Anche da Salerno l'appello Fipe Confcommercio: "Vanno riformati i ristori"
Gagliano: "Insufficienti e non adeguati alle perdite subite"
Redazione Irno24 07/04/2021 0
"I contributi a fondo perduto ricevuti tra il 2020 e il 2021 dai titolari di bar e ristoranti sono stati ritenuti poco o per nulla efficaci dall’89,2% degli imprenditori, con 8 titolari su 10 che si sono visti ristorare il 10% circa di quanto perso lo scorso anno.
Una bocciatura che non può non essere presa in considerazione nel momento in cui si andranno a definire le modalità di erogazione dei sostegni che verranno distribuiti in seguito al prossimo scostamento di bilancio, annunciato in 20 miliardi di euro. Siamo consapevoli dello sforzo enorme fatto dal precedente governo per dare risposte ai titolari dei pubblici esercizi, in una situazione di pandemia, ma non possiamo nasconderci che le misure non sono state minimamente sufficienti. È importante dare aiuti di maggiore intensità a chi ha perso fatturato perché è stato costretto a chiudere".
Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, nel corso dell’audizione informale davanti alle Commissioni V e VI del Senato, riunite in sessione congiunta in vista della conversione in legge del Dl Sostegni.
Da Salerno, non tardano a dare manforte le considerazioni di Giuseppe Gagliano, Presidente Confcommercio Campania nella sede territoriale: "È chiaro che la sopravvivenza di bar e ristoranti non passa per i sostegni passati e futuri che il Governo ha previsto e che si sono rivelati insufficienti e non adeguati a ristorare le perdite subite. Ciò che serve alle imprese, dopo 14 mesi di blocco delle attività, è riprendere a lavorare in sicurezza.
La vita sociale sembra scorrere tranquillamente anche in zona rossa, senza applicare il rigore dimostrato per commercianti, ristoratori, imprese del turismo e via dicendo. Questo paradosso ha determinato le più disparate reazioni, ma tutte mosse dalla disperazione ed accomunate dall’intenzione di riaprire le attività, tra gli esponenti delle diverse categorie commerciali che non riescono più a sostenere il prolungamento della chiusura dopo le festività pasquali".
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Una mappa dei sapori, della tradizione e della cultura della tavola Made in Italy, che vede nei primi tre posti del podio la squadra di pane, paste e dolci (1616), quella di frutta, verdura e ortaggi (1577) e il gruppo delle specialità a base di carne (822), seguiti dai formaggi (524) e dai prodotti della gastronomia (320), ma non mancano bevande analcoliche, distillati, liquori e birre, i mieli, i prodotti della pesca e i condimenti dagli olii al burro, in un viaggio del gusto che tocca anche gli angoli più nascosti del Paese.
La classifica dei prodotti a tavola – spiega Coldiretti – vede la Campania al primo posto con ben 580 specialità davanti a Toscana (464) e Lazio (456), a seguire si posizionano l’Emilia-Romagna (398) e il Veneto (387), davanti al Piemonte con 342 specialità e alla Liguria che può contare su 300 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni: la Puglia con 329 prodotti tipici, la Calabria (269), la Lombardia (268), la Sicilia (269), la Sardegna (222), il Trentino (207), il Friuli (181), il Molise (159), le Marche (154), l’Abruzzo (148), la Basilicata (211), l’Umbria (69) e la Val d’Aosta (36).
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