Nella resa, tutto cambia: "La Casa di Lara" a Salerno è carezze ed emozioni
Unico hospice della città, rientra fra i servizi Asl ed è ubicato presso l'ospedale Da Procida
Francesca Guglielmetti 29/10/2022 0
"Ogni anno il 2 novembre" è l'incipit della famosa poesia ma anche l'avvio alle riflessioni sulla commemorazione dei defunti, con tutto quello che ne segue: dal piano traffico, alle funzioni religiose, passando per l'ormai (sterile a mio avviso) discussione rispetto al dover considerare opportuna o sacrilega l'abitudine di travestirsi da scheletri e fantasmi nella notte di Halloween, cioè giusto un attimo prima del giorno dedicato alla festa di Ognissanti ed a quello in cui si ricordano i morti.
Ma oggi, in questo caldo ottobre che ormai volge al termine, lo sguardo si indirizza verso quella forma di dolore che, a differenza della morte, non potendo rifarsi a dei riti o a delle tradizioni, difficilmente può essere raccontata e condivisa. A questo spazio si è cercato di dare almeno un nome: fine vita e, nel contempo, si è cercato anche di individuare dei luoghi e delle professioni in grado di far sì che il fine vita potesse essere accolto non come un anticipo della morte ma, appunto, come una parte della vita stessa.
L'argomento è talmente privato e spinoso per le implicazioni psicologiche, etiche, morali ed anche giuridiche, da rappresentare un tabù, qualcosa di cui è quasi impossibile parlare. Ed infatti, se tutti, ma proprio tutti, in città alla parola Brignano associamo immediatamente l'immagine del cimitero, sono certa che solo gli addetti ai lavori, o chi questo dolore lo ha toccato con mano, sanno cosa sia "La Casa di Lara".
La Casa di Lara è apparentemente difficile da trovare. Pur rientrando infatti nei servizi offerti dall'Asl, e pur essendo collocata presso l'ospedale Giovanni da Procida che, credo, sia il più antico nosocomio della città di Salerno, risulta essere un luogo separato e silenzioso ma non per cattiva volontà o trascuratezza ma perché, di questo sono certa, Casa di Lara, che è l'unico hospice presente al momento in città, così deve essere.
Un hospice è un luogo profondamente diverso da un ospedale, perché qui non si combatte più per cercare la guarigione, qui ci si arrende. Quando la malattia ha vinto, l'hospice offre al malato ed ai suoi familiari la possibilità di ritirarsi dalla battaglia, di non combattere più, di accettare le conseguenze estreme della malattia, ma senza perdere la dignità. Nella resa tutto cambia. Le stanze di degenza, ad esempio, nella Casa di Lara non sono individuate da numeri ma da nomi di fiori, il familiare non è un visitatore o qualcuno a cui dar conto ma è egli stesso una persona da accogliere, ascoltare, guidare, per far sí che possa affrontare al meglio il duro lavoro del lasciare andare. Persino gli arredi (dalle poltrone ai divani, dalle stanze di ritrovo, fino alla cucina presente in stanza) invitano il congiunto a fermarsi e non semplicemente a transitare.
Il malato, una volta arresosi, riprende ad essere una persona tutta intera, non è più identificato con la malattia, viene chiamato per nome, viene accudito e non solo curato. Il dolore non è più lo scotto da pagare, a fronte di una promessa di guarigione, ma qualcosa da arginare per lasciare spazio a parole, carezze, emozioni. Ed è proprio grazie a questa cura globale, a questo approccio integrato, che vede il malato (e non più la malattia) e la famiglia come un unico organismo, che spesso negli hospice avvengono dei "miracoli laici" che permettono ai malati di andar via più serenamente ed alle famiglie di accettare più serenamente la perdita.
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Francesca Guglielmetti 04/06/2022
I benefici dello yoga su mente e corpo, il 21 Giugno evento a Salerno
Krishnamacharya, uno dei più influenti insegnanti di yoga del XX secolo, affermò che lo “yoga è il più grande dono dell'India al mondo”. Si tratta però di un dono che ha fatto fatica ad essere riconosciuto ed apprezzato, dal momento che solo nel 2014 l'Onu ha stabilito che il 21 giugno, proprio in concomitanza con il solstizio d'estate, venisse celebrata la Giornata Internazionale dello yoga.
