10/12/2019

Una finestra spalancata sul mondo

“La lettura del giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno”. Così si esprimeva Georg Wilhelm Friedrich Hegel, il grande filosofo tedesco vissuto nel XVIII secolo. Un tantino esagerato? Forse no, perché la nascita di una nuova testata giornalistica è sempre una conquista per la società, un bene insostituibile per la comunità tutta.

Si, perché il diritto all’informazione non deve essere negato a nessuno, è un dovere che ogni cittadino ha nei confronti di se stesso e del prossimo, è quel principio di libertà che spinge l’uomo a riconsiderare un futuro diverso, forse migliore, risollevandolo dalle tenebre dell’ignoranza, della diffidenza e dell’indifferenza. Quando nasce un quotidiano, sia esso online sia cartaceo, non è cosa semplice, non è cosa decisa dall’oggi al domani, ma è una riflessione seria, profonda, ponderata, studiata, è il sacrificio di chi si mette a disposizione della collettività pur andando incontro a dei rischi, di chi vuole metterci la faccia perché ci crede, perché ha ancora il coraggio e la forza di cambiare le carte in tavola.

E proprio dalla tavola è partito tutto. Sì, perché chi scrive si è da sempre occupata di giornalismo enogastronomico; nemmeno il tempo di gustare l’ultima fetta di succulenta pizza Margherita, dal cornicione ben alveolato, che all’improvviso arriva quella telefonata inaspettata, quella che ti cambia le prospettive, la giornata e anche gli anni a venire, quella che ti mette dinnanzi ad una scelta: restare redattore o diventare perfino responsabile di una creatura che da lì a poco sarebbe dovuta venire alla luce?

Il ruolo di direttore responsabile è responsabilità in tutti i sensi: responsabilità di fronte alla legge e responsabilità nei confronti dei lettori. Il direttore è colui che forgia il carattere del quotidiano, il controllore instancabile di tutto ciò che avviene in redazione, colui che garantisce la qualità dell’informazione. Alla fine è andata così: ho mangiato l’ultimo pezzo di cornicione e ho deciso di accettare e di sposare il progetto del giovanissimo editore Andrea Pastore, salernitano, informatico di enorme talento, persona lungimirante e amante della sua terra, un sognatore ma con i piedi ben piantati a terra.

L’embrione di Irno24 risale alla scorsa primavera. Dopo interminabili riunioni e piani di lavoro, il quotidiano esisteva ufficiosamente, ma solo nel mese di Dicembre si è ufficialmente presentato al pubblico. Irno24 non ha nessuna presunzione o velleità, nessun colore politico, ma tanta voglia di crescere e di mettersi al servizio di un territorio abbastanza esteso che parte dalla sorridente cittadina di Salerno, si addentra nella Valle dell’Irno e arriva sino a Solofra, insieme ai comuni di Baronissi, Fisciano, Pellezzano, Mercato San Severino, Bracigliano, Siano, Calvanico e Montoro; un pezzo di provincia ricco di storia, arte, eccellenze enogastronomiche e ad elevatissimo potenziale turistico.

Irno24 è parte di NN24, network di testate pensate per la provincia di Salerno e costruito sul primo CMS salernitano “Geecom”, ideato nel 2012 da Andrea Pastore, che aspirava a creare una piattaforma leggera ed essenziale. Nel tempo Geecom si è arricchito di tantissime funzionalità, ha integrato componenti sempre più comuni (slider, gallerie e tanto altro) che non devono essere scaricati esternamente. Irno24 punta ad un'informazione di servizio e di pubblica utilità, annoverando inoltre l'offerta culturale del territorio, gli eventi caratteristici, l’enogastronomia e lo sport. Un'informazione che punta a contemperare la qualità dei contenuti con la tempestività e la capillarità dei social network, in linea con i tempi attuali.

Il sito internet è di facile esplorazione e tutti gli argomenti sono suddivisi in categorie. Il rosso del logo e del tema di base prescelto per il layout è indicativo dell'energia vitale sia mentale che fisica. Se mi state leggendo vuol dire che siete entrati già un po' nella nostra filosofia di comunicazione, nel nostro modus operandi. Se qualcosa non sarà di vostro gradimento, sarà vostra premura segnalarlo. Meglio il web o la carta? Il web rappresenta il futuro, l’immediatezza, l’economicità, la carta invece racchiude quel fascino misterioso che profuma di atmosfere retrò e un po' vintage ma senza tempo. Noi non disdegnamo nessun tipo di supporto, pensiamo di implementare per il futuro Irno24 di ulteriori canali e mezzi di trasmissione, di interessanti rubriche, ed arricchire il network di altre testate giornalistiche e di collaborazioni.

A questo punto non mi resta che invitarvi a scriverci ogni tanto, a supportarci, a tartassarci di domande. Abbiamo bisogno del vostro affetto e della vostra stima, del vostro sostegno. Dettò ciò auguro una “buona lettura” a tutti, ancora non sto realizzando quello che sta accadendo, so solo che qualcuno ha creduto finalmente nelle mie capacità, nella mia voglia di progettare, ideare. L’emozione è fortissima. Spero che Irno24 possa diventare per tutti voi approdo sicuro, il buongiorno del mattino, la vostra finestra spalancata sul mondo.

