Tappa a Salerno per la "Guida a centoventi locali" di Annamaria Parlato

L'evento di presentazione presso la libreria Guida il 3 luglio dalle ore 18:30

Redazione Irno24 29/06/2023 0

Lunedì 3 luglio, dalle 18:30, presso la libreria Guida di Salerno (Corso Garibaldi 142), nuovo evento di presentazione della "Guida a centoventi locali di Salerno e provincia", il volume di grande successo realizzato dalla nostra direttrice, Annamaria Parlato.

Dialogano con l'autrice: Mina Felici, presidente CTG Picentia; Maura Ciociano, edizioni dell'Ippogrifo; Walter Iannotti, presidente Università Popolare Interculturale. Ingresso libero.

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Annamaria Parlato 25/07/2020

Stefania Fasano, astro nascente della pasticceria italiana a Baronissi

La pasticceria vera e propria iniziò a nascere nei conventi delle monache e fu a base di latte, farine e miele a cui si aggiunsero in secondo momento pasta di mandorle, pinoli e spezie provenienti dall’Oriente. Attualmente il miglioramento del tenore di vita ha permesso l’inserimento della pasticceria nei consumi giornalieri, rendendo possibile la crescita e il diffondersi di numerose realtà artigianali sparse in giro sul territorio nazionale. Quindi in previsione di ciò, assieme ai grandi nomi della tradizione, anche i giovani talentuosi vanno seguiti, promossi ed incoraggiati.

La 28enne Stefania Fasano è tra questi, originaria di San Mango Piemonte, segni particolari morbidi capelli rossi ondulati, pelle chiarissima e grandi occhi spalancati sul mondo. Nel dicembre 2017 ha realizzato il sogno di gestire una pasticceria tutta sua a Baronissi, "Baunilha", vaniglia in portoghese.

Mamma di un bimbo meraviglioso di tre anni, è un portento della natura, una che con i croissant e la millefoglie non scherza, anzi li reputa i mostri sacri della pasticceria che un bravo pastrychef ha il dovere di eseguire senza commettere errori e solo utilizzando burro freschissimo per donare stratificazione e croccantezza ai quei piccoli capolavori di dolcezza.

Partendo dalla frase pronunciata da Stefania "Ho sempre amato scoprire come un ingrediente potesse trasformarsi e diventare qualcosa di magico", quello che è alla fine è venuto fuori chiacchierando con lei è che Baunilha è contemporaneità ma anche tradizione, rigore ma anche creatività, rinunce ma anche conquiste.

Mi dici chi è Stefania Fasano?

Sono una pasticciera. Ho frequentato l‘Alberghiero, ammettendo con fierezza che non ho improvvisato la professione ma è da sempre quello che ho voluto fare. Mentre frequentavo la scuola già lavoravo il sabato e la domenica in un ristorantino di Vietri sul Mare. Finita la scuola è stato un susseguirsi di lavoro, continuo studio e corsi con vari maestri.

Ho iniziato qui a Giffoni Valle Piana, poi a Roma, a Ischia con il pasticcere Antonino Maresca e lo chef Nino Di Costanzo che mi hanno dato rigore e tecnica, nel mentre ho fatto una fuga tra Brasile e Portogallo (ecco perché il nome Baunilha) imparando a lavorare con le alte temperature, poi sono stata in Toscana per due anni con Sebastiano Lombardi occupandomi della pasticceria del ristorante stellato.

In tutti questi anni non ho mai smesso di essere un’allieva, partecipando a corsi con grandi maestri: Achille Zoia, Davide Malizia, Luigi Biasetto, Frederic Bourse, Carlo Pozza e tanti altri. Alla fine ho deciso che era arrivato il momento di dare vita alle mie idee ed era arrivato il momento della tanta rivincita che aspettavo, quindi ho deciso di aprire la mia pasticceria; dalle tante sfumature dal tradizionale al moderno cerco di non farmi mancare nulla.

Quali sono i tuoi ingredienti preferiti in pasticceria e quali dolci ami realizzare maggiormente?

