"Storie al balcone" è il diario corale della pandemia fra paure, speranze e cibo
Il libro di Silvana Scocozza è la storia della collettività intera, un segno di vita in tempo di morte
Annamaria Parlato 20/02/2022 0
Non ha importanza che Silvana Scocozza sia una giornalista che è nata, vive e lavora ad Eboli e che questo quotidiano si occupi di notizie relative al territorio della Valle dell’Irno o della città di Salerno. "Storie al balcone – Segnali di vita in tempo di morte", edito da Il Saggio, è il libro della collettività, in un momento storico difficile per il mondo intero, in cui ognuno, come in una guerra, porterà dentro di sé ricordi, dolori, sofferenze, speranze e luci.
Spesso ci sono “storie” che non possono ammuffire in un cassetto ma devono essere raccontate, tirate fuori senza distinzioni. E’ il caso di ammetterlo che qui si tratti di nero su bianco, di scrittura sincera filtrata attraverso le testimonianze o situazioni vissute in prima prima persona e sul campo, trasferite su carta e quindi senza lasciare spazio alle immagini.
Ma attenzione, tre piccole fotografie sono presenti all’interno del volume, collocate in punti strategici del libro, tre scatti che recano la firma della fotografa Giuseppina Pepe in cui è sempre presente una macchina azzurra, un maggiolino Volkswagen da cui parte il tempo del libro, un libro che fa riflettere e che rimette al mondo ognuno di noi in una dimensione sospesa, portatrice di cicatrici indelebili. Sono 310 pagine fittissime, dense, cariche di emozioni.
La copertina, un fumetto contemporaneo nei colori del blu carta da zuccchero, rosa fluo e grigio, in cui le persone si fissano affacciate dai propri balconi, è stata ideata dai “Puzzle”, il nome d’arte di Andrea e Raffaele Scocozza. Il libro ha il supporto dell’Associazione Giornalisti “Lamberti-Sorrentino” e di Inchiostro-Idee e Comunicazione. Tema portante del volume è l’evento drammatico che ha segnato il recente passato e, tuttora, condiziona il nostro presente. Un accadimento di portata epocale che ha messo, e continua a mettere, a dura prova la salute fisica e psichica di noi tutti, il nostro stare al mondo, le nostre vite: l’emergenza sanitaria da Covid-19.
Nel volume, l’autrice e giornalista raccoglie le testimonianze di quaranta ebolitani: quaranta storie al tempo del Covid con le quali è entrata in contatto da membro del Centro Operativo Comunale della Città di Eboli per la gestione dell’emergenza sanitaria, in qualità di Funzione Comunicazione e Mass Media, a partire da marzo 2020 sino a maggio 2021, quando iniziarono le vaccinazioni. Sono storie di paure e di speranze, di malattie e guarigioni, di terrore e di coraggio, di vita e di morte che da Eboli, dal salernitano, sono le stesse di tutti gli italiani e non solo.
Ha dichiarato Scocozza: "Scritto in uno stile a metà strada tra la cronaca e il racconto, 'Storie al balcone' è concepito come un diario corale della pandemia, un racconto a più mani di un tempo sospeso ed infinito che, fin dal suo inatteso esordio, ha brutalmente messo in discussione ogni certezza. Quel tempo in cui ciascuno di noi ha dovuto, necessariamente, imparare a fare i conti con la morte e trovare, altresì, la forza per lanciare, forte, il proprio 'segnale' di vita; il proprio e necessario stratagemma per sopravvivere allo stravolgimento di ogni cosa, di ogni consuetudine e, perfino, dei rapporti umani".
Il libro, in cui alcuni brani sono a firma di persone presenti nella vita della scrittrice, si divide in tre parti, di cui la prima vuole essere una sorta di diario in cui sono raccolte le testimonianze pubblicate sui social o i pensieri scomposti di colleghi, amici, operatori del terzo settore, medici, infermieri, bambini, persone che in qualche modo hanno trasmesso delle sensazioni alla scrittrice; subito dopo, nella seconda parte, intitolata “Le Storie”, il libro diventa una testimonianza del vissuto di tante persone coinvolte direttamente e indirettamente nella pandemia. La terza parte, “L’Attesa. La Speranza. La Ripresa. I Racconti”, è dedicata alle vaccinazioni e alla salvezza.
Il tema enogastronomico non è predominante ma il cibo in qualche modo è presente nell’opera letteraria della Scocozza e diventa una sorta di capro espiatorio su cui riversare le proprie frustrazioni, ricordi e soprattutto è uno strumento che riesce a tenere unite idealmente le persone attorno ad un grande tavolata immaginaria.
C’è il cornetto ai cereali di Damiano, che passa a trovare gli amici dispensando bomboloni e brioche fatte in casa, perché durante il primo lockdown i bar erano chiusi e le colazioni un miraggio; c’è Silvana Scocozza che brinda da sola con una bella birra bionda e ghiacciata: “Stasera brindo. Da sola. Ai sentimenti belli. Puri. Quelli che si alimentano senza volerlo, che nascono da niente e vanno lontano”; c’è il caffè che diventa una dichiarazione di amicizia e un momento rubato per stare insieme a chi si vuole bene, c’è chi beve un calice di vino bianco e fresco ascoltando Pino Daniele e attendendo la primavera per poter guardare il mare, c’è chi trova una scusa per regalare limoni e mandarini, raccolti nel giardino di casa, in barba alle ordinanze; e c’è chi pur non sapendo cucinare i dolci realizza una ciambella al limone superlativa, il cui profumo fa resuscitare i morti, dimostrando che nulla è impossibile se lo si vuole veramente.
C’è ancora la scrittrice che adora le minestre e si cimenta nella preparazione della “menestra mmaretata a maniera e Valva”, c’è chi utilizza le gallette di riso per decorare alberi di Natale, ci sono gli gnocchi di patate al tegamino con aggiunta di ricotta fresca di zio Carlo, che fanno profumo di casa e famiglia, e sfogliando le pagine di questo prezoso libro ci sono anche le zeppole, i pagnuttielli di San Biagio, la pizza e alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra pandemia e cucina attraverso una poesia, una ricetta e un dipinto a cura di chi sta scrivendo questa recensione.
L’autrice conclude con i ringraziamenti: “Grazie a chi in queste pagine, insieme a me, ha messo il cuore e l'anima, ha lasciato il segno, ha scritto parole, ha raccontato storie, ha scattato fotografie e messo in ordine i pensieri”. Silvana, siamo noi a ringraziarti, è la collettività intera a ringraziare te per questo dono che ci hai lasciato, per questa testimonianza preziosa che nel leggerla commuove e riempie gli occhi di lacrime ma che infonde anche tanta speranza, quella speranza che è sempre l’ultima a morire. Tutto è ancora possibile, ogni sogno può generare un progetto, ogni pensiero un’azione, ogni fantasia una scelta. E un nuovo inizio.
Silvana Scocozza è nata ad Eboli, dove vive e lavora. Giornalista pubblicista dal 2004, ha collaborato con numerose testate cartacee, telematiche e radiofoniche ed è stata corrispondente de Il Corriere del Mezzogiorno. Dal 2015 al 2020 ha lavorato presso il Comune di Eboli, in qualità di staffista presso l’Area Comunicazione.
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