In fede
Annamaria Parlato
Giornalista pubblicista - Direttore Responsabile Irno24.it

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Annamaria Parlato 02/03/2020

Sedativi ai tempi del Coronavirus, rilassiamoci con un po' di "sanax informazione"

Infettivologi, neuropsichiatri infantili, psicologi e chi più ne ha più ne metta, sono tutti pronti a dare assistenza e opinioni in merito a questo "benedetto" Coronavirus che ha tolto il senno e la fantasia ai più. Tutto è iniziato quel maledetto Venerdì 21 Febbraio 2020, quando in televisione si parlò dei primi contagi in Lombardia.

Da qui il fuggi fuggi generale, le disperate corse a svuotare i supermercati per accaparrarsi viveri e sopratutto Amuchina, a prendere d’assalto le farmacie per acquistare le mascherine, a scappare via dal Nord per rifugiarsi al Sud ignari di diffondere il virus anche là. Dopodiché al via le quarantene fatte non di 40 giorni di isolamento ma 14, esortando i contagiati a rimanere rinchiusi nelle proprie abitazioni o perfino nei comuni cosiddetti “rossi”, presidiati dalle forze dell’ordine attente a controllare che nessuno riuscisse a scappare.

A completare il quadro già disastrato i voli aerei e gli eventi annullati, la chiusura delle scuole, i ristoranti vuoti e un’economia al collasso con disdette di centinaia di prenotazioni nelle città d’arte e nei luoghi turistici, sotto lo sguardo derisorio degli altri stati che si stanno prendendo beffa di noi e della nazione intera, affibbiandoci l’appellativo di appestati e untori. Sembrava che il focolaio dell’epidemia fosse relegato ad alcuni comuni lombardi e invece attualmente anche altre regioni sono coinvolte per un totale di oltre 1500 contagi (circa 22 positivi in Campania) di cui 41 persone decedute e 83 guarite in tutta Italia.

E poi la colpa ai giornali, alla stampa tutta, ai giornalisti che non sanno fare il loro mestiere, diffondendo il panico, il terrore e anche fake news pur di fare soldi. Forse se tante cose si sanno e se la situazione adesso è leggermente sotto controllo rispetto ad una settimana fa è proprio grazie al diffondersi delle notizie dei quotidiani che hanno spiegato gli effetti della malattia, le misure da adottare per evitare errori, l’avanzamento della ricerca per trovare soluzioni al problema.

Troppo facile usare i quotidiani come capro espiatorio ai mali sociali. Noi di Irno24 pensiamo di dissociarci da tutto ciò che è fasullo, da iniziative personali, dai titoloni privi di senso, da allarmismi di vario genere e puntiamo invece ad un’informazione utile ai cittadini e ai lettori, basata sull’ufficialità delle informazioni. Sappiamo anche che non esiste solo il Coronvirus ma che la vità è fatta anche di altri problemi di cui non si sta parlando e che vengono messi a tacere. E quindi siamo dell’avviso che bisogna informare ma in maniera sana.

In Cina si dice che mangiare bene significa raggiungere il cielo. Sarà per caso la lettura giornaliera del quotidiano davanti a del buon pollo alle mandorle a salvarci?

In fede
Annamaria Parlato
Giornalista pubblicista - Direttore Responsabile Irno24.it

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Annamaria Parlato 31/12/2019

L'anno che verrà

Venditore Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore Si, signore.
Passeggere Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere Come quest'anno passato?
Venditore Più più assai.
Passeggere Come quello di là?
Venditore Più più, illustrissimo.
Passeggere Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore Io? non saprei.
Passeggere Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore No in verità, illustrissimo.
Passeggere E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore Cotesto si sa.
Passeggere Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore Cotesto non vorrei.
Passeggere Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore Lo credo cotesto.
Passeggere Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore Appunto.
Passeggere Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore Speriamo.
Passeggere Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere Ecco trenta soldi.
Venditore Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere - GIACOMO LEOPARDI, OPERETTE MORALI

Sarebbe il caso di dire: lasciateci sognare, lasciateci immaginare un anno migliore, meno crudele. Il 2019 è stato caratterizzato da tanti accadimenti significativi sia a livello politico che sociale, ma senza risultati soddisfacenti e concreti. Il 2019 è stato segnato da tante vicende dolorose che hanno tolto la voce anche a chi avrebbe voluto urlare la propria disperazione. Il 2019 è stato anche l'anno dei disastri ambientali che hanno privato gli esseri umani della libertà di muoversi, tenedoli rinchiusi in una gabbia di massi, pietre e fango.

Che imbarazzante contemporaneità! Siamo così bravi a complicarci la vita e a rendere il nostro presente carico di ostacoli che nemmeno ci rendiamo conto di quanto siamo ridicoli. Andando avanti di questo passo come potremo affrontare il domani? Le prospettive di un avvenire incerto e inaffidabile, di un mondo privo di controllo sono ormai vicine.

Alla fine siamo tutti come il "passeggere", disillusi e disincantati, consapevoli che ogni anno nuovo sia la prosecuzione del vecchio, consapevoli di aver perduto qualcosa e di brancolare nel buio alla ricerca di chimere lontane come miraggi nel deserto. Ma dentro di noi, almeno nell'ultima notte, quella più scintillante dell’anno, è confortevole immaginarsi un pò "venditori", illudendosi che il futuro ci dia la possibilità far avverare altre occasioni e opportunità.

Irno24 nelle sue poche settimane di vita ha dimostrato di avere il coraggio di inseguire le verità e di possedere le energie di raccontare il quotidiano. Pertanto auguri di buon anno cari lettori, noi abbiamo la voglia di andare avanti, con la speranza che nel 2020 ognuno sia sempre artefice del proprio destino!

In fede

Annamaria Parlato
Giornalista pubblicista - Direttore Responsabile Irno24

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