Salerno, al cinema Fatima il docufilm "Elvira Notari: Oltre il silenzio"
La proiezione è in programma il 27 ottobre alle 19:45, seguirà dibattito col pubblico
Redazione Irno24 22/10/2025 0
Si terrà lunedì 27 ottobre 2025, alle 19:45, al Cinema Fatima, nella zona orientale di Salerno, la proiezione-evento in prima visione del docufilm “Elvira Notari: Oltre il silenzio”, diretto da Valerio Ciriaci, presentato il 31 agosto alla 82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione ufficiale classici-documentari. L’opera, prodotta da Parallelo41 Produzioni, Awen Films e Luce Cinecittà, distribuita da Cinecittà, è uscita in sale selezionate dal 13 ottobre; anche Salerno, città natale di Elvira Notari, è stata inserita all’interno del tour nazionale.
“Elvira Notari: Oltre il silenzio” è un viaggio immersivo nelle fasi di riscoperta della prima regista italiana, Elvira Notari, dopo che la censura fascista, l’avvento del sonoro e intricate dinamiche familiari ne hanno cancellato la memoria artistica e produttiva, caratterizzata dalla sua Dora Film, casa di produzione che chiuse i battenti nel 1930. Centinaia tra lungometraggi e cortometraggi prodotti, ma soltanto due film (‘A Santanotte ed È Piccerella), qualche corto e alcuni frammenti sono arrivati ai giorni nostri, eppure bastano per captare la portata straordinaria del cinema muto napoletano di Elvira Notari, che unisce sceneggiate a intensi drammi popolari.
Elvira Notari è considerata dagli storici (le fasi di riscoperta sono iniziate a partire dagli Anni ’70, durante il periodo degli studi accademici femministi) un’antesignana del neorealismo italiano, corrente cinematografica del secondo dopoguerra, per le riprese in esterni, l’utilizzo di attori non professionisti e per la rappresentazione di storie popolari. Il docufilm si avvale di contributi esclusivi e importanti di studiosi ed esperti come Giuliana Bruno, Mario Franco, Gian Luca Farinelli, Maria Assunta Pimpinelli, Giuliana Muscio, Simona Frasca, e di autori nonché artisti contemporanei come Flavia Amabile, Teresa Saponangelo, Cristina Vatielli, Francesca Consonni, Michele Signore e Dolores Melodia.
L’evento, in collaborazione con Fitzcarraldo Cineclub, Adorea e Il Novelliere, avrà l’introduzione di Antonella Di Nocera, produttrice del docufilm, e dopo la proiezione verrà affrontato un dibattito col pubblico a cura di Paolo Speranza, storico del cinema e conoscitore della materia. Modera Stefano Valva, critico cinematografico e Direttore de Il Novelliere.

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Salerno, un libro illustrato sulla storia della Madonna che viene dal mare
Sabato 30 aprile, alle ore 20.00, nella chiesa di Sant’Agostino, a Salerno, nell’ambito della XXX edizione della Fiera del Crocifisso Ritrovato, e dei festeggiamenti per il Centenario dell’Incoronazione dell’Icona di Maria SS. di Costantinopoli (1922-2022), venerata nell’antico santuario mariano, sarà presentato ufficialmente il volume illustrato “La Madonna che viene dal mare”. L'introduzione al volume è firmata da Peppe Barra. All’incontro, moderato dal giornalista Paolo Romano, saranno presenti gli autori e il parroco dell’Unità Pastorale Centro Storico di Salerno, don Felice Moliterno.
Attraverso la penna di Marco Pio D’Elia e i colori di Odile (Daniela De Vita), la città di Salerno rivive la storia dell’icona della Madonna di Costantinopoli riscoprendo il suo imprescindibile legame con il mare. Un racconto rivolto non solo ai piccoli ma anche a tutti coloro che desiderano ripercorrere le origini di una devozione antica, senza rinunciare alla provocazione esercitata da una fede semplice ed autentica e al fascino di illustrazioni d’autore.
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"Giselle" al Verdi di Salerno, spettacoli il 28 e 29 ottobre
Si alza il sipario sul balletto al Teatro Verdi di Salerno. Sabato 28 ottobre, ore 21.00, e domenica 29 ottobre, ore 18.00, è di scena “Giselle” con musica di Adolphe-Charles Adam; libretto Théophile Gauthier, Jules-Henri Saint-Georges; coreografia Jean Coralli, Jules Perrault, Marius Petipa. A cura di Leonid Lavrovsky.
Lo spettacolo s’inserisce nella stagione lirica, sinfonica e di balletto, diretta dal maestro Daniel Oren, con il segretario artistico Antonio Marzullo, ed organizzata dal Comune di Salerno con il sostegno della Regione Campania.
