Le "Armonie" di Vincenzo Caiella fra pittura e musica
"L'ispirazione nasce da un'idea che colpisce e che a volte non ha un significato esplicito"
Anna De Rosa 09/02/2022 0
Vincenzo Caiella, nonostante le sue potenzialità creative, ha dovuto dare sempre la priorità alle esigenze della vita, dal momento che, purtroppo, l’arte non paga. Nonostante l’Italia detenga i due terzi del patrimonio artistico mondiale, sempre più spesso i creativi di casa nostra sono costretti a emigrare.
In Italia non esistono stipendi per gli artisti a livello statale, a differenza ad esempio della Norvegia, dove un supporto viene riconosciuto agli artisti e di cui si può vivere tranquillamente. Un altro mondo rispetto al nostro Paese, dove l’artista, a meno che non sia già inserito in un contesto commerciale, non ha possibilità di sicurezze economiche. Visitando il sito di Vincenzo Caiella, è possibile vedere le sue varie fasi di ricerca creativa evolutiva, ma io sono rimasta affascinata dalla serie "ARMONIE", dove donne con cuffie ascoltano musica, immerse in un fiorire di natura vivacemente cromatica.
Dove sei nato? Dove vivi?
In Molise, in un paesino chiamato Mirabello Sannitico. Vivo a Salerno, dove la mia famiglia si è trasferita nel lontano 1963.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho iniziato a dipingere già da adolescente, ma solo per pochi anni, poi ho ripreso in età adulta, invogliato anche dal fatto che mia figlia studiava all’Accademia Belle Arti di Napoli. Dal 2010 la mia ricerca artistica non si è più fermata, confermando l’artista che sono e che nessuno immaginava. Dopo il periodo “astratto”, ho scelto il figurativo con una tecnica pittorica tutta mia, molto particolare e molto apprezzata, con la quale ho realizzato una serie di opere dal titolo “Baci, abbracci e tatuaggi” e subito dopo, sempre con la stessa tecnica, ho realizzato la serie “Respiri”.
Poiché ritengo che nell’arte non possano esistere limiti o remore, ho iniziato ad utilizzare tecniche più tradizionali, alternando acrilico e olio, a volte utilizzandoli insieme, rappresentando soggetti anche inusuali come lo sport o personalissime prospettive della mia città. Tra Salerno e Napoli ho realizzato alcune personali e partecipato a numerose mostre, tra le quali la Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno.
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare? Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
L'ispirazione nasce dal caso, da un'idea che colpisce e che a volte non ha un significato esplicito. La scelta del tema è in genere è la fase più importante, in modo assolutamente naturale visualizzo mentalmente l'opera e in genere più di una sullo stesso tema. Non cerco di comunicare qualcosa, se non l'invito all'osservazione di un'immagine non banale che, se suscita un'emozione o comunque una riflessione, ha già raggiunto il suo scopo.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo
Tutti i grandi del passato remoto e recente mi hanno in qualche modo influenzato, è inevitabile. Ricordo un amico artista che mi disse: "Non vado a vedere mostre d'arte per evitare di essere contaminato e rischiare di perdere la mia originalità".
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Credo che le Istituzioni debbano svolgere (e in effetti alcune volte lo fanno) il ruolo di promozione dell'arte e degli artisti emergenti o comunque promettenti, che altrimenti devono affidarsi solo a galleristi e al mercato dell'arte, che non è promozione dell'arte ma affari.
Progetti futuri? Questi due anni con la pandemia per molti sono stati un tempo sospeso e di introspezione personale, tu come lo hai vissuto?
Nella fase iniziale della pandemia ho continuato a dipingere sul tema del mare, ora ho sospeso temporaneamente la pittura e sto dedicando il mio tempo alla mia seconda fonte di ispirazione e gioia, la musica, in particolare lo studio dei classici jazz con le mie chitarre.
