Pellezzano, dal 10 agosto la 35esima edizione della Sagra do' Sciusciello
E' l'antico pane della tradizione locale che viene cotto in forno a legna e farcito con prodotti tipici
Redazione Irno24 06/08/2024 0
Dal 10 al 16 agosto 2024, a Pellezzano, la 35esima edizione della "Sagra do' Sciusciello", l'antico pane della tradizione locale che viene cotto in forno a legna e farcito con prodotti tipici. Ogni sera, in piazza Di Vittorio, accanto alle delizie gastronomiche (apertura stands ore 20:00), si terranno spettacoli di musica e ballo.
L'articolo del nostro direttore sulla storia del "pane col soffio"
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Annamaria Parlato 30/05/2025
Salerno da bere e da gustare, l'incanto del "B Drink & Food"
Affacciato sul porticciolo di Pastena, lì dove un tempo sorgeva la storica pizzeria Ausonia, oggi il "B DRINK & FOOD" si presenta come uno degli indirizzi più promettenti della nuova scena gastronomica salernitana, aperto da circa due mesi. A firmarlo è Biagio Giacco, giovane imprenditore al suo primo locale, che ha saputo unire anima, gusto e visione in un progetto che guarda al futuro senza dimenticare le radici.
“È il mio primo locale – racconta Biagio – ma non sarà l’unico. A breve realizzeremo due dehors, uno dei quali vista mare, per ampliare gli spazi e offrire un’esperienza ancora più completa. Il menù è il risultato dei miei ricordi, delle cose che amo mangiare, combinati con l’esperienza e i consigli dello chef. Ed è in questo dialogo continuo che nascono anche i nostri fuori menù giornalieri, come la bolognese di polpo o i paccheri con mazzancolle e fiori di zucca”.
Il locale prende il nome da “Bocasalina”, parola evocativa che ricorda il suono delle onde, il sapore del sale sulla pelle e i viaggi in Spagna, terra amata da Biagio e fonte d’ispirazione per il progetto. Ma la “B” è anche la sua iniziale, simbolo di una firma personale e orgogliosa. La cucina a vista, ordinata, luminosa e sempre impeccabile, rappresenta uno dei punti di forza del locale. “È un vero biglietto da visita – spiega – perché chi entra capisce subito come lavoriamo: pulizia, precisione e rispetto per ogni materia prima”.
A dirigere la brigata c’è lo chef Daniele Di Luca, affiancato dal secondo Gianluca Gioia, coppia affiatata ai fornelli, capace di interpretare la tradizione salernitana con uno sguardo contemporaneo e rispettoso. In sala, l’accoglienza è curata con garbo e professionalità da Silvio De Maio, Martina Soldano e Monica Anastasio, figure fondamentali in un’idea di ristorazione che punta tutto sull’esperienza, dal piatto al sorriso. Il percorso culinario inizia con chips artigianali fritte al momento, croccanti e fragranti. A seguire, un antipasto che è un piccolo manifesto identitario: tagliata di seppia e zucchine alla scapece, piatto che restituisce al palato l’eco della milza di San Matteo, con quel profumo di aceto che ogni anno invade le vie del centro storico, tra sacro e profano. Un piatto che profuma di casa, di pescherie sul corso e trattorie nei vicoli. Le zucchine raccontano l’estate del Sud e la seppia tenerissima è l’eleganza del mare che qui non è mai troppo lontano.
Tra i primi, spiccano i bottoni di pasta fresca all’uovo ripieni di gambero rosso, serviti con burrata, lime, fiocchi di sale nero e un gambero crudo di Mazara del Vallo al centro. Un piatto elegante, armonioso, dove la dolcezza marina incontra freschezza e sapidità. Un equilibrio raro, che danza sul palato come la luce del tramonto sull’acqua. Il secondo spiazza. Una braciola? Sì, ma di tonno. Rossa, avvolgente, con ragù tirato, prezzemolo, pecorino e quella nota inaspettata dell’uvetta che rievoca l’antica cucina delle nonne salernitane. È una provocazione riuscita: un ponte tra terra e mare, tra l’abbraccio della carne e la leggerezza del pesce.
A completare il percorso, un semifreddo ai tre cioccolati dell’Antica Dolceria Pantaleone. Un ritorno alla radice più dolce di questa città: Pantaleone è Salerno. È tradizione, infanzia, certezze. A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente ci pensa il bartender Gianluca Castellano, professionista eclettico e creativo. Ogni cocktail è un piccolo racconto, pensato su misura per il cliente. Tra le proposte più originali: uno Spritz scomposto con aria al Campari e soda creata con sifone direttamente nel bicchiere; un Margarita spicy al peperoncino per palati audaci; una Caipiroska alle fragole fresche dal profilo vivace; e un cocktail personalizzato a base di Gin Hendrick’s Flora Adora, frutti rossi e limonata biologica Tassoni, floreale e perfettamente bilanciato tra aromaticità e freschezza.
