Salerno, da "Romolo" dolci innovazioni a base di castagne
Grande novità il caffè alla castagna, con pasta di marroni e cioccolata calda
Redazione Irno24 07/11/2025 0
La Pasticceria Romolo, in collaborazione con Agrimontana, propone una giornata dedicata completamente al frutto dell’autunno: la castagna. Domenica 9 novembre, dalle 10:00 alle 13:00, attraverso un viaggio degustazione gratuito, le sapienti mani del maestro pasticciere Remo Mazza reinterpretano i marroni, declinandoli fra tradizione e innovazione.
Dai calzoncelli, al Montblanc, fino alla crostata, in pasticceria c’è un trionfo dei dolci alla castagna; per l’occasione, sarà presentato, come novità, il caffè alla castagna, realizzato con pasta di marroni Romolo, espresso Passalacqua, cioccolata calda Domorichoc, latte caldo e decorazione con marrons glacès Agrimontana.
Potrebbero interessarti anche...
Redazione Irno24 24/06/2025
Apericena sul terrazzo dell'Embarcadero a Salerno, la cantina è un vanto
Piatti del territorio, preparazioni tradizionali ma di qualità. Il ritorno alla cucina di mare che rappresenta Salerno. L'Embarcadero, da qualche tempo, esprime questo e molto altro, mettendo a disposizione una grande offerta anche agli amanti del bere: vini, bollicine, liquori. Il "guru" del comparto è Ivan Guzzo, uno dei soci del locale. E' lui a raccontare questo mondo così ricco e affascinante.
"Mio padre ha sempre lavorato nel settore dei vini e dei liquori. Da qui la mia passione, poi diventata lavoro. Prima un ingrosso, poi un'enoteca, successivamente un bar. Infine, l'approdo all'Embarcadero. Qui i vini li acquistiamo direttamente dalle cantine. Non c'è un modo ben preciso di allestire la selezione, provo qualcosa se si tratta di una novità particolare. I nomi importanti sono sempre presenti. Non forzo, però, la ricerca sulla "cantina micro", commercialmente non lo ritengo un discorso valido. Tuttavia, se c'è qualche piccola realtà nuova, a prezzo giusto, la prendo in considerazione.
In primis devo capire cosa desidera il cliente: mai calcare la mano, al massimo posso dare un consiglio. Il vino più buono, in fondo, è sempre quello che piace. Come nel comparto gastronomico, così nel 'bere' la ricerca conta tanto. Troppo facile proporre prodotti di qualità a prezzi altissimi; molto più difficile, invece, è farlo a prezzi giusti: ci vogliono attenzione e studio. In generale, i turisti puntano sul territorio: leggere 'Costa d'Amalfi' in etichetta già conta molto per loro. In termini di richiesta, si registra un calo dei vini estremamente aromatici, oggi si va molto più sul secco, sul semplice e non troppo strutturato.
Sul fronte bollicine, grande ritorno all'italianità, come Trento Doc e Franciacorta. A parte le aziende storiche, che non devono mancare, a me piace cambiare spesso. Ma, ribadisco, la regola fondamentale è sempre la stessa: il cliente va lasciato libero, vuole rilassarsi e non è interessato a spiegazioni particolari. Le definizioni specifiche, i tecnicismi, i "sentori" li riservo alle cene con gli addetti ai lavori. Con una gamma così ampia, oltre 200 etichette fra vini e spumanti, offriamo tante opzioni di abbinamento al menù. Sono più di 600 i liquori: 55 gin, 20 vodka, 15 tequila, oltre a whisky americani, scozzesi e irlandesi. Un parco che accontenta tutti. Questa, ad esempio, è la fase del gin, d'altronde anche le mode aiutano il commercio.
Il martedì, e ogni tanto anche il venerdì, stiamo proponendo un'apericena con musica in terrazza, solo su prenotazione. Un servizio in più alla clientela. Niente discoteca "spinta", una selezione soft curata da un dj, che accompagna i drink e i piatti semplici, curati dalla cucina: pinsa, acquasale, frittura di mare, insalata di polpo.