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Anna De Rosa 15/04/2022
Paesaggi ad acquarello ed equilibri geometrici, ecco Pino Giannattasio
Le esperienze artistiche di Pino Giannattasio riflettono il suo carattere posato, sempre alla ricerca della forma e della tecnica per esprimere nel modo migliore il suo mondo. Sperimentatore di diversi materiali come cartone, ferro, ceramica, Giannattasio spazia dalla pittura alla grafica, dai paesaggi ad acquerello - che esprimono la sua poesia cromatica che accarezza le architetture delle case e dei monumenti - alla ricerca geometrica di equilibri e perfezioni. Ha partecipato a numerose collettive, conseguendo riconoscimenti.
Dove sei nato? Dove vivi?
Sono nato a Salerno, dove vivo.
Come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho cominciato a dipingere cogliendo l’occasione di un concorso artistico organizzato dalla Prof.ssa Grassi, Presidente dell’Accademia Internazionale d'Arte & Cultura "Alfonso Grassi".
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare?
Sin dall’inizio del mio percorso artistico ho cercato di trasmettere con le mie opere quello che era il mio stato d’animo al momento della creazione. Si possono così notare differenze notevoli fra i quadri: vi è un periodo di calma e apprezzamento del bello, che si identifica con le molte produzioni ad acquarello; un periodo sperimentale, in cui mi sono cimentato nelle opere geometriche e con forti colori, giocando fra le tinte primarie e secondarie; mi sono poi dilettato con tecniche nuove, lasciandomi guidare dalla fantasia.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Sono affascinato dall’arte giapponese espressa da Hiroshige e Hokusai, dai dipinti dell’inglese Turner e dell’americano Hopper. Rimanendo invece a Salerno, mi è sempre piaciuto il Prof. Sabino.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea dalle nostre parti?
Purtroppo nelle realtà locali c’è poca partecipazione da parte delle Istituzioni, cosa che non permette un’adeguata sponsorizzazione degli artisti e delle loro opere. Raramente vengono promosse iniziative gratuite, che permetterebbero di far conoscere una grande quantità di artisti, e tanto meno viene dato grande risalto a quelle organizzate dalle associazioni o da singoli promotori. Bisognerebbe far presente che l’arte non è un bene solo di nicchia, ma è una vera e propria terapia dell’anima aperta a tutti.
Progetti futuri?
Al momento non ho in programma nulla di definito. In questi due anni, quando è stato possibile, ho partecipato a mostre collettive in città e riprenderò quanto prima la produzione di opere.
Anna De Rosa 07/10/2022
Linee e colori per esprimere sentimenti profondi, l'arte di Antonia Vivone
Antonia Vivone, insegnante, specializzata in lingue e letterature straniere, ama l’arte e la coltiva. Dopo la laurea, ha maturato esperienze pluriennali in diversi settori, che le hanno permesso di acquisire competenze di problem solving, capacità di lavorare in team o individualmente, per raggiungere con successo obiettivi prefissati.
Il suo stile, l’espressione, la nozione analitica di soggetto, sono un’estetica empirica essenziale. Nella rappresentazione della sua arte, Antonia spazia dal figurativo all’astratto.
Dove sei nato/a? Dove vivi?
Sono nata a Salerno e vivo tra Salerno e Bellizzi.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho iniziato da bambina col disegno e poi ho proseguito con la pittura, approfondendo alcune tecniche e sperimentando molteplici stili. Mi sono accorta, sin da subito, che riuscivo spontaneamente a rappresentare ciò che avevo in mente e a riprodurlo, sia in modo figurativo che astratto.
Come nasce una tua opera?
Ogni opera nasce da un'ispirazione, che per me è una sorta di scintilla che viene dall'interno. Può prendere spunto dal mondo circostante o dal mondo interiore. Spesso nasce dalla curiosità dell'artista o da un particolare momento della vita. Molte delle mie opere nascono per dar voce a sentimenti profondi. Sulla tela, linee e colori si mescolano tra loro, dando origine all'opera.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Le mie tele, soprattutto quelle astratte, sono la voce dell'io interiore o, talvolta, la rappresentazione "emozionale" della realtà. Le opere parlano da sé, comunicando amore, gioia, solitudine, rabbia o malinconia. Gli accostamenti di colore, come anche i soggetti rappresentati, sono lo specchio delle emozioni che hanno spinto la mano dell'artista a dipingere. Ogni forma ed ogni linea ha un suo specifico significato, dalle linee curve, armoniose e delicate, a quelle spigolose, simili a graffi sulla tela.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare numerosi pittori e scultori, da Michelangelo, Leonardo e Raffaello, agli artisti contemporanei. Ognuno di loro, a suo modo, ha tramandato la propria visione del mondo. Tuttavia, l'artista che maggiormente mi ha colpito è stato Van Gogh, di cui ho ammirato i colori accesi e le pennellate veloci, in occasione di una visita ad un museo parigino.
