Salerno, "Omaggio a Carminuccio" di Granammare è tradizione e innovazione
La pizzeria sul lungomare Tafuri da quattro anni non sbaglia un colpo e continua a deliziare i palati
Annamaria Parlato 25/11/2023 0
Se a San Matteo va il merito di aver salvato Salerno dall’incursione saracena del 1544, a Granammare quello di aver sfornato la pizza “Omaggio a Carminuccio”, dedicata alla città e ai salernitani. La pizzeria, inaugurata nell’agosto 2019, si difende benissimo e la triade Santoriello-Gerardi-Cortese ai forni è una squadra vincente che non si cambia.
Il gestore ed ideatore del format Granammare, Nicola Cardillo, quattro anni fa ha avuto la giusta intuizione, rivoluzionando completamente il concept classico di pizzeria cittadina con i cocktail abbinati alla pizza assieme a sfizi e fritti d’autore, in un ambiente sofisticato, elegante ma confortevole. La pizzeria infatti sorge dalle ceneri dell’ex mobilificio Mainardi, istituzione in città, nei pressi del Forte la Carnale, affacciandosi sul mare con la prospettiva privilegiata della Costiera Amalfitana a pochi chilometri di distanza.
L’architetto Michele Citro ha curato il progetto di restyling del locale, sposando tradizione e sperimentazione. Restando coerente con il format gastronomico, ha dato vita a quello che ho definito “design gourmet”. Per l’architetto la proposta di pizza e fritti, affiancati da cocktail, si inoltrava in un mondo pressoché inesplorato, finendo per dare vita ad una relazione tutt’altro che convenzionale; ecco allora che anche i materiali, seguendo questo schema, hanno mixato antico e moderno.
Il design di Granammare è un'ode alla contemporaneità, un mix affascinante di elementi moderni, che si fondono armoniosamente per creare un'atmosfera accattivante. Ogni dettaglio è stato curato per offrire non solo un'esperienza culinaria straordinaria, ma anche un viaggio visivo attraverso l'estetica moderna e l'innovazione. L'ingresso della pizzeria accoglie i clienti in un ambiente aperto e luminoso. Grandi finestre permettono alla luce naturale di filtrare, creando un'atmosfera ariosa e invitante. Il cuore pulsante della pizzeria è rappresentato dal banco pizza a vista, dove i clienti possono osservare i maestri pizzaioli all'opera. La PizzaCourt lasciata aperta aggiunge un tocco di teatralità e trasparenza, permettendo ai clienti di essere parte integrante del processo di preparazione delle pizze.
Colori vivaci, tratti audaci e motivi geometrici aggiungono un tocco di energia e vitalità all'ambiente. Una gigantografia di pizza sulla parete della sala principale è accompagnata dalla scritta: “Due forni, l’impasto a lunga lievitazione, le materie prime d’eccellenza, la creatività ed è subito magia”. Non fa una piega, è proprio così, anche di sabato sera quando fuori c’è una fila interminabile di persone e tutto arriva nei piatti senza errori. Una gran bella soddisfazione per chi gestisce e per chi si accomoda ad un tavolo, scevro da preoccupazioni ma ricco di prelibatezze che faranno divertire il palato.
Giovanni Santoriello, Claudio Gerardi e Stefano Cortese hanno perfezionato sempre di più il loro impasto, anche senza glutine, mettendo a punto una pizza soffice, leggera e lievemente croccante sul bordo, proprio come vuole la scuola salernitana. La pizza “Omaggio a Carminuccio”, con pomodoro San Marzano DOP, origano, olio all’aglio e peperoncino (in uscita: scaglie di pecorino romano DOP, scaglie di Parmigiano e guanciale croccante, basilico) è intensa, golosa ma equilibrata, un connubio perfettamente riuscito tra tradizione e innovazione. Da provare anche la Granammare, la Ciacia, la Sapori del Vesuvio e Autunno Campano.
