Salerno, "Frammenti" in dialogo con Max Maffia e Brunella Caputo
L'evento di domenica 27 ottobre alle 11:00 rientra nella kermesse "Domeniche ad Arte"
Redazione Irno24 26/10/2024 0
“Frammenti dietro le quinte” è il titolo dell’ultimo lavoro di Max Maffia, chitarrista, compositore e direttore artistico del Fall Festival di Salerno. Un progetto che riannoda i fili di un percorso che nel tempo è stato contaminato anche dal teatro, con gli spettacoli firmati alla regia da Brunella Caputo.
E così, tra colonne sonore per trailer, spot e “tappeti musicali”, necessari a sottolineare reading teatrali e non solo, sul bandcamp di Maffia c’è un nuovo viaggio di riscoperta. Sarà questa la traccia dell’incontro in programma il 27 ottobre alle ore 11 al Museo Archeologico Provinciale di Salerno, per un nuovo appuntamento di “Domeniche ad Arte”.
Parole e musica si alterneranno tra Max Maffia e Brunella Caputo, attrice e regista teatrale, in dialogo con Concita De Luca. Un’intervista a specchio che lascerà spazio anche alle note con “I supereroi non muoiono mai” o “Mare” e a “frammenti” di spettacoli come “Voci dall’inferno”.
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Redazione Irno24 21/01/2020
Secondo ciclo di "Divagazioni" a Palazzo Natella
Si svolgerà Mercoledì 22 Gennaio 2020 alle 12:00, a Salerno, la conferenza stampa di presentazione del secondo ciclo di “Divagazioni”, la rassegna promossa da “Salerno Vittoria Spazio Cultura”, ospitata negli spazi storici di Palazzo Natella, sede del ristorante McDonald’s, in Via Roma 69/73.
Si allarga il parterre degli ospiti, che vedrà tra i protagonisti non solo eccellenze salernitane, ma scrittori, musicisti e studiosi di fama nazionale, sviluppando una riflessione profonda sui linguaggi della contemporaneità, con incontri tematici su comunicazione, arte, poesia, musica, giornalismo.
“Il tentativo è lanciare un segnale, è tendere ad un pensiero critico e, se necessario, divergente, incentivando nuovi luoghi di aggregazione - sottolinea il dottor Luigi Snichelotto, partner McDonald’s per le province di Salerno e Potenza - Ospiteremo scrittori e intellettuali di caratura nazionale, con aperture a tutta la Campania. Il nostro desiderio è fare divulgazione. Questo nuovo ciclo si contraddistingue per l’approccio sociale e per l’impegno territoriale”.
Salerno Vittoria Spazio Cultura (SVSC) è una realtà che si apre alla città di Salerno, in seguito alle tante sollecitazioni ricevute dalla stampa e dalle istituzioni, e intende recuperare il ruolo centrale che Palazzo Natella ha avuto nel dibattito artistico, culturale e musicale della città.
A comporre il comitato organizzatore un gruppo di intellettuali, giornalisti ed esperti del mondo dell’impresa: Gabriele Bojano, Laura Patrizia Cagnazzo, Francesco Saverio Coppola, Fiorentino De Luca, Stefano Giuliano, Agostino Ingenito, Barbara Landi, Maria Rosaria Zinno. Il primo incontro del cartellone 2020 è in programma Giovedì 23 Gennaio alle ore 18.
Redazione Irno24 28/06/2020
(R)esistenze esemplari in rassegna nel nuovo libro del Prof. Magliacano
Da Luglio in libreria la nuova opera del prof. Gerardo Magliacano, docente salernitano di Storia e Letteratura. Attraverso le voci di dissenso della nostra epoca, nel libro "Canto è R[E]sistenza", Magliacano compone il manifesto di una nuova Resistenza, che si è ‘rifatta carne’, carne del mondo, cui i neopartigiani, con le loro gesta, hanno dato gambe e fiato; hanno dato un volto e un’anima. Pagina dopo pagina, si delinea l’immagine di una Resistenza che è rivoluzione costante; è lotta indefessa, senza tregua e senza indugio; è sopravvivenza; è il sacrificio di un’intera esistenza, consacrata alla libertà, alla giustizia e alla verità. È memoria e coscienza.
L’opera passa in rassegna una schiera di vite, di (r)esistenze esemplari: dai “Vivi”, canti dedicati ad attivisti combattenti, che ancora lottano per difendere una terra, un’ideologia, un’etnia, un principio; ai “Morti”, biografi e in versi di eroi e martiri della contemporaneità, tra i meno celebrati, passando per le grandi incognite della vita – idee per cui lottare, per cui morire – fino ai partigiani in quarantena.