La storia d’amore di Giselle è drammatica e commovente. E’ uno dei balletti più conosciuti ed amati, che la messa in scena dell’Opera e Balletto Nazionale di Sofia esprime in tutto le sue intense sfumature romantiche. Di grande rilievo il cast, con interpreti di valore internazionale, fra cui Marta Petkova, Katerina Petrova, Emil Yordanov e Tsetso Ivanov.
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Le torri di avvistamento a Salerno, affascinanti architetture a picco sul mare
Il territorio salernitano è stato da sempre al centro delle principali rotte del Mediterraneo, un crocevia di popoli attratti dall’amenità dei luoghi, ma anche dal contatto con altri popoli e dal commercio. I Saraceni, terrore del Mediterraneo, arano abili guerrieri pronti a fare razzie e a saccheggiare i tratti costieri.
Dal periodo bizantino, passando per il dominio dei Longobardi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi e dei viceré spagnoli, gli abitanti della città e della costiera dovettero difendersi anche dalle scorrerie dei pirati. Da qui la necessità di proteggersi e difendersi dal nemico che proveniva dal mare, costruendo torri di avvistamento e di difesa. Questo sistema di Torri costiere era formato sul litorale salernitano settentrionale dalla Torre Crestarella di Vietri sul Mare, dal Forte La Carnale, dalla Torre Angellara e dalla piccola torre sul fiume Picentino.
Sul versante meridionale invece, passando per il Sele, era Agropoli a chiudere il circuito con la Torre Vicentino, la Torre Tusciano, la Torre Kernot, la Torre di Sele, la Torre Pesto e la Torre San Marco. Le torri raccontano ben otto secoli di scorrerie e razzie (IX-XVII secolo) da parte dei saraceni prima e dei pirati dopo, che decretarono una vera e propria calamità per gli abitanti della Costiera.
Le incursioni a partire dal periodo bizantino si infittirono sempre di più, soprattutto in epoca sveva, angioina e aragonese; gli abitanti sentirono l’esigenza di costruire torri che potessero fungere da sistema di allarme per i centri costieri. Le torri più antiche ebbero forma cilindrica ed avevano la funzione di dare l’allarme di avvistamento delle imbarcazioni nemiche, ma le tipologie architettoniche variarono nel corso dei secoli e si ebbero quelle a pianta quadrangolare, denominate “a masseria”, quelle a stella a quattro punte.
In Costiera Amalfitana vi sono quelle cilindriche e quelle quadrate da difesa. Le torri cilindriche senza decori architettonici erano più alte e sottili, con poche aperture verso l’alto dalle quali si accendevano fuochi che, a seconda del numero e delle modalità di successione, potevano indicare le varie tipologie d’incursione. Spesso i saraceni, vedendo i fuochi, cambiavano rotta, ma non era sempre così. Dai villaggi le popolazioni correvano a trovar rifugio sui monti, nelle grotte e nei boschi.
Siccome le incursioni sino al XVII secolo incalzarono sempre di più, si comprese l’importanza di costruire torri sempre più robuste o di ammodernare quelle vecchie, imponendosi anche la nascente artiglieria e nuove tecniche di combattimento. Nacquero in questo modo le torri a pianta quadrata, quando iniziarono ad avanzare i Turchi minacciosi e i “Barbareschi”, con funzioni di rifugio, comunicazione e difesa. Il viceré di Napoli Don Pedro de Toledo e in seguito Don Parafan de Ribera, per ordine dell'imperatore Carlo V, ne imposero la massiccia costruzione, secondo precisi schemi, affinché tutte le coste ne fossero munite.
I famosi architetti di Cava de’ Tirreni Marino Della Monica e Camillo Casaburi furono i progettisti di numerose torri, prevendendo una torre a 4 o al massimo 5000 passi distante l’una dall’altra. Nel 1563 fu ordinata la costruzione di sette torri nella parte meno dotata della costa tra Agropoli e Salerno; in seguito la progettazione e la costruzione di nuove torri ebbe un arresto, a causa della battaglia di Lepanto del 1571, e si riprese intorno al 1580. La storia delle torri costiere seguì di pari passo l'evoluzione politico-militare del Regno di Napoli.
Una relazione del 1590 elencò 339 torri nel Regno, anche se la Regia Corte non riuscì a sostenere le ingenti spese di gestione. Nel 1594 le restanti torri furono costruite e nel XVIII secolo risultarono 379 torri, sparse nelle varie regioni del Mezzogiorno, tra cui 93 nel Principato Citra. Con la restaurazione borbonica del 1815, la maggior parte delle torri fu disarmata ed oggi risulta adibita anche ad altri scopi, tra cui quello abitativo, altre sono ristoranti, musei o location per feste private e cerimonie.
