La "Marella Voyager" attracca a Salerno per la prima volta
Nave da crociera nata alla fine degli anni '90, di recente è stata sottoposta a un completo restyling
Redazione Irno24 04/09/2024 0
Accompagna i suoi passeggeri alla scoperta dei tesori e delle bellezze del Mediterraneo, è lunga 234 metri e larga 32, ha 13 ponti e oltre 900 cabine, è nata alla fine degli anni ’90 ma lo scorso anno è stata sottoposta a un completo restyling compreso il nome, è entrata nella flotta della compagnia di navigazione inglese Marella Cruises che appartiene al gruppo Tui Cruises, giorni fa ha salpato da Palma de Mallorca, si chiama Marella Voyager e stamattina con i suoi 1895 passeggeri (per lo più britannici) e 789 uomini di equipaggio ha attraccato, per la prima volta nella storia del terminal salernitano, alla Stazione Marittima Zaha Hadid di Salerno.
Al Molo Manfredi ha trovato l’accoglienza del personale che lavora tutto l’anno per consentire al terminal di presentarsi e di crescere sempre più come uno scalo internazionalmente riconosciuto dalle principali compagnie di navigazione crocieristica, punto nodale delle rotte che solcano quello straordinario scrigno di tesori e bellezze che è il Mare Nostrum. La prima volta della Marella Voyager ne è segno tangibile.
Potrebbero interessarti anche...
Redazione Irno24 07/09/2022
Confesercenti Salerno: "Costi energetici folli, scenario preoccupante"
L’inflazione aumenta la spesa, ma taglia i consumi. Secondo i dati Istat, a luglio – nonostante l’avvio positivo della stagione turistica – le vendite aumentano in valore rispetto allo scorso anno, ma diminuiscono in volume per il secondo mese consecutivo, proprio a causa dell’aumento generalizzato dei prezzi. Così Confesercenti Salerno.
Il dato sulle vendite del commercio al dettaglio fotografa il ruolo giocato dall’inflazione nel comprimere gli acquisti in volume: la spesa aumenta rispetto allo scorso anno (del 4,2%) ma gli acquisti in volume diminuiscono di ‐0,9 punti percentuali. In particolare, a soffrire sono i beni alimentari, la cui domanda in parte si riduce a causa delle riaperture anche di gran parte delle attività lavorative in precedenza svolte da remoto, che provocano una ripresa dei pasti consumati fuori casa.
A farne le spese sono soprattutto le attività di minori dimensioni: i piccoli esercizi di vicinato segnano il passo, con una variazione della spesa nulla rispetto a luglio 2021, che corrisponde a circa ‐5 punti in meno delle vendite in volume. Al contrario, la grande distribuzione registra una crescita stimabile in oltre 2 punti percentuali, mentre il commercio elettronico segna un forte rilancio (20,6% in più rispetto allo scorso anno).
Le famiglie stanno ancora cercando di mantenere inalterati i livelli di consumo, ma l’elevata dinamica dei prezzi sta costituendo un vincolo insormontabile. La prospettiva appare molto preoccupante: l’inflazione per ora non accenna a diminuire, e con l’avvicinarsi dell’autunno e dell’inverno le famiglie registreranno in misura crescente gli effetti dell’esplosione delle bollette energetiche sui propri bilanci, con conseguente caduta dei redditi e diminuzione dei consumi in favore delle spese obbligate.
Uno scenario pesante per le famiglie ma anche per le piccole imprese del turismo e del terziario, che dipendono dal mercato interno, schiacciate tra il rallentamento dei consumi e l’aumento dei propri costi fissi. Senza un intervento immediato per attutire l’impatto degli incrementi di energia e gas, il rischio è che decine di migliaia di attività vengano messe fuori mercato nei prossimi dodici mesi.
Redazione Irno24 16/07/2021
In Campania il cemento "mangia" 211 ettari di terreno, Salerno consuma il 35%
Nonostante un timido rallentamento, la Campania si conferma tra le regioni italiane con maggiore propensione alla cementificazione del suolo, “mangiandosi” 211 ettari di campagne nel 2020. Ad affermarlo è la Coldiretti Campania, in base ai dati ISPRA relativi al rapporto 2021 sul “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”.
La Campania si conferma terza nella classifica delle regioni con valori percentuali più elevati di suolo consumato con il 10,39%, preceduta solo da Veneto con l’11,87% e dalla Lombardia con il 12,08%. Analizzando i singoli territori – prosegue Coldiretti Campania – si conferma il primato negativo della Citta metropolitana di Napoli, che consuma il 34,2% del suolo provinciale, mentre arriva a quasi il 63% quello della città capoluogo. Segue la provincia di Caserta con il 10,2%, mentre la città è al 24,8%.
