Salario minimo per legge, le preoccupazioni di Confesercenti Salerno
Esposito: "Se lo spirito è quello di combattere il lavoro nero, non si raggiungerà mai l'obiettivo"
Redazione Irno24 13/06/2022 0
La proposta legislativa finalizzata all’introduzione di un salario minimo per legge vede la contrarietà della Confesercenti Provinciale di Salerno. "Un intervento per legge in tale ambito - dichiara il Direttore, Pasquale Giglio - porterebbe una possibile alterazione degli equilibri economici e negoziali raggiunti della contrattazione collettiva.
Infatti, se il valore minimo fissato dal Legislatore fosse più basso di quello stabilito dai contratti collettivi di lavoro, si correrebbe il rischio di disapplicazione degli stessi, poiché per le aziende il salario negoziale sarebbe considerato come mero ed incomprensibile costo ulteriore. Al contrario, se fosse più alto, l’ingerenza legislativa in tale campo determinerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli ambiti. Conseguenza, non voluta, di tale disapplicazione contrattuale potrebbe essere il peggioramento delle condizioni generali dei lavoratori".
"Se lo spirito del salario minimo per legge è quello di combattere il lavoro nero - dichiara il Presidente, Raffaele Esposito - credo non raggiungerà mai il suo obiettivo; infatti i lavoratori in nero nella nostra provincia sicuramente non vedrebbero applicato il salario minimo, poiché la lotta al lavoro nero avrà un suo risultato solo garantendo la certezza delle regole, l’applicazione dei Contratti Collettivi vigenti e delle correlate attività rispettive degli organi di vigilanza.
Inoltre, l’introduzione del salario minimo non permetterebbe al lavoratore di superare la soglia di povertà, anzi avrebbe l’effetto di spiazzare i lavoratori a basso salario, relegandoli a percepire solo il minimo, oppure a trasformarli in disoccupati".
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Redazione Irno24 07/02/2021
Fine settimana da 200 milioni per bar e ristoranti delle regioni "gialle"
Una boccata di ossigeno da quasi 200 milioni di euro per bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi aperti nelle regioni gialle durante il weekend, dove sono potuti tornare al lavoro tanti italiani impegnati dall’attività di ristorazione alla fornitura di cibi e bevande nella filiera alimentare che occupa 3,6 milioni di persone. E’ quanto emerge da una stima Coldiretti.
Un boom di prenotazioni con molti degli oltre 293mila locali aperti nelle zone gialle che hanno registrato il tutto esaurito anche per le limitazioni dei posti disponibili per le stringenti misure di sicurezza e di necessario distanziamento adottate dalle strutture sulle quali continua peraltro ad incidere pesantemente – sottolinea Coldiretti – la chiusura serale che vale fino all’80% dei ricavi. Complessivamente nel 2020 la ristorazione ha quasi dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di circa 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea.
Gli effetti della limitazione delle attività di ristorazione – continua Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con cali di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Redazione Irno24 16/04/2020
Il prezzo della frutta sale vertiginosamente, nei campi è crisi
Dalle mele alle patate, l’aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione è un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura con le difficoltà nelle esportazioni, la chiusura delle mense e dei ristoranti e la mancanza di lavoratori stranieri che alimentano anche speculazioni, con compensi che in molti casi non coprono neanche i costi di produzione degli agricoltori.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che, sulla base dei dati Istat, a Marzo si evidenzia al dettaglio nel carrello della spesa sulla frutta un'inflazione del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%.
Quasi quattro aziende ortofrutticole su dieci (38%) sono in difficoltà anche per il cambiamento delle modalità di acquisto, con gli aumenti mensili di spesa che vanno dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati che non hanno compensato le perdite all’estero e nella ristorazione. In questo momento di difficoltà, per aiutare il Made in Italy il consiglio della Coldiretti è quello di comperare direttamente dagli agricoltori nelle fattorie e nei mercati di Campagna Amica, che in molte città ha organizzato anche servizi di consegna a domicilio, ma anche nei negozi e nei centri della grande distribuzione, privilegiando l’acquisto di frutta e verdura nazionale, riconoscibile dall’obbligo di indicare l’origine su etichette e cartellini.
La situazione è drammatica per molti agricoltori, con i raccolti già impoveriti dall’alternarsi di gelo e siccità per un andamento climatico del tutto anomalo al quale si aggiungono gli effetti della mancanza di almeno 200mila lavoratori stagionali che mette a rischio le forniture alimentari degli italiani. Per combattere le difficoltà occupazionali in Italia, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura, Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry”, autorizzata dal Ministero del Lavoro, alla quale sono già arrivate 1500 offerte di lavoro.
Ma per favorire tanti cassaintegrati, studenti e pensionati italiani, che si sono proposti per lo svolgimento dei lavori nelle campagne, è necessaria però subito una radicale semplificazione del voucher. Serve intervenire urgentemente con raccolta in corso per fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) e in pieno campo.
Con l’aprirsi della stagione - sottolinea Coldiretti - i prodotti di serra lasceranno il posto ai prodotti all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Tra una decina di giorni partirà la raccolta delle prime ciliegie in Puglia, a seguire la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, con la scolarità delle diverse varietà, fino a Settembre. A Maggio inizia la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a Giugno le prime pere, ad Agosto le prime mele e l’inizio della vendemmia mentre a Ottobre inizia la raccolta delle olive e a Novembre quella del kiwi.
Redazione Irno24 06/05/2020
La quarantena porta alle stelle i prezzi di frutta, verdura, latte, pasta e salumi
Schizzano i prezzi al consumo di frutta (+8,4%), verdura (+5%), latte (+4,1%) e salumi (+3,4%), spinti dalla corsa agli acquisti degli italiani in quarantena e dallo sconvolgimento in atto sul mercato per le limitazioni ai consumi fuori casa per le chiusure imposte alla ristorazione dall’emergenza coronavirus. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’impatto del lockdown sui prezzi dei prodotti alimentari sulla base dei dati Istat relativi ad aprile.
In contrasto con l’andamento dell’inflazione, che ad aprile su base tendenziale si è azzerata, il carrello della spesa registra un rincaro rilevante per molti prodotti alimentari la cui domanda è stata fortemente influenzata dal lungo periodo di quarantena. Con l’emergenza Coronavirus gli italiani – precisa Coldiretti - vanno a caccia di vitamine per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus, come consigliato anche dall’ISS (“Aumentare la quota di alimenti vegetali nella nostra dieta con più frutta e verdura e più legumi in ogni pasto della giornata”).
Ma a spingere in alto la spesa è stata anche la paura di rimanere senza scorte con la dispensa vuota che ha favorito l’acquisto di prodotti a lunga conservazione. Infatti ad aumentare è anche il prezzo della pasta (+3,7%), dei piatti pronti (+2,5%), del burro (+2,5%), dei formaggi +2,4%), dello zucchero (+2,4%), degli alcolici (+2,1%) delle carni (+2%), del pesce surgelato (+4,2%) e dell’acqua (+2,6%).
A pesare è il persistere della chiusura di ristoranti, bar, agriturismi e, in molte regioni, anche dei mercati rionali e degli agricoltori che moltiplicando le offerte ampliano la concorrenza aumentando le possibilità di scelta dei consumatori. Una situazione aggravata dai problemi nei trasporti per le difficoltà dei camion a viaggiare a pieno carico sia all’andata che al ritorno in conseguenza del blocco di molte attività produttive.
La chiusura forzata del canale della ristorazione ha infatti provocato un effetto a valanga sull’agroalimentare nazionale con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prorogato al primo giugno, secondo una stima della Coldiretti.