Storie di burro e farina nella pasticceria Vignola di Solofra

L’arte dolciaria al servizio del territorio irpino

Annamaria Parlato 24/01/2021 0

Raffaele Vignola, classe ‘78, è pasticciere e lievitista di razza in quel di Solofra, città d’arte e di storia. Amore smodato per l’Irpinia, passione per il lavoro che quotidianamente svolge con meticolosità e voglia di rompere con la tradizione hanno fatto sì che Raffaele portasse in alto la Pasticceria Vignola, azienda di famiglia dal 1967.

A sette anni era già con mamma Linda nel laboratorio di Via Maffei a rompere le uova per seguire alla lettera gli insegnamenti di papà Angelo, raffinato pasticciere che si è fatto ricordare negli anni per i suoi bignè alla crema, rinomati in tutta l’Irpinia. Carattere introverso, stanco dei classici, ha iniziato a guardare andando in giro per l’Italia, a carpire i segreti della pasticceria moderna, completando la sua formazione attraverso corsi mirati sulla preparazione del gelato, della lavorazione del cioccolato e sopratutto sulla conoscenza delle lievitazioni.

Rientrato a Solofra, oggi è lui a gestire la storica pasticceria di famiglia con sua moglie Michela, ed è sempre lui a collezionare importanti ed ambìti premi di settore che anno dopo sono arrivati sino ad insignirlo del titolo di “Re del Panettone”. La scelta delle materie prime di elevata qualità legate al territorio e alla sua stagionalità permette alla Pasticceria Vignola di offrire un prodotto buono e nutriente. Il lievito madre è quello custodito dal 1969, che utilizzato nei panettoni sia dolci che salati ha reso imbattibile questo prodotto da forno, consacrando la fama di Raffaele.

Dalle prime ore del mattino, al banco esposizione della Pasticceria Vignola si trovano brioches e croissant caldi, le classiche paste e pasticcini, mignon in vari gusti, la pasticceria da tè e quella salata per accompagnare i break durante la giornata e poi i dolci legati alla tradizioni religiose e del territorio. Il cannolo irpino, originale pre-dessert salato o meglio una rivisitazione del cannolo siciliano, i croccantini alla nocciola avellana e gianduia, il babà in vasocottura, i panettoni “Omaggio a Genova”, “Made in Italy”, “Gastronomico Irpino”, “PanVino al Fiano irpino DOCG”, il “PanAgrumi”, il “PanOlio all’extravergine DOP monovarietale Ravece”, il “PanMimì”, il “Dolce Linda” sono frutto delle sperimentazioni di Raffaele a cui piacciono le novità.

In ogni caso è sempre bello sentire direttamente dalla voce del protagonista i racconti relativi alla sua professione e alla sua attività, quindi a tal proposito Raffaele ha voluto soddisfare la curiosità di chi scrive rispondendo ad alcune domande.

Siamo a fine gennaio, ma mi tolga una curiosità: lei sta ancora vendendo i 'mitici' panettoni?

"Sono ancora in produzione con i panettoni, sicuramente in questo momento non abbiamo tutte le tredici tipologie ma molto richiesto è il classico milanese che mi ha fatto vincere a Re Panettone 2020 e quello al cioccolato fondente, il CiocoPan. Tra i salati invece c’è grande vendita del Gastronomico irpino, che contiene al suo interno il meglio dei salumi e formaggi che il territorio irpino può offrire, tra cui il Carmasciano e il caciocavallo podolico. Un altro panettone che ci ha dato enormi soddisfazione è stato quello con mela annurca IGP e cannella".

Quali novità troviamo attualmente nella sua pasticceria?

"Ho introdotto qualche nuova creazione nel frattempo come i i babà in vasocottura in vari gusti (rum, limoncello e caffè), i bauletti sempre con lievito madre ma a forma rettangolare. Poi tra i classici sono già pronte le zeppole di San Giuseppe, il pasticciotto leccese rivisitato con noci di Sorrento e mela annurca IGP".

Come ha affrontato l’ennesima vittoria a Re Panettone?

"Vincere a Re Panettone anche quest’anno è stata un'enorme soddisfazione personale ma anche per la mia famiglia. Ho ereditato questa passione smodata per i lievitati da mio padre e ogni dolce è sempre studiato pensando a lui. Questo più che un traguardo è uno sprone a fare sempre di più, a perfezionare al millesimo la mia arte. Il concorso Re Panettone, che si svolge a Milano, ideato da Stanislao Porzio, è molto selettivo. Non possono partecipare tutti ma solamente quelli che adottano materia prima di straordinaria qualità e completamente naturale senza aggiunta di additivi, conservanti a lieviti in polvere".

Quali sono i dolci del Carnevale nella Pasticceria Vignola?

