Tipicità gastronomiche e gelato artigianale sul Lungomare di Salerno
In programma la kermesse "Gusto Italia & GelatiAmo" dal 7 al 10 settembre
Redazione Irno24 04/09/2023 0
Si svolgerà martedì 5 settembre, alle ore 10:00, presso il Comune di Salerno, la conferenza stampa di presentazione di “Gusto Italia & GelatiAmo”. L’iniziativa, promossa dalla CNA Salerno, organizzata e realizzata dall’Associazione Italia Eventi, gode del sostegno della Camera di Commercio, del patrocinio del Comune di Salerno e della collaborazione della Centrale del Latte.
Dal 7 al 10 settembre, dalle ore 10 a mezzanotte, sul Lungomare Trieste – Santa Teresa, il filo conduttore saranno le tipicità, i prodotti a km zero, l’artigianato e il gelato italiano. Allestiti un mercatino ed un’area in cui sarà possibile partecipare ad una serie di Laboratori del Gusto. L’iniziativa è ad ingresso libero e gratuito.
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Redazione Irno24 09/08/2022
"Vigna Bio", premiato l'Aglianico dell'azienda Mila Vuolo di Salerno
Anche quest’anno, per la sesta volta, Pioppi diventa capitale dei vini campani biologici e biodinamici. Organizzata dal Museo Vivente della Dieta Mediterranea, nell’ambito del consueto Festival dedicato, la rassegna degustazione "Terroir - Il Mare color del Vino", svoltasi a Palazzo Vinciprova, apre ogni anno una finestra sulle nuove frontiere della viticoltura in Campania.
I giurati, nei giorni precedenti al fine settimana 6-7 Agosto, hanno avuto modo di degustare tutti i campioni giunti, ovviamente alla cieca, e hanno stilato la classifica definitiva in relazione alle quattro categorie previste. Da segnalare, fra i vini rossi affinati, il primo posto conquistato dal "Colli di Salerno Aglianico IGT" dell’azienda "Mila Vuolo" di Salerno.
La giuria, presieduta da Francesco Continisio, Presidente della Scuola Europea per Sommelier, è stata composta da sette membri: Maria Manuela Russo (tecnologa alimentare), Enrico Malgi (giornalista), Yuri Buono (giornalista e sommelier), Mario Punzi (Fiduciario Slow Food di Salerno), Luigi Vicinanza (agronomo) e Nino Maiese (per la categoria dei consumatori).
Annamaria Parlato 24/01/2021
Storie di burro e farina nella pasticceria Vignola di Solofra
Raffaele Vignola, classe ‘78, è pasticciere e lievitista di razza in quel di Solofra, città d’arte e di storia. Amore smodato per l’Irpinia, passione per il lavoro che quotidianamente svolge con meticolosità e voglia di rompere con la tradizione hanno fatto sì che Raffaele portasse in alto la Pasticceria Vignola, azienda di famiglia dal 1967.
A sette anni era già con mamma Linda nel laboratorio di Via Maffei a rompere le uova per seguire alla lettera gli insegnamenti di papà Angelo, raffinato pasticciere che si è fatto ricordare negli anni per i suoi bignè alla crema, rinomati in tutta l’Irpinia. Carattere introverso, stanco dei classici, ha iniziato a guardare andando in giro per l’Italia, a carpire i segreti della pasticceria moderna, completando la sua formazione attraverso corsi mirati sulla preparazione del gelato, della lavorazione del cioccolato e sopratutto sulla conoscenza delle lievitazioni.
Rientrato a Solofra, oggi è lui a gestire la storica pasticceria di famiglia con sua moglie Michela, ed è sempre lui a collezionare importanti ed ambìti premi di settore che anno dopo sono arrivati sino ad insignirlo del titolo di “Re del Panettone”. La scelta delle materie prime di elevata qualità legate al territorio e alla sua stagionalità permette alla Pasticceria Vignola di offrire un prodotto buono e nutriente. Il lievito madre è quello custodito dal 1969, che utilizzato nei panettoni sia dolci che salati ha reso imbattibile questo prodotto da forno, consacrando la fama di Raffaele.
