Miele straniero in un vasetto su 2, Coldiretti: "Occhio a etichetta"
Evitare di cadere nell'inganno dei prodotti spacciati per italiani
Redazione Irno24 02/12/2020 0
Sugli scaffali dei supermercati italiani più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero ed è quindi importante verificare con attenzione l’etichetta per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea, che stima una produzione nazionale di 17 milioni di chili nel 2020.
Con la svolta salutista degli italiani, che ha portato all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nei primi nove mesi dell’anno, per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre - consiglia Coldiretti - verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – conclude Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
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Redazione Irno24 21/04/2023
Salerno, a Palazzo Sant’Agostino avviata la Consulta per il Turismo
Oggi, a Palazzo Sant’Agostino, a Salerno, si è insediata la Consulta del Turismo, presieduta dal Consigliere provinciale delegato al Turismo, Pasquale Sorrentino. Ha avviato i lavori il Presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, che lo scorso 5 aprile, con decreto n° 63, ha costituito e convocato le Consulte del Turismo, della Cultura, delle Politiche Sociali e dello Sport, a seguito di relativa manifestazione d’interesse per la quale sono pervenute circa una centinaio di adesioni.
“Nei nostri territori – dichiara Alfieri – c’è una fragilità socioeconomica che va combattuta. Il mare sicuramente è il più grande attrattore, ma abbiamo anche l’archeologia e i beni culturali, la dieta mediterranea e tutta l’enogastronomia, le bellezze paesaggistiche con i parchi, i boschi e le aree protette, i borghi. Sono tutte risorse che bisogna organizzare meglio per attrarre i flussi turistici. Dobbiamo fare cose diverse per ottenere cose diverse.
Ho voluto attivare le Consulte, quali luoghi di discussione e condivisione, per costruire insieme percorsi che vadano a incidere proprio su quella fragilità socioeconomica. Il turismo ha senso se miglioriamo la qualità della vita delle nostre comunità.
Dobbiamo intervenire, per esempio, sulla nostra mobilità, a partire dalla rete viaria fino all’aeroporto. Viviamo in una regione di 6 milioni di abitanti e con il turismo di prossimità potremmo intercettarne una buona parte, se permettiamo di raggiungerci in mezz’ora. E ancora, con una buona mobilità potremmo utilizzare i nostri borghi come strutture ricettive. Insomma abbiamo molto lavoro da fare tutti insieme per stimolare la Regione e lo Stato, per metterci in rete”.
Redazione Irno24 23/02/2022
Confesercenti Salerno: "Caro energia e burocrazia, la ripartenza non c'è"
"Non è certamente una novità, è soprattutto il mondo dell'impresa a saperlo, che la burocrazia, e gli eccessi di questa pratica cara alla politica italiana, opprime imprese ed imprenditori e ne determina spesso la loro estinzione economica. Addirittura, nello sforzo di interventi a sostegno dell’economia, notiamo una quantità sproporzionata di documentazione da produrre per poter accedere a crediti di imposta, finanziamenti a fondo perduto o in regime de minimis.
Abbiamo sempre sostenuto che, nel periodo emergenziale più preoccupante, qualche attività normativa aggiuntiva sarebbe stata necessaria, ma ancora oggi riscontrare questa pratica rappresenta un vero e proprio ostacolo alla crescita, alla ripartenza ed alla sburocratizzazione. Una nuova ondata di regole e normative a valere sul mondo delle imprese, nuovi e vecchi balzelli che finiscono inevitabilmente per fagocitare il tessuto economico e sociale, creando nuova povertà diffusa.
I venti di guerra provenienti dall'Ucraina, che hanno messo in risalto il deficit energetico di tutto il Paese, con aumenti esorbitanti per il mondo dell’impresa, stanno disintegrando le piccole attività commerciali; un ristorante che pagava 14mila euro ne pagherà 26mila, un bar che ne pagava 12mila ne pagherà 18mila, un fornaio che ne pagava 3mila ne pagherà 6mila, un parrucchiere che già pagava 8mila euro ne pagherà 12mila, rincari che - sempre se l’azienda non ritenga utile chiudere - si ripercuoteranno sull'utenza finale sui consumatori.