"Yoga significa unità di mente e corpo; pensiero e azione; dominio di sé e autorealizzazione; armonia tra uomo e natura; un approccio olistico tra salute e benessere". Con queste parole, il Primo Ministro indiano, Shri Narendra Modi, ha sintetizzato le caratteristiche dello yoga nel suo discorso alla 69esima edizione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, con il quale chiedeva, nel settembre del 2014, il riconoscimento ufficiale della Giornata Internazionale dello Yoga. Tre mesi più tardi, l’11 dicembre 2014, la sua richiesta fu accolta e fu istituito lo Yoga Day. Da quel momento, oltre 170 paesi del mondo, tra cui anche l'Italia, hanno promosso la risoluzione.
L'essenza dello yoga è racchiusa nella stessa parola che deriva dal sanscrito “yuj” (“giogo” o “unione”) ed infatti la pratica di tale disciplina mira a raggiungere proprio l'unione tra mente e corpo. Mentre i benefici sul corpo sono ormai da anni evidenti, e per così dire "certificati", è solo recentemente che la scienza si è soffermata ad analizzare gli effetti benefici dello yoga sulla mente. In particolare, è stato ormai acclarato che la pratica costante sia correlata all'aumento di volume dell'ippocampo, che è un'area del cervello coinvolta nell'elaborazione della memoria e che, fisiologicamente, è destinata a ridursi nel tempo, oltre ad essere colpita per prima dai processi degenerativi propri della demenza e dell'Alzheimer.
Sebbene la maggior parte degli studi sugli effetti dello yoga siano esplorativi e non conclusivi, la ricerca indica altri importanti cambiamenti cerebrali associati alla pratica regolare. In particolare, l'amigdala, una struttura cerebrale che contribuisce alla regolazione emotiva, così come altre zone del cervello, tende ad essere più grande o più efficiente in coloro che praticano regolarmente yoga. Gli studi che si sono concentrati sulle ricadute funzionali dello yoga hanno permesso poi di osservare che la pratica è associata a migliori prestazioni nei test cognitivi o in quelle che sono definite "misure di regolazione emotiva".
In estrema sintesi, lo yoga aiuta le persone a gestire lo stress, a migliorare le prestazioni in compiti che richiedono di effettuare delle scelte, a prendere delle decisioni o effettuare dei cambiamenti di attività ed attenzione. Anche quest'anno, grazie all'impegno ed alla determinazione della dott.ssa Rita Cariello, dell'Associazione Devayoga, sarà possibile avvicinarsi a questa pratica millenaria e celebrare lo Yoga Day a partire dalle ore 19 (del 21 giugno ovviamente) presso il Parco dell'Irno di Salerno.
Francesca Guglielmetti 12/05/2022
A Salerno si riprende a correre e pedalare, quali effetti sull'umore
Il 15 Maggio, Salerno riprenderà a correre e poi, a stretto giro, il 29, riprenderà anche a pedalare. Dopo le forzate interruzioni dovute alla pandemia, i runners potranno partecipare alla manifestazione "Salerno Corre", prevista appunto per domenica 15, mentre il 29 maggio gli amanti delle due ruote potranno percorrere le strade cittadine grazie all’iniziativa "Pedalando per la città". Dopo gli anni di “cattività” legati alla pandemia, in cui coloro che praticano sport all’aria aperta hanno dovuto prima rinunciare e poi programmare i propri allenamenti in precise fasce orarie, quest’anno, sempre con le dovute precauzioni, si potrà riacquistare una parvenza di normalità e correre e pedalare non più in solitaria o in piccoli gruppi ma all’interno di una manifestazione.
Lo so, vi aspettate a questo punto il "predicozzo" trito e ritrito rispetto all’ormai nota locuzione di Giovenale ("Mens sana in corpore sano"), che pure aveva le sue ragioni e decisamente aveva capito tutto, ma che forse conviene approfondire meglio perchè qui la posta è un pò più alta: non stiamo parlando solo di essere sani, ma proprio di essere felici. Eh sì, lo sport ha degli innegabili effetti sull’umore.
Il primo è diretto, dal momento che l’attività sportiva permette il rilascio di endorfina e serotonina, ormoni che migliorano lo stato di serenità e, contemporaneamente, riduce il livello di cortisolo, che invece abbonda, per così dire, nei soggetti stressati o depressi. Il secondo effetto, sebbene indiretto, è altrettanto efficace, poiché praticare sport all’aria aperta ed in compagnia di altre persone, per ovvie ragioni (della serie "Non ci vuole lo psicologo"), facilita i rapporti umani. Molteplici ormai sono gli studi che dimostrano l'efficacia dell'attività fisica (anche blanda) purché costante come coadiuvante nelle cure per i disturbi dell'umore (depressione in primo luogo). Tra gli studi più recenti vale la pena di ricordare quello del 2016 condotto da Richard Maddock, professore della UC Davis presso il dipartimento di psichiatria e scienze comportamentali.
