Salerno, riapre lo storico ristorante "Il vicolo della neve"
L'inaugurazione è in programma sabato 25 maggio dalle ore 19:00
Redazione Irno24 23/05/2024 0
Il 25 maggio riapre “Il Vicolo della Neve” per restituire alla città e ai salernitani una (nuova) storia: tra le “desinenze” della parola Salerno, scorrono le immagini di una tradizione che affonda le radici nella cultura gastronomica tra San Matteo e Alfonso Gatto. Tra i profumi di un’epoca lontana, l’anima del Vicolo rivive nuovamente.
“Volevamo dare nuova vita alla storia - evidenziano i soci che hanno rilevato e gestiranno il locale, Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato - ma soprattutto volevamo restituire ai salernitani radici e viscere che passano attraverso una cultura gastronomica che ricorda la semplicità delle mani delle nonne e di chi Salerno l’ha vissuta con sguardo attento e infinita saggezza. Il Vicolo è di tutti, è il filo rosso tra la città e chi la ama incondizionatamente. Vogliamo intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato”.
L’inaugurazione (dalle ore 19:00) sarà preceduta da un incontro stampa, alle ore 11:30, presso i locali del ristorante, alla presenza del sindaco di Napoli e di altri salernitani noti (fra cui il regista ed attore Yari Gugliucci, il musicista e cantante Ciro Caravano del gruppo Neri Per Caso), che racconteranno “Il Vicolo” tra gli ambienti restaurati che rivivono nuovamente.
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Annamaria Parlato 30/05/2022
La salernitana Curcio vince la seconda tappa del campionato "Giovani Macellai"
La seconda tappa del Campionato Nazionale “Giovani Macellai”, organizzato da Federcarni a Salerno, è stata letteralmente un successo. In una domenica calda e soleggiata di fine maggio, presso l’Istituto Alberghiero Roberto Virtuoso di Salerno, concorrenti, giurati e tutor si sono dati appuntamento alle ore 9 del mattino per dare inizio alla gara, che poi si è conclusa alle 15:30.
Questi i nomi dei concorrenti under 35 che si sono sfidati a suon di lame affilate: Alberico Ruffolo di Salerno, Luca Orlando di Napoli, Luca Zambetti di Caserta, Daniele Abate di Cardito (NA), Fabio Paloma di Napoli, Simone Farina di Salerno, Daniele Oliva di Salerno, Matteo Data di Torino, Cosimina Curcio di Salerno, Marco Rinaldi di Salerno, Daniele Prestia di Latina, Maurizio De Filippo di Salerno.
In poche ore i ragazzi, sotto indicazioni e monitoraggio dei tutor, hanno dovuto realizzare insaccati (di cui salsiccia e mortadella) e trasformare agnello, maiale e manzo in preparati gustosi, farciti di sottoli, salumi e formaggi per il ricco banco di esposizione e per l’assaggio alla giuria di qualità. A presiedere la giuria Piero Pepe, Presidente Federcarni Campania; con lui la giornalista enogastronomica Annamaria Parlato (direttore di Irno24); Simona Rocco, veterinario ASL Salerno; Giuseppe Longo, vicepresidente Federcarni provinciale e titolare della macelleria di Bellizi “Bottega dal 1992”; lo chef Giovanni De Martino, docente all’Alberghiero e membro Federazione Cuochi Campania; Bruno Muraro, macellaio esperto conosciuto da Federcarni in ambito nazionale; i delegati alla giuria Alberto Succi, Presidente Federcarni Ferrara, e Augusto Muraro, Presidente provinciale e regionale Federcarni Lazio, nonché ambasciatore Federcarni per il Centro-Sud Italia.
Punti da 1 a 5 coltelli sulla scheda di ogni giurato, con dieci criteri di valutazione: disosso, sezionamento, manualità nel taglio e nel disosso, ordine e pulizia, minimo scarto, inventiva e fantasia, presentazione banco espositivo, degustazione, cottura, e creazione insaccato. I punti totali che su 6 finalisti (De Filippo, Rinaldi, Curcio, Paloma, Abate, Ruffolo) hanno decretato i due vincitori, che proseguiranno nell’avventura a base di succulenta carne, sono stati attentamente e scrupolosamente attributi da ogni giudice, tenendo presenti i vari step della competizione, osservando e prendendo appunti, intervistando anche ogni singolo concorrente durante il lavoro al banco.
Non è stato semplice ma alla fine, anche se in maniera sofferta, Cosimina Curcio e Daniele Abate si sono classificati rispettivamente al primo e al secondo posto. La circostanza che a vincere sia stata l’unica donna in gara, tra l’altro salernitana, è una bella dimostrazione del fatto che la sensibilità e il tocco femminile hanno spesso quella marcia in più, uno sprone anche per i ragazzi che hanno accettato di buon grado la sua vittoria, dimostrando tanto affetto per la propria collega.
Cosimina, alla presenza del Presidente Federcani Nazionale, Maurizio Arosio, della Preside Ornella Pellegrino e del consigliere Federcarni Salerno, Giuseppe Quaranta, ha ricevuto l’acciaino diamantato e il premio speciale Epta Eurocryor dall’Onorevole Eva Avossa, già vicesindaco di Salerno, parlamentare e componente della XIII Commissione Agricoltura.
