Al Museo Diocesano la "biografia intellettuale" di Papa Bergoglio

Il testo si giova di quattro interviste concesse dal Pontefice attraverso file audio

Redazione Irno24 31/01/2020 0

Venerdì 14 Febbraio, alle ore 18, presso il Museo Diocesano di Salerno, si terrà la presentazione del libro "Jorge Mario Bergoglio - Una biografia intellettuale", scritto da Massimo Borghesi. Oltre all'autore, che chiuderà l'incontro, interverranno Mons. Bellandi, Arcivescovo di Salerno, e il Prof. Antonio Landi, studioso e specialista dei testi biblici.

La formazione intellettuale di Jorge Mario Bergoglio, analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo complesso e poliedrico che guida l'attuale Pontificato. Formatosi alla scuola dei gesuiti, di quelli francesi in particolare, Bergoglio ha assimilato il messaggio di Sant'Ignazio attraverso la lettura, "dialettica e mistica" a un tempo, di uno dei più acuti filosofi del XX secolo: Gaston Fessard.

Da qui sorge l'idea del cattolicesimo come "coincidentia oppositorum" che lo porta all'incontro con l'antropologia polare di Romano Guardini e con il pensiero del più rilevante intellettuale cattolico latino-americano della seconda metà del '900: Alberto Methol Ferré. Si precisa, in tal modo, la prospettiva di una riflessione, originale e feconda, in grado di misurarsi con le grandi sfide della Chiesa nell'era della globalizzazione. Il testo ha potuto giovarsi, nella sua ricostruzione, di quattro interviste concesse dal Pontefice attraverso file audio.

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Annamaria Parlato 25/07/2021

Le torri di avvistamento a Salerno, affascinanti architetture a picco sul mare

Il territorio salernitano è stato da sempre al centro delle principali rotte del Mediterraneo, un crocevia di popoli attratti dall’amenità dei luoghi, ma anche dal contatto con altri popoli e dal commercio. I Saraceni, terrore del Mediterraneo, arano abili guerrieri pronti a fare razzie e a saccheggiare i tratti costieri.

Dal periodo bizantino, passando per il dominio dei Longobardi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi e dei viceré spagnoli, gli abitanti della città e della costiera dovettero difendersi anche dalle scorrerie dei pirati. Da qui la necessità di proteggersi e difendersi dal nemico che proveniva dal mare, costruendo torri di avvistamento e di difesa. Questo sistema di Torri costiere era formato sul litorale salernitano settentrionale dalla Torre Crestarella di Vietri sul Mare, dal Forte La Carnale, dalla Torre Angellara e dalla piccola torre sul fiume Picentino.

Sul versante meridionale invece, passando per il Sele, era Agropoli a chiudere il circuito con la Torre Vicentino, la Torre Tusciano, la Torre Kernot, la Torre di Sele, la Torre Pesto e la Torre San Marco. Le torri raccontano ben otto secoli di scorrerie e razzie (IX-XVII secolo) da parte dei saraceni prima e dei pirati dopo, che decretarono una vera e propria calamità per gli abitanti della Costiera.

Le incursioni a partire dal periodo bizantino si infittirono sempre di più, soprattutto in epoca sveva, angioina e aragonese; gli abitanti sentirono l’esigenza di costruire torri che potessero fungere da sistema di allarme per i centri costieri. Le torri più antiche ebbero forma cilindrica ed avevano la funzione di dare l’allarme di avvistamento delle imbarcazioni nemiche, ma le tipologie architettoniche variarono nel corso dei secoli e si ebbero quelle a pianta quadrangolare, denominate “a masseria”, quelle a stella a quattro punte.

In Costiera Amalfitana vi sono quelle cilindriche e quelle quadrate da difesa. Le torri cilindriche senza decori architettonici erano più alte e sottili, con poche aperture verso l’alto dalle quali si accendevano fuochi che, a seconda del numero e delle modalità di successione, potevano indicare le varie tipologie d’incursione. Spesso i saraceni, vedendo i fuochi, cambiavano rotta, ma non era sempre così. Dai villaggi le popolazioni correvano a trovar rifugio sui monti, nelle grotte e nei boschi.

Siccome le incursioni sino al XVII secolo incalzarono sempre di più, si comprese l’importanza di costruire torri sempre più robuste o di ammodernare quelle vecchie, imponendosi anche la nascente artiglieria e nuove tecniche di combattimento. Nacquero in questo modo le torri a pianta quadrata, quando iniziarono ad avanzare i Turchi minacciosi e i “Barbareschi”, con funzioni di rifugio, comunicazione e difesa. Il viceré di Napoli Don Pedro de Toledo e in seguito Don Parafan de Ribera, per ordine dell'imperatore Carlo V, ne imposero la massiccia costruzione, secondo precisi schemi, affinché tutte le coste ne fossero munite.

