Rifiuti tossici in terreni agricoli, 14 arresti: rete crimininale operava anche a San Severino
Fatturato totale quantificato in un milione di euro
Redazione Irno24 22/02/2021 0
Dalle prime luci dell’alba, nelle Province di Salerno, Caserta e Napoli, militari del Comando Provinciale CC di Salerno, supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 indagati (6 in carcere, 8 agli arresti domiciliari), gravemente indiziati, a vario titolo, di "associazione per delinquere aggravata, finalizzata al traffico illecito di rifiuti Tossici, Speciali e Pericolosi di categoria ecotossica".
Il provvedimento si fonda sui gravi indizi di colpevolezza acquisiti dai Carabinieri della Compagnia di Eboli nell’ambito di un’indagine convenzionalmente definita “Gold Business”, in ragione della facilità e del volume di guadagno per i consociati, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - presso il Tribunale di Salerno, a partire dal febbraio 2019.
La complessa e articolata attività investigativa, nata da una semplice segnalazione ai Carabinieri e proseguita attraverso una imponente attività di intercettazione telefonica e servizi di osservazione e controllo del territorio, ha consentito di individuare una fittissima rete criminale operante nei Comuni di Serre (SA), Altavilla Silentina (SA), Castel San Giorgio (SA), Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Angri (SA), Scafati (SA), Mercato San Severino (SA), Torre Annunziata (NA), Boscoreale (NA), Castellammare di Stabia (NA) e Maddaloni (CE), dedita alla commissione dei gravi delitti contestati.
Il sodalizio era promosso e diretto da Antonio Romagnuolo, il quale si avvaleva di Michele Acampora, quale procacciatore ed intermediario, Vito Arietta, Giulio Ruscinito, Rocco Capuano (originario di Mercato San Severino) e altri quali autisti, nonché Gaetano Romagnuolo, Giuseppe Mainardi ed altri, quali proprietari di aziende agricole, terreni e mezzi, compiacenti ed attivamente partecipi.
Cosi organizzati, privi di qualsivoglia autorizzazione al trasporto e/o smaltimento, trafficavano illecitamente rifiuti per lo più speciali - prelevati con mezzi di trasporto non autorizzati presso imprese produttrici del settore “gestione rifiuti speciali”, “spurgo pozzi neri”, “conserviero” e “conciario” a fronte di un compenso tra i 1.000 ed i 3.000 euro a carico - con successivo sversamento e tombamento nei terreni agricoli e in zone sottoposte a vincoli e riserva naturale, che diventavano discariche abusive tossiche e pericolose.
L’organizzazione delittuosa è risultata particolarmente pericolosa per avere, come detto, piena disponibilità di terreni ed aziende di proprietà degli indagati e di società da essi stessi amministrate e gestite, i cui fondi sono stati trasformati stabilmente in discariche dannosissime per le ripercussioni sull’ambiente e con alterazioni incalcolabili (e forse irreparabili) per l’eco-sistema. Discariche, in alcuni casi costituite anche in terreni del demanio regionale, che subivano, di fatto, una modifica della loro destinazione d’uso con l’ausilio di escavatori e mezzi di movimento terra.
Particolarmente allarmanti sono risultati: 1) alcuni scarichi di rifiuti speciali ed ecotossici/pericolosi effettuati nel luglio ed agosto 2019 presso un fondo agricolo sito a Serre (SA) in zona demaniale, a meno di 150 metri dal Fiume Calore, ricadente nella riserva naturale Regionale Foce Sele e Tanagro; 2) lo smaltimento di svariati quantitativi di rifiuti speciali ed anche urbani ed indifferenziati all’interno di un fondo a Serre (SA), loc. Tiri di Fanteria, di proprietà della Regione Campania, in area limitrofa ad altro terreno in uso agli indagati ed adibito a coltivazione cereali, così creando una vera e propria discarica di rifiuti speciali di varia tipologia e provenienza, oltre che di RSU indifferenziati, tombati/interrati fino ad una profondità di circa 1,5 mt dal piano;
3) il sequestro, tra il settembre ed il novembre 2019, da parte dei Carabinieri delle Stazioni di Borgo Carillia e Altavilla Silentina, di una superficie di circa 700 metri quadri interessata dal deposito incontrollato di rifiuti speciali (costituiti da rifiuti ferrosi, plastici, frammisti a terreno e pietrisco), nonché di una superficie di circa 1600 metri quadri interessata dal deposito incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi (letame e liquame) e 120 taniche esauste contenenti in origine prodotti acidi, corrosivi e pericolosi per l’ambiente impiegati per le operazioni di pulizia delle attrezzature e dei locali della sala mungitura e depositati presso un piazzale dell’azienda agricola zootecnica “Fattoria del Calore srls” con sede a Serre (SA), di cui Gaetano Romagnuolo è legale rappresentante.
Nonostante ciò, Antonio Romagnuolo, figlio di Gaetano e promotore del sodalizio, non ha assolutamente interrotto l’attività criminosa, ma si è addirittura ingegnato per individuare nuovi siti di discarica unitamente agli altri indagati, spingendosi a commentare insieme al padre, risentiti per i controlli delle forze dell’ordine, come i carabinieri fossero “al servizio di uno stato mafioso”.
L’operazione di oggi ha anche condotto al sequestro di tre aziende, rispettivamente ubicate a Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Castellamare di Stabia (NA) e Scafati (SA), 6 autocarri, 1 mezzo agricolo ed 1 escavatore utilizzato per il tombamento dei rifiuti, oltre 25.000 mq di terreni adibiti a discarica abusiva, nonché disvelato e quantificato un fatturato totale di circa un milione di euro.
NOTA STAMPA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SALERNO
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