Adesso, a livello gestionale, stiamo raggiungendo un giusto equilibrio. E' pur vero che si fa fatica a trovare personale, per questo dobbiamo anche rinunciare a delle idee; noi stessi soci siamo in prima linea a lavorare - e fortunatamente lo sappiamo fare - per tamponare i vari buchi. Inoltre, l'amministrazione comunale non ci aiuta: siamo un po' isolati, il cantiere di fronte è fermo, urge manutenzione delle piante sul lungomare, serve qualche servizio di trasporto in più per far fronte alla presenza dei turisti. Con tanti sacrifici, però, andiamo avanti. E ci divertiamo anche sotto stress”.
Annamaria Parlato 24/12/2022
Chiodi di garofano e cannella, spezie del Natale in Campania
Chiodi di garofano e cannella, profumatissime, sono due spezie che non possono mancare nella tradizione dolciaria campana in periodo natalizio. Donano un particolare aroma ai classici biscotti napoletani a forma di ciambella, antichissimi, chiamati “roccocò”, e ai “mostaccioli”, questi ultimi a forma di rombo ricoperti di cioccolato, cui va aggiunta una mistura detta “pisto”, formata da diverse spezie tra cui anche cannella e chiodi di garofano.
I chiodi di garofano sono i boccioli rosa essiccati di un sempreverde originario delle Molucche. Nei Paesi in cui crescono vicino al mare, nell’Africa tropicale o nelle Indie orientali, il loro inebriante profumo colpisce il viaggiatore ancor prima che la terra sia visibile. I chiodi di garofano sono una spezia molto antica, già nota ai Cinesi nel III secolo a.C. e più tardi ai Romani, che la utilizzavano in cucina, in medicina e in cosmesi. In Europa, la popolarità di questa spezia risale al Medioevo, quando fu usata non solo come ingrediente culinario, ma anche come antisettico e deodorante di ambienti.
Sono un ingrediente essenziale di diverse ricette inglesi, tra cui il Christmas pudding, e vengono spesso abbinati a piatti a base di mele, in vini speziati, liquori, conserve. I chiodi di garofano si possono trovare essiccati interi o in polvere; è preferibile acquistarli interi e macinarli all’occorrenza, poiché la polvere tende a diventare rancida.
La cannella invece è la corteccia essiccata, di color marrone chiaro, di un albero tropicale simile all’alloro, con piccoli fiori bianche e bacche nero-porpora, che cresce fino a tre metri; la scorza viene fatta seccare in strisce sottili, avvolte su se stesse a formare dei bastoncini cilindrici, dette stecche. Nei tempi antichi, la cannella era una spezia rara e costosa. Venne custodita gelosamente, come fosse un prezioso tesoro, dal re Salomone, che l’ebbe in dono dalla regina di Saba.
All’epoca dei Romani, Plinio ne deplorò l’uso sfrenato che ne fece Nerone, quando bruciò le scorte di un anno intero per i funerali della moglie Poppea. Nel Medioevo, pur essendo ancora piuttosto costosa, divenne in Europa un ingrediente basilare, insieme allo zenzero, nei piatti unici a base di carne e frutta tipici di quel tempo. La cannella oggi resta pur sempre una spezia fondamentale per aromatizzare creme, dolci e biscotti. Nella cucina araba e mediorientale, la cannella aromatizza minestre e piatti come le melanzane farcite o l’agnello stufato, e nella cucina indiana è una spezia importante in pilau e curry. La cannella la si può trovare anche in polvere; è preferibile acquistarla in stecche o, se in polvere, in piccole quantità perché conservi aroma e sapore; le stecche sono difficili da macinare.
Di seguito si suggeriscono due proposte interessanti, ideali durante il periodo delle festività natalizie. La prima è quella dei toast alla cannella, un tradizionale spuntino inglese da servire a colazione o con il tè, usato soprattutto nei college di Oxford e Cambridge, tenuto in caldo in appositi piatti coperti. La seconda è un prosciutto glassato con succo di mele, in cui viene utilizzato il prosciutto di Sauris IGP, prodotto in provincia di Udine, una vera leccornia affumicata con legno di faggio, che andrà ad arricchire la tavola delle Feste. Volendo restare in ambito salernitano, il miglior modo per utilizzare la cannella è nella preparazione delle golose zeppole, assieme allo zucchero semolato, o nella realizzazione di panettoni artigianali con le mele, meglio se annurche.
