Design, pittura, architettura: i molti talenti di Marilina De Carolis
"Una mia opera nasce da una sorta di scintilla interiore che si propaga come energia"
Anna De Rosa 30/08/2023 0
La sua passione per l'arte associata alla pittura, alla ceramica e all’architettura discende dagli studi e dagli interessi che hanno ruotato intorno a queste esperienze, strettamente legate tra di loro sul piano della percezione visiva, ai suoi stimoli di ricerca sulla composizione e scomposizione dell’immagine per analizzarne e individuarne la struttura, il tipo ed il modello rappresentativo, per poi ricrearlo in una realtà “immaginaria” di un mondo cromatico.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata a Salerno. Ho vissuto per 15 anni a Cava de' Tirreni, adesso vivo a Salerno.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho conseguito la maturità artistica, perfezionando i miei studi di architettura e design, così come quelli della ceramica e scultura. Il mio percorso artistico è nato spontaneamente fin dalla mia giovane età ed è stata un'abilità espressa con grande naturalezza.
Quali abilità ti caratterizzano?
Tutte le mie emozioni e le mie idee le ho trasmesse su fogli e tele attraverso la pittura e il disegno, inoltre manipolando l'argilla. Sono una donna poliedrica e perfezionista, fin da giovane ho lavorato nel campo artistico e architettonico come disegnatrice e progettista; ho avuto esperienze come designer, elaborando prototipi per stilisti di moda con un mix di diversi materiali: seta, lino, iuta, pelle, ceramica.
Ho collaborato con vari artisti e aziende di ceramiche, riproducendo calchi di scultori e dipingendo pannelli antichi di artisti importanti di fine 800 e primi 900, che altrimenti sarebbero scomparsi con il tempo. Mio nonno, per dipingere, ricavava i colori dalle erbe e i fiori, tutti in famiglia abbiamo l'estro artistico. Ho imparato bene quello che so fare grazie alla caparbietà nello studio accurato di ogni tecnica ed alla voglia di sperimentare tutto ciò che si può realizzare di nuovo.
Come nasce una tua opera?
E' una sorta di scintilla interiore che si propaga come energia, dandomi l'ispirazione, e si trasforma in arte con colori e forme. Mi ispirano tutti i soggetti. Amo osservare la vita reale, cogliere l'attimo del sorgere del sole con i suoi colori brillanti, le sfumature del tramonto, l'odore dell'asfalto bagnato, il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie immerse in una folata di vento, le espressioni e gli atteggiamenti delle persone. Cerco di comunicare tutte le emozioni della realtà di tutti i giorni, attraverso colori e linee ben definiti che danno alla mia opera una precisa espressività.
I riferimenti artistici che ti hanno influenzato?
Vincent Van Gogh, che esprime i suoi sentimenti attraverso colori accesi e pennellate decise; Gustav Klimt, con le sue linee precise, colori definiti e l'uso dell'oro che lo portano fuori dai canoni tradizionali; Antoni Gaudì mi ha sempre affascinato per la sua capacità di creare edifici utilizzando forme naturali, con lo stesso procedimento con cui uno scultore crea un oggetto o un pittore crea una tela; Leonardo da Vinci, genio indiscusso, pittore e inventore, un riferimento per la sua poliedricità e la sua curiosità nelle scoperte e il suo perfezionismo e la voglia di spingersi sempre avanti.
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
L'arte dovrebbe essere maggiormente valorizzata, bisogna impegnarsi più seriamente coinvolgendo anche piccoli centri di provincia con iniziative che esaltino l'arte in tutte le sue forme.
Cosa ti ha lasciato la pandemia?
I due anni di pandemia per me hanno rappresentato un momento di riflessione e introspezione; ho rivalutato l'essenza delle cose importanti, il rapporto con me stessa e con gli altri. Tutto quello che con la vita frenetica avevo perso. Mi ripropongo per il futuro di continuare ad impegnarmi nella mia arte e farla conoscere.
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Annamaria Parlato 29/06/2022
"Dadini" è la storia di Alessandra Sessa, giovane jewelry designer salernitana
“Dadini sei tu, racconta la tua storia”. Semplice a dirsi, difficile a farsi. Partendo dal principio, il brand nasce dall’inventiva e dall’estro della giovane fiscianese Alessandra Sessa, che come tanti creativi e imprenditori, in un processo all’inverso, dal Nord rientra al Sud, restandoci. Originalità e artigianalità raffinata hanno fatto il resto, in un connubio di piacevolezza e preziosità dei materiali.