Passeggiando a Salerno e navigando lungo la Costiera Amalfitana e Cilentana, si possono ammirare fortezze, baluardi di pietra, castelli, torri e bastioni di mura, Oggi alcune delle torri di avvistamento presenti nel territorio sono divenute alberghi, case, ristoranti; altre, invece, si ergono solitarie mostrandosi in tutta la loro bellezza. Nel 1077 il Castello Arechi fu sottratto a Gisulfo, ultimo re longobardo di Salerno per diventare una roccaforte normanna, funzionale ai cavalieri nordici nelle terre meridionali. In seguito diventò importante elemento nel sistema difensivo aragonese, per poi perdere progressivamente importanza col mutare delle tecniche belliche. Esso venne del tutto abbandonato nel XIX secolo.
La Bastiglia fu edificata verso il 1075 dal principe longobardo Gisulfo II il quale, per prepararsi all’assedio del condottiero normanno Roberto il Guiscardo, edificò diverse torri sulle colline circostanti tra cui proprio “La Bastea”. Il nome nasce da un equivoco secondo il quale si credeva che l’edificio fosse sede di prigioni, che erano poste, invece, all’interno del Castello di Arechi. Ubicata su un colle posto a nord del Castello in posizione più elevata, aveva la funzione principale di avvistamento e di difesa. Essa era, dunque, una sorta di torre “semaforica” dalla quale si poteva segnalare al Castello qualsiasi movimento sospetto non visibile direttamente dall’altura del monte Bonadies.
La Torre dei Ladri nasce nel rione Madonna delle Grazie alle pendici del monte Bonadies e si mostra in tutta la sua possanza tra i residui del muro di cinta occidentale. È possibile ammirarla soprattutto dalla terrazza che immette al Giardino della Minerva. Della torre non si hanno molte notizie storicamente certe e le poche informazioni giunte a noi assomigliano più a strane leggende che a fatti realmente accaduti.
La Torre Picentina (o Vicentina) è la più settentrionale delle torri ed è la prima torre a pianta circolare. Voluta dal Governatore del principato Citra, Giovan Maria de Costanzo nel 1563, è stata edificata sull’arenile che va da Salerno ad Agropoli. Comunemente definita Torre Picentina per via della vicinanza alle sponde del fiume Picentino, viene però definita, nelle fonti ufficiali più antiche, con la denominazione di Vicentino. La struttura è attualmente proprietà privata ma, in quanto bene vincolato e non suscettibile di modifiche, è stata lasciata in uno stato di abbandono.
Il Forte della Carnale si erge a est di Salerno, a circa 500 metri dalla foce del fiume Irno e fa parte di un sistema difensivo voluto dai viceré spagnoli, Don Pedro de Toledo e Don Perafan de Ribera, realizzato a partire dal 1563. La Carnale nasce come torre cavallaria, in quanto era un punto di avvistamento dotato di cavalli, dove in caso di pericolo, uomini a cavallo partivano per avvisare la popolazione dagli attacchi dal mare. Fu costruita intorno al 1569, su presenze murarie riconducibili all’epoca tarda romana, da Andrea de Gaeta, un imprenditore di Coperchia. Diversi sono i nomi con cui il Forte è chiamato, tra questi, il più noto è “La Carnale”, denominazione che risale all’871 d.C., anno della guerra tra saraceni e longobardi. Nella battaglia della Carnale, combattuta attorno al promontorio su cui sorge la torre, si verificò una vera carneficina di saraceni ad opera dei salernitani e i corpi dei nemici rimasero per lungo tempo ad imputridirsi su quel terreno.
La torre Angellara è una torre edificata sulla costa ad oriente della città, nei pressi della foce del torrente Mariconda. Tra le più grosse della provincia di Salerno, minore solo per altezza a quella di Marina di Vietri, la torre consentiva la comunicazione tra la torre della Carnale e, ad oriente della torre Picentina. Serviva a impedire gli eventuali sbarchi dei corsari sull’arenile ed evitare il rifornimento di acqua presso il vicino torrente Mariconda.
Infine nel centro storico di Salerno sono ben visibili i resti della Torre del Cedrangolo nella zona dell’orto Magno e della Torre Guaiferio nel rione municipio, che avevano un ruolo di rafforzamento della difesa delle mura cittadine. Di queste due torri non si hanno molte notizie ed essendo state inglobate in edifici più recenti non sono di facile ricostruzione architettonica.
Bibliografia di riferimento:
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Un sistema di fortificazioni nel salernitano: le torri costiere della piana del Sele - Conoscenza e indirizzi di conservazione, autore Arch. S. Mutalipassi
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“Alla scoperta delle torri perdute”, a cura dell’Istituto comprensivo “Calcedonia” Salerno Progetto PON Scuola secondaria di I grado