Confesercenti Salerno, allarme economia: anche il "caffè sospeso" è a rischio!

Esposito: "Bisogna fare qualcosa per ridurre i costi di energia, trasporti e materie prime"

Redazione Irno24 17/01/2022 0

"E' questo l'ultimo probabile campanello di allarme per un rialzo incontrollato dei prezzi, per i quali almeno in questo caso accanirsi semplicemente con i pubblici esercizi risulterebbe davvero troppo superficiale; è però questa una costante che va avanti da troppi mesi, da anni probabilmente, senza che vi sia mai stato un vero controllo dei prezzi da parte delle istituzioni, specie con l'avvento della moneta unica.

Commercianti costretti ad aumentare i prezzi perché il costo dell’energia è aumentato in maniera sproporzionata e le materie prime idem, perché la mano dello “Stato” è debole, inefficace, in alcuni casi inesistente, per far sì che ci possa essere davvero una ripartenza dell’economia reale e paradossalmente i nostri commercianti devono proporsi sempre più all’esercito dei “nuovi poveri”, che inevitabilmente cresce, per incamerare qualcosa e mandare avanti le proprie attività e le proprie famiglie con dignità. Certificazione evidente di una crisi devastante della quale conosciamo soltanto i primissimi aspetti.

Bisogna assolutamente fare qualcosa per ridurre i costi di energia, trasporti e materie prime che faranno inevitabilmente lievitare i prezzi dei nostri commercianti. Oggi che la crisi socio‐economica incalza, questo aspetto diventa più rilevante, più evidente, ma se torniamo indietro con un piccolo esercizio di memoria - dichiara il presidente provinciale di Confesercenti Salerno, Raffaele Esposito - è ben evidente che un controllo sui prezzi non è stato quasi mai praticato e, sempre facendo ricorso alla nostra memoria di consumatori, ci ricorderemo della mancata solidarietà che doveva esprimersi in questi mesi terribili di pandemia.

Occorrono politiche importanti e poderose per facilitare una ripresa vera e concreta, oggi con il rialzo dei prezzi delle materie prime e delle utenze le imprese sono in guai seri, mancate politiche energetiche strategiche probabilmente ci condanneranno sempre più in un vortice di oppressione fiscale fino a determinare un vero e proprio crack economico.

Dal canto nostro, il possibile e probabile aumento del prezzo del “simbolo” della convivialità ormai quasi dimenticata, e per la quale tutti vorremmo “lavorare” per riconquistarla, rappresenterebbe l’emblema e la certificazione forse di una crisi senza fine alla quale bisognerà trovare presto una soluzione.

Non saranno certamente le imprese dei settori del commercio e del turismo a determinare gli aumenti più sconcertanti; basti vedere oggi in tema sanitario, tra mascherine, terapie domiciliari e tamponi vari, quanto spende una famiglia media alle prese con il Covid. Ragioniamo su questo e magari un buon caffè può essere ugualmente dolce anche se leggermente più caro. Attenti pero allo spettro della speculazione. È sempre in agguato e mortifica oltre ogni modo i tanti commercianti onesti".

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Redazione Irno24 30/11/2022

Falsa pizza napoletana è fuorilegge, UE approva richiesta Italia

Via dai menù la pizza napoletana se non rispetta le regole previste dal disciplinare di produzione che riguarda ingredienti, metodi di preparazione e cottura. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del Regolamento di esecuzione (Ue) 2022/2313, che ha approvato la richiesta dell’Italia alla Ue di garantire la protezione con riserva del nome per la “Pizza Napoletana” Stg.

Il nome Pizza Napoletana - sottolinea Coldiretti - potrà essere utilizzato sulle confezioni o nei menù di ristoranti e pizzerie in Italia e nell’Unione Europea solo se saranno garantite alcune caratteristiche relative alla preparazione, come le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, le modalità di farcitura, la cottura esclusivamente in forno a legna ad una temperatura di 485°C e l’altezza del cornicione di 1-2 cm, con il controllo di un ente terzo di certificazione.

Ma i limiti - continua Coldiretti - riguardano anche l’utilizzo di materie prime di base, che per le loro peculiarità non possono che essere di provenienza nazionale, come l’olio extravergine d’oliva, il basilico fresco, nonché la “Mozzarella di Bufala Campana Dop” e la “Mozzarella tradizionale Stg”, esclusive per la variante con formaggio a pasta filata. Altri ingredienti necessari nella preparazione della “Pizza Napoletana” sono i pomodori pelati e/o pomodorini freschi, che evidentemente potranno dare nuovo slancio alla produzione di pomodoro nazionale, notoriamente riconosciuto per la sua grande qualità.

Qualora la “Pizza Napoletana” non corrisponda al disciplinare di produzione sarà considerato un illecito, sul quale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) è già al lavoro per dettagliare gli aspetti tecnici per aggiornare le relative disposizioni sanzionatorie. Il nuovo regolamento, che entra in vigore il 18 dicembre - continua Coldiretti - offre la possibilità di migliorare la trasparenza verso i consumatori sulla produzione di un piatto simbolo del Made in Italy, mettendo in sicurezza la sua meritata fama internazionale.

Ma la pizza è anche la colonna portante di un sistema economico per un fatturato che ha superato i 15 miliardi di euro, con un’occupazione stimata in oltre 100.000 addetti a tempo pieno, che diventano 200.000 nel weekend. Ogni giorno solo in Italia - conclude Coldiretti - si sfornano circa 8 milioni di pizze grazie all’utilizzo di 200 milioni di kg di farina, 225 milioni di kg di mozzarella, 30 milioni di kg di olio di oliva e 260 milioni di kg di salsa di pomodoro.

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Redazione Irno24 19/05/2021

Reddito di Emergenza, domande definite entro il 15 Giugno

Le domande di Reddito di Emergenza (REm) presentate entro il 30 aprile 2021 dai nuclei familiari aventi al proprio interno ex percettori di Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI) o Indennità di disoccupazione mensile (DIS-COLL), saranno definite entro il 15 giugno 2021. Lo rende noto l'Inps.

L’avviso di esclusione, inviato nei giorni scorsi dall’Inps tramite messaggio sms a tale categoria di richiedenti, è da intendersi riferito alla sola carenza dei requisiti di accesso alla prestazione previsti dall’art. 12, comma 1, del decreto legge n. 41/2021. Pertanto, ciò non esclude il successivo accoglimento delle domande.

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Redazione Irno24 01/02/2021

Coldiretti, da agroalimentare 1 milione di posti in 10 anni con svolta "green"

L’agroalimentare può offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale da sostenere con il Recovery plan. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’occupazione, che evidenziano la sostanziale tenuta dell’agricoltura nonostante la pesante crisi provocata dalla pandemia Covid.

Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà, dai cereali all’allevamento, fino all’olio di oliva, sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese” afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che “l’Italia deve ripartire dai suoi punti di forza”.

Basti pensare che in controtendenza rispetto all’andamento generale nel 2020 si registra uno storico balzo del 14% del numero di giovani under 35 imprenditori in agricoltura, rispetto a cinque anni fa, ma l’esperienza dell’emergenza Coronavirus ha anche dimostrato che – precisa Coldiretti – con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà i posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese.

L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per creare nuovi posti di lavoro, difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.

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