Il Quartier Generale Dadini è a Fisciano, ma gli stilosi gioielli in porcellana possono essere acquistati online o presso numerose gioiellerie italiane. La scoperta e l'uso della ceramica risalgono agli albori della storia e sono il risultato della terra fissata nella sua forma dal fuoco. Il prodotto più nobile delle componenti che costituiscono la ceramica è appunto la porcellana: caolino e feldspato, amalgamati dai cinesi, arrivano in Europa nel XIII secolo grazie agli scritti di Marco Polo. La porcellana nacque dalla lenta evoluzione degli oggetti di ceramica bianca, cotti ad alta temperatura del nord della Cina, verso il VI secolo.
Dietro quest’affascinante storia c'è chi come Alessandra ha saputo unire alle conoscenze storiche la modernità dei processi di lavorazione, conservando l’intreccio che lega manualità e materiali, per poter ottenere un gioiello unico e pensato con amore, l’amore per la propria terra e le proprie origini. Durante il lancio del Dadini, a Maiori lo scorso 2 giugno 2022, chi scrive ha avuto modo di intervistare la jewelry designer del brand, per poter raccogliere tutti gli elementi utili a far capire ai lettori come è stato creato Dadini e in cosa consiste.
Quando e perché hai deciso che saresti diventata una jewelry designer?
In realtà non ho deciso ma è stata una casualità poiché ho studiato design e un master in design del gioiello, lavorando in aziende di settore per anni, in particolar modo a Milano. Poi nel giugno 2015 ho ricevuto una telefonata da un imprenditore del Sud che mi chiedeva di portargli settanta copie di un libro che sarebbero servite ai suoi dipendenti per un workshop che si sarebbe dovuto svolgere durante il weekend. Nonostante la difficoltà della richiesta, riesco a prendere un treno al volo e ad arrivare in tempo a Salerno, mettendo in valigia tutti quei libri.
Però durante il viaggio mi lascio sopraffare dalla curiosità e inizio a sfogliare uno di questi libri sulla tematica del come fare impresa. Arrivata a Salerno, innanzitutto provo una gioia immensa nel rivedere la mia terra e la mia famiglia, e immediatamente mi fiondo in Costiera Amalfitana per sentire il profumo del mare e godere dei colori ipnotici della natura e delle maioliche. Da qui nasce il brand Dadini, da un progetto ben sviluppato e dalla voglia di rendere 3D le maioliche, qualcosa di rivoluzionario che racchiudesse il mio amato Sud. Esattamente tutto prende il via nel dicembre 2016.
Raccontaci il tuo brand tutto "Made in Italy": cosa significa Dadini?
Come dicevo, significa tridimensionalità delle ceramiche e delle maioliche dei paesi costieri in un piccolo gioiello, un micro-dado interamente realizzato in Italia al 100%.
Ci spieghi le tecniche e i materiali che usi?
Sono decalcomanie su porcellana. Al computer realizziamo prima i disegni delle maioliche graficamente, poi li stampiamo su decalco che sono prettamente per supporti ceramici e nella parte finale del processo vengono rifinite a mano, soprattutto le strisce colorate. Le maioliche poi a loro volta possono essere o colorate o preziose, quindi oro giallo o platino su porcellana. Oltre ai Dadini in porcellana ne ho creati altri in argento o in acciaio inossidabile per completare la linea di prodotti.
Se un gioiello dovesse scheggiarsi o rompersi, riusciresti a garantire al cliente anche la riparazione dello stesso?
Siamo in grado anche di provvedere alla riparazione del gioiello. Nel certificato di garanzia fornito al momento dell'acquisto al cliente nella sua scatola, assicuriamo in parte la manutenzione ma in genere consigliamo, data la delicatezza del materiale, di indossare un bracciale Dadini evitando di accostarlo ad un orologio o altri oggetti contundenti. Se poi dopo quindici giorni o un mese dall’acquisto dovesse scheggiarsi, il Dadini viene sostituito.
I tuoi sono gioielli che raccontano determinati territori della provincia di Salerno. Come è nata questa idea?
In realtà non siamo presenti solo sul salernitano ma ad oggi siamo anche in Campania, Lazio e Sicilia, e a breve Sardegna; di ogni regione, con le sue città che tocchiamo, cerchiamo di riportare sul gioiello le sue bellezze o peculiarità.
