Anche a Salerno la "truffa del profumo", UDiCon lancia l'allarme
Un fantomatico Gianni ha richiesto 22 euro ad una signora per il pagamento di un ordine del figlio
Redazione Irno24 06/06/2025 0
Una persona distinta si avvicina ad una donna. "Signora, suo figlio ha ordinato un profumo. Lo lascio a lei? Sono 20 euro, me li paga lei?". Sembrerebbe tutto regolare, una semplice consegna da parte di un corriere, peccato che invece si tratti di una truffa. La cosiddetta "truffa del profumo". E' accaduto ancora una volta questa mattina a Salerno, zona Mercatello, dove una donna ha pagato 22 euro come richiesto da un educato signore, che si è presentato come "Gianni".
Affabile e simpatico, ha ottenuto la fiducia della signora, nominandole il figlio (a riprova che anche dietro a truffe minime ci sia uno studio e preparazione). In fenomeni come questi, ancor più subdoli delle truffe a tre zeri, la riuscita dell'inganno è quasi assicurata al 100%. Proprio la cifra irrisoria spinge la vittima a cascare nella trappola. Non è la prima volta. E' da almeno 2 anni che "i truffatori del profumo" operano nel territorio salernitano. Nei giorni scorsi, episodi simili sono stati segnalati anche a Battipaglia e nei Picentini. Sempre lo stesso modus operandi.
"E' veramente assurdo - afferma Anna della Mura, presidente regionale Udicon - che nel 2025 dobbiamo ancora trovarci ad affrontare situazioni simili. Personaggi che sfruttano la buona fede di persone spesso non giovanissime, per tirar loro fuori dalle tasche pochi spiccioli". Udicon lancia un appello ai cittadini: "Non fidatevi di chiunque, in strada o al telefono, vi chieda soldi. Prima di rispondere, consegnare soldi o aprire la porta, allertate il numero unico delle forze dell'ordine 112".
Potrebbero interessarti anche...
Redazione Irno24 11/10/2021
Vicenda appalti, Codacons chiede commissariamento Comune Salerno
Il Codacons da anni - si legge in una nota stampa - va denunciando la situazione del verde pubblico a Salerno. Da tempo ci siamo resi conto che qualcosa non andava per il verso giusto, tant'è che più volte abbiamo interpellato la stampa per pubblicizzare le nostre preoccupazioni. Anche la Procura ci ha ascoltati per la caduta dell’albero a Gennaio in Via Vinciprova. A Salerno infatti basta un po' d'aria per far cadere alberi o rami con grave rischio per i cittadini.
Alla luce dei nuovi fatti che apprendiamo dalla stampa, il Codacons si costituirà certamente parte civile in caso di rinvio a giudizio invitando i cittadini a venire nei nostri uffici per aderire alla costituzione.
L’avv. Matteo Marchetti, vice segretario nazionale del Codacons, dichiara: "Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti inerenti l'aggiudicazione degli appalti; nel caso di Savastano e Zoccola, anche di corruzione elettorale. Chiederemo al Prefetto di commissariare il Comune e di procedere, appena possibile, a nuove elezioni".
Redazione Irno24 20/08/2021
De Luca: "Il 92% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato"
"Dalla ricognizione effettuata in tutte le strutture sanitarie della Campania, è risultato che il 92% dei ricoverati in Terapia Intensiva non è vaccinato. Dalle stesse verifiche è risultato che l'83% dei pazienti ricoverati nei reparti di Terapia Sub Intensiva non è vaccinato.
Sono dati di estremo significato che mettono ancor più in evidenza la necessità di completare le vaccinazioni per tutte le fasce di età. Dati rispetto ai quali ogni esitazione diventa irresponsabile". Lo dichiara il Presidente della Regione, De Luca.
Redazione Irno24 11/01/2022
Studio FIASO, il 34% dei positivi ricoverati non è in ospedale per il Covid
Il 34% dei pazienti positivi ricoverati non è malato Covid: non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie e al momento del tampone pre-ricovero risulta positivo al Sars-Cov-2. Uno su tre, dunque, sia pur con infezione accertata al virus Sars-Cov-2, viene ospedalizzato per curare tutt’altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori.