Annamaria Parlato 30/05/2023
La viticoltura salernitana e i vini Colli di Salerno IGT
La storia del vino in Campania è antica e ricca di tradizioni. La regione, situata nel sud Italia, è stata un'importante area viticola fin dai tempi dell'antica Grecia e dei Romani. Durante l'era greca, la Campania era conosciuta come "Enotria", "terra del vino". Se le origini del vino indoeuropeo vengono all’unisono individuate nella regione del Caucaso, è altrettanto accertato che gli insediamenti greci e fenici in Campania hanno rappresentato il lasciapassare per un gran numero di cultivar orientali, prima della loro diffusione in alcune zone dell’Europa continentale.
La Campania è uno dei territori più importanti al mondo per quantità e varietà di vitigni storicamente coltivati. Un patrimonio ampelografico di notevole valore, costituitosi in circa tre millenni grazie alla posizione strategica sul Mediterraneo. Le migliori bottiglie campane sono da sempre prodotte con uve autoctone e questo è uno dei principali fattori di distinguo del distretto: sono vini per molti versi dal carattere unico, non standardizzati e non facilmente replicabili, che suscitano un crescente interesse tra gli operatori e appassionati di settore.
Gli antichi Greci introdussero la coltivazione della vite nella regione e svilupparono tecniche avanzate di coltivazione e vinificazione. I vini campani, come il celebre "Falerno" e il "Greco di Tufo", erano altamente apprezzati e diffusi nell'antichità. In epoca romana, i vini campani continuarono a godere di una grande reputazione. Plinio il Vecchio lodò l'eccellenza dei vini campani nella sua "Naturalis Historia". La regione era famosa per il "Falerno", il "Falerio" e il "Greco".
Nel corso dei secoli, la viticoltura in Campania ha subito alti e bassi a causa di eventi storici, come le invasioni barbariche, le guerre e le epidemie. Tuttavia, la tradizione vinicola è sopravvissuta grazie alla passione e alla dedizione dei produttori locali. Nel XX secolo, la regione ha affrontato sfide come la fillossera e la perdita di interesse per i vini locali, a favore di vini provenienti da altre regioni italiane. Tuttavia, negli ultimi decenni, c'è stato un rinascimento della viticoltura campana, con un rinnovato interesse per i vini di qualità prodotti nella regione.
Oggi, la Campania è nota per la produzione di bianchi e rossi di alta qualità. I produttori campani stanno lavorando per valorizzare le caratteristiche del territorio, utilizzando metodi di coltivazione sostenibili e adottando tecniche di vinificazione moderne. La storia del vino in Campania continua ad evolversi, con un impegno costante per la qualità e l'identità territoriale, offrendo ai consumatori una vasta gamma di vini unici e apprezzati in tutto il mondo.
La città di Salerno ha una tradizione vinicola che affonda nella storia della regione. Nonostante non sia una delle principali zone di produzione vinicola della provincia, ci sono alcune aziende vinicole che producono vini di qualità nella zona. Nella città di Salerno, e nelle sue immediate vicinanze, è possibile trovare vigneti e cantine che offrono una varietà di vini bianchi e rossi. Tra le varietà di uve utilizzate nella produzione di questi vini, vi sono sia varietà autoctone che internazionali.
Alcuni dei vini tipici prodotti a Salerno e nelle zone limitrofe includono: Costa d'Amalfi DOC - questa denominazione si estende lungo la costa amalfitana e comprende anche parti della provincia di Salerno. I vini prodotti sotto questa denominazione possono essere sia bianchi che rossi, con uve come Falanghina, Biancolella, Fiano, Aglianico e Piedirosso; Paestum IGT - questa indicazione geografica tipica (IGT) comprende parte della provincia di Salerno e si estende fino all'area di Paestum. I vini prodotti in questa zona possono includere varietà autoctone come Aglianico e Fiano, ma anche internazionali come Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay;
Colli di Salerno IGP - l'Indicazione Geografica Protetta (IGP) "Colli di Salerno" è una denominazione che copre l'intera provincia di Salerno. Questa IGP comprende una vasta gamma di vini prodotti con varietà autoctone e internazionali, offrendo una diversità di stili e caratteristiche. Il disciplinare dell'IGP (Indicazione Geografica Protetta) "Colli di Salerno" stabilisce le regole e i requisiti che i produttori devono seguire per ottenere il marchio di qualità "Colli di Salerno" per i loro prodotti agricoli e alimentari.