I famosi architetti di Cava de’ Tirreni Marino Della Monica e Camillo Casaburi furono i progettisti di numerose torri, prevendendo una torre a 4 o al massimo 5000 passi distante l’una dall’altra. Nel 1563 fu ordinata la costruzione di sette torri nella parte meno dotata della costa tra Agropoli e Salerno; in seguito la progettazione e la costruzione di nuove torri ebbe un arresto, a causa della battaglia di Lepanto del 1571, e si riprese intorno al 1580. La storia delle torri costiere seguì di pari passo l'evoluzione politico-militare del Regno di Napoli.

Una relazione del 1590 elencò 339 torri nel Regno, anche se la Regia Corte non riuscì a sostenere le ingenti spese di gestione. Nel 1594 le restanti torri furono costruite e nel XVIII secolo risultarono 379 torri, sparse nelle varie regioni del Mezzogiorno, tra cui 93 nel Principato Citra. Con la restaurazione borbonica del 1815, la maggior parte delle torri fu disarmata ed oggi risulta adibita anche ad altri scopi, tra cui quello abitativo, altre sono ristoranti, musei o location per feste private e cerimonie.

Passeggiando a Salerno e navigando lungo la Costiera Amalfitana e Cilentana, si possono ammirare fortezze, baluardi di pietra, castelli, torri e bastioni di mura, Oggi alcune delle torri di avvistamento presenti nel territorio sono divenute alberghi, case, ristoranti; altre, invece, si ergono solitarie mostrandosi in tutta la loro bellezza. Nel 1077 il Castello Arechi fu sottratto a Gisulfo, ultimo re longobardo di Salerno per diventare una roccaforte normanna, funzionale ai cavalieri nordici nelle terre meridionali. In seguito diventò importante elemento nel sistema difensivo aragonese, per poi perdere progressivamente importanza col mutare delle tecniche belliche. Esso venne del tutto abbandonato nel XIX secolo.

La Bastiglia fu edificata verso il 1075 dal principe longobardo Gisulfo II il quale, per prepararsi all’assedio del condottiero normanno Roberto il Guiscardo, edificò diverse torri sulle colline circostanti tra cui proprio “La Bastea”. Il nome nasce da un equivoco secondo il quale si credeva che l’edificio fosse sede di prigioni, che erano poste, invece, all’interno del Castello di Arechi. Ubicata su un colle posto a nord del Castello in posizione più elevata, aveva la funzione principale di avvistamento e di difesa. Essa era, dunque, una sorta di torre “semaforica” dalla quale si poteva segnalare al Castello qualsiasi movimento sospetto non visibile direttamente dall’altura del monte Bonadies.

La Torre dei Ladri nasce nel rione Madonna delle Grazie alle pendici del monte Bonadies e si mostra in tutta la sua possanza tra i residui del muro di cinta occidentale. È possibile ammirarla soprattutto dalla terrazza che immette al Giardino della Minerva. Della torre non si hanno molte notizie storicamente certe e le poche informazioni giunte a noi assomigliano più a strane leggende che a fatti realmente accaduti.

La Torre Picentina (o Vicentina) è la più settentrionale delle torri ed è la prima torre a pianta circolare. Voluta dal Governatore del principato Citra, Giovan Maria de Costanzo nel 1563, è stata edificata sull’arenile che va da Salerno ad Agropoli. Comunemente definita Torre Picentina per via della vicinanza alle sponde del fiume Picentino, viene però definita, nelle fonti ufficiali più antiche, con la denominazione di Vicentino. La struttura è attualmente proprietà privata ma, in quanto bene vincolato e non suscettibile di modifiche, è stata lasciata in uno stato di abbandono.

Il Forte della Carnale si erge a est di Salerno, a circa 500 metri dalla foce del fiume Irno e fa parte di un sistema difensivo voluto dai viceré spagnoli, Don Pedro de Toledo e Don Perafan de Ribera, realizzato a partire dal 1563. La Carnale nasce come torre cavallaria, in quanto era un punto di avvistamento dotato di cavalli, dove in caso di pericolo, uomini a cavallo partivano per avvisare la popolazione dagli attacchi dal mare. Fu costruita intorno al 1569, su presenze murarie riconducibili all’epoca tarda romana, da Andrea de Gaeta, un imprenditore di Coperchia. Diversi sono i nomi con cui il Forte è chiamato, tra questi, il più noto è “La Carnale”, denominazione che risale all’871 d.C., anno della guerra tra saraceni e longobardi. Nella battaglia della Carnale, combattuta attorno al promontorio su cui sorge la torre, si verificò una vera carneficina di saraceni ad opera dei salernitani e i corpi dei nemici rimasero per lungo tempo ad imputridirsi su quel terreno.

