Dal 9 ottobre "Apollo 4.0" al Museo Archeologico di Salerno
Promotrice dell'innovativo progetto è la Fondazione della Comunità Salernitana
Redazione Irno24 09/10/2024 0
Non si può parlare di progresso senza tecnologia, ma non esiste patrimonio culturale senza tradizione: di qui la sfida di mettere assieme i due aspetti, nel progetto di digitalizzazione del bene storico artistico, con “Apollo 4.0” dal 9 ottobre al Museo Archeologico Provinciale di Salerno. La testa bronzea di Apollo e la leggenda che porta con sé è senz’altro il reperto più iconico custodito al museo, tuttavia ancora poco noto ai turisti e agli stessi cittadini.
Capolavori come questo vanno, infatti, apprezzati e preservati, riscoprendo un rinnovato interesse, che li avvicini ad un pubblico sempre più ampio che vada oltre gli studi di archeologia. Da questa riflessione nasce l’idea progettuale legata al mito della testa di Apollo, per renderlo accessibile e fruibile a tutti: “La Fondazione della Comunità Salernitana - spiega la presidente, Antonia Autuori - dedica gran parte delle energie nella diffusione della cultura a sostegno del patrimonio artistico della provincia di Salerno. Abbiamo pensato, stavolta, a uno dei simboli, tra i più affascinanti che caratterizza la città, attualizzandone la memoria storica perché non venga trascurata anche giocando con l’immaginazione”.
Non si tratta solo di digitalizzare, ma di scolpire in 3D la testa di Apollo, fino a “trasformare” il contenuto storico, artistico, culturale e territoriale in un prodotto digitale innovativo, attraverso uno scanner a luce strutturata o a triangolazione che restituisce un modello tridimensionale accurato dell’opera.
Successivamente, grazie alla collaborazione di Alessandro Faiella, 3D artist, il modello è stato rielaborato con software di modellazione 3D e, una volta ottimizzato per la stampa, è stato realizzato mediante un processo di deposizione a caldo del materiale plastico, strato dopo strato, in modo da ottenere una fedele riproduzione fisica del manufatto attraverso apposite stampanti 3D. Lo studio della testa è servito anche ad “animare e dare voce” ad Apollo, che racconterà la sua storia attraverso l’installazione di un totem permanente.
L’allestimento sarà permanentemente disponibile al Museo Archeologico Provinciale di Salerno, previa prenotazione delle visite, rivolte a gruppi e scuole, alla mail info@fondazionecomunitasalernitana.it. L'ingresso è libero.
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A Salerno l'Istituto di Poesia Contemporanea, siglato protocollo d'intesa
È stato siglato questa mattina un Protocollo d'Intesa tra Comune di Salerno, Fondazione Alfonso Gatto e Scabec per la realizzazione nella città di Salerno dell'Istituto di Poesia Contemporanea.
Il progetto prevede la realizzazione di un archivio di manoscritti permanente, nonché la creazione di un Fondo dedicato alle opere edite e di un Fondo dedicato a materiali inediti della Poesia Contemporanea del Sud ed in particolare della Campania.
Le stesse parti firmatarie dell'accordo si impegneranno a ricercare adeguate forme di partecipazione e coinvolgimento di ulteriori soggetti pubblici attivi sul territorio, nonché il sostegno di soggetti privati (mecenati, donatori, sponsor).
"Il progetto - si legge sulla pagina social della Fondazione Gatto - mira alla creazione di uno spazio aperto, dinamico, vivo ed in continuo aggiornamento, in grado di colmare il divario esistente tra l'offerta didattica della scuola e la produzione poetica contemporanea per poter favorire lo scambio di idee tra poeti, docenti, studiosi e studenti;
in particolare, rendendo disponibili, mediante un’attività di relazioni nazionali e internazionali, le informazioni e gli strumenti di studio necessari per l’accesso dei docenti alle esperienze più rilevanti della poesia contemporanea attraverso la promozione di incontri e laboratori. La direzione e la supervisione delle attività del Centro verrà affidata al poeta Valerio Magrelli ed in esso si articoleranno varie sezioni con diversi curatori".