Lo studio, molto articolato, ha permesso di evidenziare che nei soggetti che si erano sottoposti ad allenamenti costanti avveniva una vera e propria rimodulazione dei processi neurochimici a livello cerebrale. Risulta ormai chiaro, dunque, che l'esercizio fisico migliori l'ambiente chimico cerebrale, nel senso che le sostanze rilasciate durante l'esercizio sono così potenti da poter considerare chi pratica sport un vero e proprio "farmacista" che è in grado di autocurarsi. L'indicazione di praticare sport è particolarmente utile per i pazienti depressi che hanno meno di 25 anni, i quali sono statisticamente più sensibili agli effetti collaterali degli antipressivi.
In chi non è clinicamente depresso, invece, l'esercizio fisico rappresenta uno dei più affidabili "booster" dell'umore. Ovviamente, come lo stesso Maddock invita a fare, è necessaria l'opportuna cautela, nel senso che, sebbene molti soggetti depressi ottengano dei miglioramenti del tono dell'umore attraverso la pratica sportiva, tali miglioramenti non sono presenti in tutti. Allora, chi non pratica sport è inevitabilmente condannato alla tristezza ed alla malattia? Certo che no! Ci viene incontro, in questo caso, l'Organizzazione Mondiale della Sanità con l'ormai nota raccomandazione dei 10.000 passi da percorrere ogni giorno per tutelare il proprio stato di salute psicofisico.
Quindi, se proprio non riuscite a correre e non sapete andare in bicicletta, magari approfittate di questi due eventi programmati per il mese di maggio per iniziare a camminare (ma a passo sostenuto, mi raccomando). Un'ultima cosa: se vi siete chiesti perché nelle corse podistiche (e soprattutto nelle maratone) non sia tollerato e, anzi, in alcuni casi addirittura sanzionato, l'utilizzo degli auricolari per ascoltare musica, fatemelo sapere nei commenti: anche questa faccenda della musica ha a che fare con la felicità e con il miglioramento delle proprie performance ma, dal momento che è questione un po' lunga, se siete interessati ve la racconto un'altra volta.
Francesca Guglielmetti 21/09/2022
A San Matteo i salernitani rinnovano il voto di appartenenza alla comunità
Ci risiamo: 21 settembre, data in cui per tutti finisce l'estate ed inizia l’autunno, per tutti tranne che per chi abita a Salerno. Se sei salernitano, infatti, il 21 settembre significa solo una cosa: San Matteo, con tutto quell’insieme di sacro e profano che i festeggiamenti per il Santo Patrono comportano. Chi è addentro alla faccenda sa bene che la questione non si consuma assolutamente nelle poche ore del pomeriggio del 21 settembre.
Il cerimoniale religioso inizia in piena estate, il 21 agosto, con “l’alzata del panno” nell’atrio del Duomo, per poi proseguire con la reliquia del braccio di San Matteo che viene portata in visita in diversi e significativi luoghi della città. Ugualmente, anche la parte laica richiede una sua attenta e lunga preparazione, e quindi, anche se la musica in piazza, che pure tanto infervorava gli animi, già da qualche anno è solo un ricordo, sicuramente la lunga e laboriosa preparazione della milza resta una tradizione privata. ma ancora ampiamente seguita.
Non provate a cercare spiegazioni logiche e lineari in questo attaccamento della città al culto del Santo, semplicemente perché attaccamento non è la parola giusta. Credo che per poter definire in pienezza questa giornata si debba parlare di appartenenza. Il senso di appartenenza è qualcosa di molto potente, perché ci aiuta a definirci come individui e a sentirci al sicuro.
Inoltre, secondo Manuel Castells, noto sociologo, sperimentare il senso di appartenenza aiuta le persone anche a creare dei "codici” attraverso i quali comprendere la realtà, a fornire dei modelli di comportamento, di pensiero e di vita, creando dei sistemi di valore da seguire nel corso dell’esistenza. Il legame tra identità individuale e senso di appartenenza è stabile e fortissimo.
L'immagine che una persona ha di sé, dei rapporti con gli altri e con il proprio "Io" resta indecifrabile se non viene collegata al luogo in cui si vive (e a cui si appartiene), all’identità culturale e al patrimonio sociale. Attenzione però, anche se spesso viene considerata come scontata, l’appartenenza non è imposta, ma fa riferimento soprattutto a sentimenti come la volontà o l’affetto. Quindi ogni 21 settembre i salernitani, ognuno a suo modo (sia esso religioso o laico poco importa), trovano il modo di rinnovare, attraverso il Santo, il voto di appartenenza alla città ed alla comunità.