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Ritengo che l'arte abbia un grosso potenziale nel nostro Paese. L'Italia ha una grandissima dote da sfruttare, quella di numerosi artisti poliedrici che fanno sentire la propria "voce" e quella di altrettanti che, invece, si espongono meno. È necessario, a mio avviso, incentivare le manifestazioni e gli eventi culturali, in quanto l'arte in sé è un canale di comunicazione significativo, per nulla trascurabile, e possiede la capacità di coinvolgere la gente.
Usi i social per promuovere la tua arte?
Si, utilizzo i social per diffondere le opere, in modo particolare Facebook e Instagram, che rappresentano la comunicazione del momento.
Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Ho cercato in tutti i modi di sfruttare il periodo della pandemia per portare avanti progetti artistici, traendo il meglio anche dalle piccole cose. Il momento peggiore è stato probabilmente quando ci siamo resi conto che il mondo fuori fosse immobile: la tristezza di tale consapevolezza ha preso diverse forme e, a volte, è stato difficile rimboccarsi le maniche mettendosi in gioco.
Quando, finalmente, siamo usciti da quella realtà parallela, ho apprezzato tutto ciò che per me precedentemente appariva "normale", "consueto". L'arte è rinata insieme a noi ed è tornata a splendere nella sua funzione comunicativa, trasversale ed empatica. Ciò che la rende preziosa è la funzione di trasmettere messaggi importanti e sentimenti inspiegabili a parole. Arte è socialità, integrazione e unione, ciò che vorrei tramandare con le mie opere.
Progetti futuri?
Ho intenzione di continuare a coltivare alcuni progetti artistici e partecipare ad eventi sul territorio.
Anna De Rosa 04/12/2022
Arte come passione e professione nel lungo percorso di Maria Pina Cirillo
La salernitana Maria Pina Cirillo, critico d'arte e di letteratura, si interessa di arte iconica e critica letteraria dal 1992 e, da sempre, di storia delle tradizioni popolari. Psicologa dell’arte, ha condotto approfonditi studi e ricerche, sviluppando interessanti teorie di lettura del rapporto autore-opera-fruitore. Curatrice di importanti manifestazioni culturali, ha partecipato, in qualità di organizzatrice, consulente e/o relatore, a numerosi eventi e trasmissioni radiofoniche e/o televisive, pubblicando articoli su riviste specializzate.
Il tuo primo contatto con l’arte? Cos’è per te l’arte?
Il mio primo contatto con l'arte iconica è avvenuto molto presto, quando, a 4-5 anni, ho potuto ammirare le opere di arte sacra nelle chiese napoletane che mio padre, innamorato della città in cui aveva studiato, mi ha portato a conoscere. Un momento di intensa emozione, che ancora conservo nel cuore. Per quanto riguarda, invece, il ricordo di un'artista al lavoro, mi è rimasta l'immagine di Andrea Celano, un pittore, scultore, ceramista, amico di famiglia, che andavamo a trovare nel suo studio/atelier. Per me l'arte è bellezza, armonia ma, soprattutto, libertà espressiva, voglia e capacità di comunicare, di approfondire il rapporto con se stessi e gli altri.
Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata una professione?
Ho iniziato a pensare all'arte non soltanto come momento di benessere, ma come qualcosa da condividere con gli altri, quando mi sono resa conto che fare o fruire arte migliorava la qualità della vita. Pur avendo affrontato il mondo della letteratura molto presto (a 16 anni ho scritto la mia prima recensione sulla sezione Mediterraneo di Montale e poi, qualche anno dopo, nella mia tesi, ho trattato la produzione poetica di Edoardo Sanguineti), ho, però, iniziato "ufficialmente" come critica d'arte solo nel 1992/93, quando ho fondato il Circolo Culturale "Athena", di cui sono presidente.
