"A che servono questi quattrini" al Teatro delle Arti di Salerno

Appuntamento nel fine settimana 7-8 gennaio con la vicenda del Marchese Parascandolo

Redazione Irno24 04/01/2023 0

Dopo la pausa natalizia, si rialza il sipario del Teatro Delle Arti di Salerno, che sabato 7 (ore 21) e domenica 8 gennaio (ore 18) proporrà un classico della commedia napoletana: "A che servono questi quattrini". Protagonisti saranno Valerio Santoro, Nello Mascia, Luciano Saltarelli, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca e Ivano Schiavi, per la regia di Andrea Renzi.

Si tratta di una commedia di Armando Curcio, messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia dei De Filippo con grande successo di pubblico. La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo, detto il Professore, che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.

I biglietti sono in vendita online sul sito Go2 oppure presso il botteghino del Teatro Delle Arti, aperto tutti i giorni dalle 17 alle 21.

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Federica Garofalo 03/01/2021

La leggenda di Pietro Barliario, mago salernitano

Gli eruditi del Seicento, che per primi parlano di lui, lo chiamano in diversi modi (Barliario, Baliardo, Baialardo, Baliabardo), è stato perfino confuso con il grande filosofo francese Pietro Abelardo, ma la storia è pressappoco simile. Pietro Barliario, maestro di medicina, visse nella Salerno del XII secolo e sviluppò una propensione particolare per la magia e la negromanzia; soggiogando i demoni alla sua volontà, fece costruire il porto di Salerno, lasciato incompiuto per il canto di un gallo sfuggito allo sterminio da lui ordinato; in una sola notte fece innalzare i cosiddetti “archi dei diavoli”, ovvero l’acquedotto medievale che ancora oggi si può vedere tra via Velia e via Arce.

Un giorno, però, due suoi nipoti giovinetti, in assenza dello zio, aprirono di nascosto i suoi libri di magia nera, e ciò che vi era scritto li terrorizzò talmente che caddero morti entrambi; al suo ritorno, Barliario scoprì l’accaduto, e, divorato dal rimorso, bruciò tutti i suoi libri di negromanzia e si rifugiò nel monastero di San Benedetto, dove rimase prostrato in preghiera per tre giorni e tre notti implorando perdono. Alla fine, arrivò la risposta: il crocifisso di legno chinò la testa in avanti in segno di misericordia.

Da allora, Barliario vestì l’abito benedettino e rimase nel monastero, dove morì nel 1149 all’età di 93 anni. Non sappiamo come questa leggenda sia nata: Antonio Mazza, priore del Collegio Medico di Salerno nella seconda metà del Seicento, afferma di aver visto la sua epigrafe funeraria, con scritto in Latino “Questo è il sepolcro di Maestro Pietro Barliario”; il suo contemporaneo Pompeo Sarnelli, vescovo di Bisceglie e grande erudito, riporta una cronaca scritta dall’abate Roberto di San Benedetto nel 1403 che sarebbe la prima testimonianza in assoluto della leggenda.

Purtroppo entrambe queste testimonianze sono andate perdute, e oggi non ci è così permesso verificarle. Possiamo però dedurre che si tratta di una “leggenda erudita”, cioè una leggenda che non nasce dal basso, dal popolo, ma dalle opere degli intellettuali, e solo in un secondo momento arriva al popolo. È curioso che la leggenda di Barliario sia arrivata fino in Abruzzo, dove si attribuisce ai diavoli, comandati da “Baialardo”, la costruzione della Via Lattea di Casoli (Chieti).

Nell’Ottocento, si aggiunge il particolare che il miracolo del Crocifisso di San Benedetto avrebbe dato origine alla Fiera di Salerno, detta anche “Fiera del Crocifisso”, che si teneva in concomitanza delle due feste del patrono San Matteo, a maggio e a settembre; la prima testimonianza della fiera, però, citata anche da autori del Trecento come Franco Sacchetti, si data però attorno al 1260, cioè più di un secolo dopo la presunta morte di Barliario.

Fino all’Ottocento, inoltre, era in uso anche il detto dialettale che, per dire a qualcuno che ne aveva fatte di tutti i colori, recitava “N’haje fatte cchiù ttu ca Bajalardo”, “Ne hai fatte più tu che Baialardo”. Forse l’unica cosa concreta che ci rimane di questa leggenda è il “Crocifisso del miracolo”, il crocifisso ligneo di XII secolo oggi esposto al Museo Diocesano di Salerno.

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Lutto Papa Francesco, a Salerno il Crocifisso Ritrovato slitta al 1° maggio

La scomparsa di Papa Francesco ha indotto il Governo ad invitare enti ed associazioni ad annullare e/o non organizzare eventi pubblici nei 5 giorni di lutto nazionale. Salerno non si sottrae, dunque la Fiera del Crocifisso Ritrovato 2025 slitta di qualche giorno.

Avrebbe inizialmente dovuto svolgersi dal 24 al 27 aprile, mentre adesso si terrà dal 1° al 4 maggio. L'alternarsi degli eventi in calendario - fanno sapere gli organizzatori - non subirà variazioni rispetto al cronoprogramma.

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Salerno, recital musicale dei "Segni Distintivi" al Teatro Arbostella

Si terrà venerdì 10 febbraio, alle ore 21, il recital musicale dei "Segni Distintivi", il duo composto da Angelo Forni e Fabio Sgrò. Si tratta di una serata dove i due cantautori, uno di Salerno e l'altro di Roma, si racconteranno al pubblico anche attraverso le loro canzoni, alcune di queste inedite e che faranno parte del nuovo album, di prossima uscita.

Accompagnati da Pasquale Faggiano alla tastiera e da Davide Cantarella alle percussioni, Angelo e Fabio faranno un viaggio fatto di musica e parole. Un viaggio dove racconteranno dei loro amori, delle loro passioni, dei sogni e dei desideri, ma anche di attualità di fatti e vicende che ci accomunano tutti e che, nel bene o nel male, hanno lasciato un segno in ognuno di noi.

E così si andrà da "La pagella", cioè la storia del piccolo migrante morto in mare con la pagella cucita nella tasca della giacca, al "Sorriso di Willy", il giovane adolescente ucciso da un branco di bulli senza un perchè, passando per "Stregoni e dragoni", brano che analizza la situazione politico-economica che stiamo vivendo, fino a "Desdemona non torna", un messaggio contro la violenza sulle donne. I biglietti si potranno acquistare al costo di euro 10 direttamente al Botteghino del Teatro Arbostella di Salerno.

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