Tra i premi speciali Maturmeat Cuomo per la migliore mortadella si sono distinti i concorrenti Rinaldi, Prestia e Curcio, che hanno ricevuto un voucher-formazione di due giorni sul Cuomo-Method presso la Stagionello Academy. Per tutti gli altri gareggianti c’è stato un premio di consolazione, un kit di coltelli professionali, omaggiato dall’azienda Tagliabene srl. Il concorso, oltre a rappresentare un momento di competizione e bravura, ha dimostrato che i giovani possono andare lontano facendo squadra, affinché si porti avanti un mestiere antichissimo che oggi sta scomparendo, ma che se affrontato con professionalità e innovazione può regalare enormi soddisfazioni.
Il Presidente Fedecarni Matteo Accurso ha dichiarato: “Da vent’anni offriamo formazione e supporto ai macellai della nostra provincia, oggi questa manifestazione è la conferma che Salerno c’è e sta facendo la sua parte, una significativa conquista questa tappa. Il nostro obiettivo futuro sarà quello di stringere partenariato con le scuole alberghiere, per fare in modo che i giovani possano intraprendere il percorso abilitante al mestiere in classe, con un indirizzo specifico. Noi di Federcarni, se il progetto andasse in porto, ci impegneremo a mettere a disposizione le nostre competenze e il nostro appoggio in maniera concreta e fattiva”.
La Federazione Nazionale Macellai, aderente alla Confcommercio, rappresenta dal 1947 le istanze del comparto della distribuzione tradizionale, composta da imprese familiari, punto di riferimento per tutto l'alimentare fresco. L'alto grado di professionalità dei macellai ha consentito negli ultimi 60 anni di attivare il processo evolutivo, dalla macelleria tradizionale alla Bottega delle carni, e dalla bottega delle carni alla "Gastronomia".
Annamaria Parlato 26/07/2023
Salerno, ritualità religiose e gastronomiche collegate alla chiesa di Sant'Anna
La storia del culto di Sant'Anna, la madre di Maria e la nonna di Gesù Cristo, risale a diversi secoli fa ed è stata influenzata da tradizioni religiose, leggende e devozioni popolari. Le prime tracce del culto di Sant'Anna si trovano nel cristianesimo orientale, in particolare nella Chiesa ortodossa, dove Sant'Anna è stata venerata fin dai primi secoli del cristianesimo. Tuttavia, è nel Medioevo che il culto di Sant'Anna si diffuse ampiamente in tutto il mondo cristiano.
Il culto di Sant'Anna fu alimentato da scritti apocrifi e tradizioni popolari che narravano la sua storia come madre della Vergine Maria e nonna di Gesù. Questi testi non facevano parte del canone ufficiale della Bibbia, ma furono ampiamente letti e influenzarono la devozione a Sant'Anna. La venerazione di Sant'Anna crebbe ulteriormente grazie alla promozione di ordini religiosi e movimenti spirituali, che sottolineavano l'importanza della sua figura. Nell'arte e nell'iconografia, Sant'Anna fu spesso rappresentata con Maria e Gesù, simboleggiando la genealogia e il ruolo cruciale che aveva nella storia della salvezza.
La Chiesa cattolica ha svolto un ruolo significativo nella diffusione del culto di Sant'Anna. Nel 1584, Papa Gregorio XIII inserì la festa di Sant'Anna nel calendario liturgico romano, rafforzando ulteriormente la sua importanza nel culto cattolico. Con il passare del tempo, il culto di Sant'Anna si è diffuso in tutto il mondo cristiano, con la costruzione di chiese, santuari e luoghi di pellegrinaggio dedicati a lei. Le celebrazioni della festa di Sant'Anna, il 26 luglio, si sono sviluppate in diverse tradizioni locali, riflettendo l'influenza culturale e la diversità delle comunità che onorano questa Santa.
Oggi, Sant'Anna è ancora oggetto di devozione e venerazione in molte chiese cristiane. La sua figura è associata a diversi aspetti della vita, come la protezione delle donne in gravidanza, delle madri e delle nonne, e viene invocata per intercessione in diverse situazioni di vita. Secondo la tradizione cristiana, Sant'Anna era la madre della Vergine Maria e quindi la nonna di Gesù Cristo. Era sposata con un uomo di nome Gioacchino, e la coppia visse a Gerusalemme. Tuttavia, nonostante la loro profonda devozione, Sant'Anna e suo marito erano senza figli, cosa che all'epoca era considerata una disgrazia. Un giorno, entrambi ricevettero una visione divina: un angelo annunciò a Gioacchino che il suo desiderio di diventare padre sarebbe stato esaudito e, nello stesso periodo, Sant'Anna ebbe una visione simile in cui un angelo le annunciò che sarebbe rimasta incinta.