Non manca la pizza Vegana, con zucca lunga Napoletana stufata, gocce di crema di fagioli Cannellini, cipolla croccante, salsa al coriandolo, cannella. Consigliati il crocchè di patata viola, il timballo di pasta e patate e i padellini, che stanno spopolando da inizio anno, ossia spicchi da condivisione con impasto multicereale a doppia maturazione e cottura nel famoso contenitore metallico. Il risultato è strepitoso e i condimenti vengono aggiunti in uscita, perché assemblati al momento; come nella Pinzimonio d’Autunno con insalatina croccante di finocchio, carote e sedano, maionese veg al cappero di pantelleria, bacca di pepe rosa, profumo di aceto di mele, spruzzato al tavolo, e nella Cetaria con pop corn di crema al burro di bufala profumata al limone, filetti di alici di Cetara, caramello salato, umami in stile campano.
Per chi avrà ancora spazio non dovrà perdere il dessert della casa, con ampia scelta di gusti tra caprese, tiramisù, crème brûlée, cheese cake, tanto per citarne alcuni. La lista dei vini è ampia, buona la selezione di birre artigianali e distillati. Il personale è cortese e vigile alle esigenze dei clienti, mentre la signora Doriana Grimaldi, moglie di Nicola Cardillo, è un’attenta padrona di casa, disponibile e solare. Granammare offre un'esperienza culinaria che vale la pena provare; con la sua combinazione di atmosfera ospitale, servizio impeccabile e cibo straordinario, si erge come un gioiello che fonde trasparenze marine con l’oro del grano maturo nel panorama gastronomico locale.
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Annamaria Parlato 26/05/2023
"Mascuotto" di Bracigliano: una croccante storia di acqua, lievito e farina
Il pane duro, o pane raffermo, veniva tradizionalmente riutilizzato in molte ricette e preparazioni per evitare di sprecarlo; fu così che in molte regioni d’Italia nacquero piatti storici come la ribollita o la pappa al pomodoro. L'utilizzo del pane raffermo in queste preparazioni permetteva di evitare lo spreco alimentare e di creare piatti gustosi e nutrienti. Nel Sud Italia e in Campania, il pane avanzato veniva biscottato e diventava ingrediente di molte preparazioni contadine, come il famoso “mallone braciglianese” di rape e patate o la classica panzanella con pomodori, origano, basilico e olio evo a crudo.
Il pane biscottato o “mascuotto” è infatti altra tipicità del Comune di Bracigliano, che basa la sua economia essenzialmente su prodotti agricoli. Il mascuotto era un alimento utilizzato principalmente dalla popolazione contadina e dalle persone che lavoravano nei campi. Questo alimento aveva diverse caratteristiche che lo rendevano adatto ad essere consumato in determinate situazioni. La sua durezza e la capacità di conservarsi a lungo faceva sì che diventasse ideale per i contadini che lavoravano per molte ore sotto il sole.
Il mascuotto poteva essere facilmente trasportato come cibo da campo e, quando era il momento di mangiarlo, veniva ammollato in acqua per renderlo più morbido e gustoso. Inoltre, era un alimento economico e nutriente, che poteva essere preparato utilizzando ingredienti semplici e facilmente reperibili come farina, acqua e sale. Per questi motivi era accessibile alla maggior parte della popolazione, compresi i contadini e le persone con risorse limitate.
Nel corso degli anni, il mascuotto è diventato un alimento apprezzato e consumato anche al di fuori delle comunità contadine, quasi gourmet o per veri intenditori, tant’è che rinomati chef si cimentano nella preparazione di piatti innovativi, aggiungendolo come ingrediente di base o per dare croccantezza al piatto. Questo pane biscottato dalla classica forma a tozzetto è così apprezzato dai braciglianesi e dalle popolazioni limitrofe che ogni anno, a luglio, in occasione della festa patronale dei Santi Nazario e Celso, diventa il protagonista di una famosa sagra e di molte pietanze, in primis il mallone, indirettamente anche della promozione turistica comunale.
L'origine del pane biscottato può essere fatta risalire all'antica Roma, dove il pane veniva cotto due volte per renderlo più durevole e conservabile a lungo. Questo pane tostato era spesso consumato dai soldati romani durante le lunghe campagne militari. Con il passare del tempo, questa pratica si diffuse in altre parti d'Europa. Nel Medioevo, il pane biscottato divenne una parte importante della dieta dei marinai e dei viaggiatori, poiché il pane tostato era facile da conservare durante i lunghi viaggi in mare.
