Salernitana, errori macroscopici ma la fiamma della speranza è accesa
In mostra dettagli sempre più vividi di un quadro futuro che dovremo essere pronti ad accettare
Andrea Montinaro 25/01/2024 0
“L’occasione è come un treno in corsa, se non la prendi al volo, se ne va e non torna più”. Se l’immagine di un triste e rassegnato Antonio Candreva, nel post-gara contro il Genoa, potesse essere un quadro, probabilmente le parole del celebre scrittore inglese George Gissing farebbero da giusta cornice e la firma d’artista formerebbe il nome dell’US Salernitana.
A 4 giorni dall’ennesima, e questa volta forse decisiva, sconfitta contro il Grifone, il tempo non ha alleviato l’amarezza e non ha dissipato il rimpianto, ma ha aumentato la consapevolezza che più di qualcosa in questa stagione non è andata per il verso giusto. Non siamo qui per un inutile e poco costruttivo processo, alla ricerca di un colpevole da portare al patibolo mediatico, bensì per una vera e propria "presa di coscienza zeniana", un’analisi schietta e forse per tratti anche po’ cruda degli errori macroscopici commessi che ci stanno mostrando dettagli sempre più vividi di una realtà, o meglio, di un quadro futuro che dovremo essere pronti ad accettare.
La Salernitana vista contro il Genoa ha dato l’impressione di una squadra che il treno per la salvezza lo avesse già perso da tempo, ma che solo al fischio finale di Orsato abbia preso consapevolezza di ciò. Il presidente Iervolino, la scorsa estate, è incappato nella trappola della superficialità, probabilmente pagando quella che può essere una giustificabile inesperienza nel campo della gestione calcistica, diversa da altri settori di sua competenza: la salvezza in carrozza della scorsa stagione ha messo le famose "fette di prosciutto" sugli occhi di molti e ha tappato le orecchie di quei pochi che avrebbero avuto bisogno di consigli e figure più esperte su determinate e delicate scelte.
I rapporti, già probabilmente incrinati, con Paulo Sousa hanno portato alla gestione di un mercato non coadiuvato con il proprio tecnico e quindi ad un inizio di stagione in netta salita, con poca unità d’intenti e una rosa ritenuta, dallo stesso tecnico portoghese, poco adatta ad affrontare il campionato di Serie A a differenza della precedente. La spinosa "questione Dia" non ha aiutato e la sua mancata cessione (alle cifre che giustamente la società richiedeva) non solo ha tarpato le ali alle liquidità della campagna acquisti, ma ha contribuito alla distruzione di un ambiente di squadra nel quale si è palesato più di qualche animo scontento.
Da qui il mercato troppo azzardato, con il quale non è stata rinforzata una difesa che già si contraddistingueva per essere la terza peggiore per gol presi la stagione scorsa, e soprattutto un attacco, che, oltre al solo e maldisposto Dia, non ha presentato valide alternative per competere in categoria. La reintegrazione in rosa di Simy è il simbolo del fallimento della gestione granata e di una campagna acquisti che ad oggi, 25 gennaio, possiamo definire inadeguata.
Se l’esonero di Sousa è stato per certi versi inevitabile, l’arrivo di Inzaghi sulla panchina è stato lo specchio per le allodole di molti ma, oltre ad atteggiamenti e determinazione ritrovati in molti giocatori, persi e spaesati per lunghi tratti della prima parte di stagione, ha trasmesso e conferito troppo poco sul campo, dove improvvisazione e umore altalenante ne fanno da padroni. Il ritorno in patria di Sabatini è stato il grido d’aiuto, l’ultimo e giusto tentativo del Presidente di provare a voltare pagina, ma la sensazione è che i miracoli accadano una volta sola.
D'altronde, dopo 21 giorni di mercato, presentarsi alla partita spartiacque col Genoa, davanti al proprio pubblico, con Simy unica punta, e il solo Ikwuemesi pronto a subentrare, equivale ad un futuro non roseo; se anche il plurinominato “indice di liquidità” al momento inchioda la sessione di riparazione, non esiste Sabatini o allenatore che tenga, il destino è purtroppo segnato. Anche la statistica parla chiaro: nell’era dei 3 punti, la squadra che occupava l'ultima posizione alla 21a giornata è SEMPRE retrocessa a fine stagione.
Non si tratta di essere negativi o rassegnati, tuttavia interrogarsi e analizzarsi sulle proprie responsabilità è sempre il passo giusto per costruire qualcosa, e questo può coesistere con la fiamma della speranza che è giusto rimanga sempre accesa nel cuore di chi lotta come “l’ultima sigaretta” di Zeno.
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