34 articoli dell'autore Anna De Rosa
Anna De Rosa 25/02/2022 0
L'odio che muta nella pace, il senso profondo dell'opera di Inna Lukyanytsya
Intervistare Inna Lukyanytsya è stato un piacere dettato dalla mia curiosità perché lei vive a Salerno da anni, ma viene dall’Ucraina. Il suo racconto è bello ed emotivo, in un momento molto delicato nello scenario internazionale dopo l'offensiva russa. Inna è una pittrice ucraina esperta, artista di formazione classica ma con una sua ricerca personale.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata in Ucraina e vivo a Salerno da 22 anni.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Mio padre era un bravissimo pittore. La sua passione per la pittura me l’ha trasferita quando ero ancora bambina. Nelle fredde giornate invernali, con -30 sotto zero e la neve fino 2 metri di altezza, noi due in una casa calda facevamo le gare di chi dipingeva meglio. E vincevo sempre io.
Come nasce una tua opera?
Di solito parte da zero. Adoro manualità e preferisco preparare la tela da sola, con passione e tanta pazienza. All’incirca ci vuole un mese di tempo per la costruzione e l'imprimitura. Mi piace usare una tecnica per la preparazione della tela risalente al 1400, tutta a base di prodotti naturali.
Cos'è per te l’ispirazione?
L’ispirazione sono le cose che fanno gioire l’anima e il cuore.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Come diceva Picasso, “La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”. Spesso nelle opere rappresento il cambiamento, che avviene tramite l’evoluzione che parte dal singolo ego per poi arrivare a tutti noi, intesi come un'unica unità intellettiva di persone. Nei miei dipinti narro delle tecnologie distruttive che passano alle tecno-ecologie, della guerra e dall’odio che muta nella pace, della distruzione del nostro pianeta Terra che si trasforma in rispettosa conservazione e rigenerazione.
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Lo scelgo spontaneamente.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel tempo?
I miei quadri sono di diversi riferimenti artistici e culturali: arte di tradizione ucraina, arte astratta, arte povera del riciclo, arte di impressionismo, arte classica. I pittori che amo sono Siskin, Ajvazovskij, Kandinsky, Malevic, Monet, Pollock. Artisti, galleristi, istituzioni.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro paese?
L'Italia, e in particolar modo Salerno, è la terra dell’arte. Qui il vento, il sole e il mare svegliano l’anima e ispirano a creare. In Ucraina esponevo nella galleria "Art Italia" a Donetsk. Anche qui espongo, ma conosco tantissimi talentosi pittori del posto che non hanno fortuna o possibilità economica di esporre in galleria o di pagare un famoso critico d’arte.
Progetti futuri?
Nella mia città natale c’è una strada che si chiama Viale dell’Arte, dove ogni domenica si riuniscono tutti i pittori e gli artisti del posto con le proprie opere, comprese esibizioni teatrali e musicali. Vorrei ci fosse un piccolo viale dell’arte anche qui nella città di Salerno. Un posto per artisti a 360°, un posto per promuovere arte, per creare, esporre, conoscerci e gioire.
Come hai vissuto la pandemia?
Da un lato è stato un periodo di paura e di grande dolore per le sofferenze e le morti. Dall'altro, un periodo di riacquisizione dei veri valori di vita come la famiglia, l'amicizia e l'aiuto gli altri. La vena artistica non mi ha lasciato nemmeno nel periodo pandemico. Sono volontaria di Lipu a Salerno e ho dipinto 21 "mandala" di uccelli in bianco e nero con la tecnica di una sola pennellata. Spero di poterli esporre da qualche parte per sensibilizzare le persone nei confronti dei nostri fratelli volatili, creature magiche e simbolo di libertà, di cui noi siamo stati brutalmente privati durante la pandemia.
Anna De Rosa 09/02/2022 0
Le "Armonie" di Vincenzo Caiella fra pittura e musica
Vincenzo Caiella, nonostante le sue potenzialità creative, ha dovuto dare sempre la priorità alle esigenze della vita, dal momento che, purtroppo, l’arte non paga. Nonostante l’Italia detenga i due terzi del patrimonio artistico mondiale, sempre più spesso i creativi di casa nostra sono costretti a emigrare.
