"Onore a te, fratello Andrea Fortunato"
Venticinque anni fa l'astro nascente del calcio veniva stroncato dalla leucemia
Redazione Irno24 25/04/2020 0
Andrea Fortunato era un calciatore di talento. Giocava terzino sinistro, si diceva fosse destinato a ripercorrere le orme di Antonio Cabrini, mostro sacro della corsia mancina. Ma Andrea Fortunato era soprattutto un figlio di Salerno, un ragazzo dalla faccia pulita che ha pagato dazio troppo presto ad una sorte infausta e meschina, che lo ha ghermito quando la speranza sembrava aver preso il sopravvento.
Andrea Fortunato nasce a Salerno il 26 luglio del 1971. Al pari del fratello Candido, è subito attirato dallo sport, con il calcio però "relegato" a semplice passatempo estivo. Ad Andrea, però, viene naturale dare del "tu" al pallone, sicchè Alberto Massa, mèntore dei baby campioni, lo recluta 13enne nella Giovane Salerno.
Sotto l'egida del nuovo gruppo sportivo, Andrea sostiene diversi provini in tutto il Nord Italia, fino a quando il Como (serie B) non decide di ingaggiarlo: in Lombardia credono di aver scoperto un bomber, ma in realtà Andrea viene trasformato - dal tecnico della formazione "allievi", Rustignoli - in un portentoso terzino sinistro.
Nell'ottobre 1989, a Pescara, Fortunato debutta coi lariani in cadetteria; non è un campionato felice perchè si conclude con la retrocessione, ma i 16 gettoni di presenza costituiscono il presupposto per una stagione da protagonista nel successivo torneo di C: Andrea è un pilastro dei biancazzurri di Bersellini, la promozione svanisce solo allo spareggio contro il Venezia. Fortunato entra nel giro della nazionale under 21 ma soprattutto nelle grazie del Genoa, che lo soffia all'Atalanta e lo gira in prestito per un anno al Pisa in serie B.
La parentesi toscana è talmente positiva che i grifoni liguri si riprendono Fortunato al termine del campionato e lo lanciano titolare in massima serie nella stagione 1992/1993, quella della consacrazione: il terzino salernitano gioca 33 partite su 34 e segna 3 gol, uno dei quali decisivo per la salvezza contro il Milan. La "Vecchia Signora", al secolo Juventus Football Club, è sedotta dal giovane talento e lo ingaggia a suon di miliardi (13) nell'estate del 1993, inserendolo in un contesto di campioni stellari, primo fra tutti Roby Baggio.
Fortunato ha ormai le ali ai piedi, e nel settembre '93 il ct Arrigo Sacchi lo fa esordire in nazionale contro l'Estonia. Ma la tanto sospirata chiamata mondiale (Usa '94) non arriva perchè Fortunato accusa un inspiegabile calo di forma nella primavera del 1994, che indispone parte della critica e della tifoseria. Febbriciattole persistenti e malesseri fastidiosi preoccupano, invece, lo staff medico. Leucemia linfoide acuta: è l'agghiacciante "spiegazione" di tutti i problemi, la diagnosi devastante dell'Ospedale Molinette di Torino, dove Fortunato era stato costretto a ricoverarsi - dopo una serie di visite infruttuose - per capirci qualcosa. E' il Maggio del 1994.
Andrea viene trasferito a Perugia, dove gli vengono effettuati 2 trapianti di midollo (donatori la sorella ed il padre); il quadro sembra migliorare, Fortunato lentamente pare riprendersi. Nel febbraio '95 è addirittura convocato dal nuovo tecnico juventino Lippi per la trasferta di Genova, sponda sampdoriana: Andrea si accomoda solo in tribuna ma è ugualmente felice, l'allenatore in albergo quasi non lo riconosce.