Con il germano, introdotto dai longobardi nel territorio salernitano, o col frumento si confezionavano i “biscocti”, così detti perché cotti due volte, alimento essenziale per gli uomini delle galee, che li inzuppavano nell’acqua di mare. Inoltre, il pane biscottato era considerato un alimento ideale per le persone che soffrivano di disturbi digestivi, poiché la cottura due volte lo rendeva più facilmente digeribile. Durante il Rinascimento, il pane biscottato divenne una prelibatezza apprezzata anche dalle classi nobili. Veniva spesso servito con vino o bevande calde come il caffè o il cioccolato.
Nel corso dei secoli, la produzione del pane biscottato si è evoluta. All'inizio, il pane veniva tagliato a fette e tostato nel forno, ma con l'avvento delle moderne tecniche il pane biscottato viene realizzato utilizzando macchinari specializzati. Oggi, il processo di produzione del pane biscottato coinvolge spesso la fermentazione dell'impasto e l'uso di farine selezionate, per ottenere una consistenza e un sapore specifici.
La composizione esatta del pane biscottato può variare leggermente a seconda della ricetta e del produttore, ma di solito contiene i seguenti ingredienti: farina di grano tenero o grano duro, segale, mais o integrale, a seconda delle preferenze, acqua per impastare, sale marino e lievito madre. Le fasi della sua elaborazione sono: lavorazione dell’impasto, modellatura in pezzi a forma di parallelepipedo, lievitazione e prima fase di riposo, infornata e cottura, sfornatura, seconda cottura (i pezzi poi vengono spezzati rigorosamente a mano), confezionamento ed etichettatura. Il prodotto fresco deve avere un caratteristico odore delicato di tostato, che può ricordare il profumo del legno di ulivo o di vite.
A Bracigliano, da oltre duecento anni, il Biscottificio Calabrese ancora sforna mascuotti, friselle e biscotti di vario genere, ma molto probabilmente, come si evince dalle fonti letterarie, la presenza del mascuotto sul territorio risale all’epoca angioina e nel XVII secolo era proposto nelle osterie di paese. Bagnato pochi secondi nel tipico “vacile” pieno d’acqua fresca, è il perfetto pasto che asseconda tutti i dettami della dieta mediterranea, se abbinato all’olio di oliva, verdure, pesce, latticini. Chi non ricorda la zuppa di latte che i nonni preparavano ai bambini per la colazione? La sua semplice composizione rende il pane biscottato adatto a molte diete e lo trasforma in un alimento versatile per accompagnare salse, formaggi, antipasti e altro ancora.
Redazione Irno24 11/11/2021
Danny Aiezza vince il 7° Campionato Nazionale Pizza DOC
Danny Aiezza, 31enne casertano di Vitulazio ma ormai residente a Lugano, in Svizzera, e titolare della pizzeria take away "Diametro 31", si è aggiudicato il VII Campionato Nazionale Pizza DOC, che si è disputato all'Isola Verde sulla costa Sud di Salerno.
“Sono partito da Lugano senza aspettative - afferma Aiezza - ma solo per il gusto di condividere esperienze e rapporti umani, non mi aspettavo assolutamente di poter vincere ed essere il primo in assoluto. Per me fare il pizzaiolo è tutto, è la mia comfort zone, la mia isola felice, l’unico posto dove mi trovo in armonia con me stesso”.
Alessandro Capozzi dall’Irlanda, invece, si è aggiudicato il premio “Pizza DOC in the World – Miglior pizzaiolo italiano all’estero”. Una vittoria ottenuta su poco più di 300 concorrenti provenienti da tutte le regioni d’Italia ma anche dal resto d’Europa, dal Sud America, dallo Sri-Lanka e dalle Hawaii.
