Salerno, le nuove periferie nello sguardo di Pino Musi al Tempio di Pomona
La mostra è visitabile fino al 5 Settembre
Redazione Irno24 22/07/2021 0
Al Tempio di Pomona a Salerno “Pino Musi. Polyphonia", l’esposizione curata dalla prof.ssa Stefania Zuliani del DiSPaC - Università di Salerno, con il sostegno della Regione e la realizzazione di Scabec.
La Mostra accoglie sessanta opere del fotografo salernitano Pino Musi che raccontano il suo sguardo sulle nuove periferie, quelle espansioni urbane che dilatano il perimetro, sempre incerto, delle grandi città nel mondo.
La mostra è visibile fino al 5 settembre, dal martedì alla domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00. Contribuiscono fortemente al progetto anche: Comune di Salerno e Arcidiocesi Salerno-Campagna-Acerno.
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Redazione Irno24 24/06/2021
Nel fine settimana "Salerno Porte Aperte", ecco il programma
Questa mattina, nella Sala Giunta di Palazzo di Città, è stata presentata l'iniziativa "Salerno Porte Aperte 2021 - Edizione Speciale San Matteo", in programma sabato e domenica (26 e 27 giugno).
Filo conduttore sarà la "salernitanità", alla scoperta della storia della propria città, con un suggestivo itinerario legato alla Scuola Medica Salernitana e ai Longobardi, con diverse performance musicali, presentazioni di libri e tanto altro ancora. Alla presentazione sono intervenuti il sindaco di Napoli e l’assessore alla Cultura Antonia Willburger.
Redazione Irno24 05/05/2021
Baronissi, con la mostra dedicata a Spoerri riapre al pubblico il Museo FRaC
Il Comune di Baronissi fa sapere che il Museo FRaC riapre al pubblico. Sabato 8 maggio, alle ore 18, ci sarà l'inaugurazione della mostra "Spoerri & gli amici del Nouveau Réalisme - Opere della Collezione Caporrella".
L’esposizione, curata da Massimo Bignardi, propone 27 opere, tra sculture, tableaux-pièges e grafiche realizzate da Daniel Spoerri tra il 1970 e il decennio in corso e 4 significative sculture di Mimmo Rotella, Arman e César (Baldaccini), suoi amici negli anni del Nouveau Réalisme, tutte provenienti dalla collezione Caporrella.
Rigoroso il protocollo di ingresso alla Galleria dei Frati, solo su prenotazione, entro le ore 18 del giorno precedente, compilando il form a questo link. Il servizio prenotazioni è gestito dall’Associazione Culturale Tutti Suonati.
Orari di apertura: Lunedì e Giovedì pomeriggio ore 16:00/18:30, Venerdì pomeriggio ore 17:00/20:00, Sabato mattina ore 10:00/13:00, Sabato pomeriggio 17:00/20:00 (con sanificazione degli spazi durante la giornata), Domenica mattina ore 10:00/13:00.
Federica Garofalo 03/01/2021
La leggenda di Pietro Barliario, mago salernitano
Gli eruditi del Seicento, che per primi parlano di lui, lo chiamano in diversi modi (Barliario, Baliardo, Baialardo, Baliabardo), è stato perfino confuso con il grande filosofo francese Pietro Abelardo, ma la storia è pressappoco simile. Pietro Barliario, maestro di medicina, visse nella Salerno del XII secolo e sviluppò una propensione particolare per la magia e la negromanzia; soggiogando i demoni alla sua volontà, fece costruire il porto di Salerno, lasciato incompiuto per il canto di un gallo sfuggito allo sterminio da lui ordinato; in una sola notte fece innalzare i cosiddetti “archi dei diavoli”, ovvero l’acquedotto medievale che ancora oggi si può vedere tra via Velia e via Arce.
Un giorno, però, due suoi nipoti giovinetti, in assenza dello zio, aprirono di nascosto i suoi libri di magia nera, e ciò che vi era scritto li terrorizzò talmente che caddero morti entrambi; al suo ritorno, Barliario scoprì l’accaduto, e, divorato dal rimorso, bruciò tutti i suoi libri di negromanzia e si rifugiò nel monastero di San Benedetto, dove rimase prostrato in preghiera per tre giorni e tre notti implorando perdono. Alla fine, arrivò la risposta: il crocifisso di legno chinò la testa in avanti in segno di misericordia.
Da allora, Barliario vestì l’abito benedettino e rimase nel monastero, dove morì nel 1149 all’età di 93 anni. Non sappiamo come questa leggenda sia nata: Antonio Mazza, priore del Collegio Medico di Salerno nella seconda metà del Seicento, afferma di aver visto la sua epigrafe funeraria, con scritto in Latino “Questo è il sepolcro di Maestro Pietro Barliario”; il suo contemporaneo Pompeo Sarnelli, vescovo di Bisceglie e grande erudito, riporta una cronaca scritta dall’abate Roberto di San Benedetto nel 1403 che sarebbe la prima testimonianza in assoluto della leggenda.
Purtroppo entrambe queste testimonianze sono andate perdute, e oggi non ci è così permesso verificarle. Possiamo però dedurre che si tratta di una “leggenda erudita”, cioè una leggenda che non nasce dal basso, dal popolo, ma dalle opere degli intellettuali, e solo in un secondo momento arriva al popolo. È curioso che la leggenda di Barliario sia arrivata fino in Abruzzo, dove si attribuisce ai diavoli, comandati da “Baialardo”, la costruzione della Via Lattea di Casoli (Chieti).
Nell’Ottocento, si aggiunge il particolare che il miracolo del Crocifisso di San Benedetto avrebbe dato origine alla Fiera di Salerno, detta anche “Fiera del Crocifisso”, che si teneva in concomitanza delle due feste del patrono San Matteo, a maggio e a settembre; la prima testimonianza della fiera, però, citata anche da autori del Trecento come Franco Sacchetti, si data però attorno al 1260, cioè più di un secolo dopo la presunta morte di Barliario.
Fino all’Ottocento, inoltre, era in uso anche il detto dialettale che, per dire a qualcuno che ne aveva fatte di tutti i colori, recitava “N’haje fatte cchiù ttu ca Bajalardo”, “Ne hai fatte più tu che Baialardo”. Forse l’unica cosa concreta che ci rimane di questa leggenda è il “Crocifisso del miracolo”, il crocifisso ligneo di XII secolo oggi esposto al Museo Diocesano di Salerno.