La ricaduta giunge inattesa, improvvisa, il 25 Aprile dello stesso anno; l'equilibrio sottile è spezzato da una feroce influenza, Fortunato muore in serata, mentre l'Italia sta preparando il match di Vilnius contro la Lituania. A lui la Juve dedica lo scudetto numero 23, conquistato pochi mesi dopo, Nevio Scala la Coppa Uefa del suo Parma. Una folla enorme gremisce il Duomo di Salerno in occasione dei funerali. Straziante la testimonianza del capitano juventino Vialli, il quale singhiozzando riesce a pronunciare: “Onore a te, fratello Andrea Fortunato!”.
Oggi, a 25 anni di distanza, il ricordo di Andrea Fortunato è più che mai vivo grazie anche all’Associazione onlus “Fioravante Polito” (nata con lo scopo di rendere obbligatori i controlli ematologici completi prima di iscriversi ad una società sportiva) e la Biblioteca del calcio “Andrea Fortunato”, che qualche anno fa hanno pubblicato la prima biografia del giovane campione salernitano, scritta da Jvan Sica, dal titolo “Andrea Fortunato. Una stella cometa”.
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Andrea Montinaro 25/01/2024
Salernitana, errori macroscopici ma la fiamma della speranza è accesa
“L’occasione è come un treno in corsa, se non la prendi al volo, se ne va e non torna più”. Se l’immagine di un triste e rassegnato Antonio Candreva, nel post-gara contro il Genoa, potesse essere un quadro, probabilmente le parole del celebre scrittore inglese George Gissing farebbero da giusta cornice e la firma d’artista formerebbe il nome dell’US Salernitana.
A 4 giorni dall’ennesima, e questa volta forse decisiva, sconfitta contro il Grifone, il tempo non ha alleviato l’amarezza e non ha dissipato il rimpianto, ma ha aumentato la consapevolezza che più di qualcosa in questa stagione non è andata per il verso giusto. Non siamo qui per un inutile e poco costruttivo processo, alla ricerca di un colpevole da portare al patibolo mediatico, bensì per una vera e propria "presa di coscienza zeniana", un’analisi schietta e forse per tratti anche po’ cruda degli errori macroscopici commessi che ci stanno mostrando dettagli sempre più vividi di una realtà, o meglio, di un quadro futuro che dovremo essere pronti ad accettare.
La Salernitana vista contro il Genoa ha dato l’impressione di una squadra che il treno per la salvezza lo avesse già perso da tempo, ma che solo al fischio finale di Orsato abbia preso consapevolezza di ciò. Il presidente Iervolino, la scorsa estate, è incappato nella trappola della superficialità, probabilmente pagando quella che può essere una giustificabile inesperienza nel campo della gestione calcistica, diversa da altri settori di sua competenza: la salvezza in carrozza della scorsa stagione ha messo le famose "fette di prosciutto" sugli occhi di molti e ha tappato le orecchie di quei pochi che avrebbero avuto bisogno di consigli e figure più esperte su determinate e delicate scelte.
I rapporti, già probabilmente incrinati, con Paulo Sousa hanno portato alla gestione di un mercato non coadiuvato con il proprio tecnico e quindi ad un inizio di stagione in netta salita, con poca unità d’intenti e una rosa ritenuta, dallo stesso tecnico portoghese, poco adatta ad affrontare il campionato di Serie A a differenza della precedente. La spinosa "questione Dia" non ha aiutato e la sua mancata cessione (alle cifre che giustamente la società richiedeva) non solo ha tarpato le ali alle liquidità della campagna acquisti, ma ha contribuito alla distruzione di un ambiente di squadra nel quale si è palesato più di qualche animo scontento.
Da qui il mercato troppo azzardato, con il quale non è stata rinforzata una difesa che già si contraddistingueva per essere la terza peggiore per gol presi la stagione scorsa, e soprattutto un attacco, che, oltre al solo e maldisposto Dia, non ha presentato valide alternative per competere in categoria. La reintegrazione in rosa di Simy è il simbolo del fallimento della gestione granata e di una campagna acquisti che ad oggi, 25 gennaio, possiamo definire inadeguata.