Questi i risultati di tutte le categorie previste
- Vincitore assoluto: 1° Danny Aiezza, 2° Christian Aprile, 3° Fabio Strazzella;
- Pizza Doc In The World: 1° Alessandro Capozzi, Irlanda; 2° Carmine De Michele, Austria; 3° Daniele Branca, Brasile;
- Pizza Classica: 1° Danny Aiezza; 2° Carmine De Michele; 3° Francesco Curatolo;
- Pizza Margherita: 1° Fabio Strazzella; 2° Gabriele Ferrarese; 3° Giuseppe Truglio;
- Pizza contemporanea: 1° Christian Aprile; 2° Domenico Mazzone; 3° Tony Morder;
- Pizza in pala: 1° Fabio Strazzella; 2° Irene Longo; 3° Armando Lerro;
- Pizza in teglia: 1° Alessio Ciccio Rossi; 2° Gabriele Napolitano ; 3° Ernesto Iantorno;
- Pinsa Romana: 1° Francesca De Marco; 2° Giuseppe Gallo; 3° Giovanni Nanni;
- Pizza fritta: 1° Gaetano Boccia; 2°Gennaro Barca; 3° Vincenzo Mansi;
- Fritti: 1° Gabriele Napolitano; 2° Rosario Cesarano; 3° Francesco Salzano;
- Pizza Gourmet: 1° Gennaro Barca; 2° Emanuele Diego Bergamo; 3° Massimo Sassone;
- Pizza Dessert: 1° Massimo Sassone; 2° Franco Lopez; 3° Maria Rosario Florio;
- Categoria Juniores: 1° Francesco Luvara; 2° Vincenzo Rago; 3° Martina Patron;
- Pizza senza glutine: 1° Floris Christian Manolace; 2° Mario Matarazzo; 3° Alfonso Pariello;
- Pizza freestyle: 1° ex aequo Vincenzo Mansi e Nicola Matarazzo; 2° Rocco Armandi;
- Pizza più larga: 1° Francesco Mosca; 2° e.a. Serena Abate e Fabio Strazzella; 3° e.a. Antonio Vrenna e Andrea Cianti;
- Pizza più veloce: 1° Francesco Mosca; 2° Vito La Firenze; 3° Fabio Strazzella.
Redazione Irno24 12/10/2020
"La Bottega di Gragnano", tradizione e innovazione alla conquista di Salerno
I profumi della valle dei mulini, il vino, la pasta, l'industria tessile, la tradizione del panuozzo: sono queste sensazioni a guidare il nuovo concept della “Bottega di Gragnano”, fortunata intuizione dei fratelli Antonio e Taddeo Vanacore, che prova a rinnovarsi e lanciare la sfida di rappresentare a 360 gradi, attraverso un percorso sensoriale e gastronomico, una realtà tanto vicina a Napoli quanto differente nelle sue gustose peculiarità.
Negli anni, infatti, i due giovani gragnanesi hanno saputo farsi apprezzare prima a Baronissi e poi nella zona orientale della città con la particolarissima pizza del comune ai piedi dei Monti Lattari, regalando un’esperienza differente ed unica a tanti buongustai salernitani. Tuttavia Gragnano non è solo patria di una pizza unica nel suo genere, ma anche uno scrigno di gustose tradizioni che la città di Salerno ancora non conosce come adeguatamente dovrebbe.
E proprio la città d'Arechi rappresenterà il trampolino di lancio per una vera e propria sfida, un format enogastronomico moderno, smart ed intelligente ma al tempo stesso capace di restare saldamente ancorato alla tradizione, espressa da un know-how dell'arte bianca appreso con passione dai fratelli Vanacore sin dalla più tenera età. Lunedì 12 Ottobre, a partire dalle ore 20, nella nuova sede di Pastena (Via Trento 59/61), nel pieno rispetto delle normative di sicurezza anti Covid, ci sarà l'occasione per presentare la loro storia e al tempo stesso il nuovo progetto imprenditoriale.
Non una semplice cena di degustazione riservata alla stampa specializzata, ma una vera e propria esperienza fatta di storytelling attraverso le emozioni ed i sapori che hanno contribuito alla nascita del nuovo brand. A cominciare dal pezzo forte di casa Vanacore, la pizza, preceduta dai fritti sui quali si concentra anche un meticoloso e continuo lavoro di studio e ricerca. Le nuove proposte della carta autunnale saranno accompagnate dai vini di Gragnano di Salvatore Martusciello e dal beverage della ditta Perrella.