Dalle prime ore del mattino, al banco esposizione della Pasticceria Vignola si trovano brioches e croissant caldi, le classiche paste e pasticcini, mignon in vari gusti, la pasticceria da tè e quella salata per accompagnare i break durante la giornata e poi i dolci legati alla tradizioni religiose e del territorio. Il cannolo irpino, originale pre-dessert salato o meglio una rivisitazione del cannolo siciliano, i croccantini alla nocciola avellana e gianduia, il babà in vasocottura, i panettoni “Omaggio a Genova”, “Made in Italy”, “Gastronomico Irpino”, “PanVino al Fiano irpino DOCG”, il “PanAgrumi”, il “PanOlio all’extravergine DOP monovarietale Ravece”, il “PanMimì”, il “Dolce Linda” sono frutto delle sperimentazioni di Raffaele a cui piacciono le novità.
In ogni caso è sempre bello sentire direttamente dalla voce del protagonista i racconti relativi alla sua professione e alla sua attività, quindi a tal proposito Raffaele ha voluto soddisfare la curiosità di chi scrive rispondendo ad alcune domande.
Siamo a fine gennaio, ma mi tolga una curiosità: lei sta ancora vendendo i 'mitici' panettoni?
"Sono ancora in produzione con i panettoni, sicuramente in questo momento non abbiamo tutte le tredici tipologie ma molto richiesto è il classico milanese che mi ha fatto vincere a Re Panettone 2020 e quello al cioccolato fondente, il CiocoPan. Tra i salati invece c’è grande vendita del Gastronomico irpino, che contiene al suo interno il meglio dei salumi e formaggi che il territorio irpino può offrire, tra cui il Carmasciano e il caciocavallo podolico. Un altro panettone che ci ha dato enormi soddisfazione è stato quello con mela annurca IGP e cannella".
Quali novità troviamo attualmente nella sua pasticceria?
"Ho introdotto qualche nuova creazione nel frattempo come i i babà in vasocottura in vari gusti (rum, limoncello e caffè), i bauletti sempre con lievito madre ma a forma rettangolare. Poi tra i classici sono già pronte le zeppole di San Giuseppe, il pasticciotto leccese rivisitato con noci di Sorrento e mela annurca IGP".
Come ha affrontato l’ennesima vittoria a Re Panettone?
"Vincere a Re Panettone anche quest’anno è stata un'enorme soddisfazione personale ma anche per la mia famiglia. Ho ereditato questa passione smodata per i lievitati da mio padre e ogni dolce è sempre studiato pensando a lui. Questo più che un traguardo è uno sprone a fare sempre di più, a perfezionare al millesimo la mia arte. Il concorso Re Panettone, che si svolge a Milano, ideato da Stanislao Porzio, è molto selettivo. Non possono partecipare tutti ma solamente quelli che adottano materia prima di straordinaria qualità e completamente naturale senza aggiunta di additivi, conservanti a lieviti in polvere".
Quali sono i dolci del Carnevale nella Pasticceria Vignola?
"Per il Carnevale che è alle porte propongo le chiacchiere arricchite da golose creme di mia produzione, le chiacchiere al vino Fiano delle Cantine Caggiano di Taurasi, all’Aglianico, al forno, integrali e non possono mancare le castagnole, arricchite con uvetta sultanina o mele. Altro dolce che offriamo sono le frittelle ripiene di pasta choux allo zabaione, crema pasticcera o ricotta locale. Cerco sempre di inserire nella mia produzione il territorio, di metterlo al servizio della mia pasticcera irpino o campano che sia".