In Italia non esistono stipendi per gli artisti a livello statale, a differenza ad esempio della Norvegia, dove un supporto viene riconosciuto agli artisti e di cui si può vivere tranquillamente. Un altro mondo rispetto al nostro Paese, dove l’artista, a meno che non sia già inserito in un contesto commerciale, non ha possibilità di sicurezze economiche. Visitando il sito di Vincenzo Caiella, è possibile vedere le sue varie fasi di ricerca creativa evolutiva, ma io sono rimasta affascinata dalla serie "ARMONIE", dove donne con cuffie ascoltano musica, immerse in un fiorire di natura vivacemente cromatica.
Dove sei nato? Dove vivi?
In Molise, in un paesino chiamato Mirabello Sannitico. Vivo a Salerno, dove la mia famiglia si è trasferita nel lontano 1963.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ho iniziato a dipingere già da adolescente, ma solo per pochi anni, poi ho ripreso in età adulta, invogliato anche dal fatto che mia figlia studiava all’Accademia Belle Arti di Napoli. Dal 2010 la mia ricerca artistica non si è più fermata, confermando l’artista che sono e che nessuno immaginava. Dopo il periodo “astratto”, ho scelto il figurativo con una tecnica pittorica tutta mia, molto particolare e molto apprezzata, con la quale ho realizzato una serie di opere dal titolo “Baci, abbracci e tatuaggi” e subito dopo, sempre con la stessa tecnica, ho realizzato la serie “Respiri”.
Poiché ritengo che nell’arte non possano esistere limiti o remore, ho iniziato ad utilizzare tecniche più tradizionali, alternando acrilico e olio, a volte utilizzandoli insieme, rappresentando soggetti anche inusuali come lo sport o personalissime prospettive della mia città. Tra Salerno e Napoli ho realizzato alcune personali e partecipato a numerose mostre, tra le quali la Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno.
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare? Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
L'ispirazione nasce dal caso, da un'idea che colpisce e che a volte non ha un significato esplicito. La scelta del tema è in genere è la fase più importante, in modo assolutamente naturale visualizzo mentalmente l'opera e in genere più di una sullo stesso tema. Non cerco di comunicare qualcosa, se non l'invito all'osservazione di un'immagine non banale che, se suscita un'emozione o comunque una riflessione, ha già raggiunto il suo scopo.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo
Tutti i grandi del passato remoto e recente mi hanno in qualche modo influenzato, è inevitabile. Ricordo un amico artista che mi disse: "Non vado a vedere mostre d'arte per evitare di essere contaminato e rischiare di perdere la mia originalità".
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Credo che le Istituzioni debbano svolgere (e in effetti alcune volte lo fanno) il ruolo di promozione dell'arte e degli artisti emergenti o comunque promettenti, che altrimenti devono affidarsi solo a galleristi e al mercato dell'arte, che non è promozione dell'arte ma affari.
Progetti futuri? Questi due anni con la pandemia per molti sono stati un tempo sospeso e di introspezione personale, tu come lo hai vissuto?
Nella fase iniziale della pandemia ho continuato a dipingere sul tema del mare, ora ho sospeso temporaneamente la pittura e sto dedicando il mio tempo alla mia seconda fonte di ispirazione e gioia, la musica, in particolare lo studio dei classici jazz con le mie chitarre.
Anna De Rosa 28/01/2022 0
Marco Vecchio, il sogno dell'arte attraverso la ricerca dei materiali
Nato ad Agropoli, figlio d’arte, diplomato al Liceo Artistico e laureato presso l'Università di Salerno in Storia dell'arte, Marco Vecchio vive e lavora a Salerno. Da tempo svolge una ricerca lavorando a diversi materiali, prediligendo colori materici, sabbia, smalti, tele, carte e materiali industriali fino a fonderli e a renderli parte di sé in tutte le sue sfumature.
La sua attività artistica si è andata articolando sin da giovanissimo con esperienze diversificate, che oltre alla pittura lo hanno avvicinato ad altri tipi di linguaggio come il cinema. Ha alle sue spalle un itinerario ben lungo di collettive personali e di spettacoli da performer in cui esprime l’arte a 360°. Tutti i tuoi lavori sono un inno alla creatività, eccentrici, paradossali, onirici, in poche parole: unici.
