L'odio che muta nella pace, il senso profondo dell'opera di Inna Lukyanytsya
"Nei miei dipinti narro delle tecnologie distruttive che passano alle tecno-ecologie"
Anna De Rosa 25/02/2022 0
Intervistare Inna Lukyanytsya è stato un piacere dettato dalla mia curiosità perché lei vive a Salerno da anni, ma viene dall’Ucraina. Il suo racconto è bello ed emotivo, in un momento molto delicato nello scenario internazionale dopo l'offensiva russa. Inna è una pittrice ucraina esperta, artista di formazione classica ma con una sua ricerca personale.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata in Ucraina e vivo a Salerno da 22 anni.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Mio padre era un bravissimo pittore. La sua passione per la pittura me l’ha trasferita quando ero ancora bambina. Nelle fredde giornate invernali, con -30 sotto zero e la neve fino 2 metri di altezza, noi due in una casa calda facevamo le gare di chi dipingeva meglio. E vincevo sempre io.
Come nasce una tua opera?
Di solito parte da zero. Adoro manualità e preferisco preparare la tela da sola, con passione e tanta pazienza. All’incirca ci vuole un mese di tempo per la costruzione e l'imprimitura. Mi piace usare una tecnica per la preparazione della tela risalente al 1400, tutta a base di prodotti naturali.
Cos'è per te l’ispirazione?
L’ispirazione sono le cose che fanno gioire l’anima e il cuore.
Cosa cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Come diceva Picasso, “La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”. Spesso nelle opere rappresento il cambiamento, che avviene tramite l’evoluzione che parte dal singolo ego per poi arrivare a tutti noi, intesi come un'unica unità intellettiva di persone. Nei miei dipinti narro delle tecnologie distruttive che passano alle tecno-ecologie, della guerra e dall’odio che muta nella pace, della distruzione del nostro pianeta Terra che si trasforma in rispettosa conservazione e rigenerazione.
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
Lo scelgo spontaneamente.
I riferimenti artistici e culturali e gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel tempo?
I miei quadri sono di diversi riferimenti artistici e culturali: arte di tradizione ucraina, arte astratta, arte povera del riciclo, arte di impressionismo, arte classica. I pittori che amo sono Siskin, Ajvazovskij, Kandinsky, Malevic, Monet, Pollock. Artisti, galleristi, istituzioni.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro paese?
L'Italia, e in particolar modo Salerno, è la terra dell’arte. Qui il vento, il sole e il mare svegliano l’anima e ispirano a creare. In Ucraina esponevo nella galleria "Art Italia" a Donetsk. Anche qui espongo, ma conosco tantissimi talentosi pittori del posto che non hanno fortuna o possibilità economica di esporre in galleria o di pagare un famoso critico d’arte.
Progetti futuri?
Nella mia città natale c’è una strada che si chiama Viale dell’Arte, dove ogni domenica si riuniscono tutti i pittori e gli artisti del posto con le proprie opere, comprese esibizioni teatrali e musicali. Vorrei ci fosse un piccolo viale dell’arte anche qui nella città di Salerno. Un posto per artisti a 360°, un posto per promuovere arte, per creare, esporre, conoscerci e gioire.
Come hai vissuto la pandemia?
Da un lato è stato un periodo di paura e di grande dolore per le sofferenze e le morti. Dall'altro, un periodo di riacquisizione dei veri valori di vita come la famiglia, l'amicizia e l'aiuto gli altri. La vena artistica non mi ha lasciato nemmeno nel periodo pandemico. Sono volontaria di Lipu a Salerno e ho dipinto 21 "mandala" di uccelli in bianco e nero con la tecnica di una sola pennellata. Spero di poterli esporre da qualche parte per sensibilizzare le persone nei confronti dei nostri fratelli volatili, creature magiche e simbolo di libertà, di cui noi siamo stati brutalmente privati durante la pandemia.