Il dolce si sa non va nello stomaco, il dolce arriva dritto al cuore, soprattutto alla Pasticceria Vignola. Ogni tanto bisogna anche lasciarsi andare, essere di facili dolciumi in una terra come l’Irpinia, ricca di acque rigogliose e ristoratrici, di verde intenso e accecante, luogo di pace, di benessere, di silenzi, terra di venti, di neve, di orizzonti sconfinati.
Annamaria Parlato 27/02/2022
La storia del Carnevale in Campania, fra riti ed abbuffate
Chiacchiere, lasagna, migliaccio, Carnevale è alle porte e i profumi si mescolano nelle cucine delle case campane. Carnevale è sinonimo di licenziosità, di baldoria, di travestimenti e di abbondanza in tavola. La data d’inizio del Carnevale campano in genere corrispondeva al 17 gennaio, giorno della festa di Sant’Antonio Abate. Nell’opera “Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli”, scritta dal marchese Giovan Battista del Tufo, si narrava delle usanze carnevalesche del XVI secolo e del fatto che il Carnevale fosse riservato all’alta aristocrazia napoletana, la quale, mascherata, partecipava ai lussuosi ricevimenti della Corte Aragonese.
Nel XVII secolo, le mascherate incominciarono a diffondersi anche tra il popolino, che scendeva tra i vicoli e nelle piazze intonando i canti carnascialeschi, facendo baldoria e partecipando a festini orgiastici. Il Carnevale napoletano quindi ebbe diverse sfaccettature, ne esistevano diversi tipi, tra cui quello aristocratico, plebeo e religioso. Nel regno dei Borboni, il Carnevale conobbe un momento di gloria; famosi erano i carri allegorici arricchiti con squisite vettovaglie, causa di violenti saccheggi.
Durante i secoli XVII e XVIII era in voga “l’albero della Cuccagna o palo di sapone”, un gioco che consisteva nell’arrampicarsi sino alla cima di un’asta insaponata, dove vi erano appesi: vini, salumi, formaggi, dolci, porchette, capretti, uova. Nella gastronomia i piatti in voga a partire dal XVIII secolo furono: lasagne alla napoletana, migliaccio, dolci fritti e sanguinaccio. La lasagna napoletana si distingue da quella emiliana per la presenza della ricotta al posto della besciamella nell’interno. Nel ripieno poi sono presenti le salsicce, il fiordilatte, le polpettine e, a piacere, uovo sodo o piselli.
A Montoro, in provincia di Avellino il maiale e i suoi derivati sono i protagonisti a tavola: 'a lasagna cu 'e ppurpette e a carne e puorco cu 'e ppupacchielle e la pastiera di maccheroni al forno, realizzata con le "candele" condite con soppressata, pecorino, sugna, ricotta e provola. Ma è usanza il giorno di Carnevale consumare anche la pizza "ionna" di mais accompagnata dal mallone a base di rape e patate o di verdura "sciatizza", o il pittone solofrano sempre di mais con cicoli e broccoli.
Il migliaccio nasceva invece come una sorta di torta “vampiresca”, con sangue di maiale e miglio brillato. Poi nei monasteri femminili si cercò di eliminare la barbara usanza e al posto del sangue vi fu l’introduzione della semola e dei fiori d’arancio. Il migliaccio è una squisito dolce di carnevale, oggi realizzato con ricotta, essenze di agrumi (limone-arancia), semola, vaniglia e uova.
Matilde Serao, nella sua opera "Paese di Cuccagna", descrisse minuziosamente il sanguinaccio (realizzato con sangue di maiale), sia rustico sia dolce. Quello rustico si vendeva per strada, racchiuso nel suo budello, e quello dolce si univa al cioccolato, ai pistacchi, al latte, alla frutta candita ed ai pezzetti di pan di spagna. Dal 1992 per legge è stato abolito l’uso del sangue di maiale nella preparazione di questo piatto regionale, per motivi di igiene. Si è soliti oggi consumarlo in monoporzioni, assieme alle chiacchiere o alle castagnole, essendo diventato ormai una vera e propria crema di cioccolato, densa e ricca di aromi.