Solofra, l'Aureum di Gran Caffè Romano è miglior pandoro del mondo 2024
La qualità superiore e la maestria nella lavorazione hanno conquistato la giuria
Redazione Irno24 19/11/2024 0
È del Gran Caffè Romano di Solofra il miglior pandoro del mondo 2024, grazie al 1° posto nella competizione globale organizzata dalla Federazione Internazionale di Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria (FIPGC). L'evento, svoltosi a Napoli il 18 novembre, ha accolto maestri pasticcieri provenienti da Francia, Spagna, Messico, Giappone e Italia, con oltre 60 dolci in gara distribuiti in cinque categorie.
La qualità superiore e la maestria nella lavorazione del pandoro Aureum hanno conquistato la giuria. Questo riconoscimento sottolinea l'eccellenza, l’artigianalità e la passione che da tre generazioni distinguono il lavoro dei fratelli Romano.
Il fiore all'occhiello della produzione rimangono i lievitati, per i quali la famiglia dedica estrema attenzione alla scelta delle materie prime, alla precisione nella lavorazione e al rispetto dei tempi di lievitazione. Non a caso, nel 2022 il Gran Caffè Romano ha vinto il prestigioso Campionato del Mondo nella categoria panettone tradizionale.
Raffaele Romano ha dichiarato: "Il nostro segreto è la passione, la ricerca costante e il rispetto per la tradizione. Ogni dolce che prepariamo è frutto di anni di esperienza, ma anche di sperimentazione continua. Il pandoro Aureum, come tutti i nostri lievitati, è il risultato di ingredienti di alta qualità, una lavorazione accurata e una lunga lievitazione. Questo traguardo ci spinge a migliorare ancora. Grazie a tutta la squadra per l’amore e la dedizione".
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Annamaria Parlato 21/08/2025
Fichi d'India, dal Messico al salernitano per trovare un habitat ideale
Introdotti in Europa dopo la scoperta dell’America e giunti in Italia nel XVII secolo grazie alla dominazione spagnola, i fichi d’India hanno trovato nel Sud e nella provincia di Salerno un habitat ideale, trasformandosi da pianta esotica a simbolo mediterraneo. Le prime coltivazioni si diffusero nelle Canarie e in Sicilia, sfruttando la loro capacità di resistere ad aridità e terreni scoscesi, da lì raggiunsero il resto del Mezzogiorno. Nel corso dei secoli furono utilizzati non solo come frutto ma anche come risorsa multifunzionale: nel XIX secolo le pale, private delle spine, venivano usate come foraggio, mentre il succo trovava impiego nella medicina popolare e oggi è base di cosmetici per le sue proprietà nutrienti e antiossidanti.
Nella provincia di Salerno il fico d’India è entrato a far parte del paesaggio: dai terrazzamenti delle zone costiere alle colline, le piante costellano campi e sentieri, a testimonianza di un radicamento secolare. Le varietà più comuni sono tre: il bianco o scetun, meno zuccherino e rinfrescante; il giallo o sulfarin, dolce e diffuso; e il rosso o sanguigna, aromatico e pregiato. Dal punto di vista nutrizionale, i fichi d’India rappresentano un concentrato di benessere: ricchi di vitamina C, potassio, magnesio e calcio, forniscono fibre che favoriscono la digestione e regolano il colesterolo, contengono polifenoli e betacarotene ad azione antiossidante e i semi custodiscono acidi grassi essenziali utili per la salute della pelle e del cuore.