Adoro usare la vaniglia, che dà sempre un tocco in più a tutte le preparazioni. La cosa che amo più fare sono i lievitati perché hanno un lungo procedimento dal lievito madre alla cottura e alla fine ti danno soddisfazioni grandissime, come il panettone. Un’altra cosa che amo fare sono le torte da credenza, dolci che molti sottovalutano ma sono quei dolci che ti riportano all’infanzia e le emozioni in pasticceria sono fondamentali: la torta della nonna, le torte frangipane, il pasticciotto, le crostate, plum-cake, la linzer e molte altre.

Hai mai realizzato un dolce antico tradizionale della Valle dell'Irno o ispirato al territorio?

Ho realizzato il "Sospiro dell’Irno", composto da una frolla frangipane alla nocciola IGP di Giffoni, con albicocche "pellecchiella" del Vesuvio, sale Maldon e cremoso alla vaniglia. Gli antichi dolci tipici locali sono gli anginetti ma io non li realizzo perché credo debbano rimanere tali senza stravolgimenti. A me invece danno soddisfazione i prodotti del territorio campano che cerco di valorizzare attraverso la pasticceria. Infatti partendo da questi prodotti realizzerò una linea di panettoni per questo Natale e tante novità di cui non svelo ancora nulla.

Potresti raccontarmi di altre creazioni particolari o artistiche?

In realtà non ho mai pensato ad un dolce ispirato all’arte ma adesso credo proprio che lo realizzerò. Ho invece dedicato un dolce a Massimo Troisi con frolla bretone al caffè e cereali, madeleine all’olio di oliva, composta di limone, cremoso al cioccolato fondente e mousse al cioccolato fondente 70% salato.

Obiettivi nel presente e nel futuro

Oggi il mio obiettivo è quello di portare avanti il mio progetto con rigore, passione e studiando ancora. Appena ce ne sarà modo vorrei poter imparare ad insegnare perché questo lavoro se non si trasmette smetterà di esistere. Mai smettere di sognare, sono i sogni a darci oggi la speranza di continuare in questo mondo difficile.

La ghiottoneria è la curiosità dello stomaco e la vita è troppo breve per mangiare una brioche vuota, non resta che aggiungervi del buon gelato alla vaniglia.

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Annamaria Parlato 30/05/2025

Salerno da bere e da gustare, l'incanto del "B Drink & Food"

Affacciato sul porticciolo di Pastena, lì dove un tempo sorgeva la storica pizzeria Ausonia, oggi il "B DRINK & FOOD" si presenta come uno degli indirizzi più promettenti della nuova scena gastronomica salernitana, aperto da circa due mesi. A firmarlo è Biagio Giacco, giovane imprenditore al suo primo locale, che ha saputo unire anima, gusto e visione in un progetto che guarda al futuro senza dimenticare le radici.

“È il mio primo locale – racconta Biagio – ma non sarà l’unico. A breve realizzeremo due dehors, uno dei quali vista mare, per ampliare gli spazi e offrire un’esperienza ancora più completa. Il menù è il risultato dei miei ricordi, delle cose che amo mangiare, combinati con l’esperienza e i consigli dello chef. Ed è in questo dialogo continuo che nascono anche i nostri fuori menù giornalieri, come la bolognese di polpo o i paccheri con mazzancolle e fiori di zucca”.

Il locale prende il nome da “Bocasalina”, parola evocativa che ricorda il suono delle onde, il sapore del sale sulla pelle e i viaggi in Spagna, terra amata da Biagio e fonte d’ispirazione per il progetto. Ma la “B” è anche la sua iniziale, simbolo di una firma personale e orgogliosa. La cucina a vista, ordinata, luminosa e sempre impeccabile, rappresenta uno dei punti di forza del locale. “È un vero biglietto da visita – spiega – perché chi entra capisce subito come lavoriamo: pulizia, precisione e rispetto per ogni materia prima”.