"Per il Carnevale che è alle porte propongo le chiacchiere arricchite da golose creme di mia produzione, le chiacchiere al vino Fiano delle Cantine Caggiano di Taurasi, all’Aglianico, al forno, integrali e non possono mancare le castagnole, arricchite con uvetta sultanina o mele. Altro dolce che offriamo sono le frittelle ripiene di pasta choux allo zabaione, crema pasticcera o ricotta locale. Cerco sempre di inserire nella mia produzione il territorio, di metterlo al servizio della mia pasticcera irpino o campano che sia".

Il dolce si sa non va nello stomaco, il dolce arriva dritto al cuore, soprattutto alla Pasticceria Vignola. Ogni tanto bisogna anche lasciarsi andare, essere di facili dolciumi in una terra come l’Irpinia, ricca di acque rigogliose e ristoratrici, di verde intenso e accecante, luogo di pace, di benessere, di silenzi, terra di venti, di neve, di orizzonti sconfinati.

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Redazione Irno24 17/11/2021

Esce il libro di "Ingordo", evento stampa all'Accademia Trucillo di Salerno

Giovedì 18 novembre esce in tutte le librerie e piattaforme digitali “Fritti per le feste”, il primo libro del food blogger Alessandro Tipaldi, alias Ingordo, pubblicato da “Santelli Editore”.

Quello che sembra un semplice libro di ricette natalizie, però, nasconde ben altro. Dietro ogni piatto, raccontato in ogni suo minimo particolare, in realtà si nasconde una tappa, un percorso, una pagina importante della vita di Alessandro. Le ricette descritte nel libro, infatti, sono momenti di vita, ricordi precisi con sapori e odori ben definiti, tutti collegati ad un unico filo: il fritto.

Il libro sarà presentato in un evento riservato solo alla stampa alle ore 20:00 di venerdì 19 novembre presso l'Accademia Trucillo, in via Cappello Vecchio a Salerno.

Tipaldi nasce a Nocera Inferiore nel 1991. Alla tenera età di 7 anni si avvicina per la prima volta ai fornelli, guidato dalla madre e dall’adorata nonna Cristina. Da allora non ha più smesso. Un amore smisurato per la cucina che lo porta nel 2013 ad aprire il suo blog Ingorso, dove ancora oggi condivide ricette, esperienze e viaggi nel mondo del gusto. Nel 2018 si laurea in farmacia ed inizia ad indossare quotidianamente il camice bianco nella farmacia di famiglia.

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Redazione Irno24 13/11/2023

Torna a Salerno "Un mare di foglie", il Salone dei Vini Bio

Sarà ancora una volta Salerno ad ospitare "Un Mare di Foglie", il più esclusivo Salone dei vini Bio premiati da Guida Bio 2024. È un ritorno atteso e carico di emozione, per un’esperienza sensoriale che si preannuncia unica ed avvolgente per tutti i winelovers, declinandosi in un duplice appuntamento sabato 2 dicembre 2023: di mattina, alla Sala Teatro “Pier Paolo Pasolini”, nel cuore della città di Salerno, la presentazione della nuova edizione di “Guida Bio Selezioni Vini 2024”, a cura di Antonio Stanzione, e la premiazione con la prestigiosa “Foglia D’Oro 2024”, il massimo riconoscimento assegnato ai vini che si distinguono per la loro straordinaria qualità, tipicità e caratteristiche di produzione.

Dalla Sala Pasolini, di pomeriggio, attraversando l’iconica Piazza della Libertà, ci si sposterà alla suggestiva Stazione Marittima, disegnata dall’archistar “Zaha Hadid”. Qui, in questa magnifica cornice, nell’incantevole sea front che si apre sul Golfo di Salerno, il Salone dei Vini Bio è pronto a risplendere dalle ore 15 alle 21, con il tasting event che celebra il meglio dell'enologia biologica, con la presenza di oltre 500 etichette provenienti da tutte le regioni d'Italia, garantendo un'occasione di degustazione senza precedenti.

Organizzato da Guida Bio, "Un Mare di Foglie" è la celebrazione della biodiversità enologica e delle eccellenze produttive italiane. Gli appassionati di vino, i professionisti del settore e gli amanti della sostenibilità si uniranno per un'esperienza indimenticabile, scoprendo il fascino unico dei vini provenienti da agricoltura biologica certificata o in conversione.

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Annamaria Parlato 13/12/2020

Lo chef stellato Rocco De Santis da Fisciano a Firenze, al Santa Elisabetta

Abituato alle patinate riviste enogastronomiche e ai luccichii delle stelle, lo chef 2 stelle Michelin Rocco De Santis ha piacevolmente concesso l’intervista ad una testata locale della provincia di Salerno, qual è la nostra, e questo sicuramente è un punto a suo favore e della struttura fiorentina che lo ospita, denotando una forma mentis ed un’apertura a 360 gradi che solo pochi professionisti dei fornelli al giorno d’oggi hanno.