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Anna De Rosa 19/03/2023
Il percorso letterario di Belinda Villanova fra poesia e indagini storiche
Ho conosciuto Belinda Villanova anni fa, quando fui invitata ad eventi a cura dell’associazione Daedalus, di cui lei è presidente, e scoprii una donna affascinante e soprattutto una ricercatrice e poetessa. Belinda Villanova è l’autrice delle ricerche storiche alla base della pubblicazione che il Consorzio di Bonifica Destra Sele ha voluto per mettere a fuoco alimentazioni e colture della Piana, dall’inizio del ‘900 ad oggi.
I libri di Belinda Villanova, dottore di ricerca in storia economica, sono numerosi e tutti da leggere per soddisfare le curiosità sul nostro territorio. “Terme e acque termali a Salerno”, “Alimentazione e colture della Piana del Sele”, “La bonifica integrale nella piana del Sarno” sono i titoli di alcuni dei suoi libri.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata a Salerno e ci vivo.
Quando e come è cominciato il tuo percorso letterario?
Avevo 12 anni quando ho iniziato a scrivere poesie.
Perché la voglia di scrivere?
Per poter esprimere i miei sentimenti.
Quando hai scritto il tuo primo libro?
A 13 anni dovevo stare a casa per motivi di salute e ho iniziato a scrivere poesie: un libro mai pubblicato!
Come nasce una tua opera?
Da esperienze sentimentali vissute, successivamente lavorando presso l’Università per la ricerca storica del nostro territorio.
Cos’è per te l’ispirazione?
E’ un attimo, una lampadina che si accende e ti fa partire con un progetto che man mano ti appassiona.
Cosa cerchi di comunicare attraverso il tuo scrivere?
Il mio pensiero, lasciare traccia, testimonianza storica delle nostre radici soprattutto per i giovani.
Come scegli il soggetto di un tuo lavoro?
A volte nasce per caso, altre volte vai in archivio e ti ritrovi affascinata da un soggetto che poi vai a ricercare.
Cosa pensi del sistema dell’editoria contemporanea del nostro Paese?
E’ carente, ma non mi sento di parlarne senza avere più informazioni a riguardo. Nella Valle dell’Irno, in particolare, abbiamo piccole realtà pure interessanti. Anni fa pubblicai con la casa editrice locale "IL GRAPPOLO" il mio libro "L’antica civiltà dei mulini ad acqua" che fu portato alla fiera di Torino ed ebbe molta pubblicità.
Progetti futuri?
Tanti, molti interattivi e altre pubblicazioni.
Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Oltre la paura, la pandemia è stata esperienza di vita, tempo per riflettere, per dare opportunità ai veri valori come la famiglia. Ci ha dato modo di capire le vere priorità. Quando si vedevano i nonni morire, il mio pensiero andava alla perdita di una fetta di umanità che non poteva essere più testimone. La pandemia mi ha lasciato paura, incertezza del domani, con un bisogno di accelerare e portare a termine in tempi brevi i progetti, ma soprattutto una gran voglia di tranquillità.
Anna De Rosa 29/07/2023
Stole, gioielli, borse: la creatività di Carmen Savino non ha limiti
Come si fa a possedere una borsa o un vestito senza tempo? Preziosa proprio perché unica nel suo genere? Si ricerca l’arte che si fonde con l’artigianato. L’arte fatta a mano da un’artista che, proprio perché lavora con le mani e la sua emotività, realizza ogni volta qualcosa di unico e irripetibile. È il caso di Carmen Savino, che dipinge su tessuti e su tele: sulla base della sua creatività, diventano foulard, stole, gioielli, scarpe, borse.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata a S. Michele di Serino, un piccolo paese nella verde Irpinia, a pochi chilometri da Avellino, ma sono cresciuta e ho studiato a Salerno, la mia amata città.
Che tipo di persona sei? Come è iniziato il tuo percorso artistico?