Da allora, spesso in sintonia con altre associazioni sul territorio, ho proposto mostre, conferenze, convegni. Particolarmente importanti sono stati i concorsi nazionali ed internazionali di fiabe, favole e racconti (Premio letterario "Elisabetta Casuccio") e di fotografia per i diritti degli animali (Premio "Amici di Petrosino"), entrambi svoltisi nelle bellissime sale del Palazzo di Provincia, che hanno fatto registrare un elevatissimo numero di partecipanti e una folta e qualificata presenza di pubblico.
Come scegli i progetti o gli artisti da seguire?
Mi faccio guidare sia da fattori razionali che emozionali. Devo, infatti, essere interessata al progetto, condividerne la visione e gli scopi, riconoscerne la validità. Relativamente alla scelta degli artisti da proporre o recensire, mi interessano sia le scelte stilistiche e tematiche che la personalità perchè, facendo psicanalisi dell'arte, ciò che mi colpisce è il rapporto tra il lato umano, quello culturale e quello artistico, che coinvolge non soltanto l'autore ma anche i fruitori.
Un aneddoto nella tua esperienza che ricordi con il sorriso e uno con disappunto
Un ricordo particolarmente gradevole è legato ad una delle prime manifestazioni da me organizzate. A Salerno, nella sede del Centro Artisti Salernitani, in via Mercanti, ho curato e presentato la collettiva d'arte "Nugae", articolata in due momenti. Una prima parte "tradizionale", con l'esposizione, per una settimana, di dipinti e fotografie di diversi artisti, alcuni famosi, altri emergenti, ed una seconda fase, di un solo giorno, con un evento apparentemente classico ma, in realtà, molto ironico e anche abbastanza provocatorio.
In questo secondo segmento, ho esposto creazioni fuori degli schemi ed ho preparato quattro recensioni, da stampare ed appendere alle pareti, quale esplicazione delle opere in mostra. In realtà si trattava di pezzi che non avevano alcun senso logico: il primo era un'accozzaglia di paroloni che parodiavano le recensioni ampollose di alcuni noti critici d'arte che, evidentemente, ritenevano di essere considerati tanto più importanti quanto più le loro parole fossero state di difficile comprensione.
Il secondo era in un inglese che non aveva alcun senso, così come il terzo, scritto in un latino maccheronico decisamente "out". Infine, nella quarta scheda, le parole erano formate da lettere greche semplicemente accostate le une alle altre, che creavano vocaboli inesistenti. La serata era completata da una relazione sulla storia dell'arte di due famosi critici (in realtà due persone che impersonavano dei critici ed esponevano, con passione, teorie strampalate). Il risultato più incredibile, che in realtà speravamo di ottenere, è stata l'attenzione di una fetta di spettatori che ha creduto si trattasse di discorsi seri e che ha letto con attenzione le finte recensioni, commentandole variamente.
Un evento che ricordo con disappunto è, invece, una collettiva in cui era inserita l'opera di una giovane artista, forse troppo piena di sé. In quell'occasione, si decise di mettere di fronte alla porta d'ingresso una tela particolarmente interessante, capace di attrarre i visitatori, invogliandoli ad entrare, con vantaggio per tutti. Gli artisti furono d'accordo, tranne la ragazza, la cui tela, tra l'altro, era in una posizione strategica. Così, mentre ero impegnata ad organizzare la presentazione, lei e il fratello, girando tra i vari gruppetti che stazionavano nella sala, iniziarono a parlare di evidente favoritismo.
Avvisata dagli altri artisti, ho aperto la manifestazione ricordando che la nostra associazione si basava sull'amicizia e sulla stima reciproca, e che nell'allestire una mostra è importante considerare il risultato finale ed è perciò necessario tenere conto della grandezza delle tele, dell'impatto visivo e del rapporto con le altre creazioni. In ogni caso, si invitava chi si fosse ritenuto danneggiato dall'allestimento a parlarne in privato, esponendo le sue perplessità. In trent'anni di manifestazioni ed eventi non si è mai ripetuto un episodio del genere.