L’estesa provincia di Salerno consuma il 7,9% del territorio, mentre il capoluogo arriva al 34,6%. La verde Irpinia invece cementifica appena il 7,3% del territorio provinciale, ma la città di Avellino è a quota 31,4%. Chiude il Sannio con il 7,3% di cementificazione e la città di Benevento che consuma il 15,5% della sua enorme superficie.
La perdita maggiore si è registrata – spiega Coldiretti – sul fronte dei cereali e degli ortaggi, seguita dai foraggi per l’alimentazione degli animali, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti. Un problema grave in una situazione in cui il grado medio di autoapprovvigionamento dei prodotti agricoli in Italia, secondo l’analisi della Coldiretti, è sceso a circa il 75% con il Paese costretto ad importare 1/4 degli alimenti di cui ha bisogno in un momento di grandi tensioni a causa dell’emergenza Covid.
“Gli squilibri territoriali della nostra regione – commenta Gennarino Masiello, presidente Coldiretti Campania – continuano a crescere e a minacciare l’agricoltura, a vantaggio di politiche urbanistiche che tendono a sacrificare suolo fertile. È un trend che va invertito al più presto, sia accelerando l’approvazione della legge nazionale sul consumo del suolo, sia intervenendo con la programmazione urbanistica regionale, provinciale e comunale.
In alcuni territori la sopravvivenza di colture preziose, protagoniste del patrimonio agroalimentare campano, rischiano di sparire. Sopravvivono solo grazie ad agricoltori eroici che custodiscono lembi di terra. Oltre a minacciare la produzione di cibo, la cementificazione è una minaccia costante, che innesca il dissesto idrogeologico ad ogni evento meteo eccezionale.”
Redazione Irno24 17/01/2022
Confesercenti Salerno, allarme economia: anche il "caffè sospeso" è a rischio!
"E' questo l'ultimo probabile campanello di allarme per un rialzo incontrollato dei prezzi, per i quali almeno in questo caso accanirsi semplicemente con i pubblici esercizi risulterebbe davvero troppo superficiale; è però questa una costante che va avanti da troppi mesi, da anni probabilmente, senza che vi sia mai stato un vero controllo dei prezzi da parte delle istituzioni, specie con l'avvento della moneta unica.
Commercianti costretti ad aumentare i prezzi perché il costo dell’energia è aumentato in maniera sproporzionata e le materie prime idem, perché la mano dello “Stato” è debole, inefficace, in alcuni casi inesistente, per far sì che ci possa essere davvero una ripartenza dell’economia reale e paradossalmente i nostri commercianti devono proporsi sempre più all’esercito dei “nuovi poveri”, che inevitabilmente cresce, per incamerare qualcosa e mandare avanti le proprie attività e le proprie famiglie con dignità. Certificazione evidente di una crisi devastante della quale conosciamo soltanto i primissimi aspetti.
Bisogna assolutamente fare qualcosa per ridurre i costi di energia, trasporti e materie prime che faranno inevitabilmente lievitare i prezzi dei nostri commercianti. Oggi che la crisi socio‐economica incalza, questo aspetto diventa più rilevante, più evidente, ma se torniamo indietro con un piccolo esercizio di memoria - dichiara il presidente provinciale di Confesercenti Salerno, Raffaele Esposito - è ben evidente che un controllo sui prezzi non è stato quasi mai praticato e, sempre facendo ricorso alla nostra memoria di consumatori, ci ricorderemo della mancata solidarietà che doveva esprimersi in questi mesi terribili di pandemia.
Occorrono politiche importanti e poderose per facilitare una ripresa vera e concreta, oggi con il rialzo dei prezzi delle materie prime e delle utenze le imprese sono in guai seri, mancate politiche energetiche strategiche probabilmente ci condanneranno sempre più in un vortice di oppressione fiscale fino a determinare un vero e proprio crack economico.
Dal canto nostro, il possibile e probabile aumento del prezzo del “simbolo” della convivialità ormai quasi dimenticata, e per la quale tutti vorremmo “lavorare” per riconquistarla, rappresenterebbe l’emblema e la certificazione forse di una crisi senza fine alla quale bisognerà trovare presto una soluzione.
Non saranno certamente le imprese dei settori del commercio e del turismo a determinare gli aumenti più sconcertanti; basti vedere oggi in tema sanitario, tra mascherine, terapie domiciliari e tamponi vari, quanto spende una famiglia media alle prese con il Covid. Ragioniamo su questo e magari un buon caffè può essere ugualmente dolce anche se leggermente più caro. Attenti pero allo spettro della speculazione. È sempre in agguato e mortifica oltre ogni modo i tanti commercianti onesti".