I dati emergono da uno studio fatto da FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie: Asst Spedali civili di Brescia, Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari. In tutto sono stati analizzati 550 pazienti ricoverati nelle aree Covid dei sei ospedali: un campione pari al 4% del totale dei ricoverati negli ospedali italiani. La rilevazione è stata effettuata in data 5 gennaio.
Dei complessivi 550 pazienti monitorati, 363 (il 66%) sono ospedalizzati con diagnosi da infezione polmonare. Mentre 187 (il 34%) non manifestano segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero sono stati ricoverati non per il virus ma con il virus. Per lo più si tratta di pazienti arrivati in ospedale o al pronto soccorso per altri problemi e che, al momento del ricovero che prevede il tampone, vengono trovati portatori dell’infezione da Sars-Cov-2 ma senza sintomi di malattia. La diagnosi da infezione da Sars-Cov-2 è dunque occasionale.
Per la stragrande maggioranza, il 36% del totale dei ricoverati positivi ma senza sintomi respiratori, si tratta di donne in gravidanza che necessitano di assistenza ostetrica e ginecologica. Il 33%, invece, è composto da pazienti che hanno subito uno scompenso della condizione internistica derivante da diabete o altre malattie metaboliche, da patologie cardiovascolari, neurologiche, oncologiche o broncopneumopatie croniche. Un’altra quota, pari all’8%, riguarda pazienti con ischemie, ictus, emorragie cerebrali o infarti. Un altro 8%, invece, è rappresentato da quei pazienti che devono sottoporsi a un intervento chirurgico urgente e indifferibile pur se positivi al Covid. C’è inoltre una parte, complessivamente il 6% del totale, di pazienti che arrivano al pronto soccorso a causa di incidenti e richiedono assistenza per vari traumi e fratture.
Da sottolineare inoltre la differenza di età tra i due gruppi di degenti positivi. I pazienti ricoverati per il Covid sono molto più anziani e hanno in media un’età di 69 anni mentre i soggetti contagiati privi di sintomi e ricoverati per altre patologie hanno in media 56 anni. Tra i soggetti che hanno sviluppato la malattia polmonare da virus risulta vaccinato con un ciclo completo di tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi solo il 14% di contro tra coloro che sono positivi al Sars-Cov-2 ma sono ricoverati per altre patologie è vaccinato con tre dosi o con due dosi da meno di 4 mesi il 27%. In entrambi i gruppi c’è una preponderanza di soggetti non vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster.
“Se si usa come parametro non l’infezione da Sars-Cov-2 ma la malattia da Covid, l’efficacia del vaccino risulta essere molto solida. L’età media di 69 anni, molto più alta nei pazienti che sviluppano la sindrome polmonare, evidenzia come il rischio di malattia si concentri tra i 60 e gli 80 anni; questo dato conferma dunque l’indirizzo del Governo che, attraverso l’obbligo, ha voluto mettere in sicurezza gli ultra 50enni. Resta prioritario il vaccino perché il fattore di rischio più importante, oltre alle comorbidità, resta l’età”, commenta il professor Silvio Tafuri, ordinario di Igiene dell’Università di Bari e coordinatore della control room Covid del Policlinico di Bari, che ha partecipato allo studio.
“Ci aspettiamo di dover far fronte a un numero sempre più ampio, vista l’ampia circolazione e l’elevata contagiosità del virus, dei ricoveri per patologie non Covid in pazienti che, però, hanno l’infezione - dichiara il Presidente Fiaso, Giovanni Migliore - Va riprogrammata l’idea dell’assistenza creando non solo reparti Covid e no Covid, ma è necessario realizzare nuove strutture polispecialistiche in cui sia garantita l’assistenza specialistica cardiologica, neurologica, ortopedica in pazienti che possono presentare l’infezione da Sars-Cov-2. Occorre pensare a reparti Covid per il cardiotoracico, per la chirurgia multispecialistica. Per l’ostetricia già in molti ospedali sono state realizzate aree Covid. A Brescia e Bari esistono anche degli ambulatori per la dialisi di pazienti positivi. Bisogna riprogrammare sulla base delle nuove esigenze l’assistenza sanitaria”.