La coppia ricevette questa notizia come una benedizione divina e Sant'Anna rimase incinta. Lei e Gioacchino diedero alla luce una figlia, che chiamarono Maria. Ella sarebbe poi diventata nota come la Vergine Maria, la madre di Gesù Cristo. Sant'Anna giocò un ruolo importante nell'educazione e nell'insegnamento religioso di Maria, preparandola a svolgere il suo futuro ruolo come madre di Gesù. Secondo alcune tradizioni, Sant'Anna morì quando Maria era ancora giovane, ma la sua influenza e il suo esempio spirituale continuarono a essere un'ispirazione per sua figlia.
A Salerno è molto sentito dai fedeli il culto di questa Santa, tant’è che viene festeggiata e venerata nella Chiesa di Sant’Anna al Porto. La processione di Sant’Anna al Porto, che si svolge per le vie dei rioni Porto e Pioppi il 26 luglio, una volta arrivava fino alla stazione ferroviaria. Molti erano i fedeli che offrivano ceri e non mancavano le cènte a forma di barca che le donne portavano sulla testa, una tradizione ormai in disuso. La paranza, la squadra dei portatori della statua di Sant’Anna, era composta di pescatori ed operai del porto, comunque gente di mare.
Spesso, durante la processione, la strada veniva sbarrata da un tavolo coperto da un drappo o da un fine ricamo, sul quale si posava la statua per la benedizione e l’offerta di denaro. Al rientro in chiesa, nello spazio antistante, la paranza, tra lo scoppio di mortaretti e il suono della banda, faceva tre giri su se stessa e poi di corsa imboccava la porta della chiesa. La chiesa sorgeva dove un tempo vi fu il convento dei Carmelitani di Santa Teresa, che fu fondato sotto il titolo di Santa Maria di Porto Salvo, ad opera di Fra Nicolò Maria di San Giuseppe e dell'arcivescovo Alvarez, con “istrumento del 14 gennaio 1682 per notar Giuseppe Pinto di Salerno”. I successivi atti erano iniziati già nel 1678. Il suolo fu ceduto dal parroco di Santa Trofimena a Carmine De Angelis.
Il monastero sorgeva "extra moenia" nella parte occidentale, verso la marina in prossimità del porto. La chiesa deve ritenersi del XIII secolo. In essa era devotamente custodita un'icona della Vergine SS.ma di Porto Salvo, detta posteriormente Sant’Anna al Porto. La chiesa è a pianta ottagonale (ve ne sono altre simili a Salerno), con sette cappelle laterali, caratterizzata da un portale circondato da lesene con capitello dorico, che sorreggono un frontone che dà l'ingresso al vestibolo prospiciente l'interno dell'edificio.
Delle sette cappelle, quattro sono semicircolari e tre quadrate. Cinque sono dotate di altare con statue di Santa Caterina, del Redentore e della Vergine, un quadro della Madonna del Rosario e, sull'altare maggiore, un busto ligneo di Sant'Anna. Al di sopra delle cappelle sono posizionate le tele raffiguranti la storia di Sant'Anna, a firma del maestro Gaetano D'Agostino, autore anche degli affreschi degli Evangelisti posti negli spicchi della cupola. Sull'architrave di ingresso della sagrestia è posta la Madonna di Porto Salvo, opera di Luigi Montesano, risalente al 1841.
In questa particolare ricorrenza, collegata alla festa religiosa, vi è anche un altro singolare aneddoto che tutti ricordano come la “benedizione dell’uva di Sant’Anna”. La statua di Sant’Anna, infatti, reca tra le mani proprio alcuni grappoli di uva rossa e bianca. "L'uva di Sant'Anna" è un'espressione popolare italiana che si riferisce al periodo dell'anno in cui avviene la maturazione dell'uva. La festa di Sant'Anna è associata alla benedizione dell'uva e dei frutti della terra, con celebrazioni religiose e festeggiamenti che coinvolgono anche prodotti derivati dall'uva, come il vino. Questo momento dell'anno è importante per molti viticoltori e appassionati di vino, poiché l'uva è pronta per essere raccolta e utilizzata per la produzione di vino e altri prodotti correlati.
Le feste e le celebrazioni in onore di Sant'Anna spesso includono la partecipazione delle comunità locali e offrono l'opportunità di assaggiare e apprezzare l'uva fresca e i prodotti dell'enologia. A Sant’Anna si beve proprio il primo vino dell’estate e si degustano particolari piatti venduti per strada, come le pizze fritte, le lumache o "maruzzielli", i panini con le melanzane sott’olio, i dolci a base di uva, l’uva fragola e fresche fette di anguria.
Durante la benedizione dell'uva di Sant'Anna, le persone portano grappoli d'uva fresca e altri frutti della terra in chiesa, per essere benedetti dal sacerdote. Durante la cerimonia, vengono recitate preghiere specifiche e invocazioni per ringraziare Dio per il raccolto abbondante e chiedere la sua protezione sulla terra e sulle colture future. Questa tradizione è particolarmente diffusa nelle regioni vitivinicole dell'Italia, dove l'uva è una componente essenziale dell'economia e della cultura locale. La benedizione dell'uva di Sant'Anna è un modo per rendere omaggio alla generosità della terra e per chiedere la continuità della prosperità agricola.