Il ciclo stagionale del fico d’India ne amplifica il fascino: i frutti maturano generalmente tra agosto e settembre, mentre grazie alla tecnica della scozzolatura – che consiste nel taglio dei primi fiori – la pianta produce i cosiddetti bastardoni, frutti più grandi e succosi che arrivano a maturazione tra ottobre e novembre, rendendo possibile gustarli fino all’inizio dell’inverno. Per prolungarne la disponibilità, soprattutto in passato nelle campagne cilentane e salernitane, si ricorreva all’essiccazione: i frutti maturi venivano sbucciati, tagliati a metà e disposti su graticci al sole, protetti da teli sottili e rigirati ogni giorno fino a quando non perdevano gran parte dell’umidità. Così, in pochi giorni, si ottenevano dolci concentrati di energia da conservare per l’inverno, talvolta aromatizzati con foglie di alloro o scorze di agrumi. Oggi questo processo può essere replicato anche con essiccatori domestici o con una lenta cottura al forno a bassa temperatura.
In cucina offrono una sorprendente versatilità: sono protagonisti di confetture, granite, gelati, crostate e liquori artigianali, ma trovano impieghi anche in preparazioni salate, come insalate con rucola e formaggi erborinati, piatti di selvaggina e carni bianche, oppure salse agrodolci per accompagnare tonno e sgombro. La loro pulizia richiede attenzione: le spine sottili e invisibili impongono l’uso di guanti spessi o la tecnica di forchetta e coltello per incidere la buccia senza contatto diretto, mentre l’ammollo in acqua è un rimedio pratico per ridurre il rischio di punture.
Negli ultimi anni, oltre alla tradizione gastronomica, il fico d’India si è imposto come risorsa strategica per la sostenibilità. I cladodi, ossia le pale, possono immagazzinare fino al 90% di acqua e garantire tra 5 e 6 tonnellate di biomassa secca per ettaro in condizioni di scarsità idrica, arrivando fino a 40 tonnellate e a 20 tonnellate di frutti per ettaro in ambienti più favorevoli. Le pale potate, considerate un tempo scarti, si rivelano oggi preziose per i loro composti: mucillagini, fibre e fenoli trovano applicazioni nell’industria alimentare e nutraceutica come addensanti, pectina, collodi e antiossidanti.
Dalla bioedilizia alla produzione di pellicole biodegradabili, fino all’impiego come coltura energetica, il fico d’India si propone come alleato della transizione ecologica. Così, da frutto esotico originario del Messico a compagno silenzioso dei paesaggi salernitani, il fico d’India continua a intrecciare storia e futuro: simbolo di resistenza e adattamento, fonte di nutrimento e salute, protagonista di tavole mediterranee e, oggi, risorsa innovativa per una nuova idea di sostenibilità.
Redazione Irno24 02/07/2025
Salerno, dal 4 all'8 luglio la Sagra delle Pennette all'Ogliarese
La Pro Loco di Ogliara, rione collinare di Salerno, annuncia la 17esima edizione della Sagra delle Pennette all'Ogliarese, che si terrà dal 4 all'8 luglio 2025. Oltre alla pietanza "centrale", tante specialità della tradizione (pizzelle ai fiori di zucca, melanzane allardate, caponata) accompagnate da vino locale e buona musica. Ogni sera, stand per celiaci.
Annamaria Parlato 28/04/2025
Dalla passerella ai fornelli: Paola Torrente e il suo "Nanou Lounge" a Salerno
La bellezza non ha taglie, oggi non ha più confini neppure il gusto. Paola Torrente, modella curvy tra le più amate del panorama italiano, seconda classificata a Miss Italia 2016 e simbolo dell’accettazione del corpo e della diversità, ha deciso di portare la sua visione inclusiva anche nel mondo della ristorazione. Insieme al compagno Chester Babillon, chef di origini transalpine, ha inaugurato a Salerno "Nanou Lounge", il primo ristorante italo-francese della città che unisce la raffinatezza delle cucine di due Paesi e introduce anche una grande novità per il territorio: un angolo narguilè Shisha, per momenti di relax e socialità ispirati al Mediterraneo più ampio.
1) Paola, da Miss Italia alla ristorazione: come nasce l’idea di aprire Nanou Lounge?