A completare l’offerta, una cantina fornita e ben costruita, con champagne, prosecchi, rossi e bianchi italiani, rosati e vini alla mescita, ideali per accompagnare ogni piatto, in attesa che il nuovo dehors diventi realtà. Il B DRINK & FOOD è una dichiarazione di amore per Salerno, una sfida vinta tra tradizione e modernità, tra ricordi e nuove suggestioni. Un luogo da tenere d’occhio, da vivere con calma, da raccontare.
Annamaria Parlato 18/01/2025
"Filtro", una ventata di Nord Europa nel cuore del centro storico di Salerno
Nel cuore pulsante del centro storico di Salerno, a via Porta Di Mare, nell’agosto 2024 ha sollevato la saracinesca "Filtro", una caffetteria che promette di diventare un punto di riferimento per gli amanti del caffè di qualità e dell’arte del relax nordico. Questo nuovo locale, il cui nome evoca le atmosfere minimaliste e accoglienti della Scandinavia, unisce lo stile essenziale e raffinato del Nord Europa con l’ospitalità calorosa tipica del Sud Italia.
Un team familiare, composto in primis da Paola Roma e suo marito Vincenzo Capacchione, con le sue sorelle Emanuela cake designer e Mariella al reparto caffetteria. Un modo per la giovane coppia di reinventarsi soprattutto nel periodo Covid e di mettere in pratica passioni e scoperte accumulatesi durante in viaggi in giro per l’Europa centrale e nordica, esplorando mondi nuovi ma ricchi di emozioni.
L’ambiente, 45 metri quadri circa e una decina di sedute, è caratterizzato da linee pulite, materiali naturali come legno chiaro e pietra; una palette di colori tenui, che spazia tra il bianco, il grigio e il beige, crea un’atmosfera intima e rilassante. Grandi finestre lasciano entrare abbondante luce naturale, mentre una selezione curata di piante e dettagli d’arredo aggiunge un tocco di calore. Il design è stato pensato per offrire uno spazio dove fermarsi, leggere un libro o semplicemente godersi una pausa.
Punto di forza di questa caffetteria è senza dubbio l’offerta gastronomica. Ogni giorno vengono sfornate viennoiserie fragranti, preparate seguendo ricette tradizionali francesi: croissant al burro, pain au chocolat, cinnamon roll, danesi con crema fresca, biscotti fragranti, cookies, crostate, torte al taglio (come la setosa chiffon cake) e altre specialità che variano in base alla fantasia di Paola ed Emanuela. Per chi cerca qualcosa di salato, Filtro propone piatti semplici ma selezionati come avocado toast, formaggi d’alpeggio e uova con pane tostato e burro, focacce a lunga lievitazione rigorosamente di farine biologiche. Non mancano bruschette con verdure locali di stagione, condite con olio extravergine, proveniente da piccoli produttori del territorio, e talvolta un pizzico di colatura di alici di Cetara.
A completare l’esperienza, un’accurata selezione di specialty coffee. Si tratta di caffè di alta qualità, ottenuti da varietà selezionate di Arabica e coltivati a un’altitudine elevata, in condizioni climatiche ideali. I chicchi vengono raccolti a mano, processati con metodi che ne preservano le caratteristiche uniche e sottoposti a rigidi controlli di qualità. La preparazione degli specialty coffee è altrettanto rigorosa: vengono utilizzati metodi come il V60, l’Aeropress, il Chemex o il Syphon, che consentono di esaltare i sapori distintivi di ogni origine. Tra le proposte più apprezzate ci sono il flat white, il cortado e l’espresso, preparato con cura maniacale per offrire un’esperienza sensoriale unica. Non manca l’espresso in miscela per i tradizionalisti.
Per chi ama le alternative al caffè, Filtro propone anche il chai latte, una bevanda speziata e avvolgente; il latte matcha, ottenuto dalla polvere di tè verde giapponese; e una cioccolata calda cremosa, ideale per le giornate più fredde. Oltre al caffè, grande attenzione è riservata al tè, che viene servito sia secondo il metodo orientale, con infusione multipla e servizio tradizionale, sia con l’approccio occidentale, più rapido e adatto a chi è di fretta. Una selezione di tè Eastern Leaves, che sostiene anche importanti progetti di salvaguardia delle foreste, è disponibile per soddisfare ogni preferenza, accompagnata da biscotti artigianali che ne esaltano i sapori.
Filtro non è solo un posto dove prendere un caffè al volo, ma un vero e proprio punto di ritrovo in cui riabituare i palati al vero e originale gusto del caffè. Che si tratti di una colazione o di un brunch, cui abbinare una selezione di vini naturali e olii dei piccoli produttori locali, di un pomeriggio di studio o lavoro, il locale si adatta a ogni esigenza. Con questa apertura, Salerno aggiunge un tassello prezioso alla sua offerta gastronomica, confermando il suo spirito cosmopolita e la capacità di accogliere idee innovative. Filtro è una destinazione imperdibile per chi cerca qualità, atmosfera e un pizzico di cultura nordica nel cuore del Mediterraneo. Anche gli orari sono volutamente nordici, l’apertura è sino alle 16:00 e per cinque giorni settimanali dal mercoledì alla domenica, in cui si chiude alle 13:30.