Il testo, un insieme d’instant book, si apre con l’eroica provocazione di “Ammazzateci tutti” e si chiude con un congedo sussurrato ad libitum. Inoltre, l’autore, dalle pagine del libro, scaglia le sue filippiche contro mafiosi e imprenditori collusi che hanno ridotto il Bel Paese in ‘poderi’, in appezzamenti di terre dei fuochi; accusa, denuncia i mali pandemici del nostro tempo, mentre ha già definito figure salvifiche, ha già testato l’antidoto, l’antivirale. Il titolo dell’opera è ispirato a un verso de "I sonetti a Orfeo" di R. M. Rilke, «Gesang ist Dasein», canto è esistenza, canto è “esser-ci”, l’essere-noi-qui-ora, una corale polifonica, senza voci soliste o fuori dal coro, intonate e in accordo, a cantare la nostra R-Esistenza, d’individui e di popoli.
Nato e formatosi a Salerno, classe 1974, Magliacano ha lavorato per più di un decennio in Lombardia, dove ha pubblicato le sue prime opere. Nel 2014 si è trasferito in Campania, per portare avanti le sue attività di studioso e di docente, e l’impegno nella tutela del territorio. In veste di scrittore e saggista, Magliacano ha all'attivo diverse pubblicazioni. Nel 2016 ha ottenuto il Premio “Gelsomina Verde” per essersi contraddistinto «con impegno e passione ed esempio di vita nella lotta alle mafie e nell’affermazione delle verità storiche e del sentimento di giustizia».
Annamaria Parlato 22/03/2020
Il raffinato naturalismo di Guarini, l’artista nato a Solofra e morto a Gravina
Felice Francesco Antonio Guarini da Solofra, e non Guarino come parecchi studiosi affermano, nacque nel 1611 da Giovan Tommaso Guarini e Giulia Vigilante nella frazione di Sant’Andrea Apostolo, secondogenito di sei figli.
La disputa del cognome è stata questione assai accesa fino a quando l’atto di nascita, l’iscrizione posta nel 1653 sull’altare dove è collocato il quadro della "Madonna di Costantinopoli" (Franciscus Guarini pinxit) in S. Andrea di Solofra, la lettera dedicatoria a Don Ferdinando Orsini, dove in calce è sottoscritto "Humilissimo servidore Francesco Guarini", il fatto che la dizione "Guarini" è data con insistenza nelle cronache locali e negli scritti a lui dedicati da studiosi della sua terra, l’Arciconfraternita dei Bianchi in Solofra, che nella Tabella dei Defunti ha scritto "Francesco Guarini Pittore insigne, morto il 13 luglio 1654", hanno confermato che sia appunto “Guarini”.
Francesco era figlio d’arte (il padre era conosciuto a livello locale come pittore e scultore ma la sua pittura rimase legata ai canononi tardo cinquecenteschi senza particolare enfasi), lasciò giovanissimo il luogo natio e frequentò fino al 1628 la bottega del pittore Massimo Stanzione a Napoli, collegata all’ambito caravaggesco. Gli agi e le ricchezze familiari (ereditate in particolare dal ramo materno) permisero al giovane Francesco di essere libero di agire e pensare nella Napoli della prima metà del Seicento, di apprendere la lectio di Ribera e Stanzione, di superare i limiti della bottega paterna.
La prima opera giovanile del 1634 per la parrocchia di Sant'Andrea Apostolo, la “Madonna del Rosario”, fu una collaborazione a quattro mani col padre, un dipinto in cui già si iniziava ad intravedere il talento del giovane Francesco e il suo esser vicino ad artisti come Filippo Vitale e Massimo Stanzione.
Nel 1636, Giovan Tommaso, ormai prossimo alla morte, lasciò la direzione della bottega al figlio che venticinquenne firmò poco dopo l’incarico per la realizzazione di ventuno tele “de pittura de novo testamento con certa altre istorie dell’Angioli o dell’Apocalisse” per il soffitto del transetto della Collegiata di S. Michele Arcangelo a Solofra (nella foto appena sotto), restaurate dalla Soprintendenza dopo il terremoto degli anni '80.