Sono una persona molto tranquilla, riservata, dotata di una buona dose di curiosità, ed è stata grazie a questa che ho imparato a fare le cose che faccio. Non ho trovato particolare fatica nel farle, credo sia la passione che mi aiuta a realizzare tutte le mie creazioni, unitamente alla fantasia e al forte desiderio di vederle realizzate. Le motivazioni che mi hanno spinta a dipingere sono innanzitutto una passione innata (non ho frequentato l'artistico, ho imparato da me) e il forte desiderio di vivere l'esperienza pittorica. Sulla tela mi sembrava ti poter dimenticare ansie e preoccupazioni.
La prima cosa è dare libero sfogo alla mia voglia di arte, intendo lasciare libera la mia immaginazione, trasformare le mie sensazioni di quel momento attraverso i colori e vederli poi nel disegno prima e nel dipinto dopo. È una sensazione bellissima, molto personale, e non è mai la stessa. Per libertà intendo: perché devo dipingere il cielo di blu o di azzurro? Per me "il mio cielo" può avere anche sfumature di verde o corallo.
Come nasce una tua opera?
Nasce nel momento in cui inizio a tracciare dei segni su un foglio bianco; poco per volta, danno vita ad una forma, che coi colori e le sfumature raggiungono la pienezza finale. Ma, prima ancora di tutto questo, c'è sempre il voler esprimere o trasmettere qualcosa. Come soggetto scelgo sempre qualcosa che mi emoziona.
Cos’è per te l’ispirazione?
Qualcosa che proviene sempre dall'esterno, per cui potrebbe essere di tutto: dall'ascoltare una musica all'ammirare una farfalla che si adagia su un fiore; osservare il mare, il cielo, oppure un volto. Una cosa che mi attrae molto è l'espressione di un volto e riuscire a riportarla nel dipinto.
I riferimenti artistici che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
L'artista che mi ha maggiormente influenzata è stata senza dubbio Frida Kahlo. Inoltre, un riferimento molto importante per me è un'eccellente artista calabra, Nunzia Colucci. Ci siamo conosciute sul web e devo dire che sono rimasta letteralmente rapita dalla sua arte. Nei suoi dipinti prevale una spiccata nota di sensualità, come ho notato in pochi altri dipinti. Ha una tale maestria nel dipingere, che rende le sue opere originali e uniche. Nunzia è stata l'artista che mi ha spinta a dipingere su tela, invitandomi a farlo con i colori ad olio (avevo sempre usato solo gli acrilici, per dipingere su seta e altre fibre vegetali). Lei mi sprona moltissimo e riesce a guidare la mia mano anche a distanza.
Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Nel nostro Paese, così come nella città di Salerno, ci sono tantissimi artisti. Alcuni quotati nella giusta misura, altri meno. Le gallerie sono un'ottima vetrina, che non sempre ci si può permettere. Purtroppo dobbiamo dire che non si vive di arte, al massimo ci si nutre. L'arte non ha mai garantito guadagni e fama, eppure oggi l'illusione di avere a disposizione un network e un pubblico potenzialmente raggiungibile in tutto il mondo, grazie a Internet e alle tecnologie digitali, indurrebbe a credere che il processo di "monetizzazione" sia molto più semplice.
Progetti futuri?
Sto realizzando borse da passeggio, per serate ed occasioni, con tessuti particolari. Praticamente "borse gioiello" un po' vintage. Anche in questo con la giusta guida dell'artista Colucci, per la sua fantasia nel renderle uniche e particolari e per il disegno dei modelli.
Anna De Rosa 25/05/2022
L'arte "da indossare" di Erica Longobardi e i suoi progetti post pandemia
L’arte di Erica Longobardi e di suo marito viene richiesta da tutta Italia, da Potenza a Milano, addirittura in Cina; i loro sono pezzi unici, interamente disegnati e dipinti a mano. Il giusto riconoscimento per chi è coraggioso e investe su se stesso.
Dove sei nata? Dove vivi?
