L'anima delle cose negli scatti fotografici di Rosalia Loia

Uno spettacolo teatrale e la danza alla base dell'ispirazione dell'artista originaria di Salerno

Anna De Rosa 28/10/2023 0

Rosalia Loia nasce a Salerno nel 1971, studia fotografia all’Istituto Europeo di Design di Roma, diventando successivamente insegnante della medesima disciplina presso l’I.T.I.S di Salerno. Al suo attivo ha collaborazioni con Repubblica e Focus; coopera come fotografa di scena per lo spettacolo teatrale "Don Chisciotte", con la regia di Lina Wertmuller;

è fotografa per spettacoli di danza e musical, al fianco dei coreografi Stefano Forti e Gilda Palladino; è fotografa di Sydne Rome per lo spettacolo teatrale "Che fine ha fatto Baby Jane"; è fotografa ufficiale del quotidiano "La Città" di Salerno; realizza brochure per il fast-food "Promenade" nel New Jersey (USA); espone attualmente le sue foto come opere d’arte sia in Italia che all’estero.

Come è iniziato il tuo percorso artistico?

Grazie all'amore per il cinema e la fotografia di scena.

Come nasce una tua opera?

La mia sensibilità alle immagini, alla trasformazione della luce e alla bellezza dei colori mi ha portato a vedere con un occhio fotografico la mia particolare predisposizione per l'estetica.

I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo

Mi sono appassionata alla grande fotografia di Man Ray, Ansel Adams, Mapplethorpe, Bresson, Newton, Steve McCurry.

Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Mi caratterizza il riuscire a tirare fuori l’anima delle cose che fotografo; senza anima non c'è brivido, senza brivido non c'è emozione.

Cos’è per te l’ispirazione?

L’ispirazione è sacra, non sempre è facile da trovare; in genere la mia fonte potrebbe essere uno spettacolo teatrale, la danza o semplicemente ritratti.

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Anna De Rosa 11/03/2024

Tecnica e tenacia, il cantante salernitano Michele Ricciardi punta in alto

Michele Ricciardi ha 20 anni, ma le idee sono molto chiare. Quando l’ho conosciuto, dopo averlo ascoltato, ho pensato sia un esempio da seguire per tanti ragazzi scoraggiati, affinché non smettano mai di credere nei loro sogni. Michele ha deciso di dedicarsi fin da bambino alla musica, che ha "vinto" la concorrenza del calcio. Il 14 marzo sarà a Roma per la registrazione del programma Viva Rai2, con "E viva il Video Box", e inizierà il suo debutto nazionale, dopo tantissimi successi territoriali.

Quale dote per un buon cantante?

Oltre ad una buona tecnica, deve avere anche una bella voce; io mi ispiro a Sinatra a Dorelli e altri del mondo del bel canto, che adesso manca nelle radio e nella Tv.

Quando hai capito che la musica e il canto sarebbero stati la tua passione?

A casa di mia nonna c’era un vecchio giradischi, da lì l’amore per la musica con vari vinili di Sinatra, Pavarotti, Dean Martin. Fu colpo di fulmine, sentii dentro di me la voglia di cantare, di vivere la musica.

Sei anche cantautore?

Io sono soprattutto interprete, ma ho scritto vari brani e spesso mi cimento coi ruoli di presentatore, direttore artistico e attore.

Tuoi studi?

Scienze Politiche all’Università, poi studio canto e inglese per avere una migliore pronuncia.

Prossimi progetti?

Il 14 marzo sarò ospite a Rai2 da Fiorello; inoltre, stiamo organizzando varie date con Fabio Natella, il mio showservice, un professionista nel suo lavoro di manager, per portare la mia voce nei teatri e nelle piazze di tutta Italia. Ho tanti sogni da realizzare, con l’impegno e la tenacia posso riuscire nel mio intento.

Cosa pensi della musica contemporanea?

Non mi piace molto, gli unici che si avvicinano al mio mondo sono i ragazzi de "Il Volo", ma anche loro purtroppo stanno diventando un po’ commerciali, come del resto tanti altri.

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Anna De Rosa 20/06/2022

Donatella Fenio, voce e sensazioni di chi viene lasciato indietro

“Il segreto di Gabrielle Ross” di Donatella Fenio è una storia di amore e di passione: il riscatto di una donna che sceglie di essere fuori da una relazione difficile. E’ un vero e proprio thriller con tanto di colpi di scena. Donatella Fenio in questo suo lavoro editoriale vuole dar voce anche a quanto ancora c’è da dire sulla violenza sulle donne, in particolar modo sull’amore deviato che crea illusioni e false attese.