La torre Angellara è una torre edificata sulla costa ad oriente della città, nei pressi della foce del torrente Mariconda. Tra le più grosse della provincia di Salerno, minore solo per altezza a quella di Marina di Vietri, la torre consentiva la comunicazione tra la torre della Carnale e, ad oriente della torre Picentina. Serviva a impedire gli eventuali sbarchi dei corsari sull’arenile ed evitare il rifornimento di acqua presso il vicino torrente Mariconda.

Infine nel centro storico di Salerno sono ben visibili i resti della Torre del Cedrangolo nella zona dell’orto Magno e della Torre Guaiferio nel rione municipio, che avevano un ruolo di rafforzamento della difesa delle mura cittadine. Di queste due torri non si hanno molte notizie ed essendo state inglobate in edifici più recenti non sono di facile ricostruzione architettonica.

 

Bibliografia di riferimento:

  • Un sistema di fortificazioni nel salernitano: le torri costiere della piana del Sele - Conoscenza e indirizzi di conservazione, autore Arch. S. Mutalipassi

  • “Alla scoperta delle torri perdute”, a cura dell’Istituto comprensivo “Calcedonia” Salerno Progetto PON Scuola secondaria di I grado

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Redazione Irno24 01/06/2021

Cultura e spettacolo ripartono a Pellezzano con "Racconti d'Estate"

Lo spettacolo riparte a Pellezzano con i “Racconti d’Estate”, iniziativa promossa da dLiveMedia, in collaborazione con il Comune di Pellezzano e il Ditas (Laboratorio Diritto delle Imprese del Turismo ed attività dello Spettacolo). Un territorio che si apre nuovamente alla cultura e allo spettacolo con l’organizzazione di tre serate d’autore, nel corso delle quali, altrettanti illustri personaggi animeranno gli show previsti attraverso il racconto di storie, accompagnate dalla presentazione di libri.

Le tre serate in programma: Giovedì 24 Giugno in compagnia del noto regista Paolo Genovesi, alle ore 19.45 presso Villa Piana “Country House” a Pellezzano, dove presenterà il libro dal titolo “Supereroi”; Domenica 27 Giugno, con ospite Federico Palmaroli (le più belle frasi di Osho), alle ore 19.15 presso il Parco della Filanda alla frazione Capezzano, dove presenterà il libro intitolato “Vedi de fa poco ‘o spiritoso”; Lunedì 28 Giugno, chiusura con un altro famosissimo regista, Enrico Vanzina, alle ore 18.00 presso Villa Pastore alla frazione Capriglia, dove verrà presentato il libro dal titolo “Una Giornata di Nebbia a Milano”.

Gli ingressi agli spettacoli sono gratuiti e a richiesta attraverso la prenotazione fino a 24 ore prima dell’evento attraverso la mail sindacopellezzano@gmail.com. Il numero di persone deve essere contenuto entro un certo limite nel rispetto delle normative anti-Covid.

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Redazione Irno24 19/05/2022

Salerno, parte la seconda fase del progetto "Musei in rete"

Si è tenuto ieri mattina, a Palazzo di Città, un primo e proficuo incontro con i direttori dei musei coinvolti nella seconda fase del progetto "Salerno Musei in Rete", percorso di progettazione per l’accesso ai contributi a sostegno degli interventi, delle attività e dei servizi finalizzati allo sviluppo, alla promozione e alla valorizzazione dei musei cittadini.

All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, il Sindaco Napoli e Ledo Prato, segretario nazionale Cidac e responsabile del progetto. È stato un primo, decisivo passo volto alla promozione di un'azione di consolidamento e sviluppo dell’offerta culturale basata sulla volontà di mettere a sistema il patrimonio museale diffuso sul territorio comunale.

Il progetto, adottato e co-finanziato dalla Regione, ha inteso stimolare la creazione di una comunità museale di pratica, lavorare all’innalzamento degli standard dei servizi al pubblico, operare alla qualificazione e all’integrazione dell’offerta culturale, anche in funzione delle linee guida del Sistema Museale  Nazionale promosso dal MiC.

Sono quindici i musei coinvolti: Museo Città Creativa, Museo Roberto Papi, Giardino della Minerva, Museo Diocesano, Museo Archeologico Provinciale, Pinacoteca Provinciale, Area Archeologica di Fratte, Castello Arechi, Collezione Ceramiche Alfonso Tafuri, Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, Museo Virtuale Scuola Medica Salernitana, Fondazione Ebris, Museo del Presepe a Peppe Natella, Complesso Monumentale di San Pietro a Corte, Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano.

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