Potrebbe nascere un Dadini Valle dell'Irno?
La Valle dell’Irno non è una città e quindi no, ma ci tengo a precisare che Dadini è emozioni, ricordi, storie e quindi ci sono molti disegni impressi sui gioielli che vogliono cercare di trasmettere sensazioni, quindi non solo città e luoghi.
Pensi di creare anche una collezione nazionale, prendendo come punto di riferimento altri territori italiani?
Si, tocchiamo diverse regioni italiane e presto ne aggiungeremo altre. La massima aspirazione sarebbe quella di uscire oltre i confini nazionali e puntare agli Stati Uniti, all’Australia, al Giappone e così via, dedicando alle grandi metropoli un Dadini da collezionare.
Qual è il tuo Dadini preferito?
I Dadini li amo tutti, sono come figli perché li ho creati io, ma dovendo esprimere una preferenza amo il Dadini Amalfi perché è una maiolica super colorata che racconta del mare, del sole, dell’azzurro del cielo, della vita, della bellezza. Inoltre, ha un particolare design che se viene accostato ad altri Dadini Amalfi forma un fiore, se ruotato e messo al contrario forma un sole. Amalfi è stato il primo luogo a cui ho pensato, è il fulcro delle mie ispirazioni, nulla togliendo alle altre meravigliose città.
Altri progetti per il futuro?
Si, sto pensando di incrementare la collezione Dadini Pop con bracciali e collane non componibili, fatte di corda colorata, a differenza delle altre che invece si compongono di svariati pezzi a scelta del cliente, che mettendoli assieme crea la propria storia personale. In questo caso diventa un prodotto finito e il cliente può addirittura assistere al processo di realizzazione dello stesso, prenotandone la realizzazione presso i punti vendita con noi affiliati e seguendo il lavoro dei nostri maestri artigiani. I Dadini Pop hanno riscosso già un ottimo successo e ne aggiungeremo altri più invernali.
Altro progetto è quello di puntare alle città d’arte italiane, alle località balneari e a quelle sciistiche più famose, come ad esempio Courmayeur. Dadini non sarà solo gioielli ma anche accessori come profumi, borse, foulard dedicati alla maiolica tridimensionale marcata Dadini. Poi voglio svelare questa novità assoluta proprio ad Irno24, in anteprima. E’ nato da pochissimo anche il Dadini Ring, in pendant con i bracciali e le collane.
Chi è Alessandra Sessa in tre parole e tre aggettivi?
Alessandra è sicuramente sorrisi, mani protese e sguardi verso l’infinito. Poi è anche determinata, creativa e solidale col mondo femminile, soprattutto quando si tratta di fare squadra e rete.
E ora me la racconti un’altra storia?
Certo: “Sono più miti le mattine, il sole emana riflessi dorati nell’azzurro tenue del cielo e le bacche hanno un viso più rotondo. Il cielo è terso e il mare profuma di buono. Il castagno indossa una stola più gaia. La campagna una gonna scarlatta, ed anch’io, per non essere antiquata, mi metterò un gioiello”.
Anna De Rosa 09/09/2022
Esplosioni cromatiche e versatilità in chiave impressionista, ecco Splò
Loredana Spirineo, meglio conosciuta come Splò, è un'artista salernitana straordinaria, lavora come un'operaia dell'arte, ruba tempo su tempo alla sua quotidianità, produce opere e oggettistica significative e piacevoli allo sguardo, in stile impressionista; il tema delle sue opere è molto versatile, Splò dipinge molte scene diverse in cui spesso è protagonista la natura con paesaggi di mari, tramonti, albe, alberi, adorabili animali e la ritrattistica.
Da ammirare nelle sue opere l'esplosione cromatica, tutto viene visto con una lente d'ingrandimento. Per Loredana la pittura è una passione che viene da lontano, il suo percorso artistico nazionale e internazionale è ricco di premi e soddisfazioni.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata e vivo a Salerno.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
E' iniziato da piccola fra i banchi di scuola; con penne e matite ritraevo, a loro insaputa, i miei compagni. Allora mi veniva naturale, poi crescendo ho iniziato ad utilizzare i pennelli e sperimentare sempre nuove tecniche, facendo mille domande al Sig. Salvatore Cucciniello, che artisticamente è stato per me una guida spirituale.