Una cucina sempre più concettuale e concentrata quella dello chef De Santis, che sta vivendo il suo periodo di maggior splendore, lockdown a parte, tant’è che spesso non tutti i mali vengono per nuocere. Con un occhio rivolto alle innovazioni nipponiche ed uno sempre alla sua terra, l’amata Fisciano, a Firenze si può dire che abbia ritrovato la sua dimensione professionale, nella cucina del Ristorante Gourmet Santa Elisabetta e Osteria Pagliazza, entrambi dell’Hotel Brunelleschi.

L’Hotel Brunelleschi 4 stelle è ubicato nel centro di Firenze in Via de’ Calzaiuoli, con una vista spettacolare sul Duomo, a due passi dalla Galleria degli Uffizi e dai musei più famosi della città, molto vicino alle vie dello shopping internazionale. Dopo essere stato commis e sous chef presso la bi-stellata Torre del Saracino di Gennaro Esposito, e per alcuni anni alla direzione del Vistamare a Latina, ristorante stellato dell’Hotel Fogliano nel Parco Nazionale del Circeo, ha continuato a perfezionare il discorso relativo alla lavorazione delle eccellenti materie prime, tra cui l’olio extravergine d’oliva, i vegetali o il pescato, di cui è particolarmente amante, e a infondere allo stesso modo accuratezza e dedizione alle carni e ai prodotti di terra.

La sua è una cucina contemporanea, mai banale, ricca di commistioni, che attinge dalla moda francese, asiatica, campana e dalle tradizioni regionali italiane, in questo caso toscane, in cui acidità e dolcezza sono le note predominanti. Raviolo fondente e Triglia in crosta di pane i suoi cavalli di battaglia, i piatti che lo hanno reso celebre dinanzi al grande pubblico.

Cosa significa per lei aver raggiunto l'importantissimo e prestigioso traguardo delle due stelle Michelin?

Sicuramente è un premio per chi fa il mio lavoro, ambìto e di assoluto prestigio; certamente sancisce un mio credo nella meritocrazia legata a chi lavora con un profilo basso con attitudine e professionalità, facendo del proprio lavoro una missione.

Cosa le manca di più della sua terra natìa e cosa ha trovato invece in quella di adozione?

Della mia terra d'origine mi manca tutto: casa, famiglia, amici, luoghi. Le radici sono fondamentali. Per quanto concerne la terra di adozione, ho trovato gente passionale come me, con valori verso il proprio lavoro, oltre ad un'offerta di prodotti molto interessanti.

Ritornerebbe in Campania, magari con un ristorante a sua firma?

Il mio sogno nel cassetto è "Il sogno di Rocco Restaurant". Domanda molto difficile cui rispondere, per ora sono a Firenze poi chissà, inoltre ora i tempi sono duri per poter ipotizzare un proprio investimento.

L'esperienza tra i fornelli che le è rimasta più impressa?

Credo che ognuna delle mie esperienze sia stata significativa, perché ha seguito un percorso da me scelto che mi ha portato a momenti di maturità diversi e ognuna ha arricchito il mio bagaglio culturale, sicuramente un mio padre putativo è stato Gennaro Esposito.

A quale piatto è legato di più?

Non ho un figlio prediletto, dall'antipasto al dolce sono legato a tanti piatti evergreen che porto dietro, sicuramente la triglia in crosta di pane è un mio "cavallo di battaglia".

Il Covid secondo lei ha cambiato il modo di fare ristorazione?

Credo che per avere una propria identità non bisogna mai snaturalizzare la propria filosofia di cucina, per noi del Brunelleschi Hotel è stato fondamentale, per quanto mi riguarda il Covid ha cambiato alcuni aspetti del business che ruota intorno alla ristorazione (delivery, take away).

Mi potrebbe dare qualche anteprima del menù natalizio?

Un accenno. Il "raviolo con gamberi dentro e fuori", faremo una pasta all'uovo con una polvere di gamberi e una farcia di gamberi per dare un gusto intenso del crostaceo, partendo dall'idea di seccare il guscio, renderlo in polvere ed unirlo all'impasto della pasta all'uovo, abbracciando cosi l'idea del recupero in cucina, ma dal punto di vista del gusto quello di intensificare e rafforzare il sapore del gambero.

Il piatto del futuro

Non potrà mai essere sviluppato senza avere una base della nostra tradizione culturale, attraverso i ricordi poi si può sviluppare l'evoluzione futura di un nuovo piatto. Ma la tradizione è futuro.

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