Valorizzazione agroalimentare, nasce Comitato per le DeCo: c'è anche Claai Salerno
Stilato e sottoscritto un manifesto in 10 punti per la corretta applicazione
Redazione Irno24 01/10/2020 0
Quattordici esperti lanciano un manifesto per il corretto utilizzo delle Denominazioni Comunali, secondo i principi del fondatore Luigi Veronelli. Le Denominazioni Comunali tornano a far parlare grazie all'iniziativa di un gruppo di esperti nel settore agroalimentare che si sono riuniti in un Comitato e hanno stilato e sottoscritto un manifesto in dieci punti per favorire la corretta applicazione di questo strumento di valorizzazione.
Le De.Co. rappresentano infatti un’occasione per sviluppare il marketing territoriale in quei Comuni che intendono legare il proprio nome a un prodotto identitario che caratterizza il lavoro e le tradizioni di una comunità. Fu Luigi Veronelli, giornalista e scrittore, ad intuire il valore di questo strumento. Il manifesto, articolato in 10 punti, dà dunque l’avvio ad un’azione di sensibilizzazione per dire una parola chiara sull’opportunità di procedere alla delibera comunale di adozione.
Dopo la sottoscrizione del manifesto, fra i cui firmatari c'è il presidente della Claai Salerno, Gianfranco Ferrigno, si attende ora l’adesione da parte dei sindaci del vari Comuni d’Italia, ma anche di altre personalità del mondo politico, economico e culturale per favorire la valorizzazione e quindi la salvaguardia di quella straordinaria ricchezza agroalimentare del nostro Paese, declinata in migliaia di esempi, molto spesso virtuosi e forse dimenticati.
Le De.Co. sono un censimento di origine con uno specifico valore storico e culturale, in particolare per quei tanti prodotti agroalimentari che non rientrano, per motivi diversi, in altre forme di valorizzazione. Rappresentano identità ed espressione di valori e tradizioni attestati attraverso una delibera comunale del Sindaco, che certifica la provenienza specificatamente territoriale di ogni prodotto, piatto o sapere di quella peculiare terra.
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Redazione Irno24 30/03/2020
Latte alla stalla, ok contratto Parmalat per 28 milioni
Firmato l’accordo con Parmalat SpA per il ritiro di latte vaccino alla stalla che mette in sicurezza le produzioni degli allevamenti in Campania nel pieno dell’emergenza Coronavirus. Lo comunica Coldiretti Campania, annunciando un accordo per 180mila litri al giorno per i prossimi 12 mesi, al prezzo di 0,43 più iva al litro alla stalla, per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro.
Le principali aree produttive coinvolte sono le province di Caserta, Benevento, Salerno e il Basso Molise. Il latte sarà valorizzato allo stabilimento casertano di Piana di Monte Verna.
Dopo un confronto proficuo tra il direttore acquisti nazionale di Parmalat, Gabriele Orzi, e il direttore di Coldiretti Campania, Salvatore Loffreda, si consolida una collaborazione particolarmente importante alla luce delle forti oscillazioni dei consumi, con una concorrenza sleale straniera che mette in difficoltà il comparto zootecnico.
"Siamo molto soddisfatti di questa decisione di Parmalat – dichiara Loffreda – che offre una risposta concreta agli allevatori, preoccupati per gli sbocchi di mercato del latte".
Redazione Irno24 02/12/2020
Miele straniero in un vasetto su 2, Coldiretti: "Occhio a etichetta"
Sugli scaffali dei supermercati italiani più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero ed è quindi importante verificare con attenzione l’etichetta per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea, che stima una produzione nazionale di 17 milioni di chili nel 2020.
Con la svolta salutista degli italiani, che ha portato all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nei primi nove mesi dell’anno, per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre - consiglia Coldiretti - verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – conclude Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
Redazione Irno24 30/09/2021
Frodi, Uecoop: in Italia +24% pesce straniero, Sos a tavola
Con il balzo delle importazioni di pesce straniero in Italia, che fanno registrare un +24% in quantità nei primi 6 mesi del 2021, è SOS truffe a tavola con la flotta tricolore che negli ultimi 35 anni ha perso quasi 4 imbarcazioni su 10 con un impatto devastante su economia e occupazione.
È quanto emerge da una analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati Istat, in occasione del lancio del Piano nazionale delle cooperative Uecoop per il consumo di pesce Made in Italy a miglio zero nell’ambito del “Programma Nazionale Triennale della Pesca e dell’Acquacoltura” in collaborazione con il ministero delle Politiche agricole.
Gli italiani mangiano circa 28 chili di pesce all’anno, superiore alla media europea ma un quantitativo più basso se confrontato con quello di altri Paesi che hanno un’estensione della costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne consumano quasi 60 chili. Ma in Italia la crisi dei pescherecci diminuisce la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo gli arrivi dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelli tricolore.