Ecco alcuni punti chiave del disciplinare dell'IGP "Colli di Salerno"
1. Area geografica: L'IGP "Colli di Salerno" si applica ai prodotti provenienti da un'area geografica specifica nella provincia di Salerno; 2. Viticoltura: Vengono utilizzate varietà di uve autorizzate per la zona, che possono includere sia varietà autoctone che internazionali; 3. Regole di produzione: Il disciplinare stabilisce le norme riguardanti la coltivazione delle uve, le pratiche di vinificazione, l'invecchiamento dei vini e le caratteristiche organolettiche desiderate.
4. Etichettatura: I prodotti che ottengono l'IGP "Colli di Salerno" devono rispettare le specifiche regole di etichettatura, che includono informazioni come l'origine geografica, il nome del prodotto e l'indicazione dell'IGP; 5. Controllo e certificazione: Un ente di controllo designato è responsabile del monitoraggio e della certificazione dei prodotti che desiderano ottenere l'IGP "Colli di Salerno". Questo garantisce che i produttori rispettino le regole e i requisiti del disciplinare.
Il terroir di Salerno è l'insieme di fattori naturali e umani che contribuiscono alle caratteristiche uniche dei vini prodotti nella provincia di Salerno. Questi fattori includono il clima, il suolo, l'altitudine, la topografia e le pratiche agricole tradizionali. Clima: La provincia di Salerno è influenzata dal clima mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti e umidi. L'ampia variazione termica giornaliera contribuisce alla maturazione e all'equilibrio delle uve;
Suolo: Il terreno varia notevolmente nell'area di Salerno, con una combinazione di suoli vulcanici, calcarei e argillosi. Questa diversità di suoli conferisce ai vini una vasta gamma di caratteristiche, influenzando il profilo aromatico, la struttura e l'espressione delle varietà di uve coltivate; Altitudine e topografia: La provincia di Salerno presenta una notevole varietà di altitudini e topografie. Ci sono zone di pianura, colline e montagne, che influenzano la distribuzione delle vigne e le condizioni di coltivazione. L'altitudine può contribuire a una maggiore escursione termica, favorendo la complessità e l'equilibrio dei vini;
Pratiche agricole tradizionali: Tramandate di generazione in generazione, sono parte integrante del terroir di Salerno. Queste includono metodi di potatura, gestione delle vigne, selezione delle uve e tempi di vendemmia ottimali, che riflettono la conoscenza e l'esperienza dei viticoltori locali. Tutti questi elementi combinati contribuiscono a definire il terroir di Salerno e conferiscono ai vini una specificità e un carattere distintivo.
I vini di Salerno spesso presentano una buona struttura, una vivace acidità, aromi intensi e complessi, e riflettono l'influenza del territorio in cui sono coltivate le uve. Le principali varietà di uve coltivate nella viticoltura salernitana includono: Aglianico, una delle varietà più importanti della zona, usata per la produzione di vini rossi di qualità, come il Taurasi DOCG; Fiano, varietà bianca autoctona che produce vini bianchi freschi e aromatici, come il Fiano di Avellino DOCG; Greco, un'altra varietà bianca autoctona che viene utilizzata per produrre vini bianchi secchi e aromatici, come il Greco di Tufo DOCG; Falanghina, varietà bianca diffusa in tutta la Campania, inclusa la provincia di Salerno, ed è utilizzata per produrre vini bianchi aromatici. Sono coltivate anche varietà internazionali come Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon.
La viticoltura salernitana si concentra sulla produzione di vini di qualità, valorizzando le caratteristiche del territorio e rispettando le tradizioni locali. Le tecniche di coltivazione, la vinificazione e l'invecchiamento dei vini sono attentamente monitorati per ottenere vini che riflettano l'identità del territorio di Salerno.