Se l’esonero di Sousa è stato per certi versi inevitabile, l’arrivo di Inzaghi sulla panchina è stato lo specchio per le allodole di molti ma, oltre ad atteggiamenti e determinazione ritrovati in molti giocatori, persi e spaesati per lunghi tratti della prima parte di stagione, ha trasmesso e conferito troppo poco sul campo, dove improvvisazione e umore altalenante ne fanno da padroni. Il ritorno in patria di Sabatini è stato il grido d’aiuto, l’ultimo e giusto tentativo del Presidente di provare a voltare pagina, ma la sensazione è che i miracoli accadano una volta sola.
D'altronde, dopo 21 giorni di mercato, presentarsi alla partita spartiacque col Genoa, davanti al proprio pubblico, con Simy unica punta, e il solo Ikwuemesi pronto a subentrare, equivale ad un futuro non roseo; se anche il plurinominato “indice di liquidità” al momento inchioda la sessione di riparazione, non esiste Sabatini o allenatore che tenga, il destino è purtroppo segnato. Anche la statistica parla chiaro: nell’era dei 3 punti, la squadra che occupava l'ultima posizione alla 21a giornata è SEMPRE retrocessa a fine stagione.
Non si tratta di essere negativi o rassegnati, tuttavia interrogarsi e analizzarsi sulle proprie responsabilità è sempre il passo giusto per costruire qualcosa, e questo può coesistere con la fiamma della speranza che è giusto rimanga sempre accesa nel cuore di chi lotta come “l’ultima sigaretta” di Zeno.
Redazione Irno24 05/12/2022
La P2P Baronissi vince a Marsala ed è quarta in classifica
La P2P archivia il 2022 con una preziosa vittoria in trasferta e in tre set, a Marsala. Il successo in Sicilia consente ad Alikaj e compagni di posizionarsi al quarto posto in classifica, a quota 15 punti, nel girone E di Serie B1. Con i parziali di 18-25, 17-25 e 13-25, Baronissi ha riscattato lo scivolone casalingo che era maturato la settimana scorsa al Pala Irno, contro Fiamma Torrese.
Ora le irnine dovranno ripresentarsi in palestra focalizzando l’obiettivo sul nuovo anno solare: il calendario le costringe al riposo forzato, per compensare non solo il numero dispari di partecipanti al girone ma anche la rinuncia di Palermo, all’alba del campionato. Solo prima di Natale, dunque, sarà possibile verificare la precisa collocazione delle biancorossoblu in classifica, ma il successo di Marsala rinfranca e incoraggia. In Sicilia, la schiacciatrice Lara Salvestrini è stata mvp con 16 punti.
"Tatticamente le ragazze hanno meritato dall'inizio alla fine - osserva coach Castillo - complimenti a loro, perché hanno vissuto una settimana durissima e questo è il premio. A questo punto non faccio pronostici: con noi non si può. Siamo capaci di fare cose belle, ma anche di incappare nella giornata storta e uscire di scena. Oggi la squadra ha prodotto un gioco efficace, si è fatta valere e sono soddisfatto".
Redazione Irno24 02/04/2025
Valentini: "Cambiare allenatore non darebbe benefici alla Salernitana"
"Non penso che cambiando allenatore questa squadra abbia dei benefici, anzi, secondo me significherebbe darsi la zappa sui piedi. La scorsa stagione, io non c'ero, avete cambiato 4 allenatori e l'epilogo avete visto quale è stato. Dal 2 gennaio, Breda ha fatto 12 punti in 11 partite, più punti in coda li hanno fatti soltanto Frosinone e Sudtirol. La Salernitana sarebbe salva nelle 11 partite della gestione Breda.
Potevamo avere 3-4 punti in più perchè le prestazioni sul campo, come a Cesena o contro il Frosinone, ci hanno detto che potevamo farli. Per uscire da questa situazione bisogna trovare la continuità del Frosinone, in 7 partite con 5 scontri diretti questo tipo di continuità può trovarlo anche la nostra squadra perchè ha tutti gli elementi per farlo".
Questi i passaggi salienti di un'intervista rilasciata questa mattina dal ds della Salernitana, Marco Valentini, alle emittenti tv locali.