Dove sei nata? Dove vivi?

Sono nata ed abito a Salerno.

Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico? Perché la voglia di scrivere?

La voglia di scrivere è sempre stata innata in me. Ma la mia prima possibilità si è presentata nel 1995; partecipai per gioco ad un concorso di poesia, e con mia grande sorpresa mi classificai seconda. Il concorso era per ricordare il grande Alfonso Gatto ed il titolo della mia poesia era "L'inverno".

Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare attraverso il tuo scrivere?

Le mie opere nascono da domande che mi pongo. Se al telegiornale si parla del referendum per decidere se persone dello stesso sesso possano adottare bambini, la mia domanda è perché si debbano fare referendum per questo, perché due persone che si amano debbano lottare per poter essere riconosciuti come famiglia. Cerco sempre di mettermi nei panni di chi non ha voce, i giudizi li lascio agli ignoranti, io nel mio piccolo cerco di capire come si sente chi viene lasciato indietro. Provo a dare voce a chi non ne ha.

Case editrici, critici, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?

Purtroppo ho rinunciato a diversi concorsi, perché quasi tutti richiedono soldi per poter partecipare. C’è poca meritocrazia in questo settore e le case editrici non premiano più gli autori emergenti, ma si buttano più su facili guadagni. Detto questo però io non mi arrendo e vado avanti per la mia strada. Il mio primo romanzo “Il Segreto di Gabrielle Ross”, pur essendo un libro finito, ha altri due capitoli scritti ma non ancora pubblicati.

Progetti futuri? Cosa ti ha lasciato la pandemia?

Sicuramente ci sono altri libri che sono pronta a scrivere, ho da raccontare tante storie ancora. Riuscire a farmi conoscere e vivere della mia arte è ancora un sogno, ma io non sono una che si arrende facilmente. Un mio progetto è sceneggiare il mio romanzo, farne un copione e farlo diventare un film. Forse volo alto ma nella vita mai dire mai. La pandemia mi ha ricordato di vivere oggi perché domani è sempre incerto.

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Anna De Rosa 02/11/2022

La complessità armonica del mondo femminile nell'arte di Stefania Facenda

Quando si pensa ad un ci viene subito in mente un uomo con pennello e scalpello intento a realizzare un quadro o una scultura. Ma oggi è cambiata la prospettiva, perché nel mondo dell’arte le donne non sono state solo muse e modelle, sono state anche pittrici e scultrici.

Ed io incontro in maggioranza artiste, donne creative, attive e appassionate come Stefania Facenda. I suoi dipinti sono stati esposti in diverse mostre, sia personali che collettive; la maggior parte delle sue tele raffigurano donne. Il suo desiderio di creare opere continua con inalterato entusiasmo.

Dove sei nata? Dove vivi?

Sono nata a Eboli, vivo tra Battipaglia e Salerno. Sono docente di lettere alla scuola media.

Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?

Amo da sempre l'arte, in special modo la pittura e il disegno. Fin da piccola, ho espresso le mie emozioni e le mie idee con matite e pennelli.

Come nasce una tua opera?

In modo naturale e istintivo. L'ispirazione è qualcosa di intimo, interiore più che esteriore. Ciò che ci circonda può semplicemente aiutare ad estrapolare il nostro io profondo.

Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Le mie opere... sono io! I soggetti sono quasi sempre le donne, che ritengo essere un universo variegato e affascinante, dalle mille sfaccettature. Comunico il mondo femminile, i sogni, la grandezza, la complessità armonica che contraddistingue noi, creature uniche e spesso incomprese.

I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato?

Amo tutti i periodi storici e l'arte ad essi correlata; ogni movimento artistico è oggetto della mia attenzione. Amo studiare e approfondire le opere di donne che si sono distinte nell'arte della pittura, alle quali è stato dato sempre poco spazio: da Artemisia Gentileschi a Tamara de Lempicka.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?

Conosco poco il mondo culturale del nostro paese. Ritengo che l'arte dovrebbe essere fruita spesso, dunque è necessario che i finanziamenti per iniziative e mostre debbano essere maggiori.

Usi i social per promuovere la tua arte?

Sì, ma da poco.

Progetti futuri? Come hai vissuto la pandemia?

Vorrei far sì che le mie opere vengano conosciute e, per tale motivo, farò in modo di partecipare ad eventi e iniziative volte a promuovere l'arte e la cultura in generale. La pandemia ha cambiato il mio modo di pensare e dirottato i miei interessi solo verso ciò che merita davvero la mia attenzione.

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