Per combattere le frodi è fondamentale prevedere l’obbligo di indicazione in etichetta del giorno in cui il pesce è stato pescato in modo da garantire la massima informazione e trasparenza sulla freschezza del prodotto e l’indicazione di origine va inserita oltre che sui banchi del mercato o dei supermercati anche per i piatti proposti nei menù dei ristoranti, un po’ come avviene per la segnalazione sull’uso di prodotti freschi oppure surgelati.
Nel 2021 le importazioni di pesce straniero rischiano di superare gli 860 milioni di chili secondo le proiezioni di Uecoop sull’anno, con il rischio di un aumento di truffe e inganni: dalla vendita di specie meno pregiate al posto di quelle migliori, all’uso di sostanze per far sembrare il pesce più fresco o per gonfiarlo d’acqua e speculare sul peso. È frequente l’utilizzo di sostanze in grado di ritardare o mascherare i fenomeni alterativi. In alcuni casi sono sostanze il cui utilizzo sarebbe anche consentito, ma che non vengono dichiarate in etichetta, come l’acido citrico o il citrato di sodio o i solfiti, altre volte invece si tratta di sostanze vietate come l’acqua ossigenata con cui si “sciacqua” per sbiancarli, calamari, seppie e polpi.
Una “furbata” per speculare sul peso ai danni dei consumatori è la “glassatura”, in cui l’acqua utilizzata per mantenere idratata la superficie del pesce viene fatta congelare, creando uno strato superficiale di ghiaccio oppure mediante salamoia o iniezioni possono essere aggiunti additivi alimentari, come i polifosfati o la glicina, che pur non essendo in genere nocivi per l’uomo, tendono a trattenere l’acqua aumentandone il peso del prodotto.
Un discorso a parte meritano poi i pesci da consumarsi crudi (o poco cotti) come nel Sushi, con il rischio della presenza del parassita Anisakis se non viene praticato l’abbattimento termico a meno 20 gradi per almeno 24 ore oppure a meno 35 gradi per almeno 15 ore.
Fra le truffe più diffuse c’è poi lo “scambio” di specie di minor valore al posto di quelle più pregiate: l’Acciuga o Alice viene spesso sostituita da Spratto o Papalina, la Sardina può essere anch’essa rimpiazzata con Papalina o Spratto oppure con Alaccia, mentre in sostituzione del Bianchetto sia fresco che lavorato, ma anche al posto del Rossetto, vengono usate specie, molto diffuse nei paesi asiatici, generalmente importate dalla Cina come prodotto congelato. Il Merluzzo spesso viene sostituito, soprattutto se commercializzato in forma di filetti, con specie meno pregiate ma molto simili nelle dimensioni e nel colore della carne, come il Pollak o il Merluzzo carbonaro.
La Sogliola, molto apprezzata per le sue carni magre e facilmente digeribili, viene scambiata con molte specie dalla forma simile ma di valore commerciale inferiore come la Sogliola turca, la Sogliola atlantica o la Sogliola indo-pacifica con lievi differenze nell’aspetto della pinna pettorale. Il Pesce Persico è una specie di acqua dolce autoctona dell’Italia molto richiesta dal mercato europeo ed italiano e commercializzato in notevoli quantitativi, in particolare sotto forma di filetti. Queste pesce Made in Italy viene largamente sostituito con Persico Africano proveniente principalmente dal Kenya e dalla Tanzania, zone in cui si verificano talvolta gravi problemi di inquinamento.
La Platessa, venduta soprattutto in forma di filetti congelati e ampiamente utilizzata nelle mense, è spesso sostituita con altre specie i cui filetti sono simili, come la Passera, la Passera del Pacifico, la Platessa del Pacifico e la Limanda. Il Nasello è una specie pregiata, venduta prevalentemente fresca ma anche in forma di filetti, che può essere sostituita, in particolare a livello di ristorazione, con pesci di valore commerciale inferiore come per esempio il Capellano o Busbana, il Merlano o Molo, il Melù o Potassolo. Un “classico” degli scambi è quello del Pesce Spada con lo Squalo Smeriglio.
E anche i calamari italiani sono molto spesso sostituiti con “cugini” di minor pregio come il Calamaro del Pacifico, il Calamaro indiano, il Calamaro atlantico o il Calamaro sudafricano mentre al posto di un’ottima Rana Pescatrice si rischia di mangiare un Pesce Rospo, un Pesce Prete o una Gallinella, mentre è molto pericolosa la sostituzione con il Pesce Palla che comprende specie velenose a causa della presenza di una potente neurotossina, la tetrodotossina. Senza pescherecci non ci può essere vero pesce Made in Italy a tavola, per questo è strategico utilizzare parte delle risorse del Recovery Plan per rinnovare la flotta italiana, salvare i 28mila posti di lavoro che garantisce al Paese e promuovere la sovranità alimentare italiana anche nel settore ittico a tutela di imprese e famiglie.