Coldiretti Salerno, vendemmia al via ma con grave problema cinghiali
Tropiano: "Mediamente la perdita è del 10-15% del raccolto"
Redazione Irno24 23/09/2021 0
Parte la vendemmia con l'incognita cinghiali. I grappoli stanno arrivando a maturazione in tutta la provincia - conferma Coldiretti Salerno - ma quest'anno c'è una difficoltà in più. Gli agricoltori, oltre a fare i conti con un'estate di grande siccità, si ritrovano a difendere i vigneti dai cinghiali.
“Riceviamo quotidianamente segnalazioni da parte dei nostri viticoltori - spiega il direttore di Coldiretti Salerno, Enzo Tropiano - mediamente la perdita è del 10-15% del raccolto a pochi giorni dalla vendemmia, a causa dei raid dei branchi di cinghiali. Per la viticoltura, l’abnorme presenza degli ungulati, che nella sola provincia di Salerno è di un esemplare ogni tre abitanti, è una iattura che colpisce il settore e pesa sui redditi delle aziende.
La vendemmia è cominciata e partiamo con un danno di base tra il 10 e il 15%. Su 500 quintali di uva diventa un dato insostenibile che si va ad aggiungere alle perdite degli anni passati, con molti agricoltori che hanno abbandonato i terreni perché scoraggiati dai danni”.
Coldiretti chiede da tempo che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali. Nel luglio scorso, il presidente di Coldiretti Vito Busillo consegnò un documento al Prefetto di Salerno in cui si fissavano le possibili priorità di intervento.
Coldiretti, tra l'altro, sollecita un’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo di competenza della polizia municipale e provinciale; la delega delle attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale, un calendario venatorio allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio e la regia complessiva affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.
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Redazione Irno24 29/10/2021
Coldiretti: "Pil cala solo in agricoltura, sos prezzi"
In controtendenza all’andamento generale, il valore aggiunto cala solo in agricoltura per effetto del boom dei costi di produzione, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’andamento del Pil nel terzo trimestre del 2021 e dell’inflazione ad ottobre.
Il balzo dei costi energetici oltre a spingere l’inflazione - sottolinea Coldiretti - si trasferisce a valanga sui costi di produzione e sui bilanci delle imprese. Con l’avvio delle operazioni colturali, gli agricoltori sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione.
L’aumento dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti, per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne.
Il rincaro dell’energia – continua Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
Le imprese di allevamento da latte sono ormai allo stremo con compensi da troppo tempo al di sotto dei costi di produzione che sono esplosi per effetto dei rincari nei mangimi. Serve - conclude Coldiretti - responsabilità della intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle.
Redazione Irno24 01/02/2021
Coldiretti, da agroalimentare 1 milione di posti in 10 anni con svolta "green"
L’agroalimentare può offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale da sostenere con il Recovery plan. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai dati Istat sull’occupazione, che evidenziano la sostanziale tenuta dell’agricoltura nonostante la pesante crisi provocata dalla pandemia Covid.
“Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà, dai cereali all’allevamento, fino all’olio di oliva, sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per la crescita sostenibile del Paese” afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che “l’Italia deve ripartire dai suoi punti di forza”.
Basti pensare che in controtendenza rispetto all’andamento generale nel 2020 si registra uno storico balzo del 14% del numero di giovani under 35 imprenditori in agricoltura, rispetto a cinque anni fa, ma l’esperienza dell’emergenza Coronavirus ha anche dimostrato che – precisa Coldiretti – con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà i posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese.
L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per creare nuovi posti di lavoro, difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.
Redazione Irno24 16/05/2022
In Campania il corso per agriturismo sportivo, una novità assoluta
Il turismo sportivo rappresenta il 10% dell’industria turistica mondiale (European Travel Commision) e sempre più incrocia l’offerta degli agriturismi, grazie agli ampi spazi e al cibo sano. Per dare una risposta a questo fenomeno crescente, spinto anche dalla voglia di stare all’aria aperta nel dopo Covid, il Coni e la Coldiretti della Campania hanno lanciato, insieme a Terranostra Agriturismi Campagna Amica, un corso di formazione dedicato alla nascita di due figure professionali: direttore e operatore sportivo in ambito agrituristico.
Solo in Campania il Coni associa oltre 12mila associazioni sportive, che muovono migliaia di appassionati nelle decine di discipline che si possono praticare in campagna. Il corso ha l'obiettivo di specializzare gli agriturismi, favorendo l'efficientamento o la nascita di strutture/servizi a disposizione degli sportivi. Gli italiani che scelgono le vacanze sul territorio indicano come principale motivazione lo sport nel 7% dei casi, mentre i tedeschi rappresentano il 29,7% dei turisti sportivi sul totale flussi dall’estero, seguiti da austriaci (14,3%) e francesi (14,1%).
Una novità assoluta, prima esperienza in Italia. L’obiettivo è specializzare l'accoglienza rurale con una ricca offerta sportiva. Il corso durerà quattro giorni, in quattro località molto diverse, che rappresentano il grande patrimonio naturale e agricolo della Campania: il lago del Matese, presso l’agriturismo "Falode", le pendici del Vesuvio presso l’agriturismo "Villa Mazza", il Cilento presso l’agriturismo "Ai Monaci" e il Fortore presso l’agriturismo "Masseria Pasqualone". Possono partecipare titolari e collaboratori, ma anche giovani che vogliono fare un nuovo lavoro presso i nostri agriturismi. Il contributo per la partecipazione è di 150 euro, comprensivo dei quattro lunch in agriturismo. La prima data del corso è il 31 maggio 2022.