Se potessi incontrare un artista del passato tuo preferito e uno del presente cosa gli chiederesti?
Se potessi incontrare un artista del passato sceglierei sicuramente Sandro Botticelli, le cui opere mi comunicano un grande piacere estetico, emozionale ed intellettuale. Non credo farei domande, in quanto sarei troppo emozionata e, soprattutto, interessata ad osservarlo mentre crea le sue splendide opere, e ad ammirare le sue figure femminili, così attuali nonostante la non piccola distanza temporale.
Tra gli artisti contemporanei, deciderei di avere una conversazione con Banksy, lo street artist certamente più noto al mondo, anche grazie alla monumentale spettacolarità delle sue opere. Mi piacerebbe sapere come coniuga le sue scelte stilistiche, non esenti da icone reiterabili e facilmente riconoscibili, con l'idea di creazione artistica come elemento inimitabile, la cui valenza è data proprio dalla sua unicità, e quanto questo significhi tendere ad un'arte seriale.
Vorrei anche discutere dello scardinamento del mercato della mediazione, che potrebbe diventare un'importante scelta per molti artisti che, in tal modo, si affrancherebbero dalla dipendenza dalle gallerie, con un'indiscutibile equivalente ricaduta economica, ma certo farebbe mancare una visione terza dell'opera, che si ritroverebbe stretta tra l'intenzione comunicativa del suo creatore e la libera interpretazione del suo fruitore, non sempre in possesso degli strumenti necessari ad una corretta decodifica e all'arricchimento dei messaggi dell'opera stessa. Mi piacerebbe anche sapere come si possa coniugare la volontà di ottimizzare al massimo il profitto economico del proprio lavoro con la volontà di comunicare messaggi sociali e politici.
Quanto conta la comunicazione nell'arte?
La comunicazione nell'arte è fondamentale, soprattutto in tempi in cui l'uso dei mass media è così massiccio e pervasivo. Infatti, se un tempo la fruizione dell'arte era appannaggio di pochi, l'accesso alla cultura e, in tempi recentissimi, ai social di un numero sempre crescente di persone, l'ha resa più popolare ma, nello stesso tempo, anche maggiormente dipendente da un'efficace strategia comunicativa. Promuovere un evento artistico, diffondere efficacemente la notizia, renderlo "di moda" diventa, in tal modo, un momento centrale e contribuisce al successo dell'iniziativa ed alla popolarità dell'artista.
Come hai vissuto la pandemia? Cosa ti ha lasciato?
Per quanto mi riguarda, soltanto i primi tre mesi sono stati davvero espressione di un tempo sospeso, non soltanto per l'assenza dei rapporti umani, ma anche per il senso di incertezza che li ha dominati. Ho vissuto, invece, diversamente gli altri mesi di questi due anni fuori dal comune. Ne ho infatti approfittato per portare a termine tante cose che non avevo il tempo di fare e, non appena possibile e secondo tutte le regole, ho curato mostre e partecipato comunque ad eventi culturali.
Ciò che mi ha colpito di più in tale periodo è stata la rinuncia totale di tante persone a vivere, sia pure in situazioni di massima sicurezza, anche i piccoli momenti di socialità. Al termine di questa esperienza ho, innanzitutto, apprezzato di più la quotidianità con i suoi piccoli riti e le cose di ogni giorno. Inoltre, credo di essere diventata più forte, più determinata e più attenta agli altri.
Tuoi prossimi progetti?
In futuro vorrei dedicare più tempo alle cose che mi interessano ed alle persone che mi circondano. Culturalmente parlando, continuerò ad occuparmi di arte e letteratura, intensificando la partecipazione a convegni nazionali ed internazionali; ad esempio in Spagna, a Salamanca, per parlare del rapporto tra le tradizioni siciliane presenti nelle opere di Verga e usi e costumi corrispondenti nel Cilento antico. Ho anche in programma la curatela di alcune mostre con il Cilentofest, di un evento a Carrara e di una manifestazione ia Nocera. Dedicherò anche tempo ed energie alla didattica dell'arte, quale momento ineludibile per una crescita armoniosa ed integrale dei ragazzi.