Questi dati che appartengono alla drammatica situazione dell'economia reale, unitamente agli impegni bancari extra, contratti proprio in epoca Covid, rappresentano un ulteriore aggravio di pressione su imprese e famiglie; proprio per questo, stiamo cercando di rappresentare tutto ciò in maniera puntuale ai nostri 'euroburocrati', sperando che a tutti i livelli capiscano le difficoltà del nostro tessuto economico e sociale, che si regge su comunità piccole, dove da sempre vige un equilibrio commerciale armonico.
Riconosciamo certamente un impegno istituzionale, così come sempre ribadito, ma non è bastato e non basterà per favorire un vero clima di ripartenza diffusa; abbiamo visto i dati nazionali sulle cessazioni e sulle chiusure di imprese, specie nel settore del turismo e del commercio tradizionale. Molti dei nostri associati, dai balneari, agli imprenditori del trasporto NCC, al settore dell’ospitalità, stanno ancora aspettando il cosiddetto poderoso piano socio-economico per una vera ripartenza, i fondi del PNRR sono ancora troppo “lontani” dalla realtà del quotidiano dei nostri esercenti.
Il nostro impegno è rivolto con ancora più vigore ed energia alle categorie più soffocate da questa crisi: ai pubblici esercizi, ai ristoratori, agli artigiani, ai piccoli commercianti delle nostre città, insomma ai veri rappresentanti dell’'economia reale, quella che noi in Confesercenti difendiamo quotidianamente, per questo diciamo a tutti coloro che hanno impegni di governo e di amministrazione di fare il possibile per tutelare gli attuali imprenditori, accompagnandoli davvero fuori dalla pandemia socio-economica".
Raffaele Esposito, Presidente Confesercenti Provinciale di Salerno
Redazione Irno24 16/04/2020
Il prezzo della frutta sale vertiginosamente, nei campi è crisi
Dalle mele alle patate, l’aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione è un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura con le difficoltà nelle esportazioni, la chiusura delle mense e dei ristoranti e la mancanza di lavoratori stranieri che alimentano anche speculazioni, con compensi che in molti casi non coprono neanche i costi di produzione degli agricoltori.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che, sulla base dei dati Istat, a Marzo si evidenzia al dettaglio nel carrello della spesa sulla frutta un'inflazione del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%.
Quasi quattro aziende ortofrutticole su dieci (38%) sono in difficoltà anche per il cambiamento delle modalità di acquisto, con gli aumenti mensili di spesa che vanno dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati che non hanno compensato le perdite all’estero e nella ristorazione. In questo momento di difficoltà, per aiutare il Made in Italy il consiglio della Coldiretti è quello di comperare direttamente dagli agricoltori nelle fattorie e nei mercati di Campagna Amica, che in molte città ha organizzato anche servizi di consegna a domicilio, ma anche nei negozi e nei centri della grande distribuzione, privilegiando l’acquisto di frutta e verdura nazionale, riconoscibile dall’obbligo di indicare l’origine su etichette e cartellini.
La situazione è drammatica per molti agricoltori, con i raccolti già impoveriti dall’alternarsi di gelo e siccità per un andamento climatico del tutto anomalo al quale si aggiungono gli effetti della mancanza di almeno 200mila lavoratori stagionali che mette a rischio le forniture alimentari degli italiani. Per combattere le difficoltà occupazionali in Italia, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura, Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry”, autorizzata dal Ministero del Lavoro, alla quale sono già arrivate 1500 offerte di lavoro.
Ma per favorire tanti cassaintegrati, studenti e pensionati italiani, che si sono proposti per lo svolgimento dei lavori nelle campagne, è necessaria però subito una radicale semplificazione del voucher. Serve intervenire urgentemente con raccolta in corso per fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) e in pieno campo.
Con l’aprirsi della stagione - sottolinea Coldiretti - i prodotti di serra lasceranno il posto ai prodotti all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Tra una decina di giorni partirà la raccolta delle prime ciliegie in Puglia, a seguire la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, con la scolarità delle diverse varietà, fino a Settembre. A Maggio inizia la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a Giugno le prime pere, ad Agosto le prime mele e l’inizio della vendemmia mentre a Ottobre inizia la raccolta delle olive e a Novembre quella del kiwi.