Storia e collezioni del Museo Diocesano San Matteo di Salerno

Importante contenitore al fianco della vita ecclesiale e al patrimonio storico-artistico cittadino

Annamaria Parlato 31/07/2021 0

Fra il ‘500 e il ‘600 appaiono progressivamente nuove tipologie di musei, con intenti prevalentemente pedagogici e didattici; esse sono ampiamente rappresentate in ambito ecclesiastico, insieme ai musei scientifici, di cui sono dotati seminari, collegi e altri istituti di formazione legati soprattutto alla Compagnia di Gesù. Subito dopo, sorgono, i Musei delle cattedrali e i Musei dell’opera, con lo scopo di custodire ed esibire opere d’arte e oggetti culturali, generalmente non più in uso, provenienti dalle cattedrali stesse o dalle loro sacrestie.

Alla fine dell’800 e ai primi del ‘900 fanno infine la loro comparsa i Musei Diocesani, analoghi ai precedenti, ma con materiali provenienti anche da altre chiese della città e della diocesi, concentrati in un’unica sede, per salvarli dall’incuria e dalla dispersione. Le prescrizioni della Santa Sede del XX sec. in materia di musei sono indirizzate ai vescovi italiani, ma le stesse si possono ritenere valide per la Chiesa universale. La lettera circolare della Segreteria di Stato del 13 aprile 1923 suggerisce di fondare e organizzare un museo diocesano nell’episcopio o presso la cattedrale.

Molto importante è anche la lettera inviata dal cardinale Pietro Gasparri il 1° settembre 1924, la quale, nel notificare ai vescovi italiani la costituzione della Pontificia Commissione centrale per l’arte sacra in Italia, dispone anche la formazione in ogni diocesi di Commissioni diocesane per l’arte sacra con il compito di formare e ordinare i musei diocesani. È inoltre rilevante la lettera circolare della Congregazione per il clero dell’11 aprile 1971, che dispone la conservazione in un museo diocesano o interdiocesano di quelle opere d’arte e tesori non più utilizzati a seguito della riforma liturgica.

A capo di un museo diocesano di solito vi è sempre un Vescovo Diocesano, il cui compito è quello di coordinare, disciplinare e promuovere quanto attiene ai beni culturali ecclesiastici; per questo si avvale sia della collaborazione della Commissione diocesana per l’arte sacra e i beni culturali sia di un apposito Ufficio presso la curia diocesana. Egli inoltre, presenta ai soprintendenti le richieste di intervento di restauro, di conservazione o autorizzazione, concernenti beni culturali di proprietà di enti soggetti alla sua giurisdizione. Le richieste di intervento riguardanti beni librari vengono presentate tramite il vescovo diocesano, all’ufficio centrale competente del ministero per i beni culturali e ambientali.

La storia del Museo Diocesano “S. Matteo” in Salerno può trovare la sua sintesi nelle origini dell’ex Seminario Arcivescovile, insieme ad Archivio e Biblioteca. L’edificio che si prospetta con la facciata principale sul Largo Plebiscito con un’architettura sobria, classica, ebbe la sua origine nel secolo XVI. Fu l’arcivescovo Gaspare Cervantes (1564-68) a stabilire la costruzione del Seminario, in attuazione del Deliberato del Concilio di Trento. Sorse a settentrione del Duomo, a ridosso delle mura della città, inglobandone parte di esse.

Nel 1731, l’arcivescovo Fabrizio De Capua, per renderlo più idoneo allo scopo, ne dispose la demolizione e la ricostruzione. Nel secolo XIX, l’arcivescovo Michelangelo Luppoli fece sopraelevare un altro piano su parte del secondo e fece rifare la facciata principale. L’8 ottobre 1849, papa Pio IX, insieme al re di Napoli Ferdinando II, visitò Salerno e dal balcone principale del Seminario benedisse il popolo salernitano: l’avvenimento è ricordato nella lapide posta sulla porta d’ingresso della sala d’accesso al balcone.

La legge di esproprio per pubblica utilità del 22/12/1861 restrinse il Seminario a pochi locali; ancora requisito negli anni della prima guerra mondiale e utilizzato come ospedale militare, fu riaperto nel 1919 ed è stato attivo fino al 1980. Dopo il terremoto del 1980, nel 1982 le opere furono chiuse al pubblico ma messe a disposizione degli studiosi e fu creata la prima sede della neonata Soprintendenza ai Beni A.A.A.S. di Salerno e Avellino. Il progetto sulla definitiva sistemazione dell’ex Seminario ha previsto di destinare l’intero primo piano al Museo diocesano, man mano che sono stati restaurati tutti i locali. Dopodichè sono state allestite tre sale in cui è esposta la sezione medievale della raccolta diocesana.