"È stato tutto molto naturale. È una cosa che nasce da me e dal mio compagno Chester. Lui è chef, io sono appassionata di ristorazione, ci siamo resi conto che a Salerno mancava un posto che unisse due culture culinarie come quella italiana e quella francese. Inoltre, volevamo creare qualcosa di davvero inclusivo, anche nel modo di vivere il cibo e il tempo. Il nostro angolo narguilè, ad esempio, è un dettaglio che abbiamo voluto fortemente: è un momento di condivisione, di lentezza, qualcosa che stimola l’incontro tra persone diverse".
2) Com’è lavorare fianco a fianco con Chester? Quale ruolo ti sei ritagliata nel locale?
"Lavorare insieme è bellissimo, anche se ovviamente comporta una grande organizzazione. Chester è il cuore pulsante della cucina, io mi occupo di tutto il resto: dall'accoglienza alla comunicazione, alla gestione dei dettagli. Ognuno ha il suo ruolo, ma ci confrontiamo continuamente, perché condividiamo la stessa visione".
3) Cosa vi ha ispirati a fondere le due tradizioni culinarie? C’è un piatto simbolo che racconta questa unione?
"Salerno è sicuramente una città legata alla tradizione, ma l’ho sempre vista anche come una città molto aperta, con una forte cultura e predisposta al cambiamento. Abbiamo voluto fondere le due tradizioni per portare un po’ di freschezza, innovazione e gioventù in cucina. Un piatto che ci rappresenta molto è il Magret d’Anatra: tenera anatra scottata, servita con verza vivace, carote arrosto e una salsa infusa al prezzemolo. È una vera celebrazione della cucina fusion, molto ancorata al territorio".
4) Quanto conta oggi il concetto di inclusività anche nel mondo della ristorazione? Come lo esprimete da Nanou Lounge?
"Sicuramente da noi l’inclusività è all’ordine del giorno, già nel concept del locale stesso: una cucina italo-francese e non solo italiana. Anche nella scelta del personale, nei piatti e nell’accoglienza, cerchiamo di essere quanto più aperti possibile. Il menù stesso è pensato per accompagnare il cliente in ogni momento della giornata, dall’aperitivo alla cena, fino al dopo-cena con l’American Bar".
5) C’è un piatto che senti particolarmente tuo, che ti rappresenta?
"Più che un singolo piatto, sento mio il concetto di inclusività del menù: tutti i piatti sono stati scelti con cura e rappresentano il nostro modo di intendere la ristorazione come esperienza aperta, fluida, senza barriere".
6) Come ha reagito Salerno alla novità del narguilè Shisha?
"È stata accolta molto bene, soprattutto perché siamo gli unici ad averla. Ci viene a trovare chi ha già provato la Shisha altrove, ma anche tanti curiosi, soprattutto turisti e stranieri che ritrovano qui un po’ delle loro abitudini. È un’esperienza nuova per Salerno, siamo felici che stia funzionando".
7) Guardando al futuro: Nanou Lounge è solo l’inizio?
"Speriamo davvero di poter portare questo nostro concept innovativo anche altrove. L’entusiasmo c’è, le idee pure. Per ora ci concentriamo su Salerno, poi chissà..."
Con Nanou Lounge, Paola Torrente porta a Salerno un’idea nuova di ristorazione: inclusiva, aperta al mondo, pensata per tutti i sensi, un luogo in cui la bellezza si celebra a tavola, ogni giorno. Un messaggio potente accompagna il progetto: anche chi ha forme morbide, curve, corpi fuori dagli stereotipi può e deve sentirsi pienamente accolto, rispettato e libero di godere dei piaceri del cibo, avendo rispetto in ogni caso per la propria salute.
Perché la cucina non deve essere una gabbia di rinunce, ma uno spazio di libertà, gusto e affermazione. Anche un piatto con qualche caloria in più può raccontare una storia d’amore per se stessi e per la propria identità. E in questo, Paola ha trovato la ricetta perfetta.