Salerno, Via Posidonia e Via Grisignano assediate dalle baby gang
I residenti: "Schiamazzi fino a tarda notte, danneggiamenti, aggressioni verbali"
Redazione Irno24 17/09/2025 0
"Le notti di Via Posidonia e Via Paolo Grisignano sono diventate un incubo senza fine. Da mesi, i residenti e i commercianti della zona vivono ostaggi delle cosiddette baby gang, che ogni sera trasformano le strade in scenari di caos e violenza. Schiamazzi fino a tarda notte, danneggiamenti a veicoli e proprietà, aggressioni verbali e atti vandalici: questo è il bollettino quotidiano di un quartiere che non trova più pace.
Non sono solo i cittadini a denunciare la situazione, ma anche i titolari delle attività commerciali, costretti a convivere con un clima di paura e degrado. Famiglie che non riescono a dormire, anziani intimoriti, esercenti che vedono minacciato il loro diritto di lavorare: l’intera comunità è esasperata e pretende risposte immediate.
Per questo, cittadini e commercianti, uniti in un fronte comune, lanciano un appello senza mezzi termini al Questore, al Prefetto e al Sindaco: basta con i rinvii, è tempo di passare dalle parole ai fatti. Servono controlli serrati, pattugliamenti continui, installazione di telecamere e una repressione netta contro chi semina disordine e violenza. La paura è che la tensione, già altissima, possa degenerare presto in episodi ancora più gravi".
E' quanto scrivono i residenti della zona in una nota.
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Riceviamo e pubblichiamo quanto è stato segnalato alla nostra redazione. "Scrivo per raccontare l’odissea vissuta in quest’ultima settimana da una giovane madre salernitana. La donna, residente a Salerno, madre di due bambini, rispettivamente di 3 e 6 anni (con quest’ultimo affetto da serie patologie), risultata positiva ad un test Covid effettuato in data 8 gennaio 2022, si è ritrovata completamente abbandonata al suo destino.
Dopo aver contattato invano Polizia municipale, Polizia, Carabinieri, Asl, Usca, Guardia medica, Protezione civile, Croce verde, Croce rossa, Croce bianca, Medico di base, nonchè gli svariati numeri nazionali messi a disposizione per fronteggiare l’emergenza, si trova ad oggi a non aver ricevuto ancora il benché minimo aiuto. La donna è confinata in casa da una settimana con tutto il nucleo familiare, marito compreso (unico a lavorare); non essendo automuniti, è impossibilitata a recarsi all’Usca coi bambini per effettuare i tamponi di rito.
L’unico aiuto concreto per questa famiglia è venuto da un prete della parrocchia di Capriglia, che non ha esitato a portare di persona alla famiglia medicinali e beni di prima necessità. Voglio precisare che la persona in questione non richiede aiuti economici o materiali ma solo l’assistenza che le spetterebbe di diritto: l’assistenza domiciliare o in alternativa qualcuno che possa aiutarla a recarsi all’Usca.
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