Come riesci a dare una forma alla tua fantasia, che ormai abbiamo capito essere senza freni ne’ limiti?
Penso che la creatività sia l'unica nostra vera salvezza, è una forma di energia che muove dall'interno, come Kandinsky diceva, qualcosa che non puoi implodere e che è la radice di ogni mia forma d'arte! Le storie sono molteplici: un verso in cui riconoscersi, una particolare luce del giorno, le memorie portate dal vento. Ogni cosa può essere artefice del mio creare.
Domanda tranello: quanto ti ha ispirato e ti ispira tuttora essere il figlio del grande artista e professore Sergio Vecchio?
La presenza di mio padre non è mai stata ingombrante grazie al suo modo delicato di confrontarsi con me nelle nostre diversità, così come nei nostri punti d'incontro. Mi ha sempre detto "Ora parlo ad un artista", rimarcando la dualità del nostro rapporto: l'affetto paterno da un lato, il confronto professionale dall'altro. Mi ha lasciato tutta la libertà di "trovarmi", per usare un verbo caro ad Hesse, e insieme la libertà di fare sbagli, perché maturasse la mia identità di artista, credo che alla fine amasse di me proprio quelle differenze, il mio essere altro, nonostante il dono più grande che mi ha trasferito: l'arte e l'amore per la bellezza!
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Il mio percorso creativo è stato un approccio immediato e naturale con il mondo interiore che riconoscevo appartenermi. Da piccolo amavo travestirmi, interpretare personaggi, improvvisare costumi. Il teatro di mia madre era come lo specchio per Alice. Non ho mai avuto alcuna esitazione quando scelsi il Liceo Artistico, come se avessi riconosciuto la mia stella, e quel gioco meraviglioso del bambino si è declinato nel tempo, fino a divenire parte integrante della mia vita. Credo che essere artisti sia un modo di stare al mondo e un modo speciale di sentire e di vivere.
Come nasce una tua opera? Cos’è per te l’ispirazione? Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Come ho detto prima, ogni opera ha la sua storia. Quando dipingo "racconto" la mia età e il mio universo parallelo, mi piace farmi suggestionare da una frase, dal piacere della lettura, mi piace ascoltare un disco per essere non qui, ma altrove, farmi trasportare dal suono come da una corrente di mare. Ecco, questo può essere un inizio!
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Sono tanti gli artisti che ho amato, talmente tanti da sentirmi quasi un viaggiatore del tempo. Amo tutta la storia dell'arte, senza preclusione verso generi o periodi storici. Da bambino copiavo il Picasso cubista, ero attratto dalle sue forme, dalla vitalità e dalla forza espressiva del suo segno. Crescendo poi ho amato il suo periodo blu e le figure silenti, assorte come funamboli malinconici. Credo che l'incontro con gli artisti sia un innamoramento, è una magia che non puoi spiegare.
Artisti, galleristi, istituzioni: cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Penso malissimo delle istituzioni, sono sorde e lontane, oserei dire estranee all'arte e al mio mondo! La mia assoluta sfiducia verso la politica ha origini profonde, e questi ultimi anni ne sono stati una ulteriore conferma. La mia categoria, come quella di intere classi di lavoratori, è stata totalmente ignorata, non è esistita agli occhi dello Stato e non ha avuto alcuna tutela. Siamo soli e artefici di noi stessi! Eppure l'arte è la storia del nostro paese, e più in generale lo sguardo dell'uomo sul mondo. Circa le gallerie non entro in merito, sono estraneo alle leggi di mercato e forse non mi interessano, l'artista è colui il quale, diceva Petit, non chiede mai il permesso; libertà e forza, riassunto in due parole.
Come hai vissuto la pandemia? Progetti futuri?
Questi due anni di pandemia sono stati un tempo rubato! Conoscevo la mia spiritualità anche prima, purtroppo non trovo altra lezione se non quella di realizzare quanto siamo fragili, quanto tutto possa cambiare da un giorno all'altro, come un vento che spazzi via tutto. Di me ho vissuto solo una parte, la ricerca in solitudine, ma è mancato tutto il resto: donarsi agli altri, cantare per qualcuno, comunicare. L'arte è una lingua universale perché è la voce dell'indicibile e arriva dritta; come diceva David Sassoli, non è politica, è poetica!