Sono nata è cresciuta Salerno, da qualche anno vivo a San Gregorio Magno, dove soprattutto i giovani della mia età mi hanno subito accolta e resa partecipe di molti eventi nel campo artistico; però nel cuore ho sempre la mia Città natale, un legame indissolubile: se chiudo gli occhi per un attimo, mi sembra di stare lì sulla spiaggia ad ascoltare il rumore del mare, sentire l'odore del sale e il sole che ti avvolge. Quando mi capita di tornare per me è sempre una grande gioia, come se fosse la prima. La mia anima è divisa tra mari e monti.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
E' iniziato durante l'adolescenza, c'è la classica fase in cui devi scegliere che scuola frequentare e chi diventare. E in cuor mio sapevo già di essere un'artista, perché l'arte te la senti addosso finché non le dai modo di liberarti; però è anche vero che bisogna affinare le tecniche. I miei genitori, soprattutto mia madre, mi hanno sempre appoggiato nelle scelte, infatti ho svolto gli studi al liceo artistico Filiberto Menna dove mi hanno dato la possibilità di partecipare a svariate mostre, di cui conservo ancora attestati.
Purtroppo, col crescere anche i problemi economici crescevano e per tale motivo non ho potuto intraprendere la via dell'accademia e quindi da quel momento in poi c’è stato un periodo di standby. La mia arte è iniziata a rifiorire quando ho incontrato mio marito, anche lui artista, e insieme abbiamo deciso di aprire un negozio unico, "arte da indossare" come lo definisco io.
Abbigliamento di ogni genere, dipinto unicamente a mano su commissione; il negozio si sarebbe chiamato "Brainstorm", una tempesta d'idee, che poi si sono realizzate. Abbiamo aperto e le persone hanno ordinato dei pezzi da tutti Italia, addirittura delle scarpe in Cina: pezzi unici, interamente disegnati e dipinti a mano con colori specifici per tessuti. Purtroppo però il nostro sogno è andato in frantumi causa Covid; un momento non facile per nessuno, un momento critico che ci ha portato alla chiusura.
Come nasce una tua opera? Cosa cerchi di comunicare?
Le mie opere nascono sempre in periodi particolari della vita, nei dipinti che ho realizzato chi li guarda poteva sentire il mio stato, la mia essenza, l’urlo di tutte le emozioni perché ogni volta su un dipinto, ma soprattutto sui capi, era come se stessi regalando piccoli pezzetti di cuore in giro per il mondo. I soggetti che scelgo sono volti, animali, fiori, anche se in realtà sono loro che scelgono me.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato
Nel corso del tempo devo dire che sono andata in fissa per Van Gogh, ricordo soprattutto i suoi primi quadri di cui nessuno parla mai che esprimevano tanto di lui, come i mangiatori di patate; questi uomini e donne molto simili a scimmie, con le mani sporche di terra e spaccate dal lavoro, mi fanno pensare che la sua vita non è stata per nulla facile. Un’altra artista che mi ha ispirato è Frida Kahlo, non nelle opere ma bensì come persona, donna, simbolo di libertà e di rinascita.
Artisti, galleristi, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Purtroppo non è molto facile inserirsi nel sistema, bisogna farsi strada con le unghie e con i denti e molto spesso, come in tutti i campi, ci sono sempre quindi bisogna stare attenti a chi promette troppo, molto spesso bisogna scendere a compromessi per non parlare del fatto che se non trovi i giusti canali e le persone giuste non è detto che arrivi in alto. Quello che si dovrebbe fare è dare più voce all'artista e apprezzare l'arte che trasmette, non modificarlo per farlo diventare commerciale.
Progetti futuri? Cosa ti ha lasciato la pandemia?
Questi due anni mi hanno lasciato un vuoto, una ferita aperta; la situazione della pandemia ci ha messo alle strette perché non eravamo più in grado di sostenere le spese del negozio. Fra i progetti per il futuro c'è riprendere a dipingere, infatti sto iniziando con dei laboratori d’arte per bambini in modo che comincino a rapportarsi con essa, tirando fuori il lato creativo, artistico, inventivo, stravagante, perché l'arte comprende tutto.