Il museo, in definitiva, fu fondato da Mons. Arturo Capone ed ebbe la prima sede presso il Duomo. Dal 1990 è stato trasferito in Piazza Plebiscito dove ha trovato la sua posizione definitiva. I lavori sulla sistemazione dell’ex Seminario hanno poi stabilito di destinare l’intero piano terra, lungo i portici, alla collocazione del “lapidarium” che in passato era variamente sistemato nell’atrio d’ingresso del vecchio museo; gli ampi saloni interni dell’ex refettorio e delle cucine sono state adibite ed opportunamente attrezzate a laboratori di restauro curati dalla Soprintendenza; la cappella ha ospitato un deposito visitabile di opere d’arte restaurate; le rimanenti sale al piano terra sono state utilizzate per laboratori fotografici, di analisi e studi.

L’ex salone di ricevimento è stato usato come sala per conferenze, mentre i locali sulla sinistra dell’ingresso sono stati destinati alla custodia. I locali disposti sulla verticale dello scalone principale sono diventati uffici e direzione. Il primo piano invece ha ospitato tre sale espositive con manufatti che abbracciano un intervallo compreso tra il sec. IX e il sec. XX. Attualmente vi sono già due sale che espongono la sezione di manufatti medievali e gotico-rinascimentali.

Tra le opere di maggior rilievo vi sono, oltre una ricca raccolta numismatica, la serie degli avori con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento eseguiti tra la fine dell’XI e la prima metà del XII sec., e le miniature appartenenti originariamente al rotolo membranaceo dell’Extultet della metà del XIII sec. La pinacoteca è composta da quasi 100 dipinti, che rappresentano una notevole sezione della cultura figurativa dell’Italia Meridionale dal XIII al XIX sec.

A partire dall’età angioina, Salerno si era inserita nell’orbita politica, culturale e artistica della corte napoletana; tra i dipinti su tavola provenienti da cultura giottesca o dall’ascendenza senese e martiniana si annoverano tra i più importanti: la Crocifissione giottesca di Roberto D’Oderisio del XIV sec., la Pietà di fattura avignonese, l’Incoronazione della Vergine di Eboli e una piccola tavola con S. Michele Arcangelo di Cristoforo Scacco.

L’adesione alle conquiste rinascimentali della pittura salernitana si evidenzia nelle intelaiature prospettiche di Vincenzo de Rogata, mentre la presenza in alcune tavole di modi umbro-marchigiani introduce alla lettura di Andrea Sabatini da Salerno, il più celebre interprete della lezione raffaellesca dell’Italia Meridionale, di cui si possono ammirare in particolare la Pietà e la Madonna tra i Santi Aniello e Leonardo. Notevole è la presenza della pittura naturalistica come la Giuditta di attribuzione caravaggesca e le possibili attribuzioni nell’ambito della pittura napoletana come il S. Pietro piangente, S. Girolamo penitente, S. Brunone e la Maddalena.

Le opere di cultura barocca e neoclassica sono narrazioni colte, caratterizzate da un’accentuata propensione pittoricistica che prelude, alla rivincita delle istanze classiciste della prima metà del sec. XVIII, con l’interpretazione locale della fortunatissima formula solimenesca. Molte opere del Museo rientrano ampiamente nella storiografia artistica corrente, ma vi sono anche opere poco conosciute che attendono una precisa definizione del loro valore artistico. La scultura è presente con pochi pezzi ma di notevole valore come S. Giuseppe, in legno dorato, ed il S. Martino.

Nei luminosi corridoi di accesso alle sale è stata collocata parte della collezione di monete della Magna Grecia, della Repubblica Romana, dell’Impero Romano e della Zecca di Salerno. Tra le migliaia di monete c’è da segnalare il famoso Follaro di Gisulfo II con la raffigurazione della Opulenta Salernum.

I musei diocesani, con tutte le manifestazioni che vi si connettono, sono intimamente legati al vissuto ecclesiale, poiché documentano visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nel culto, nella catechesi, nella cultura e nella carità.

Un museo diocesano è dunque il luogo che documenta l’evolversi della vita culturale e religiosa, oltreché il genio dell’uomo, al fine di garantire il presente. Di conseguenza non può essere inteso in senso assoluto, cioè sciolto dall’insieme delle attività pastorali, ma va pensato in relazione con la totalità della vita ecclesiale e in riferimento al patrimonio storico-artistico di ogni nazione e cultura. Deve quindi necessariamente inserirsi nell’ambito delle attività pastorali, con il compito di riflettere la vita ecclesiale tramite un approccio complessivo al patrimonio storico-artistico.