Anna De Rosa 15/01/2022 0
Mario Desiderio e l'arte declinata in tutte le sue forme
Intervistare Mario Desiderio, visual artist, pittore figurativo, decoratore, maestro di balli caraibici alla "Spanish Harlem", mi ha emozionata perché adoro chi pratica più arti e poi le sue opere, soprattutto ritratti di donne, sono bellissimi. "Sfogliando" le sue pagine social ho letto la frase che riporto che è anche un mio pensiero: "non aver paura di questo periodo critico per tutta l’umanità!".
"Ho sacrificato tutto per ballare e per insegnare, ho ignorato la mia laurea, ho lasciato un lavoro di prestigio a Milano, ho combattuto contro tanti pregiudizi, ho perseverato di fronte agli sguardi di chi diceva che ballare non è un lavoro, subìto sconfitte, ho sudato, pianto, riso e urlato di gioia per arrivare fin qui, per realizzare ciò che volevo, e ci sono riuscito!
Oggi "cercherò" di non aver paura... la paura dell'incerto, del buio... cercherò la forza dentro me per non cedere al terrore che l'arte possa sbiadire nell'oblio provocato da un virus, non permetterò che ciò per cui ho sempre "respirato" finisca così! Non voglio aver paura! Non ho paura!”.
Dove sei nato? Dove vivi?
Sono nato e vivo a Salerno
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Fin da piccolissimo ho sempre avuto la passione per il disegno! Trascorrevo le ore a disegnare invece di andare a giocare con gli altri bambini, era il mio mondo, era il mio gioco preferito! Poi dopo le scuole medie, col benestare dei miei genitori, ho frequentato l'istituto d'arte qui a Salerno! E sono stati anni bellissimi! Poi laurea in Comunicazione. In contemporanea, ho cominciato a danzare e attualmente sono un maestro di ballo, nonchè danzatore, della compagnia Spanish Harlem. È la mia professione.
Come nasce una tua opera?
Un'opera nasce spesso casualmente, magari da una foto che vedo o da una musica che ascolto!
Cos’è per te l’ispirazione?
È un movimento dell'anima, una vibrazione, un bisogno che cessa solo nel momento in cui poi le lascio libero sfogo e la concretizzo dipingendo.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Dipingo principalmente per me stesso, per soddisfare un bisogno primario, non mi pongo l'obiettivo di comunicare per forza qualcosa, ma questo non significa che poi una mia opera non comunichi, anzi, mi piace proprio capire la molteplicità di messaggi che essa può comunicare in base all'occhio di chi guarda!
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Se non è una commissione, faccio ricerche in Internet di immagini che possano ispirarmi.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Avendo studiato arte, sono sempre stato affascinato dai grandi Maestri del passato, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, ma anche tutto il '900 mi ha sempre incantato!
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
È un sistema purtroppo molto chiuso, dove spesso vengono richiesti soldi (cifre molto alte) agli artisti anche solo per esporre, per non parlare delle gallerie che non considerano per niente gli artisti emergenti, insomma non basta il talento!
Progetti futuri?
Ho creato una performance che mette insieme la danza e la pittura, nei miei progetti c'è sicuramente la voglia di portare in giro questa "originale" forma di spettacolo! Mi piacerebbe anche fare una mostra personale.
Questi due anni con la pandemia per molti sono stati un tempo sospeso e catartico e di introspezione personale, tu come lo hai vissuto? Cosa ti ha lasciato?
Ho vissuto la pandemia come una forma di rinascita, non avendo potuto più danzare (per le restrizioni) mi sono dedicato anima e corpo alla pittura che in questi anni avevo un pò trascurato!
L'arte è stato il mio conforto in questo periodo così buio e lo è ancora! Ho deciso che mai più la trascurerò e che in futuro concilierò il mio lavoro primario di maestro di ballo con la pittura, come già adesso sto facendo! La pandemia mi ha lasciato la consapevolezza che la vita va vissuta, non trascurando mai ciò che per noi è di vitale importanza; per me, gli affetti, la famiglia, l'arte!