A lui chiedevo consigli su libri, materiali e procedimenti, perché dalla matita i miei lavori presero colore. Mi incuriosiva "creare", ma tenevo nascosti in casa i miei lavori. Quando fui invitata ad esporli per la prima volta, mi resi conto con grande piacere che il mio papà non solo accolse con gioia la mia decisione, ma ne era emozionato.
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare?
Le mie opere nascono da un'emozione o un dolore e la tela mi dà modo di esternarli. L'ispirazione è qualcosa che non cerco, forse potrei definirla un soffio di vita che sento vibrare e non mi chiedo, mentre prende vita una tela, cosa ne possa pensare il probabile fruitore.
Ogni opera ha una storia, non nasce a caso ed in essa si può leggere qualunque emozione negativa o positiva, o peggio anche nessuna, può piacere o no ma se viene esposta il momento magico è scoprire se anche un solo sguardo si posa su di essa. I soggetti dei miei lavori sono le infinite persone che ho avuto la gioia o l'amarezza di conoscere nel mio percorso di vita. Si possono tramutare in alberi, in un mare o più difficilmente in qualcosa di astratto che mi ricorda i loro colori e le loro forme.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato?
Adoro Klimt, Caravaggio, Leonardo, Van Gogh, Michelangelo, Monet, Renoir, Cezanne, Andy Warhol e David Bowie.
Artisti, galleristi, Istituzioni: cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Penso che ogni artista abbia qualcosa da donare, nel passato e nel presente, fino a quel che potrà essere il futuro. In alcuni casi vi è una ricerca dell'inimmaginabile e i galleristi premiano qualche volta le correnti artistiche del momento, ma credo che l'arte non abbia confini temporali.
Progetti futuri? Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Ho vissuto il mio tempo sospesa fra quel che avrei voluto realizzare e quel che concretamente ho potuto creare. Credo che, per quanto altalenante e dubbioso, il futuro sia ancora "arte", magari con altri profili ma sempre motore di vita per chi, come me, ha come primo pensiero il bisogno di aprire gli occhi al mattino e ringraziare il cielo di avere la mia alleata "luce" che mi permette di fermare immagini su una tela, un foglio di carta, un pezzo di legno o qualunque altro supporto mi capiti a tiro.
Poi, nonostante tante difficoltà e l'impossibilità di essere presente, ho partecipato a diversi contest sui social. Inoltre, cari e stimati amici ospitano le mie opere in alcune location della città, donandomi spazi come "Ares Home", "Costa Cafè", "Antichi ricordi di Salerno".
Anna De Rosa 28/10/2023
L'anima delle cose negli scatti fotografici di Rosalia Loia
Rosalia Loia nasce a Salerno nel 1971, studia fotografia all’Istituto Europeo di Design di Roma, diventando successivamente insegnante della medesima disciplina presso l’I.T.I.S di Salerno. Al suo attivo ha collaborazioni con Repubblica e Focus; coopera come fotografa di scena per lo spettacolo teatrale "Don Chisciotte", con la regia di Lina Wertmuller;
è fotografa per spettacoli di danza e musical, al fianco dei coreografi Stefano Forti e Gilda Palladino; è fotografa di Sydne Rome per lo spettacolo teatrale "Che fine ha fatto Baby Jane"; è fotografa ufficiale del quotidiano "La Città" di Salerno; realizza brochure per il fast-food "Promenade" nel New Jersey (USA); espone attualmente le sue foto come opere d’arte sia in Italia che all’estero.
Come è iniziato il tuo percorso artistico?
Grazie all'amore per il cinema e la fotografia di scena.
Come nasce una tua opera?
La mia sensibilità alle immagini, alla trasformazione della luce e alla bellezza dei colori mi ha portato a vedere con un occhio fotografico la mia particolare predisposizione per l'estetica.
I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo
Mi sono appassionata alla grande fotografia di Man Ray, Ansel Adams, Mapplethorpe, Bresson, Newton, Steve McCurry.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Mi caratterizza il riuscire a tirare fuori l’anima delle cose che fotografo; senza anima non c'è brivido, senza brivido non c'è emozione.
Cos’è per te l’ispirazione?
L’ispirazione è sacra, non sempre è facile da trovare; in genere la mia fonte potrebbe essere uno spettacolo teatrale, la danza o semplicemente ritratti.