Provincia di Salerno, il 30 Marzo Assemblea Generale UPI Campania
Si discuterà anche della nuova normativa per le assunzioni di personale
Redazione Irno24 28/03/2022 0
Si terrà a Palazzo Sant'Agostino, sede dell'Amministrazione Provinciale di Salerno, l'Assemblea Generale dei Presidenti e dei Consiglieri Provinciali delle quattro Province della Campania, che sarà presieduta dal Presidente della Provincia di Salerno, Michele Strianese.
Il Presidente Strianese aprirà la riunione con i saluti di rito ed una relazione sulle attività programmatiche di UPI Campania, con particolare riferimento alla riforma del TUEL ed alle opportunità messe a disposizione delle province dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si discuterà anche della nuova normativa per le assunzioni di personale, approvata nel mese di Gennaio 2022 dal Parlamento.
Seguiranno i saluti dei Presidenti delle altre province campane, Giorgio Magliocca (Caserta), Rizieri Buonopane (Avellino), Nino Lombardi (Benevento), poi si procederà all'elezione del direttivo Regionale di UPI Campania che vedrà la presenza di diritto dei quattro Presidenti e di 6 consiglieri provinciali (2 per le province di Salerno e Caserta ed 1 per Avellino e Benevento).
Un appuntamento importante in vista delle attuali e future sfide che riguardano le Province, in chiave PNRR e riforme degli Enti Locali. L'attività di UPI Campania prosegue, infatti, per far sentire sempre più la voce delle province campane sul tavolo nazionale di UPI, al fine di incidere maggiormente nelle trattative tra Enti Locali e Governo Nazionale.
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Giovedì 20 Febbraio, alle ore 11:00, presso la Sala del Gonfalone del Palazzo di Città, alla presenza dell'Assessore al Commercio, Dario Loffredo, sarà illustrato il programma dell'evento "The Carnival Show 2020". Si tratta dello spettacolo previsto per il giorno di Carnevale, Martedì 25 Febbraio, alle ore 17:30 al Teatro Augusteo. L'evento è organizzato dal Comune di Salerno in collaborazione con Coldiretti Salerno e con la direzione artistica di Newage Animazione.
Federica Garofalo 06/02/2021
Gli "archi normanni", l'acquedotto medievale di Salerno
Molti pensano che l’imponente acquedotto che svetta tra via Velia e via Arce, volgarmente detto “Ponte dei Diavoli”, sia romano. I Romani, però, non c’entrano nulla, e nemmeno i diavoli che la leggenda vuole lo abbiano costruito in una sola notte, sotto il comando del mago Pietro Barliario. In realtà sono la testimonianza di una città, Salerno, che fin dall’Antichità era nota per essere particolarmente ricca di acque, le cui sorgenti sgorgavano dalle pendici del monte Bonadies e confluivano nel mare affiancando il fiume Irno.
Oggi, molti di questi antichi torrenti sono scomparsi, ma la toponomastica segnala ancora la loro presenza: Fusandola, Lama, Rafastia, Canalone, Mercatello, Mariconda. Tutta questa abbondanza di acqua, e di acqua particolarmente ricca di sali minerali, ha permesso il sorgere di luoghi termali fin dall’antichità romana, e le cui testimonianze sono ancora visibili ad esempio tra San Pietro a Corte e Palazzo Fruscione, e presso l’ex monastero di San Nicola della Palma, ma è stata anche causa di inondazioni e alluvioni che hanno devastato più volte la città, come ad esempio tra IV e V secolo.
Contrariamente a quanto si pensi, la tecnologia di canalizzazione delle acque, e il suo utilizzo per i bagni, non scompare affatto con l’Impero romano. Anzi, in età longobarda, in modo particolare tra X e XI secolo, i documenti ci mostrano che queste falde alimentano canali e mulini, in particolare nella zona orientale di Salerno, per svariate attività economiche, la più famosa delle quali è quella legata alla produzione della ceramica.
Non solo, le carte longobarde ci mostrano fontane e bagni, questi ultimi molto numerosi in città, la maggior parte inclusi in monasteri come quello di San Benedetto e quello San Lorenzo, che le fonti ci dicono addirittura servito da due sorgenti; anche il palazzo di Arechi (San Pietro a Corte) ne è abbondantemente fornito, così come i palazzi nobiliari, come possiamo riscontrare ancora in documenti di XII secolo.
Tra X e XI secolo, durante il regno di Guaimario III e Guaimario IV, Salerno gode di una importanza politica di tutto rispetto, come capitale di un principato che arriva ad estendersi fin quasi alla Calabria, e di una grande vitalità economica, cui si accompagna una fervente espansione edilizia.
È a quest’epoca che risale la prima porzione dell’acquedotto, come attesta un documento del 994; lavoro che sarà poi completato in età normanna, quando, soprattutto dopo la conquista di Salerno da parte di Roberto il Guiscardo nel 1076, lo sviluppo edilizio riprenderà più forte che mai, con la costruzione del Duomo e di Castel Terracena, tanto da cambiare volto alla città. Il poeta Gabriele d’Annunzio, dunque, non aveva tutti i torti a chiamare l’acquedotto “archi normanni”.
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Salerno, 3 milioni per contrastare il dissesto idrogeologico
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