A dirigere la brigata c’è lo chef Daniele Di Luca, affiancato dal secondo Gianluca Gioia, coppia affiatata ai fornelli, capace di interpretare la tradizione salernitana con uno sguardo contemporaneo e rispettoso. In sala, l’accoglienza è curata con garbo e professionalità da Silvio De Maio, Martina Soldano e Monica Anastasio, figure fondamentali in un’idea di ristorazione che punta tutto sull’esperienza, dal piatto al sorriso. Il percorso culinario inizia con chips artigianali fritte al momento, croccanti e fragranti. A seguire, un antipasto che è un piccolo manifesto identitario: tagliata di seppia e zucchine alla scapece, piatto che restituisce al palato l’eco della milza di San Matteo, con quel profumo di aceto che ogni anno invade le vie del centro storico, tra sacro e profano. Un piatto che profuma di casa, di pescherie sul corso e trattorie nei vicoli. Le zucchine raccontano l’estate del Sud e la seppia tenerissima è l’eleganza del mare che qui non è mai troppo lontano.

Tra i primi, spiccano i bottoni di pasta fresca all’uovo ripieni di gambero rosso, serviti con burrata, lime, fiocchi di sale nero e un gambero crudo di Mazara del Vallo al centro. Un piatto elegante, armonioso, dove la dolcezza marina incontra freschezza e sapidità. Un equilibrio raro, che danza sul palato come la luce del tramonto sull’acqua. Il secondo spiazza. Una braciola? Sì, ma di tonno. Rossa, avvolgente, con ragù tirato, prezzemolo, pecorino e quella nota inaspettata dell’uvetta che rievoca l’antica cucina delle nonne salernitane. È una provocazione riuscita: un ponte tra terra e mare, tra l’abbraccio della carne e la leggerezza del pesce.

A completare il percorso, un semifreddo ai tre cioccolati dell’Antica Dolceria Pantaleone. Un ritorno alla radice più dolce di questa città: Pantaleone è Salerno. È tradizione, infanzia, certezze. A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente ci pensa il bartender Gianluca Castellano, professionista eclettico e creativo. Ogni cocktail è un piccolo racconto, pensato su misura per il cliente. Tra le proposte più originali: uno Spritz scomposto con aria al Campari e soda creata con sifone direttamente nel bicchiere; un Margarita spicy al peperoncino per palati audaci; una Caipiroska alle fragole fresche dal profilo vivace; e un cocktail personalizzato a base di Gin Hendrick’s Flora Adora, frutti rossi e limonata biologica Tassoni, floreale e perfettamente bilanciato tra aromaticità e freschezza.

A completare l’offerta, una cantina fornita e ben costruita, con champagne, prosecchi, rossi e bianchi italiani, rosati e vini alla mescita, ideali per accompagnare ogni piatto, in attesa che il nuovo dehors diventi realtà. Il B DRINK & FOOD è una dichiarazione di amore per Salerno, una sfida vinta tra tradizione e modernità, tra ricordi e nuove suggestioni. Un luogo da tenere d’occhio, da vivere con calma, da raccontare.

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Annamaria Parlato 21/09/2022

L'ampeloterapia a Salerno si fa con la Sanginella, l'uva di San Matteo

Simbolo emblematico dell’autunno, è sicuramente l’uva. I suoi chicchi rotondi, profumati e maturi, si alimentano e crescono proprio con il calore del sole estivo, un vero e proprio toccasana per la nostra salute. L’uva, uno dei frutti di più antica conoscenza, risulta di numerose bacche (acini) riunite lungo graspi più o meno ramificati.

Gli acini variamente colorati (bianchi, ambrati, verdicci, alabastrini, rossi o violacei) sono solitamente rivestiti da una “pruina” opaca, glaucescente, costituita da cera: sono formati da un involucro esterno (buccia o fiocine) e racchiudono una polpa, ora densa, ora acquosa, con “vinaccioli”, due o quattro semi piccoli e durissimi, talvolta mancanti.