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La tradizione del Natale a Salerno fra leccornie, "cunti" e rituali
Molti pensano che il Natale vissuto a Salerno non sia altro che quello vissuto a Napoli “in scala ridotta”: in realtà delle differenze ci sono, quello salernitano è un Natale forse più “ancestrale” e “tenebroso”. Certo, anche a Salerno tradizionalmente scendono gli zampognari per la Novena di Natale, i botti fanno parte del paesaggio sonoro dell’ultimo scorcio di dicembre, e nelle pasticcerie (o “spezierie manuali”, come venivano chiamate a fine Ottocento) campeggiano susamielli, roccocò, raffiuoli, mostaccioli, divino amore, paste reali e cassate della tradizione napoletana.
I dolci casalinghi natalizi tipicamente salernitani, tuttavia, sono leggermente più semplici e rustici. Anzitutto le zeppole, ciambelle fritte e guarnite di zucchero o miele, addirittura un’antica credenza vuole che l’esplosione di una zeppola troppo gonfia porti male, e per scongiurare il pericolo si debba sputare nel fuoco e recitare la scaramanzia: “Puzzate jettà ‘o sango!” [“che possiate buttare il sangue”]; poi ci sono i cazuncielli, sorta di panzerotti di pasta dolce ripieni di cacao e castagne e poi fritti e bagnati di miele; e gli immancabili struffoli, forse di origine longobarda data l’origine germanica della parola, palline di pasta fritte e bagnate nel miele, tra l’altro ne esiste anche una versione salata condita con lardo e aglio.
La cena della vigilia di Natale (che comincia circa alle 19) è, come a Napoli, a base di pesce, venduto prima a via Porta di Mare, la cui piazza era chiamata appunto “Pietra del Pesce”, poi a Piazza Flavio Gioia. Il primo piatto sono gli immancabili spaghetti con le vongole (“lupini” prevalentemente) o, in mancanza di queste, con la tipica colatura di alici della Costiera Amalfitana; segue il capitone fritto, la frittura mista di pesce e il baccalà fritto o all’insalata; d’obbligo per contorno l’insalata “di rinforzo” (cavolfiore e sottaceti con olive, capperi e acciughe) e i broccoli di Natale; per dessert, insieme ai dolci sopra nominati, frutta secca a volontà.
Dopo cena, si aspettava la mezzanotte giocando a tombola o a “sette e mezzo”, mentre i bambini ascoltavano i cunti che, dalla bocca della nonna o dell’anziana zia, raccontavano loro storie di spiriti, streghe, diavoli e munacielli; al momento della nascita del Cristo, saranno proprio loro a portare in processione il Bambinello nel presepe al canto di “Tu scendi dalle Stelle”. Una tradizione tipicamente salernitana vuole che le donne compiano un “rituale di purificazione” girando per le stanze della casa con un braciere pieno d’incenso recitando formule propiziatorie.
Eccone una:
Uocchie, maluocchie,
frutticielle all'uocchie;
schiatta 'a mmiria
e ccrepa lu maluocchio.
Maluocchio, maluocchio,
chi tene mmiria pozza schiattare.
Chesta è 'accetta
ca ogne mmale annetta,
chesta è 'a ronga
ca onne mmale stronga.
Uocchio, maluocchio,
ddoje uocchie afferrano,
e ttre uocchie levano;
lu Patre, lu Figlio e lu Spiritussanto!
Fremmate, uocchio,
nu gghì cchiù 'nnanze!
Attenzione però ai bambini che nascono in questa notte: potrebbero diventare lupi mannari!
Per saperne di più: Francesco Maria Morese, L’Eredità degli Antenati, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2019.