Cassettonato di Francesco Guarini del transetto della collegiata di San Michele, Solofra (AV)
Quest’incaricò già in parte intrapreso e portato a termine in momenti diversi, segnò la fama dell’artista che a pieno titolo può annoverarsi tra i migliori della seconda metà del Seicento assieme ai napoletani suoi contemporanei. Utilizzò gli insegnamenti ricevuti a Napoli per dare vita ad un linguaggio originale, unico, una reinterpretazione della pittura di Caravaggio nella maniera di trattare gli incarnati, le luci, i panneggi, il colore con assoluta raffinatezza.
“L’Annuncio ai Pastori” del 1632-35 (nella foto, prima e dopo il restauro) è un evidente manifesto e un omaggio agli artigiani, ai conciatori di pelli, ai fabbricanti di cotto, agli umili ricoperti di lane pesanti e pelli pecorine, assonnati, seminudi, in cui è ravvisabile un attento interesse al naturalismo, al ritratto, a inserire in un ambiente ristretto personaggi delle botteghe o della strada attraverso pennellate a macchie intrise di luci e di ombre.
Annuncio ai Pastori, Collegiata San Michele - foto Asbecuso, foto catalogo Fondazione Zeri
A Francesco non interessò mai lavorare nella bottega paterna che andò pian piano in malora, raccogliendo artisti di scarsa fama. Si trasferì infatti tra il 1642-43 a Campobasso dove nella Chiesa di Sant’Antonio Abate firmò “Incontro tra Sant’Antonio Abate ed il centauro” e “S. Benedetto esorcizza un frate ossesso”. Strinse rapporti di amicizia con l’aristocratica famiglia Orsini, feudatari del territorio di Solofra, che divenne il principale committente di Francesco Guarini.
Per gli Orsini realizzò negli anni 1644-49 la “Madonna del Rosario” per il Convento di San Domenico Maggiore a Solofra e a Gravina in Puglia dove poi si trasferì - potenza economica del ramo meridionale della potente famiglia - ritratti di famiglia, scene sacre e la famosa “Madonna del Suffragio” (1649-50) per l’omonima Chiesa (foto poco più in basso) a loro riservata per la celebrazione di messe in suffragio delle anime del Purgatorio, una delle opere più emblematiche della maturità espressiva del pittore, vicina agli insegnamenti di Stanzione ma con toni più energici, potenti, vibranti, tormentati che rimandano anche all’antica poetica dell’artista.
Madonna del Suffragio, Chiesa della Madonna del Suffragio o Purgatorio, Gravina in Puglia
Divenne famoso anche in terra pugliese realizzando opere nei dintorni di Gravina. Bernardo De Dominici, nella sua opera "Vite de pittori, scultori ed architetti napoletani" del 1742-45, descrisse le cause della morte avvenuta nel 1651 sempre a Gravina, proprio nel momento in cui Pier Francesco Orsini stava per diventare il futuro papa Benedetto XIII, e pare che all'origine ci fosse la morte di una giovane donna sposata di cui egli era follemente innamorato, uccisa dal marito; il pittore si abbandonò a sé stesso, lasciandosi morire nel novembre dello stesso anno. Ricevette solenni funerali dal Duca Ferdinando III Orsini e fu seppellito nel Duomo di Gravina di Puglia ma i tanti misteri sulla sua scomparsa sono ancora rimasti irrisolti.
Fu il maestro di Angelo Solimena, padre di Francesco Solimena, entrambi eccelsi rappresentanti della pittura campana a cavallo fra i secoli XVII e XVIII. Il suo fu un naturalismo depauperato di tutte le sue punte eccessivamente drammatiche. Il suo nuovo linguaggio pittorico rude e semplice, fatto di tele stilisticamente compatte, dipinte con vigorosi impasti cromatici e dalla spiccata monumentalità, raggiunse vertici di qualità altissima. Il carattere piacevole ed eminentemente decorativo della sua pittura si trasformò in uno strumento narrativo di grande efficacia e impatto visivo.
Fonti delle ricerche e delle immagini
- http://www.solofrastorica.it/Guarinicognome.htm
- http://www.solofrastorica.it/GuariniFrancesco.htm
- Riccardo Lattuada, Francesco Guarino Da Solofra. Nella Pittura Napoletana del Seicento (1611-1651), Edizioni Paparo, Napoli 2013
- http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-guarino_(Dizionario-Biografico)
- http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/53387/Guarino%20Francesco%2C%20Annuncio%20ai%20pastori
- http://www.beniculturalisolofra.it/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Collegiata_di_San_Michele_Arcangelo_(Solofra)