Ma l’uva è soprattutto un alimento terapeutico e depurativo. Infatti, l’ampeloterapia è una dieta fatta di sola uva, che dona all’organismo proprietà ricostituenti e disintossicanti. Il termine deriva dal greco ampelos, che significa vite. Questa terapia, che consiste nel mangiare gli acini dell’uva o nel berne il succo, era praticata sia in Grecia, sia nella Roma Imperiale e perfino nei paesi Arabi. L’uva è indicata nelle gravidanze, nelle convalescenze, nelle dermatosi, nei disturbi dell’ipertensione. Oltre ad essere alleata della bellezza, è un efficace antidoto contro lo stress quotidiano o generato dal rientro post-vacanza, grazie al suo potere tranquillante.

Digeribile, contribuisce a ridurre il livello di colesterolo nel sangue e ad espellere l’acido urico. E’ un grande rimedio per prevenire e combattere i tumori. La cura (ampeloterapia) va fatta se possibile per una o due settimane. Il succo d’uva, definito anche latte vegetale, poiché simile per la sua composizione al latte umano, è consigliato in particolar modo a bambini, studenti, sportivi, anziani. Prima di essere mangiata, l’uva va sempre accuratamente lavata, in modo da togliere polvere ed eventuali tracce di solfato di rame.

Perché una cura a base di uva sia efficace, bisogna alimentarsi con uno o due chili di uva al giorno. Durante il periodo estivo, il corpo umano tende a produrre una dose massiccia di radicali liberi, quindi bisogna proteggere l’organismo prima dell’inizio dell’inverno. Inoltre l'uva, con il suo alto contenuto di acqua e un con discreto contenuto di fibra, permette di purificare l'intestino e il fegato. Non solo, essendo anche ricca di minerali, come il potassio, contribuisce a ridurre la pressione sanguigna e regolare il battito cardiaco.

Il periodo utile per iniziare la cura va dalla fine di agosto alla fine di ottobre. Prima d’iniziare la cura è opportuna una preparazione di alcuni giorni a base di frutta e verdura cruda. Se la cura si dovesse prolungare oltre una settimana, sarebbe opportuno reintegrare gli alimenti in maniera graduale. Spremute, frullati, centrifugati, sono ideali prima di passare a frutta e verdura cruda masticata molto, sino poi a riprendere man mano la normale alimentazione. Disintossicarsi con l'uva è possibile, attenzione però al "fai da te", consultate il medico prima di intraprendere l’ampeloterapia.

L'uva, infatti, per l'elevata presenza di zuccheri come glucosio e fruttosio, può rappresentare un problema per chi soffre di glicemia alta, secondo quanto suggerisce il sito web della Fondazione Veronesi. Nelle zone collinari di Salerno e in alcuni comuni dei Picentini, è possibile reperire, anche se con un po' di difficoltà, l’uva Sanginella, protagonista da sempre sulle tavole dei salernitani nel giorno della festa del Santo Patrono Matteo.

I fruttivendoli, sino al 1960 circa, esponevano davanti al banco della frutta i famosi “pennacchi” di sanginella, come devozione verso il Santo. Poi, questa cultivar è andata scomparendo, sia per la difficoltà nel coltivarla sia perché la fillossera ha intaccato pian piano i vigneti, e oggi se ne sta tentando il recupero, tant’è che nel 2021 ha ricevuto anche la denominazione De.Co.

Ha grappoli di media grandezza, acini fitti ed allungati, carnosi dolci, poco sugosi, polpa croccante, matura in agosto; il colore dell'acino varia, secondo l'esposizione solare, da verde a giallo dorato. Se ne ricava un ottimo passito ed è ideale se impiegata in cucina per arricchire panettoni, dolci, gelati e affinare formaggi. Già la Scuola Medica ne esaltava le proprietà benefiche, e nel Giardino della Minerva sono state rinvenute alcune tracce della presenza di questo vitigno. E allora perché non approfittare della Sanginella per depurarsi, magari dopo le abbuffate di tutte le prelibate pietanze preparate dalle cuoche salernitane nel giorno della festa di San Matteo?

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