Annamaria Parlato 26/03/2024
Verde, bianco o violetto, l'asparago è il re delle verdure primaverili
L’asparago appartiene al genere di piante della famiglia delle Gigliacee, con specie sia commestibili che ornamentali. La specie commestibile è l’Asparagus officinalis, di cui sono utilizzati i turioni, ossia i giovani getti primaverili che derivano da tozzi rizomi; questi turioni, dal gradevole sapore dolciastro, se lasciati al loro naturale sviluppo, danno luogo a fusti eretti, rigidi, verdi, che raggiungono l’altezza di circa un metro.
L’asparago è stato coltivato, sin dall’antichità, nelle regioni temperate; esso è originario della Mesopotamia e da qui si diffuse dapprima in Grecia e nella Penisola Balcanica in generale, in Ucraina e quindi in altre regioni adatte all’asparagicoltura. Mentre non sembra che gli antichi Greci coltivassero gli asparagi, i Romani già dal 200 a.C. avevano dei manuali in cui minuziosamente se ne espone la coltivazione.
L'asparago fu citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio; in particolare, gli ultimi due ne descrissero accuratamente non solo il metodo di coltivazione, ma anche quello di preparazione. Agli imperatori romani gli asparagi piacevano così tanto, che, ad esempio, sembra che abbiano fatto costruire delle navi apposite per andarli a raccogliere, navi che avevano come denominazione proprio quella dell'asparago ("asparagus").
Considerati indispensabili per aumentare la potenza sessuale, viaggeranno nelle scorte dei viveri delle Legioni Romane, che ne diffusero la coltivazione in Spagna e poi da lì in Germania, Olanda e Polonia, per arrivare da ultimi in Francia, dove il Re Sole fece erigere un obelisco in onore del giardiniere che riuscì a produrne freschi per tutto l’anno. E sarà sempre un altro grande francese, Napoleone III, ad averne bisogno prima degli incontri amorosi da sostenere con donne avvenenti, tanto da arrivare a rimandarli o a rinunciarci se non si fossero reperiti grossi.
Dal XV secolo è iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo, giungere all'apice della popolarità anche in Inghilterra; solo successivamente, l'asparago fu introdotto in Nord America. Si riproduce in coltura, per mezzo delle cosiddette “zampe di asparagio”, ossia parti di rizomi ricchi di gemme; più di rado si propaga per semi. Gli asparagi sono ricchi di vitamine dei gruppi B, C ed A e di asparagina, sostanza ad azione diuretica.
Alla voce “erbaggi e legumi”, Pellegrino Artusi dice che questo erbaggio (l’Artusi parla di “sparagi”), prezioso non solo per le sue qualità diuretiche e digestive, ma anche per l’alto prezzo a cui si vende, lessato che sia si può preparare in diverse maniere, ma la più semplice è quella comune di condirli con olio finissimo e aceto o agro di limone. Era il 1891 quando Artusi consigliava nella sua prima edizione del celeberrimo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” questo modo di cuocere e mangiare gli “sparagi”, una ricetta ancor oggi da considerarsi il modo base per gustare questi ortaggi.
Il gusto dell'asparago evoca il sapore del carciofo; vi sono diverse varietà: l'asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato; l’asparago violetto, dal sapore molto fruttato ma un tantino amarognolo, che è in realtà un asparago bianco che fuoriesce leggermente e che, vedendo la luce, riesce ad attuare la fotosintesi, acquistando un colore lilla abbastanza uniforme; l'asparago verde, che germoglia alla luce del sole, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato, in cucina si utilizzano germogli verdi o bianchi.
Per la preparazione, occorre tagliare le estremità legnose dell'asparago e togliere eventualmente la pelle bianca fino a 4 cm sotto il germoglio, o in più nel caso di asparagi vecchi o particolarmente grandi. I cuochi più esigenti prima della cottura li immergono in acqua e ghiaccio. Talvolta la pelle viene aggiunta all'acqua di cottura e rimossa solo alla fine poiché ciò, secondo alcuni, ne preserverebbe il gusto. Gli asparagi selvatici hanno un aspetto simile agli asparagi coltivati, ma tendono ad essere più sottili e meno uniformi nella forma. Le punte degli asparagi selvatici sono generalmente più piccole e appuntite rispetto a quelle degli asparagi coltivati. Possono variare di colore a seconda della varietà e della stagione, ma spesso presentano una tonalità verde scuro o verde brillante.
Alcune varietà possono avere sfumature di viola o rosso, come quelle tipiche del salernitano, e sono note per il loro sapore intenso e aromatico, spesso descritto come più robusto e terroso rispetto agli asparagi coltivati. Hanno un sapore leggermente amaro e una consistenza più croccante e fibrosa e possono essere lessati, grigliati, saltati in padella, arrostiti o consumati crudi in insalate. Il loro sapore intenso e aromatico li rende ideali per aggiungere un tocco di originalità e freschezza ai piatti o alle ricette tipiche del periodo pasquale, come torte rustiche o frittate da gustare durante il pic-nic del Lunedì in Albis.