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Redazione Irno24 13/05/2021

Musei provinciali, prenotazioni via mail per weekeend e festivi

La Provincia di Salerno, con nota n. 33604 del 6 maggio scorso, disciplina l'accesso ai Musei provinciali nei giorni di sabato, domenica ed eventuali festivi di apertura straordinaria. “I Musei provinciali hanno riaperto al pubblico - afferma Il Presidente Strianese - già dallo scorso 26 aprile, secondo orari e giorni consueti. Ma, nei giorni di sabato, domenica e nei festivi sarà consentito l’accesso solo su prenotazione.

I visitatori potranno accedere ai nostri Musei inviando la richiesta all'indirizzo mail prenotazionimuseiprovinciali@provincia.salerno.it, specificando giorno ed orario della visita ed indicando un numero di telefono per eventuali comunicazioni. Le prenotazioni potranno essere inoltrate dal lunedì al venerdì, entro le ore 13.00.

Per ragioni organizzative, le eventuali mail che perverranno oltre tale orario non saranno prese in considerazione, mentre chi si prenota regolarmente riceverà conferma dell’avvenuta prenotazione tramite mail. Stessa procedura di prenotazione per il fine settimana e festivi anche per la mostra “A sud del Barocco” (in corso alla Pinacoteca provinciale), che rimarrà aperta per tutto il mese di maggio, con possibile proroga.

La Pinacoteca, e quindi la mostra, sarà interessata anche dalle visite guidate delle “Giornate FAI di primavera” previste il 15 e 16 maggio. Tutti gli ingressi saranno consentiti sempre ed esclusivamente nel rispetto della normativa anti Covid-19.

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Redazione Irno24 01/09/2021

Il cinema "Made in Campania" in mostra a Venezia 78

La Campania si conferma protagonista alla 78a edizione della Mostra di Arte Cinematografica al via oggi a Lido di Venezia nel pieno rispetto delle regole anti Covid. Grande attesa, in particolare, per il ritorno dei registi Paolo Sorrentino e Mario Martone, in lizza per il Leone d’oro. Vent’anni dopo la sua opera prima “L’uomo in più”, Sorrentino è in concorso a Venezia con “È stata la mano di Dio”, il film che racconta “la sua storia” e che verrà proiettato domani, 2 settembre, in anteprima mondiale.

Alla sua terza partecipazione consecutiva, invece, è il regista Mario Martone con “Qui rido io”, realizzato con il contributo della Regione Campania - Piano Cinema 2019: il film sulla vita del grande commediografo Eduardo Scarpetta è interpretato dal premio oscar Toni Servillo, protagonista anche del film di Sorrentino. Fuori concorso, inoltre, il film di chiusura della Mostra, sabato 11 settembre, sarà “Il bambino nascosto” di Roberto Andò, il cui protagonista è un maestro di musica interpretato da Silvio Orlando: il film è stato realizzato con il contributo della Regione.

Alle “Giornate degli Autori” saranno presenti il documentario girato a Torre Annunziata “Californie” di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman; il film “Il silenzio grande” di Alessandro Gassman (realizzato con il contributo della Regione) tra gli Eventi Speciali e il corto “Coriandoli” di Maddalena Stornaiuolo nella sezione Notti Veneziane. Nella sezione “Orizzonti”, tra i cortometraggi in concorso, c’è “Il turno” di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese, beneficiario del contributo della Regione Campania, Piano Cinema 2019.

Nella “Biennale College Cinema” ritroviamo Napoli con “La Santa Piccola”, opera prima della regista Silvia Brunelli che racconta le tradizioni e le superstizioni del popolo napoletano. Gli otto film sono stati realizzati in collaborazione con la Film Commission Regione Campania e con il supporto sanitario garantito dalla Regione Campania.

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Redazione Irno24 10/12/2019

"Tanti cuori 1 capanna" al Tempio di Pomona

Fino al 22 Dicembre 2019, presso il Tempio di Pomona, nel cuore della città di Salerno, sarà possibile ammirare le opere della XIV Mostra Interculturale Saveriana “Tanti cuori 1 capanna - Dalla tradizione cristiana, un segno per l’educazione interculturale e interreligiosa”. La Mostra, allestita dai Missionari Saveriani di Salerno, dall’Associazione Laici Saveriani ad gentes onlus, dall’Ufficio Diocesano Migrantes e dal Centro Missionario della Diocesi, ospita centinaia di presepi provenienti da tutto il mondo con le loro specifiche caratteristiche. E' stata inaugurata il 7 Dicembre dall’Arcivescovo, Mons. Andrea Bellandi.

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